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Autore: Virginia Of Asgard    27/01/2013    5 recensioni
Prendiamo una ragazza decisamente omosessuale. Prendiamo il teddy boy, John Lennon, e prendiamo l'odio fra di loro.
Lui la vuole per se, è una questione di principio.
Lei lo vuole morto, le ha dato della Lesbica davanti a tutti, ora il mondo conosce il suo segreto.
Cambierà mai qualcosa nel modo femminista di pensare di Giselle Smith? John riuscirà a farle assaporare l'altra sponda?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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1. Apparente tregua.

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Me ne stavo seduta su di un banco, sola. Stavo progettando degli schizzi su di un foglio A quattro. La penna scorreva libera sulla carta, dando vita ad un volto, rigato dal chiaroscuro, quando la porta sbatté violentemente. Sussultai, voltandomi: Era John.
«Pulirai tu questa merda! Io non ci penso nemmeno!» esclamò indicando i banchi disegnati e sfregiati dai tagli di forbici ed incisioni di taglierini.
«Non se ne parla nemmeno! Puliremo assieme!» sbottai, tenendo stretto il mio quaderno.
«Sei una cazzo di ragazza! Dovrei provarci con te, invece ti odio sempre di più, cazzo!» sborrò lui, tirando un calcio al muro.
Irrascibile, il ragazzo – pensai tra me e me.
« è reciproco, bestione!» risposi io, con non chalance, ricominciando a disegnare. Lo vidi venire verso di me, con rabbia.
«OK, francesina del cazzo, qual è il tuo problema?» domandò puntando il dito verso di me. A quanto pare, questa cosa del puntare il dito addosso a gli altri, gli piaceva molto.
«Tu! Sei tu!» dissi, indicandolo allo stesso tempo. I nostri occhi si scontrarono frontalmente, in quel momento poggiammo le braccia, e cambiammo visuale.
«Non ti ho fatto nulla di male, cretina!» disse voltandosi, ed accendendosi una sigaretta.
Fissava la bottiglia dell’Alchool etilico rosa, e lo straccetto umido.
«Sì, invece! Mi hai detto che sono un ragazzo!» risposi io, scendendo dal banco, ed impugnando una scopa ed una paletta.
«Sei un ragazzo!» Esclamò lui, voltandosi. Sentii la rabbia ribollire in me, ma non ci feci caso. Che si fotta, pensai. Mi stava unicamente provocando. « E tu sei un gorilla stronzo ed arrogante!» affermai, iniziando a passare la scopa, sotto i banchi.
«Per colpa tua resterò inchiodato qui, fino alle sei e mezza! Ed alle cinque avevo le prove con i Quarrymen! È solo colpa tua!» ribattè prendendo lo straccio umido, ed iniziando a passare la stoffa sopra le scritte ed i graffiti dei banchi.
«Non me ne frega assolutamente nulla del tuo cavolo di gruppo! Se la vogliamo mettere alla pari, io alle cinque avevo appuntamento con la vasca da bagno ed il sapone, e l’acqua calda e….oh.. l’acqua calda…» sognai ad occhi aperti.
«Esatto, ne hai bisogno! Chgissà da quant’è che non ti lavi, per mantenere viva la tua fragranza mascolina!»
Rispose, seccato, ma allo stesso tempo divertito nel provocarmi. Stetti zitta per un attimo,  a fissarlo.
Aveva capelli castani tenuti su da una maschera fatta di Gel e brillantina varia, occhi piccoli e castani, un lungo naso e labbra sottili. Che cosa ci trovasse, quello schianto di Chyntia in lui, porprio non me lo spiegavo.
«Che hai da guardare, maschiaccio?» domandò con un mezzo sorrisetto, deficiente, stampato sul volto. Feci spalluccie e risposi-
«Nulla, è che mi chiedevo…» iniziai lentamente, con tono basso e lievemente provocatorio. Apposta per illuderlo, infatti vidi una scintilla nei suoi occhi.
«Che cazzo ci trova di bello in te, Chyntia!» sbottai deludendolo, decisamente. Lo vidi alzare gli occhi al cielo.
«Sei un’affanno!» sbottò, lanciando lo straccio brutalmente, da qualche parte nella stanza. Si sentì il lieve tonfo della stoffa impregnata dall’alchool etilico.
« Anche tu, lo sai?» domandai sarcastica, tirando fuori il mio blocchetto, e ricominciando il chiaroscuro per il volto confuso, che stava apparendo sul mio foglio.
Lo sentii sbuffare pesantemente. Si sedette su di un banco a caso, e si accese un’altra sigaretta.
«Puoi anche offrirne una, sai?» domandai, senza distogliere lo sguardo dal mio foglio. Un incantevole ragazza da gli occhi scuri stava lentamente prendendo forma.
«E tu potresti anche startene zitta, sai?» rispose seccato, ma non vi feci caso. Era tutto il giorno che ci litigavo, ora erso stanca, diamine!
Mi alzai, ed andai a prendere la mia ventiquattrore in quoio, mentre sussurravo tra me e me un “fottiti”, rivolto a John Lennon.
Sentivo i suoi occhi su di me, mi stava studiando. Tentava di capire che diavolo stessi facendo.
Colsi la valigia, e la poggiai sul banco, tirai fuori un panino vegetariano ed una bottiglietta di acqua naturale.
«che fai?» domandò fissando il mio panino, famelico.
«Mangio, mi sembra ovvio!» esclamai. Scartai il panino, ed iniziai a mangiare. Mi stava – fastidiosamente – fissando. Anzi, fissava il panino: aveva fame. Era stato coì idiota, da non portarsi nemmeno il pranzo al sacco!
Portai gli occhi al cielo, sbuffando pesantemente, dopo di che mi alzai e gli porsi la metà del mio panino. Mi squadrò da testa a piedi, malamente e maleducatamente.
«Perché?» domandò mentre prendeva l’altra parte del Mio panino.
«Perché io non sono una stronza, egoista!» risposi, ma questa volta lo vidi ridere alla mia battuta. Allora si alzò, e posò sul banco una sigaretta, senza dire nulla. Senza accennare ad un sentimeno, sorrise. Sorrise unicamente.
Eravamo in tregua.

Amelye_
Buona Domenia a tutti! Ecco il cortissimo primo capitolo, infatti chiedo scusa per la scarsa lunghezza.
Se pensate che vi sia piaciuto, magari, potreste recensire D:
Non che io voglia obbligarvi, ovvio :'D
Hasta Luego,



Peace&Love,
Amelye_
   
 
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