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Autore: Hermes    27/01/2013    2 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Feelings, only feelings
Just let them, let them go
Feelings, only feelings
Just worthless, so I let them go

God, for the things to happen
People need to know
And for a dream to happen
You gotta let it go, gotta let it go
The Verve ~ Judas

Il nostro era un sonno di piombo.
Ci svegliamo solo alle sette del mattino dopo, quando Raphael torna a vedere come se la passava Linds, entrando con il secondo mazzo di chiavi e ci trova sul divano.
“Gee…come siete carini!!!” chioccia, beccandosi in piena faccia i cuscini da parte mia e del topo.
“Come va, pal?” gli domanda, mentre io sono impegnata nel preparare caffè, uova e bacon per tutti.
“Mai stato meglio.”
Sorvolando sul mio semi-attacco di cuore…smooth, topo imbecille!
“Come vanno le cose per il nostro progettino?” chiede Linds, infilandosi gli occhiali sul naso.
“Benone…ho quasi finito il debug dei database mentre le stringhe di ricerca dati sono funzionanti.”
Continuano a discutere mentre mi volto verso il frigo, tirando fuori il brik del succo d’arancia mentre la pancetta sfrigola nella padella ma di colpo le mie antenne si alzano.
“Raph! Cosa hai detto?” dico, interessata.
“Eh?” fa lui, confuso seduto dall’altra parte dell’isola.
“Prima…qualcosa riguardo un appuntamento a Los Angeles?” ripeto, contenendo appena la mia eccitazione e confusione in uno.
“Sì…”
“Ti rendi conto che là c’è l’esposizione internazionale più importante del globo oggi?! È una conferenza internazionale di biochimica e neurologia?!” continuo, saltando con la spatola di legno in una mano. Sì, sono ufficialmente eccitata come una bambina in vista delle giostre…
“E allora?” Linds attacca le sue uova strapazzate, facendo finta di non vedere i miei occhi sbrilluccicosi. Mi sfila la spatola dalle mani e salva il bacon appena in tempo dall’incenerimento “Tanto tu non ci vieni, Michelle.”
Rimango a bocca aperta, incassando il colpo mentre il topo fa colazione con l’appetito di un bufalo. Brutto…e mi son pure preoccupata per te ieri sera!!! Per non parlare della colazione!
“Me lo devi.” dichiaro con tono mortalmente serio, mentre Raph osserva la scena apprensivo “E sono certa che voi due non avreste problemi ad imbucare uno studente con un pass a gratis!”
“Scordatelo.”
“Col cavolo!”
“Ti ho detto di no.”
“Ed io invece dico di sì!”
La tensione aggressiva è palpabile ormai, per non parlare degli occhi di entrambi ridotti a fessura.
È un bene che c’è l’isola di mezzo o ci saremmo già saltati addosso.
“Beh…non sarebbe un grande problema Lin-” Raph ripara dietro le sue uova ed il bacon quando il biondo gli scocca un’occhiata a dir poco frigida.
“Non ti voglio fra i piedi, Michelle. Non vado là per ciondolare fra gli stand come dei ragazzini in gita.” conclude Linds…uao, quello che si dice gentile e premuroso.
“Se hai paura che mi interessi dei tuoi oh-tremendamente-importanti affari, mi dispiace deluderti. Me ne sbatto le emerite scatole, cosa mi interessa sono le conferenze!” dichiaro acida, mentre Raph tossisce, il caffè gli è andato di traverso alla mia uscita.
“È perché mai? Cosa ci capisci tu?”
“Ho una tesi da scrivere, Mister. E non sarai tu l’ostacolo che mi fermerà!”
Raph sposta lo sguardo da uno all’altro, preoccupato mentre la nostra battaglia silenziosa non molla poi decide di perorare per uno dei due con un falsissimo sorriso zen “Potrebbe stare con me, Linds. Tanto mi vuoi al tuo fianco ma so già che mi mollerai in un angolo…”
“Mi servi lì casomai i tuoi programmi render decidessero di dar di matto, che credi!” esclama il topo sprezzante ma che fiuta aria di sconfitta “E comunque Michelle tu sei un peso morto per andare a Los Angeles!”
“Ma fammi il piacere intanto ci andate in aereo…il problema sarà trovare un posto libero!” borbotto incupita, maledizione nella mia felicità non ci ho pensato, accidenti! Dove trovo il grano per il biglietto?!
“Ma no Michelle!” sorride rassicurante Raph “Ci andiamo in macchina!”
“Eh?!” sono a dir poco spiazzata…381 miglia?! In macchina? Che si sono fumati?!
“Scomodo…ma l’appuntamento non l’ho fissato io purtroppo, e non ho avuto abbastanza preavviso per prenotare i posti.” risponde Linds cupo, mentre gioca con un pezzo del suo bacon imbronciato poi lancia un’occhiataccia a Raph che alza gli occhi al soffitto “E suppongo che adesso l’unico bad guy che non ti vuole a bordo sono io in questa stanza…”
I nostri sguardi si incontrano e cerco di sfoderare una delle mie occhiate più innocenti e da cerbiatta…per una buona causa si tenta sempre il tutto per tutto! Citazione diretta del prof Lagden!
