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Autore: MikiBarakat96    27/01/2013    1 recensioni
Seguito di "So Wrong, it's Right" (non leggete se non avete prima letto l'altra).
Un anno dopo gli eventi successi nella prima storia, Stella, la sorella di Jack, è riuscita finalmente a realizzare il suo sogno e a superare la sua paura; la sua vita va a gonfie vele, sembra che niente possa andare male e invece ancora una volta si troverà a dover decidere fra la sua carriera e l'amore.
Le recensioni sono sempre bene accette :3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Well I’m stuck in this fucking rut

Waiting on a second hand pick me up

And I’m over, getting older”.

Arrivammo a Richmond solo verso mezzogiorno ed io riuscì a dormire ancora per qualche ora sognando Alex e la città nella quale avevamo fantasticato di scappare. Era stato un bel sogno, soprattutto la parte finale che non vi sto a scrivere, so che le vostre menti perverse ci arriveranno lo stesso. Ero quasi invidiosa della Stella che viveva nei miei sogni, lei poteva avere Alex vicino e poteva lasciar perdere tutto perché nessuno l’avrebbe mai disturbata…

<< Sveglia pop-stars! Oggi è giornata di lavoro! >>, urlò Debbie già vestita, pettinata e pronta per uscire.

Soprattutto le urla della sua migliore amica.

Vari grugniti di protesta seguirono quell’urlo e questo non fece che spronare Debbie a continuare. << Forza! Forza! Non c’è tempo per continuare a dormire! La giornata è corta e voi avete un concerto >>.

<< Siamo già arrivati? >>, chiese Travis con una voce che ricordava molto quella di un cavernicolo.

Non avevo mai visto Richmond e per questo ero impaziente di visitarla e di scattare qualche foto da attaccare poi all’album di foto del tour che stavo facendo per tenerlo come ricordo e anche per far vedere a mamma e papà dove ero stata.

<< Si, non era molto lontana >>, rispose Debbie.

<< Ma non siamo ancora arrivati sul posto, giusto? >>, chiese Sam.

<< No >>, rispose Debbie e dal suo tono capì che era rimasta perplessa dalla domanda.

<< E allora dormiamo! >>, esclamò Sam.

Nonostante avessi ancora gli occhi chiusi, m’immaginai Sam che appoggiava di nuovo la testa contro il cuscino e si riaddormentava mentre Debbie lo fulminava con lo sguardo. Le urla e le preghiere che seguirono dopo mi fecero capire che Debbie era entrata in azione e che probabilmente Sam era stato buttato fuori dal suo letto. Se non mi fossi alzata sarebbe toccato anche a me.

Aprì gli occhi sentendomi riposata, rilassata e piena di buon umore probabilmente dovuto al fatto di aver visto Alex solo poche ore prima. Il suo sorriso continuava a vagarmi per la mente insieme alle ultime parole che mi avevano detto e che ogni volta che mi ripeteva mi facevano gioire talmente tanto il cuore da aver paura che scoppiasse. Sapere di essere amati da qualcuno è una sensazione fantastica, come se… avessi tutto, come se non potessi desiderare di meglio dalla vita. Sapere di essere amata da Alex mi faceva sentire bene ed era l’unica certezza che avevo nella vita.

Allungai le braccia e le gambe stiracchiandomi come un gatto che è stato troppo tempo seduto, chiudendo gli occhi; li riaprì giusto in tempo per vedere la faccia allegra e totalmente sveglia di Debbie che si sporgeva sul mio letto e mi sorrideva.

Ricambiai il sorriso con uno a trentadue denti.

Debbie alzò un sopracciglio e mi scrutò con attenzione. << Con quel sorriso furbetto non me la conti giusta >>, disse, poi assunse un’espressione curiosa. << Cos’è successo con Alex? >>.

Prima che potessi rispondere, la faccia di Christopher apparve al fianco di Debbie. << Avete fatto uno spogliarello davanti alla web cam? >>, chiese con un sorriso pervertito.

