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Autore: Camilla L    26/01/2013    7 recensioni
I bambini si convincono sempre di tante cose, ma solo crescendo capiscono quali siano quelle giuste e quelle sbagliate.
Brevi pensieri d'amore di un figlio adolescente verso il suo unico genitore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccole convinzioni

Quando si è bambini si crede a tante cose, tante piccole convinzioni che ti portano ad avere un’infanzia più serena. Anch’io ne avevo. Credevo in Babbo Natale, nella fatina dei denti e in tante altre cose a cui credono tutti gli altri bambini. Solo una era solo mia, però. Una sola cosa, ma in cui credevo con tutto me stesso. Mi ero convinto, chissà poi per quale motivo, che se mi fossi comportato sempre da bravo bambino, un giorno, neanche tanto lontano, anch’io avrei avuto un papà come tutti gli altri. Facevo di tutto perché questo mio desiderio si avverasse, ero ubbidiente, sempre educatissimo, mai capriccioso, un bambino perfetto insomma. Mi impegnavo giorno dopo giorno per cercare di fare tutto alla perfezione, io dovevo avere un padre.
 Facevo tutto questo anche se in realtà non capivo come mai la mia situazione non mutasse mai di una virgola. Più di una volta avevo chiesto spiegazioni a mia madre, ma senza mai rivelarle il mio intento, era sempre così fiera del suo bravo bambino che non volevo farle capire che lo facevo ad un unico scopo: avere una famiglia come le altre. “Mamma, ma perché non ho un papà come tutti gli altri bambini?”, le chiedevo. “Mattia, tesoro, noi siamo una famiglia speciale, bastiamo noi”, mi rispondeva, cercando di non smettere mai di sorridere, anche se in realtà nemmeno lei credeva a quelle sue parole. Non mi poteva di certo dire: “Siamo soli perché quel coglione di tuo padre ha girato i tacchi non appena ha saputo di te”, è questa la sola ed unica verità, ma allora non potevo saperlo e soprattutto capirlo.
Mia madre è sempre stata fantastica, in realtà nemmeno mi mancava un padre, c’era sempre lei in ogni occasione, l’unica cosa che volevo era solo essere come tutti gli altri.
La mia vita da bravo bambino ebbe, però, un brusco arresto, quando, all’inizio della seconda elementare feci amicizia con un mio nuovo compagno di classe. Lui era tutto quello che non ero io: maleducato, capriccioso, non faceva mai quello che gli veniva chiesto di fare e, nonostante questo, lui aveva un papà. Suo padre era sempre lì, al suo fianco, dopo ogni suo capriccio o marachella. Il suo papà era lì per rimproverarlo, per guidarlo, per fargli capire che doveva comportarsi meglio, ma c’era.
Fu lì che ebbi la mia prima illuminazione: io non avevo un papà, punto e basta, e mai ce l’avrei avuto, sia che fossi il più bravo bambino del mondo, sia che mi comportassi nel peggiore dei modi. Da quel momento rivoluzionai la mia vita, ero stanco di essere bravo senza avere ciò che volevo ed iniziai a fare tutti i capricci e le marachelle che non avevo fatto in sette anni.
Mia madre rimase, ad dir poco, sconvolta da quel mio drastico cambiamento, di punto in bianco non aveva più il suo tenero angioletto, ma un piccolo diavoletto disposto a tutto pur di sfogare la sua rabbia. Si, rabbia, ecco quello che avevo dentro, ero assolutamente arrabbiato con me stesso per aver creduto a quella stupida convinzione. Non volevo più essere bravo, in nessun caso, tanto non avrei mai ottenuto ciò che tanto desideravo.
Da quando mi trasformai da bimbo angelico a piccola peste anche mia madre, però, non fu più la stessa, non era più la mia tenera mamma, quella che ogni sera mi leggeva una favola. Quelle furono le prime a sparire, all’inizio lo faceva per punirmi poi sparirono completamente.
Lei faceva di tutto per farmi capire che non potevo di certo andare avanti con quel comportamento, le provava davvero tutte: coccole, paroline dolci, gentilezze per poi passare ai rimproveri, alle punizioni e perfino agli sculaccioni, ma niente di tutto questo mi poteva far cambiare idea.
Fu solo la mia ennesima nuova illuminazione a farmi tornare il dolce e tenero Mattia di un tempo, come diceva lei. All’improvviso mi resi conto che ad essere bravo qualcosa in cambio lo avevo eccome: la mia mamma. Quella vera. Quella che mi coccolava e sorrideva sempre e non quella tutta urla, rimproveri e punizioni. Quella che da quel momento divenne la mia migliore amica, quella che mi capisce ancora prima che io parli, quella che adesso che ho quasi diciotto anni ascolta le mie confidenze come nessun mio coetaneo sa fare, quella che so che sarà al mio fianco in ogni situazione. Quella che mi ha fatto capire che non mi serve un padre quando il solo genitore che ho è il migliore che io possa avere.
   
 
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