Linds stringe gli occhi, arricciando le labbra e poi…mi punta la forchetta contro.
“Okay, ma non ne sono particolarmente felice…fai un passo falso e te ne torni a casa dritta, filata e coll’autostop!”
Respiro brevemente assaporando la vittoria e sorrido radiosa da trillione di megawatt, faccio il giro dell’isola con calma e mi attacco di slancio al suo collo, stringendo forte.
“Grazie, grazie, grazie, grazie topo!!!” chioccio con entusiasmo palpabile.
“Cerca di non uccidermi, ma belle.” si riaggiusta gli occhiali sul naso, battendo appena sulla mia schiena e sfoderando - nonostante tutto - un sorrisetto “A proposito…sei brava a cucinare! Riempimi la tazza di broda caffeinata, dai!”

Dopo mangiato, raggranello i miei averi ed il padrone di casa mi segue fino alla porta dell’appartamento.
“Partiamo tra un’oretta, ma belle. Cerca di farti trovare puntuale e comunque mi devi un favore grosso.” fa Linds maniacale, salutandomi dalla soglia.
Il ‘grosso’ l’ha sottolineato con tutta la mimica facciale e del corpo…se non fossi così felice questo suo modo di parlare mi suonerebbe tutti i segnali di pericolo.
Ho ingollato la colazione come una furia e quindi corro a casa.
Intanto mi immaginavo il nostro viaggio in auto come minimo di quasi sei ore sperando di non trovare del traffico, l’I5 era trafficatissima nell’ultimo periodo…ma è una traversata che in fondo desidero davvero e ne vale la pena!!!
È da mesi che sulle riviste specializzate del settore si parla di questa esposizione di macchinari congiunta a conferenze di biochimica, genetica e neurologia avanzata dei più importanti dottori del momento. Un avvenimento internazionale che promette di essere non solo istruttivo ma proficuo anche per la mia futura carriera…ahhh non vedo l’ora!!!
Dopo la doccia a tempo di record, compresi i capelli e la scelta armadio, scelgo due bei libri di genetica per far passare il tempo durante il viaggio, chiudo a doppia mandata e scendo in strada tracolla in spalla.
Sono in anticipo di dieci minuti ma ne attendo solo cinque poi la F360 si ferma in doppia fila e dal finestrino aperto Raph mi fa segno con un sorriso “Salta su, baby!”
Il biondo deve scendere per riuscire a farmi sedere nel strettissimo sedile posteriore della sportiva poi ripartiamo per il nodo della circonvallazione di San Francisco.
Do un’occhiata a Linds al volante.
“Whoa! Che ti è successo?! Sembri uscito da un film di James Bond!” esclamo incredula.
Invece del solito paio di jeans ha dei pantaloni neri di un completo di panno che - anche da seduto - dimostra una certa eleganza. La camicia è bianca ed inamidatissima, completamente abbottonata fin sul collo dove spicca una cravatta blu scuro. Che differenza fra ieri e oggi…porco cane il topo ha del gusto nel vestire, per non parlare della stamina!
“Michelle senti…” Linds è distratto con il traffico “Se ti sei seduta sulla giacca me la paghi, sono stato chiaro?”
Noto di averne un lembo sotto il sedere e salto su nello spazio ristretto, ripiegando bene l’indumento, sotto c’è la borsa del portatile e sembra strapiena…uhm e se ci dessi una sbirciatina piccola piccola? Tanto non lo saprà mai…
“Tocca il mio portatile, ma belle, e ti lascio alla prima piazzola disponibile!” esclama duro.
Alzo le mani “Sgamata, lo ammetto!” lo vedo sorridere nello specchietto e sorrido di rimando.
Passiamo l’Oakland Bay Bridge e finalmente raggiungiamo la Interstate 850 ed il motore della Ferrari ringhia dolcemente dietro la mia schiena mentre il topo schiaccia il piede sull’acceleratore ed il cambio automatico scala di comune accordo.
“Raph, amico mio…attaccami l’i-pod dai che mi ci vuole un po’ di musica o mi addormento…metti su la playlist F360.” esclama Linds, sbadigliando.
Raphael armeggia un paio di minuti con il cavo usb e il lettore del topo.
“Sei sicuro di voler guidare ore e ore di fila Linds?” faccio preoccupata “Te la senti?”
“Tranquilla, ma belle…sono sano come un pesce e sveglio come un segugio!” esclama con un sorriso tutto denti…oh, perché mi fido ancor meno adesso?
Di colpo gli altoparlanti sparano Shoot to thrill a volume massimo nell’abitacolo.
Allo stesso tempo io e Raph ci siamo tappati le orecchie mentre Linds sorride malvagio.
“Spegnilo!!!” ululo al san bernardo che abbassa il volume di un intero giro “Cosa cavolo c’è dentro quella playlist?!”