<< No! >>, esclamai indignata.

Debbie lo spinse giù dalla scala alla quale probabilmente si era arrampicato per arrivare al mio letto che si

trovava sopra quello di Debbie. << Vatti a preparare! >>, gli ordinò.

<< Stavo scherzando! >>, esclamò Chris prima di sparire al piano di sotto.

Debbie tornò a guardarmi. << Allora, che è successo? >>.

<< Nulla di che, abbiamo solo parlato ma lo sai che il rivedere Alex, anche se attraverso uno schermo, mi fa quest’effetto >>, dissi.

<< Una specie di droga della felicità assolutamente non nociva >>, ridacchiò.

Mi unì alla sua risata. << Già è proprio così >>.

<< Come sta? >>, mi chiese.

<< Bene, si stanno divertendo molto e hanno in programma di andare in Giappone tra qualche mese >>, finì la frase sentendomi un brutto groppo alla gola.

Debbie sgranò gli occhi. << Giappone? >>, chiese sbalordita. << Ma è… lontanissimo! >>.

Feci una smorfia. << Già ho realizzato questo particolare >>.

<< Incredibile, andranno dall’altra parte del mondo e Zack non me lo ha detto! >>, sbottò indignata.

<< Probabilmente è una novità, Matt lo avrà deciso da poco >>, cercai di rassicurarla.

<< Mi sentirà lo stesso >>, sbuffò incrociando le braccia al petto.

<< Ma dai, non puoi sgridarlo, è l’uomo più silenzioso e dolce di questa terra! >>.

Un sorriso le comparve sulle labbra nonostante tentasse di rimanere seria e arrabbiata. << Si, è davvero un amore >>, sussurrò dopo un po’.

Le sorrisi mentre un’idea si faceva largo nella mia mente. E se avessi convinto Debbie a fissare alcune date del tour in Giappone? Così che lei potesse stare con il suo Zack e io con il mio Alex. Il momento era anche perfetto! Visto che ora che stava pensando a Zack era tutta un “fiori e cuoricini”… tentar non nuoce.

<< Debbie… senti, ma… se anche noi andassimo in Giappone? >>.

L’espressione solare di Debbie scomparve dal suo volto lasciando spazio a una maschera cupa e priva di emozioni che riuscissi a capire. Salì gli ultimi gradini che la separavano dal mio letto e si mise seduta accanto a me all’altezza della mia pancia. << Tella, da quant’è che non entri sul tuo Twitter? >>, mi chiese usando un tono tranquillo dal quale sperai non mi rimproverasse o non si arrabbiasse.

Ci pensai su. << Da un po’ >>, risposi infine visto che non ricordavo esattamente quando ci ero entrata l’ultima volta.

Non ero molto una fan di Twitter, mi ci ero iscritta solo per seguire le persone famose che mi interessavano e per avere un altro modo con cui comunicare con Alex anche se preferivo i messaggi del cellulare. Di quel sito erano più le cose che non capivo che quelle che capivo e poi diversamente da Facebook non arrivavano notifiche nel caso qualcuno ti avesse risposto ad un Tweet e quindi alcuni messaggi potevi anche non leggerli mai.

<< Per tua fortuna, io entro spesso con il tuo Twitter e leggo un sacco di messaggi che ti lasciano i fans >>, m’informò.

<< Davvero? E cosa dicono? >>, chiesi incuriosita.

<< La maggior parte ti chiede di andare nelle loro città o nei loro stati a fare concerti, altri ti fanno una valanga di complimenti >>.

Forse avrei dovuto connettermi di più a Twitter.

<< È dalle richieste che ti hanno fatto i fan che io ho deciso le tappe di questo tour, non le ho tirate a sorte! >>, mi spiegò. << Ci sono tantissimi fans Europei e Americani che hanno chiesto di vederti in concerto, non posso cancellare le prossime date per andare in Giappone dove le persone ti stanno conoscendo solo in questi giorni >>.