Potrei giurare di avere i capelli ritti dallo spavento, magari anche bianchi.
“Manson. AC/DC. Black Sabbath. Muse. Jet. Manson. Coldplay. James Brown. Flight of the Conchords. Queen. Oasis. Lady gaga. Prodigy. Manson. Cooper. Iron Maiden. Megadeth. Metallica. Led Zeppelin. Queen. Manson…” Raph scorre la lista con tono monotono.
“Diverremo scemi prima di Salinas!” esclamo.
“Macchina mia, i-pod mio…accomodatevi!” fa Linds e poi punzecchia Raph “Riattacca la musica che mi sto annoiando, dai!” e canticchia stonato assieme ad Johnson con gioia “I'm like evil, I get under your skin just like a bomb that's ready to blow. 'Cause I'm illegal, I got everything that all you women might need to know…yeah!
Intanto avevo dato un’occhiata al cruscotto e la lancetta delle miglia orarie continuava salire nonostante avessimo raggiunto da tempo il limite di velocità consentito.
“Ahem…Linds rallenta…” faccio, battendogli il dito sulla spalla.
Raph incuriosito dà un’occhiata agli indicatori poi torna sul suo sedile e chiude gli occhi, probabilmente per convincersi di essere da qualche altra parte meno che lì.
“No, siamo in ritardo…” nega, cambiando corsia e sorpassando un tir con una facilità sconvolgente. La lancetta continua a salire stabile sfiorando le 110 miglia all’ora.
“Linds! Se ci fermano finiamo in galera!”
“Fammi un piacere ma belle, datti una botta in testa e svieni.”
“Ma per quando ce l’hai questo appuntamento?!”
“Mezzogiorno.”
“Cos’è vuoi stabilire un record?!” Sono appena le nove, non vuol mica dire…
La lancetta si stabilizza a 155 miglia.
Sì, il topo sa fare i suoi calcoli…speriamo a) di non incontrare polizia o siamo fottuti; b) che la macchina non ci lasci o ci ritroveremo con un paio di pucce ali piumate sulla schiena.
Il motore dietro la mia schiena ringhia sul serio adesso e la Ferrari schizza in avanti come un missile a ruota libera mentre le altre vetture sembrano quelle macchinette di latta con la molla che si regalano ai bambini.
Intanto le casse continuano a blaterare e noto che il sorriso di Linds è cambiato.
Non somiglia al suo solito ghigno sadico né al suo sorrisetto maniaco ma qualcosa che lascia pensare ad un ragazzo della sua età alle prese con il giro in giostra della sua vita.
Il topo nota che lo fisso attraverso lo specchietto retrovisore e mormora “È da quando l’ho comprata che aspettavo questo momento…che soddisfazione!”
“Voi uomini ed i vostri giocattoli!” alzo le spalle mentre ridacchia “Fai attenzione, prima di crepare o finire in galera voglio arrivare almeno a venticinque anni!”
“Ricevuto.” si porta due dita alla tempia mentre cambia corsia per evitare di bocciare contro una mazda. Raph non dice una parola, talmente paralizzato dalla paura che sembra una statua “Raph…smettila di recitare avemarie, è tutto sotto controllo!”
“Linds gentilmente non rompermi, sono nel mio mondo felice con Mel adesso.”
“Non fatemi diventare zio prima del tempo eh!”
“Vaffanculo Linds.”
“Con piacere, Raph.”
Per tutti gli dei…speriamo di arrivare sani, salvi ed integri. Il topo è completamente pazzo!
Intanto la playlist heavy và avanti e gli AC/DC hanno lasciato il posto a N.I.B. dei Black Sabbath, il basso vibra a grancassa nell’abitacolo e la strada si snoda in forward a velocità spaventevole.
Oh beh…Hakuna Matata e teniamo le dita incrociate.
Cerco una posizione comoda sul minuscolo sedile posteriore ed alla fine la trovo, tenendo le gambe stese ed appoggiandomi alla fiancata usando come cuscino la mia felpa. Da quell’angolazione vedo la porzione sinistra del corpo di Linds ed una minuta parte del suo volto senza espressione, gli occhi puntati alla strada.
La lancetta del serbatoio al massimo col passare delle ore scende progressivamente tanto che – quando ogni tanto alzo la testa dal mio libro di genetica – mi chiedo se ci basterà un pieno per arrivare.
Il viaggio in totale, più o meno sparati sempre sopra i 150 nel peggiore dei casi ci prende quasi tre ore, la metà del tempo previsto con una velocità di crociera normale. Fortunatamente non troviamo posti di blocco o polizia, ma è anche una sabato quindi non ci sono sorprese…poi l’I-5 è una di quelle classiche freeway nel bel mezzo del nulla fra campi, pecore e steppa desertica.
Quando arriviamo finalmente al quartiere universitario statale di Los Angeles, Linds parcheggia in un garage a più piani ad un paio di edifici dal Neuroscience Research Building Auditorium e posso finalmente scendere per sgranchirmi le gambe mentre Linds si infila la giacca, lisciandola e specchiandosi nei vetri della macchina poi si carica la tracolla-quintale in spalla.
Sembra nervosetto il topo…stride con la sua confidenza abituale.
Raph è seduto contro un pilastro di cemento, la testa fra le ginocchia, nauseato dal viaggio e con l’aria di uno che avrebbe baciato l’asfalto dalla felicità se fosse stato in grado.
Linds dà un’occhiata al blackberry controllando l’ora poi lo fa scivolare nella tasca dei pantaloni e mi prende un braccio dando un’occhiata all’amico e battendomi gentilmente il dorso della mano.
“Senti Michelle…io adesso devo andare.” fa a voce bassa, lasciandomi in mano una banconota da venti dollari “Raph non se la passa tanto bene, offrigli un goccetto da parte mia che mi fa pena. Ci ribecchiamo più tardi…”
Tira fuori un sorriso tirato e mi saluta poi si dirige alle scale e sparisce.
Alzo le spalle e recupero Raph dal suo stato malaticcio.
Non conosco la zona molto bene ma per fortuna qualche incrocio più in là trovo un pub ed lascio che il poveretto si rinfranchi con un bicchierino che di –ino non ha molto. Non oso pensare come farà con il ritorno e com’è che la sua aria angelica e amichevole non si è ancora spezzata al cospetto del topo.
“Linds fa sempre così?” domando con curiosità nemmeno troppo velata.
“Sarebbe davvero strano se non si comportasse in questo modo.” risponde subito, come se la risposta fosse ovvia.
“Eh? Cosa intendi per strano?”
Raph si volta stupito, come se avesse notato solo adesso la mia presenza al suo fianco e fa tintinnare il ghiaccio nel bicchiere, mentre mastico una patatina fritta.
Ormai il mezzogiorno è suonato da un pezzo ed abbiamo deciso di pranzare già che ci siamo.
Sto letteralmente friggendo per rifocillarci il più in fretta possibile…non vedo l’ora di andare a sentire le conferenze ma la curiosità di saperne di più su Linds ed il rapporto che ha con Raph è tanta. Troppa.
Il biondo San Bernardo sospira e sorride.
“Linds è…come una mina vagante. Non riesce a stare fermo più di tanto su qualcosa vivente o no. Cerca sempre di avere un quesito con il quale occuparsi la mente.”
“Ha paura di fermarsi?” butto lì, confusa.
“Sì.” risponde mentre osserva il contenuto ambrato del bicchiere, poi aggiunge una spiegazione più razionale “Nel corso degli anni che abbiamo passato come compagni di stanza non l’ho mai visto mollare un momento. Credo che lo faccia per non pensare.”
“Che cosa sai di lui? Al di là delle confessioni strettamente personali, è ovvio.”
Raphael mi lancia un’occhiata stranita, poi ridacchia.
“Ahem…scusa, sono invadente e rompiscatole…” mi gratto la testa, imbarazzata. Michelle ma belle, vergognati! Sei talmente curiosa che non sai trattenerti e ficchi il naso dappertutto!
“Tutto quello che vedo è solo sana indiscrezione verso un soggetto particolarmente strampalato.” ruba qualche patatina e se le ficca in bocca poi inizia a piluccare il suo cheeseburger “Ti sembrerà strano ma Linds, per quanto siamo amici, non mi ha mai raccontato niente di se. Credo che sia un suo limite. Una volta gli ho chiesto se aveva intenzione di andare a trovare la sua famiglia per il Ringraziamento e…”
“…e?” gli faccio eco, la coca-cola a metà strada fra il bancone e la mia bocca riarsa.
Raph butta giù il primo morso con il resto del suo bicchiere di scotch, poi appoggia il mento sulla mano e sorride ma la sua espressione bonaria si spegne mentre continua “Stava scrivendo una delle sue relazioni di chimica, non ci ho mai capito niente…si è fermato, ha voltato lentamente la testa, mi ha guardato senza espressione poi tutto d’un tratto ha tirato fuori un sorriso da pescecane e mi ha risposto ‘Ho cose più importanti a cui pensare.’; fine. Dopo quella volta non gli ho più chiesto nulla a proposito, la sua faccia sembrava suggerirmi che se avessi provato a disturbarlo ancora con una domanda del genere non ne sarei uscito vivo per raccontarlo.”
Mamma mia, povero Raph…
Rimaniamo alcuni minuti in silenzio mentre rimugino su questo nuovo pezzo d’informazione.
“Però scusa…con tutta la privacy che pretende attorno a se come fa a tenere alto il suo casanovismo ambosessi da quattro soldi?”
Raph tossisce leggermente e diventa rosso in zona orecchie “Ah…quello…”
“Già, quello!” ma che gli prende? Vuoi vedere che sono finiti a letto?! Ho bisogno di un goccetto pure io, adesso…solo il pensarci mi fa venire la nausea e non ho proprio niente contro i gay, sono così dolci!