Sospirai. << Hai ragione, è stata un’idea stupida >>, dissi infilandomi le mani nei capelli.

Debbie mi batté qualche colpetto su una spalla. << Non ti preoccupare, lo so quanto tu voglia rivedere Alex

e, fidati, sarò la prima a cogliere la prima occasione per farvi rivedere, ma andare fino in Giappone non si

può davvero, hai dei… doveri verso i tuoi fans Europei e Americani >>.

Le sorrisi. << Si, e li onorerò >>, garantì.

<< Benissimo! >>.

<< Sai, dopodomani gli All Time Low verranno qui in Inghilterra >>, dissi guardandola senza esprimere nessuna emozione.

Debbie fece una smorfia. << Vengono quando noi ce ne andiamo >>.

<< Già >>.

<< Mi sa che avevi ragione, Matt ti odia >>.

Le lanciai un’occhiataccia. << Non è vero! >>, protestai.

Ricambiò l’occhiataccia. << Ma eri tu a dirlo! >>, ribattè.

<< Mi sbagliavo >>, dissi, << Matt non mi odia, fa solo il suo lavoro >>.

Mi spinse. << Questo l’ho detto io ieri! >>.

La guardai fingendomi perplessa. << Davvero? A me sembrano parole venute fuori da una mente geniale come la mia >>.

Mi spinse nuovamente. << Ma guarda che vanitosa! >>, esclamò ridendo.

<< Ehi, io sono la star >>, dissi mettendo le mani sui fianchi e alzando il mento sebbene fossi sdraiata.

Debbie prese il cuscino sul quale ero poggiata e me lo mise sopra la faccia facendo finta di soffocarmi.

Iniziammo a ridere come sceme.


 

Dopo essermi vestita e lavata, scesi al piano di sotto dove la solita routine mattiniera era iniziata: Travis stava preparando qualche spuntino per iniziare bene la giornata, Debbie stava già decidendo cosa avremmo fatto, Christopher si aggiustava i capelli specchiandosi in tutte le superfici riflettenti che trovava, Edward si esercitava con la chitarra probabilmente già preoccupato per lo show della sera e Sam era sdraiato sul divano ancora in fase di coma post dormita. Appena il pullman si sarebbe fermato quella situazione sarebbe cambiata e tutti si sarebbero messi a lavoro comprese le guardie del corpo e i tecnici che avrebbero iniziato a trafficare con tutti gli strumenti, le luci e un sacco si altre cose che ci portavamo dietro dall’inizio del tour.

Mi sedetti al tavolo della colazione e aspettai che Travis finisse di preparare quello che si rivelò essere un panino con la nutella. Niente di speciale ma molto, molto buono e mi ricordava casa, quando mia madre la mattina mi preparava la merenda da portare a scuola che di solito era proprio il panino con la nutella.

Mangiammo tutti insieme mentre Debbie iniziava a elencarci i nostri impegni. Dopo la prima prova avremmo avuto una pausa pranzo, poi di nuovo una prova e dopo potevamo andare dove volevamo per più di un’ora, poi dovevamo tornare nel locale dove si sarebbe svolto il concerto per prepararci… una normale giornata lavorativa.

Il pullman si fermò. Neanche il tempo di alzarci che la porta del bus era già aperta e almeno una decina di persone erano entrate invadendo il “salotto”.

<< Buongiorno ragazzi! >>, ci augurò George con un grosso sorriso. Quella mattina era decisamente più gioioso del solito.

<< ’Giorno George >>, dicemmo noi all’unisono.

<< Oggi è proprio una bella giornata, siamo stati fortunati >>, disse.

<< Non direi visto che staremo al chiuso per metà del giorno >>, gli fece notare Edward.

<< Tranquillo, te la godrai nella pausa delle tre e delle sei >>, gli disse Debbie indicando il suo cellulare dove sullo schermo era ancora aperta l’applicazione dell’agenda.

Edward alzò gli occhi al cielo, ma non fece in tempo a dire nulla, perché tornò a parlare George. << Forza, dobbiamo andare, c’è tanto lavoro da fare >>, ci spronò battendomi qualche pacca sulla spalla.