“Non è mai stato un problema.” le sue orecchie sono ancora di una lieve sfumatura porpora, ma sembra aver recuperato un minimo di controllo “Dagli anni dell’Uni ha sempre dichiarato cosa voleva senza farsi troppi problemi. Rifiutava di uscire in maniera fissa: gli appuntamenti, le chiacchierate e le moine non gli sono mai interessate.”
La patatina che avevo in mano è ricaduta nel piatto. Ho la bocca aperta mentre realizzo che…il pomeriggio al Golden Gate Park…il topo non aveva detto che ero un’eccezione?! Accennava a questo?! O porco cane!
Raph decifra correttamente la mia espressione e mi fa un sorrisino a disagio di scuse.
“È per questo che all’inizio sono rimasto senza parole quando mi ha parlato di te e ti ho conosciuto, Michelle. Questo suo interessamento nei tuoi confronti, il vostro rapporto…è diverso.
“Diverso in bene o in male?” mugugno, ancora completamente imbambolata dalla rivelazione.
“Non lo so.” scuote la testa, sconsolato “Linds è una persona difficile da capire. Si è costruito attorno delle mura da castello medievale per non venire toccato dagli altri ma ha lasciato aperto un budello per te. Come ti ho già detto non mi ha mai raccontato di se e questo cambiamento di direzione…beh, spero che sia un segnale positivo, ecco.”
Osservo il piatto di patatine, pensosa. Dire che mi si è chiuso lo stomaco è un eufemismo bello e buono.
Raph ovviamente ci tiene a Linds, anche se il topo magari non gli ha permesso di andare più in là di così.
È veramente solo. Vuole esserlo…ma perché?!
Le domande dirette sono inutili, l’ultima volta che gliene ho rivolta una ci ha girato intorno con l’abilità di un trampoliere.
“Raph…non penso che con me Linds abbassi le sue difese. Il più delle volte credo solo che si diverta.” dico appena.
O può essere che non si sia ancora reso conto di questa anomalia nel suo comportamento abituale, ma la possibilità mi suona falsa.
“Comunque sia la faccenda mi sta venendo mal di testa, Raph!” continuo cercando di alleggerire il tono della conversazione “Che ne dici se finiamo di mangiare ed andiamo?”
“Non vedi l’ora, eh?” replica il biondo con sorrisetto ed una strizzatina d’occhi fraterna.
“Puoi dirlo forte!”

L’esposizione è un sogno diventato realtà, almeno per un biochimico in erba ad un passo dalla tesi come la sottoscritta.
Siamo riusciti a procurarci due pass per la mostra facendo un po’ di scena e tirando fuori qualche scusa strampalata ma inattaccabile.
Da come Raph mi accompagna ridacchiando, ho la rassicurazione che probabilmente sembro una matta evasa da qualche casa di cura, con gli occhi spiritati ed il comportamento di una marmocchia entrata per la prima volta a Disneyland.
Il biondo cagnone mi segue fedelmente e fa anche domande interessato.
“A parte questo lavoro per Linds di cosa ti occupi?” chiedo mentre ci avviciniamo ad uno stand di ricerca giapponese.
“Ah…un po’ di tutto. L’informatica è uno di quei campi in continuo progresso.” si gratta il capo imbarazzato e timido “Lavoro soprattutto con il codice per la programmazione e sui logaritmi criptati, sicurezza…quelle cose lì…”
Sbaglio o sta facendo di tutto per non dirmi molto?
Mi fermo e lo tiro da una parte, gli do una gomitata nel fianco gentilmente poi sussurro “Non sarai mica in mezzo ai dipartimenti del governo?!”
Raph sbianca poi ridacchia nervoso. Oddio, ci ho azzeccato.
“Non stabilmente…” dice senza sbottonarsi “Non potrei parlarne di quei progetti ecco…”
“Tranquillo, ci mancherebbe, tanto non capisco niente di computer!” replico leggera, facendo un cenno con la mano. Mi finisce che quest’uomo è un genio del Pentagono ed io sono l’unica pirla che non se né accorta!
“Normalmente lavoro per aziende e privati ma in questo periodo avevo tempo a disposizione così ho accettato la proposta di Linds.” spiega più rilassato “Era da un po’ che non lo vedevo a dire il vero.”
“Ah…”
Continuiamo a girovagare per gli stand, occasionalmente mi fermo per seguire una relazione o fare domande.
Sono passate più o meno due o tre ore dalla nostra entrata quando decidiamo staccare e trovarci un posto all’ombra per sederci e riposare un po’ fuori dal trambusto.
Mentre passiamo nell’atrio tutto vetro, acciaio e marmo bianco alzo la testa verso il piano primo dove c’è una vetrata inclinata che dà su una delle sale di sopra. Sembra una stanza riunioni occupata da uno schermo a parete pieno di calcoli e grafici, al limite del tavolo riesco a vedere un portatile acceso ed abbandonato. Nella penombra della stanza ci sono dei movimenti e qualcuno che fa gesti verso lo schermo.
Che strano…dalla brochure del seminario non c’erano conferenze al piano primo…
Seguo Raph e ci accampiamo su una panchina, si vede ad un miglio di distanza che il poveretto ne ha fin sopra i capelli.
Gli batto gentilmente sulla spalla “Tranquillo…ho visto tutto quello che mi interessava!”
Sorride debolmente ed abbassa le palpebre sugli occhi azzurri.
Se ci fosse qualche venditore ambulante di caffè gliene offrirei volentieri un bicchierone, povero cucciolone…
Per fortuna la panchina è all’ombra e, presto, Raph si è appisolato al mio fianco mentre do un’occhiata ai miei appunti e ad alcune riviste. Passa un’ora poi il biondo sbadiglia.
“Scusa se mi sono addormentato.” dice imbarazzato “Ieri notte ho dovuto fare il doppio del lavoro senza l’aiuto di Linds.”
“Nah…ti và un caffè? Tanto stavo per andare a scovare un coffee shop comunque…” sorrido, in fondo è il minimo con tutta la pazienza che ha avuto.
“Grazie…” ricambia il sorriso, raggiante. Raph sembra una di quelle persone mai tristi e sempre nell’atto di far sentire meglio gli altri. Sarei proprio curiosa di sapere come cavolo si sono incontrati lui ed il topo…sono talmente differenti l’uno dall’altro. Forse è per questo che sono amici.
Mentre rimugino, trovo la caffetteria del campus e quando sono armata di due bicchieri di carta faccio la strada al contrario.
La bevanda bollente mi pizzica la pelle delle dita attraverso la parete di carta del bicchiere.
Sono quasi arrivata quando passo davanti all’edificio delle conferenze e vedo attraverso le doppie porte di vetro Linds è un gruppo di tre persone parlare.
Linds sembra serio e nel suo elemento mentre spiega qualcosa all’uomo più giovane del gruppo.
Gli altri due sono uomini di mezz’età non descritti, vestiti in giacca e cravatta con l’aria di stare lì solo perché devono esserci.
La scena mi stuzzica, anche perché il volto dell’uomo di mezzo mi sembra stranamente familiare eppure non credo di averlo mai visto prima.
È leggermente più basso di Linds, è difficile capire se la sua carnagione è chiara o scura a causa dei vetri di colore leggermente sfalsato. Ha i capelli scuri e tagliati corti ed un paio di occhi chiari ma da qui non riesco a scorgere di quale colore. Ha l’aria di un uomo d’affari, non di un dottore.
Vengo strappata dai miei pensieri quando la conversazione sembra concludersi e i due si stringono la mano brevemente con un sorriso.
Il topo sta per voltarsi dalla mia parte e mi rendo conto che sono rimasta a fissare la scena immobile nel vialetto senza posti nei quali possa nascondermi.
Ritorno a camminare ma prima di dare le spalle all’entrata vedo ancora uno degli uomini che si porta una mano all’orecchio parlando con un’espressione stoica. Quei due si comportano in tutto e per tutto come delle guardie del corpo.
Continuo per la mia strada. Se il topo mi scopre a ficcanasare sono cavoli amari.
Un paio di minuti ho raggiunto Raph che mi ringrazia calorosamente per la broda.
Subito dopo sentiamo dei passi e la voce di Linds in avvicinamento che canticchia tenebroso “I think I'm drowning, asphyxiating. I wanna break the spell that you've created. You're something beautiful a contradiction. I wanna play the game, I want the friction.
Mi volto giusto in tempo per vedere il suo sorrisetto trademark.
Tiene la giacca agganciata dietro la schiena con due dita. Ha arrotolato le maniche della camicia al gomito, sbottonando il colletto e disfando la cravatta. Così sembra appena uscito da una cerimonia dove si è annoiato da morire.
Fischietta sul ritmo della canzone dei Muse, di ottimo umore.
“Pensavo di dovervi cercare con il GPS per ritrovarvi!” esclama, la sua testa bionda che riflette il sole come un alone dorato “Proposito…vero che mi date un assaggino? Sono assetato da morire!!!” fa per sgraffignarmi il bicchiere ma lo sposto al di là della sua presa ed il topo mi fa il broncio con tanto di labbro in fuori.
Intanto Raph si è alzato e ha buttato via nel cestino il suo bicchiere “I programmi? Come sono andati?”
“Alla perfezione…” Linds sorride “Ma credo che nel rendering ci sia qualche baco, roba minore…è un po’ lentino!”
“Posso dargli un’occhiata se vuoi…la batteria è carica?”
“A-ha…” Linds gli lascia la borsa del notebook e si massaggia la spalla, deve essere davvero una tonnellata quella tracolla “Uffa, ho bisogno di scaricare, mi sento una molla!”
Si volta dalla mia parte mentre sfoglio il mio libro di genetica, intenta a scrivere un’idea per la tesi.