Senza contestare nulla –perché con George era meglio non farlo-, seguimmo George fuori dal bus. Che bella

la sensazione di tornare sulla terra ferma, con i piedi ben piantati su un pavimento che non si muove trasportato da delle ruote.

Il sole era alto nel cielo e splendeva gioioso illuminando tutta la piccola città di Richmond le cui strade erano quasi deserte; probabilmente gli abitanti avevano approfittato della bella giornata per andare al Richmond Park il grandissimo parco vicino Richmond che confinava anche con altre città. Richmond affacciava sul Tamigi e una delle cose che volevo assolutamente vedere di quella cittadina era il Richmond Bridge che però si trovava abbastanza lontano dalla zona in cui noi ci eravamo fermati: più o meno nelle vicinanze del Richmond Park. Magari la mattina dopo ci saremmo passati con il pullman.

Dopo aver portato nel locale i vestiti e tutta l’attrezzatura che ci serviva, i tecnici si misero subito a lavoro per preparare il palco e dopo un’ora fu tutto pronto e noi iniziammo a fare le prove delle canzoni che avremmo suonato quella sera per sentire l’acustica della sala e per rassicurarci che la sera sarebbe andato tutto bene perché ancora sapevamo le canzoni. A volte ci capitava che la mattina prima del concerto ci venissero gli attacchi di panico e pensassimo di non ricordarci più nessuna canzone, così provavamo e ci tranquillizzavamo rendendoci conto che i nostri timori erano solo sciocchezze.

Durante la pausa pranzo ci recammo tutti in un ristorante nel quale mangiammo abbondantemente pensando che poi la sera non avremmo mangiato nulla per l’agitazione, infatti di solito la sera non cenavamo quasi mai al massimo andavamo in qualche bar dopo il concerto per sgranocchiare qualcosa e bere.

Dopo la pausa pranzo tornammo a provare e finalmente dopo altre interminabili ore arrivò l’altra pausa. Prima di uscire tornai nel mio piccolo camerino per asciugarmi dal poco sudore che mi imperlava la fronte e la schiena, poi mi legai i capelli neri in una lunga coda di cavallo, mi infilai un paio d’occhiali da sole, mi cambiai la maglietta e uscì portandomi dietro il portafoglio, la macchina fotografica e il telefono.

Nonostante fossi stanca volevo comunque fare un giro per sgranchirmi le gambe e staccare un po’ da quella routine che si ripeteva ogni giorno. Nonostante adorassi cantare e viaggiare, il fatto di dover fare ogni giorno sempre le stesse prove, le stesse azioni, era noioso e stressante; mi serviva qualcosa che me ne tirasse fuori, una novità.

Quando uscì dal camerino gli altri se ne erano già andati, solo Debbie era rimasta con la troupe sul palco per aiutare nei lavori. La avvertì prima di andarmene, ma lei non mi diede troppo ascolto visto che era impegnata a messaggiare molto probabilmente con Zack; adoravo la coppia che formavano Debbie e Zack, erano davvero carini insieme, ma erano appiccicati come calamite! Non c’era giorno in cui Debbie non avesse il telefono tra le mani per rispondere ad un messaggio di Zack. Che problema l’amore!

Il Richmond Park era bellissimo come avevo visto nelle foto di internet, con i suoi grandi prati verdi e gli alberi che circondavano tutta le stradine che si diramavano da quella principale, le varie specie di animali come i daini e i suoi monumenti antichi. Percorrendo tutto quel parco si poteva arrivare ad altre città vicine e la cosa era davvero sorprendente, perché a vederlo dal vivo, a passeggiarci dentro non sembrava si allungasse per così tanto, sembrava solo… grande e spazioso come quasi tutti i parchi inglesi.