“Ma beeeelllleeee…dai mi fai vedere un paio di mosse alla Bruce Lee?!”
“Il Ju-jitsu non è una disciplina di attacco.” spiego con un sopracciglio alzato “Non è kung-fu, l’annientamento dell’avversario non avviene con calci e pugni.”
“Ma che razza d’arte marziale è allora?” fa il topo, svogliato e deluso.
Lo guardo e prendo una decisione chiudendo il tomo con un colpo secco. Mi alzo in piedi e sorrido, due passi indietro è sono sotto il sole dove il lembo di prato diventa quasi piano “Attaccami.”
La mia offerta cattura il suo interesse e mi fissa per un buon cinque secondi prima di rispondere come mi aspetto “Cos’è un invito? Ma belle ti farò male, delicata come sei!”
“Sto aspettando, Linds. Ti conviene toglierti gli occhiali.” replico serena, sciogliendo i muscoli e respirando profondamente.
Il topo è allettato dalla proposta e punzecchia l’amico “Che ne dici, Raph?”
“No comment…” il san bernardo ha gli occhi incollati al codice sorgente e non smette un attimo di compilare, poi aggiunge in un secondo momento “Non fargli troppo male, baby. Mi deve ancora pagare trasferta e consulenza.”
Ridacchio, con le mani in tasca “Cercherò di non colpire niente di vitale, allora.”
“Hai capito che amico!” accusa Linds poi si volta verso di me, sfilandosi gli occhiali e lasciandoli cadere sulla panca accanto a Raphael “E tu che non eri per i calci ed i pugni…ligera.”
Il topo ha abboccato…
Mi segue, fermandosi a quattro metri da me sotto il sole. Mi guarda dall’alto più del normale, avvantaggiato sia dalla sua altezza che dalla pendenza leggera del terreno.
Sorrido, sfilando le mani dalle tasche ed allargando le braccia “Sei pronto? Attaccami quando ti garba.”
Linds non sorride, il suo è uno sguardo calcolatore, freddo. Gli occhi di un giocatore di poker o scacchi, sicuro delle regole.
Ha preso la sfida nel modo sbagliato, proprio come immaginavo.
I suoi occhi possono anche essere ermetici ma riesco a speculare come lui in questo momento.
Sta pensando che sono troppo rilassata e che attaccherò quando meno se lo aspetta.
Due minuti dopo siamo ancora immobili, in silenzio.
Adesso considera, a ragione, che non attacco e che la mia attenzione si sia allentata. Sta contando alla rovescia per fare la sua mossa a random.
Ed è proprio quello che fa, caricando d’improvviso e pensando di avermi messo in trappola.
Si farà un mucchio di male, povero topo.
Lascio che si avvicini fino all’ultimo momento poi afferrò la sua mano chiusa a pugno e nel giro di tre decimi di secondo è tutto finito.
Raph si è voltato interessato dal tonfo.
Linds sdraiato per terra sbatte le palpebre mentre il cielo turchese si riflette nei suoi occhi, sembra disorientato.
Muove gli occhi su di me in piedi al suo fianco.
“Me la dai una spiegazione logica del perché sono disteso ai tuoi piedi? Non mi dà fastidio, vorrei solo capire come ci sono finito senza la mia iniziativa.” fa suonando sorprendentemente se stesso e per niente infastidito dal fatto di essere stato messo a tappeto.
“Nel Ju-jitsu ciò che è importante non è la potenza ma la fluidità dei movimenti e la ricerca dell’attimo giusto.” rispondo, sentendomi quasi una maestrina “Non ho usato la forza per difendermi, ho solo sfruttato la tua. Il trucco è imparare a controllare se stessi. È inutile eseguire un movimento di difesa se all’impatto irrigidisci i muscoli.”
Il topo corruga la fronte “Hai preso il mio momento e l’hai sfruttato assieme alla forza di gravità?”
Ecco come il professor Lagden minimizza una arte marziale antica sei secoli cercando di spiegarla con la fisica e Newton…bless him. Ma perché non gliel’ho spezzato quel polso?!
Stiro le labbra “Se vuoi metterla in questi termini…”
“Geniale…ma belle sono tuo prigioniero di guerra, spogliami e fammi quello che vuoi.” chiude gli occhi.
Raph dalla panchina gli lancia un’occhiata e torna al portatile con una scrollata di spalle.
Linds non si muove e rimane disteso ad occhi chiusi fra l’erba mentre lo guardo.
Adesso fa la preda, ma la mia ottica nei suoi confronti è cambiata dopo aver parlato con Raphael.
Il topo non mi permetterà mai di avere controllo su di lui.
Può avermi lasciato un’entrata ma come l’ha aperta può chiuderla.
Linds mi porterà via la sanità mentale mentre cerco di risolvere l’enigma.
Il fatto è che ho deciso. Voglio spezzare le sue difese, una per una se necessario.
Non ho più alcuna intenzione di fermarmi adesso.

But there must be some answer
I keep seeking, 'cause I gotta know
We are numbered, and we are labelled
Do we ever break our mold?