Non persi neanche un minuto, iniziai subito a scattare qualche foto alle piante più belle e a delle specie di uccelli che non avevo mai visto ma che somigliavano molto a pappagalli. Dopo aver scattato almeno una ventina di foto, presi il telefono e digitai il numero di Jack mentre continuavo a passeggiare con il sole che mi riscaldava la faccia. Da loro era l’una quindi probabilmente si erano appena alzati e magari erano già impegnati, ma era l’ultima pausa che mi rimaneva e volevo davvero parlare con Jack per verificare se quelle che aveva detto Alex fosse vero, quindi i suoi impegni avrebbero aspettato… Matt avrebbe aspettato! Me ne aveva già fatte tante, mi doveva almeno concedere il permesso di sentire mio fratello e assicurarmi che non fossi una cattiva sorella che non si era mai accorta della sua solitudine.


 

(Jack)


 

Ero davanti alla porta del bagno del bus… a fare la fila. Ormai per me non era più una cosa strana visto che lo facevo ogni mattina e ogni mattina mi fregavano sempre il posto, non riuscivo mai ad arrivare primo al bagno mentre Alex si, e a disdetta di tutti era quello che ci metteva più tempo. Più di una volta mi ero domandato cosa realmente facesse lì dentro… magari non era solo il viso o il sorriso di mia sorella a mancargli.

Rian aspettava paziente davanti a me con il cellulare tra le mani mentre Zack si trovava dietro di me e picchiettava nervosamente un piede sul pavimento; a differenza di Rian, Zack non stava tutto il giorno a mandare messaggi amorosi. Gli altri della crew erano un po’ dietro Zack –tra cui Matt- e un po’ al bagno del piano di sotto, tutti a fare la fila. La fila per il bagno era l’unico momento in cui stavamo tutti in silenzio a pensare ognuno ai fatti propri il che era strano perché confusionari come eravamo era difficile che ci fossero dei momenti di tranquillità… ma del resto quel nuovo tour era tutto strano a cominciare dalle tappe che saltavano dall’America all’Inghilterra come se si trovassero vicine: Matt aveva perso qualche rotella, così come Alex che non faceva altro che parlare di Stella, Rian che ci abbandonava puntualmente per volare di notte in una delle città in cui c’era Cassadee e Zack che… no be’ lui era sempre lo stesso, ma io no. Mi ero stancato di tutta quella routine, mi ero stancato di fingere di divertirmi quando in realtà era da un po’ di tempo che non mi sentivo più allegro, ma mi sentivo a terra circondato da tutte quelle persone innamorate che avevano trovato quell’amore che sospettavo per me non sarebbe arrivato mai. Odiavo sentirmi geloso, non lo ero mai stato prima soprattutto nei confronti dei miei amici, ma in quel periodo non riuscivo a farne a meno, la vita mi sembrava ingiusta e mi sentivo come se non fossi abbastanza per nessuno, come se nessuno mi volesse, come se fossi solo un passatempo per le persone, qualcuno con cui ridere ma di cui in realtà ti importa davvero poco.

Tutto ciò che desideravo era sentirmi leggero, non più geloso, non più agitato per i concerti, non più abbandonato… e lei era l’unica che mi faceva sentire così, l’unica che si preoccupava per me.

Il mio telefono iniziò a squillare da sopra al mio letto.

Merda!

Pensai.

Se andavo a prendere il cellulare avrei perso il posto in fila e non mi andava di aspettare di più di quanto già stessi aspettando, ma se fosse stato importante? Se fosse stata lei?

Spostavo il peso da una gamba all’altra indeciso su cosa fare mentre gli squilli continuavano prossimi però alla fine.

All’improvviso una mano mi toccò una spalla ed io trasalì prima di girarmi a guardare Zack che con un sorriso disse: << Vallo a prendere, prometto che non ti rubo il posto >>.

Ricambiai il sorriso anche se mi sentì salire un groppo alla gola. Corsi verso il mio letto e presi in mano il telefono guardando la schermata.

Era mia sorella. Almeno si ricordava di me qualche volta invece di pensare solo al suo amato Alex.

Risposi tornando verso la fila. << Tell! Ti sembra il momento di chiamarmi? Stavo facendo la fila per il bagno! >>, la rimproverai.

<< Fila per il bagno? >>, chiese trattenendo a stento una risata.

<< Già, ci siamo appena svegliati e dobbiamo tutti farci la doccia, così stiamo facendo la fila >>, le spiegai, poi in tono scocciato aggiunsi: << Lo sai che il tuo fidanzato ci mette tre ore per farsi una doccia? >>.

Rian e Zack scoppiarono a ridere contagiando anche me.

<< Meglio, almeno avrò più tempo per parlare con te >>, disse.

<< Di cosa? >>, domandai curioso.

<< Nulla in particolare, volevo sapere solo come stavi visto che non ci sentiamo da un po’ >>, rispose in tono

non curante il che mi fece pensare che c’era qualcosa sotto. La conoscevo troppo bene.

<< Oh sto bene, nonostante tu ed Alex mi abbiate svegliato, ho dormito come un ghiro e ora mi sento molto

riposato >>, risposi.

<< Bene, mi fa piacere >>.

<< E tu? Alex mi ha detto che ti sei abbastanza arrabbiata per il fatto dell’Inghilterr a>>.

<< Ovvio, sembra che Matt cambi apposta le date per non farci rivedere! >>.

<< Matt è un cazzone, che vuoi che ti dica >>, ridacchiai.

Matt, che si trovava dopo Zack, si sporse verso di me e mi lanciò un’occhiataccia esclamando in tono offeso: << Ehi! >>.

Scoppiai a ridere ma dentro mi sentivo lo stesso schifo di sempre; era come se stessi ridendo e punzecchiando il nostro tour manager solo perché era quello che tutti si aspettavano da me non perché fosse quello che realmente volevo fare.

<< Jack, in verità c’è un motivo per il quale ti ho chiamato >>, disse Stella quando smisi di ridere.

<< Quale? >>, chiesi curioso e allo stesso tempo preoccupato. << È successo qualcosa? >>.

<< No, è solo che… da un po’ di tempo mi stavo chiedendo… >>, tentennò facendomi preoccupare ancora di più. << Quand’è stata la tua ultima relazione? >>, sparò.

Sgranai gli occhi. Come diavolo le saltava in mente di farmi una domanda del genere? Da quando si interessava alla mia vita amorosa? Non che ci fosse qualcosa da raccontare o da tenere segreto, anzi magari ci fosse stato! Ormai le mie relazioni consistevano solo in notti di sesso. Niente amore, solo appagamento.

Feci segno a Zack di rimanere al suo posto e con passo svelto tornai verso la zona dei letti dove nessuno mi avrebbe sentito.

<< Perché lo vuoi sapere? >>, le chiesi sospettoso.

<< Be’… non mi hai mai detto nulla sulla tua vita amorosa e… sono curiosa >>, rispose sempre con quel tono tranquillo che mi diceva che non stava dicendo la verità e che era nervosa.

Sospirai. << Non è niente d’interessante, solo storie casuali durate qualche giorno >>.

<< La più lunga risale a…? >>.

Mi accigliai e con una stretta al cuore risposi: << Tre anni fa >>.

<< E la più corta? >>, mi chiese ancora.

Queste domande mi urtarono più di quanto volessi e per non rispondere in tono troppo acido dovetti aspettare qualche secondo per calmarmi. << Stella! >>, esclamai, << cos’è, un cazzo d’interrogatorio? >>.

<< No! >>, rispose sulla difensiva. << Te l’ho detto, sono solo curiosa >>.

Curiosa… si, e io ero ancora vergine!

<< Così, all’improvviso? >>, le chiesi.

<< Si >>, rispose con finto tono sicuro.

Sbuffai. << Tell sono tuo fratello, non mi freghi con queste spiegazioni idiote >>, dissi, << non sono mica un coglione! >>, continuai ridacchiando.