I knew it before you said it
There's no need for me to wait, me to wait
The Verve ~ Judas

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Judas.

Le note di questo capitolo sono:
- San Francisco-Los Angeles, I5 = quest'interstate nella sua interezza si snoda dal Canada fino al Messico, attraversando la longitudine della Great Valley californiana.
Adesso mettiamo subito in chiaro che le strade americane - quasi tutte - sono gratis, niente pedaggi di sorta. Per quanto riguarda il viaggio che descrivo qui è fattibile, fra LA e SF ci sono 381 miglia (613 Km) di strada praticamente dritta e nel bel mezzo del nulla, il limite di velocità americano sta fra le 60-75 miglia orarie (i nostri 96-120 all'ora) a seconda dello stato e della località. Se si rimane sotto i limiti imposti il viaggio sarebbe di 5 ore e mezza abbondanti, ma stiamo parlando di Linds e della sua Ferrari, personalmente ho dato un'occhiata approfondita al tratto in questione e ho seri dubbi che ci sia della police a bazzicare da quelle parti xD;
- La F360 ha una max speed ben oltre i 295 km/h ed una capacità serbatoio di 95 litri (25 galloni). Linds la fa girare a 250 km/h per arrivare a Los Angeles in un timeframe di tre ore. I consumi li ho presi direttamente dalle specifiche della casa madre, prendendo per buono il dato di autonomia per guida autostradale-mista di 7,8 km/l;
- Nel capitolo Michelle siede nel sedile poteriore ma in realtà questa sportiva non ha un sedile posteriore dato che viene costruita unicamente biposto, di questo mi sono accorta adesso ma ormai è tardi e spero che me la abbuoniate...xD
Altri particolari salienti sono che il motore è visibile dal lunotto posteriore e i bagagli sono tenuti nel cofano anteriore;
- La playlist del viaggio di andata l'ho pensata apposta per darvi un'idea un po' meno approssimativa del background musicale del topo ovvero 'di tutto'. Non è tipo da tirarsi indietro anche se preferisce atmosfere pesanti sa anche cercare un po' d'ironia con James Brown (I feel good, hit degli anni sessanta LoL) o l'Alice Cooper di Trash. Insomma se avete qualche canzone strana in testa magari anche nerd alla The elements di Lehrer, sì avete azzeccato il personaggio L.L. nel 99,8% dei casi! =)
- La canzoni che canticchia Linds sono Shoot to thrill degli AC/DC e All time is running out dei MUSE, potete ascoltarle rispettivamente qui e qui. La canzone dei MUSE è stata una scelta avvenuta per caso ma pensandoci su dice molto sul rapporto di Linds e Michelle...quando me ne sono resa conto è stato come se la luce si fosse accesa all'improvviso nella stanza xD, comunque vi consiglio di dare un'occhiata al video per l'atmosfera perché ci sta molto in questa storia;
- Il Neuroscience Research Building Auditorium fa parte del quartiere universitario UCLA di Los Angeles, e il convegno che ho descritto è avvenuto sul serio (sono megalomane ma credo che fin qui ci eravate arrivati xD) il 17 Gennaio 2012;
- Il Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving day) è una ricorrenza americana che viene ricordata ogni anno l'ultimo giovedì del mese di Novembre istituita da Abraham Lincoln in memoria della festa organizzata per la prima volta nel 1621 dai padri pellegrini di Plymouth, che vollero celebrare il loro primo raccolto agricolo nel Nuovo Mondo;
- GPS è un sistema di navigazione strumentale reso possibile da una serie di satelliti in orbita geostazionaria. Il sistema venne realizzato nel 1973 dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti poi liberalizzato negli anni Ottanta;
- Isaac Newton, fisico e matematico inglese formulò nel 1666 la legge di gravitazione universale (l'attrazione fra due corpi è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse diviso per il quadrato della loro distanza). In base alla seconda legge della dinamica una forza applicata ad un corpo produce su di esso un'accelerazione. Quindi la forza gravitazionale esercitata dalla Terra sui corpi che si trovano sulla sua superficie o nelle immediate vicinanze produce una accelerazione chiamata accelerazione di gravità (g), tutto qusto per spiegarvi il concetto dietro il dialogo di Linds e Michelle...mi sembra di essere tornata a scuola! xD

Povera me...mi sono svenata per questo capitolo, si nota dal numero spropositato delle note eh? xD
Poi non finivo mai di scrivere tutto quello che mi garbava di inserire e il capitolo lievitava poi mi infuriavo perché non usciva come volevo...ah un delirio sul serio...! -___-"
Vabbè lasciamo perdere i miei scleri e spero che il chappy extra-long vi sia piaciuto...
Ringrazio Petitecherie per aver recensito lo scorso capitolo, sono arrivata presto hai visto? xD
Io vado a farmi qualcosa per pranzo che sto morendo dalla fame...ciao a tutti e buona domenica!!!
Hermes

  
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