Ora che le avevo fatto capire che con me la sua recita non attaccava, probabilmente mi avrebbe spiegato il motivo di quella strana telefonata.

<< È che sono preoccupata per te >>, ammise –finalmente-.

Per un attimo mi sentì meno solo di quello che in realtà ero.

<< Perché? >>.

<< Perché… sei strano in questo periodo e io ho paura che tu ti possa sentire solo >>.

Mi si bloccò il respiro. Come faceva a saperlo? Non mi aveva neanche visto in questo periodo e neanche sentito, non avrebbe mai potuto capire cosa avevo… a meno che non lo avesse notato qualcun altro. Era più che ovvio che Alex sapesse che non stavo affatto bene come volevo far sembrare, era il mio migliore amico e ci conoscevamo da anni, come io riuscivo a capire quando mia sorella mentiva, lui riusciva a capire me.

Stella continuò prima che potessi dire qualcosa. << Insomma, con me, Alex, Rian e Zack fidanzati… forse ti senti escluso e vorresti anche tu qualcuno da frequentare, una storia seria e… >>.

La interruppi prima che potesse tirare fuori altre opzioni che sarebbero andate a gravare sul mio umore già nero. << Tell, non ho la più pallida idea di come ti sia venuto in mente tutto questo >>, dissi, << ma ti posso assicurare che non mi sento solo, non ho mai neanche pensato al fatto che tu e gli altri siete fidanzati tranne me >>.

Mi sentì uno stronzo per aver appena mentito alla mia sorellina, quella che proprio in quel momento era preoccupata per me e stava solo cercando di capire per aiutarmi. Ero contento del suo interessamento, perché voleva dire che nonostante Alex fosse entrato nella sua vita e stessero quasi ogni giorno in contatto, lei voleva ancora bene anche a me, ma il problema era che non poteva aiutarmi, nessuno poteva perché nessuno doveva sapere cosa mi stava succedendo.

<< Bene, ne sono felice >>, disse e dal suo tono sollevato la immaginai sorridere.

Io no, mi sento peggio di prima.

<< Mi dispiace di aver pensato questa cosa assurda >>, si scusò.

Mi sforzai di ridere e la cosa mi riuscì facilmente. << Assurdo è la parola giusta, mi ci vedi in una relazione seria? Con fiori, parole sdolcinate e bigliettini amorosi? >>, scherzai.

Si unì alla mia fasulla risata. << No direi proprio di no, queste romanticherie non fanno per te >>.

Aveva ragione, quelle cose sdolcinate non facevano per me e infatti io non le stavo chiedendo, io volevo solo qualcuno vicino, qualcuno che mi amasse per quello che ero.

<< Giusto, quindi stai tranquilla… sto bene >>, la rassicurai.

<< Questo mi fa sentire molto meglio >>.

<< Bene, ora che sei rassicurata io dovrei tornare a fare la fila al bagno >>, dissi per poter fuggire da quella chiamata e dai sensi di colpa.

Rise, una risata che per un attimo mi fece sentire la nostalgia di casa, della mia famiglia. << Va bene, ma… Jack? >>.

<< Si? >>.

<< Lo sai che ci sono e ci sarò sempre per te, vero? >>.

Spostai lo sguardo verso i miei piedi e mi concentrai affinché dai miei occhi non uscissero le lacrime che premevano per essere fatte uscire.

<< Lo so >>, risposi soltanto prima di chiudere la telefonata e tornare a fare la fila come se nulla fosse, come se la mia vita stesse andando ancora a gonfie vele.

 

Salveee :D 
Ecco un nuovo capitolo! :3 spero vi sia piaciuto, la storia inizia a farsi intrigante u.u XD Quersta FF è molto più complicata della prima u.u 
Penso che aggiornerò ogni domenica se la scuola me lo permetterà -.- ; quindi ci vediamo la prossima settimana a meno che non riesca a caricare prima il capitolo ;) 
Bacio :*

Miki*

 

p.s. non so perchè me lo ha pubblicato tutto staccato >.< 
  
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