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Autore: Giusyna    27/01/2013    2 recensioni
Katie era sempre stata una persona concreta.
Una di quelle rare persone che cercano di intravedere l’essenza dietro il velo ingannevole dell’apparenza. Come quando da bambina, giocando in riva al mare, trovava una conchiglia.
Per quanto bella essa fosse, infatti, Katie non se ne curava, troppo impegnata a scovare il granchio che vi abitava dentro.
Prima classificata al contest "Diamonds are a girl's best friends" di Nisipulchra e vincitrice del "Premio giuria".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katie Bell, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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PAURA DI BAMBINA, CORAGGIO DI DONNA

Era lì.

 

Freddo.

 

Immobile.

 

Splendido

 

Era bello. Bellissimo anzi.

Superbo per certi versi.

Perfetto in ogni sua piccola componente.

 

Sembrava quasi che continuasse a schernirla, guardandola da quel prezioso cofanetto di velluto scuro. In effetti poteva consentirselo con ogni buon diritto: non c’era nulla che potesse tenergli testa su quell’ampio comò.

 

 

Niente di così bello,

di così prezioso,

di così perfetto.

 

 

Austero, troneggiava su tutti gli altri bijoux e sembrava quasi che riuscisse a privarli di tutta la loro lucentezza e bellezza, attirandole su di sé e rifulgendo come stella polare per il disperso.

 

Katie sospirò pesantemente.

Sollevò leggermente lo sguardo e la specchiera, appena sopra il comò, le restituì l’immagine di una giovane donna. Una donna non molto alta ma dalle forme discrete.

 I lunghi capelli castani le scendevano morbidi sulle spalle incorniciandole il viso, sul quale spiccavano le labbra, carnose e appena rosate, e due occhi grandi ed espressivi.

La giovane non smetteva di guardarsi.

Non era bella, o perlomeno non bella di quella bellezza appariscente ed eclatante, quella bellezza che trasuda da ogni gesto.

Ma era carina dopotutto. La sua era una bellezza mite, riservata. Timida per certi versi.

Katie era bella nella sua semplicità. Meglio ancora, nella sua discrezione.

Il suo sguardo, dopo qualche istante, tornò a posarsi sul cofanetto in cui era contenuto quel meraviglioso gioiello.

Anche quel collier di perle era semplice e discreto, a suo modo.

Katie sorrise.

Evidentemente chi lo aveva scelto la conosceva davvero bene.

Era un collier composto da un unico filo di perle. Perle bianche e purissime, ma non molto grandi.

Ad unire le due estremità vi era una piccola chiusura in oro bianco a forma di rosa.

 

 

Il fiore più bello.

Il fiore più pericoloso.

 

si disse Katie.

 

Eppure più lo guardava, più Katie si convinceva che non l’avrebbe mai indossato.

Per quanto semplice e discreto fosse, per quanto in un certo senso le assomigliasse, Katie sapeva che forse quello specchio non avrebbe mai riflesso l’immagine di lei con indosso quel gioiello.

 

Katie era sempre stata una persona concreta.

Una di quelle rare persone che cercano di intravedere l’essenza dietro il velo ingannevole dell’apparenza. Come quando da bambina, giocando in riva al mare, trovava una conchiglia.

Per quanto bella essa fosse, infatti, Katie non se ne curava, troppo impegnata a scovare il granchio che vi abitava dentro.

 

E Katie era così nella sua vita.

 

Non amava i giri di parole.

Non amava gli arzigogoli.

Non amava i fronzoli.

Non amava tergiversare

 

Ma quel collier era come lei. Niente fronzoli, niente arzigogoli. Era semplice, modesto.

Era un gioiello che, pur se elegante e forse superbo, andava dritto alla questione.

 

 

Allora perché non indossarlo?

 

 

Questo era ciò che la giovane si ripeteva nella sua mente.

In fondo, sembravano fatti per stare assieme: l’uno sul collo dell’altra.

Katie, però, era convinta che non solo non sarebbe mai stato attorno al suo collo, ma neppure tra le sue mani.

Aveva paura che quel collier, così bello e inerme a vedersi in quel cofanetto, diventasse il sigillo della sua morte non appena le sue dita lo avessero sfiorato, proprio come alcuni anni addietro.

Il problema non era l’inadeguatezza di indossarlo.

Il problema era il terrore che aveva anche solo di toccarlo.

 

 

Com’è strana la vita

 

Pensò Katie.

 

Ogni bambina gioca ad essere grande.

Ogni bambina resta incantata mentre vede la mamma che si sistema il suo vestito più bello, che si trucca, che si acconcia i capelli, che indossa il suo monile più prezioso.

Ogni bambina, a volte anche di nascosto, indossa le scarpe della mamma, quelle con i tacchi. E si mette il rossetto notando poi, con enorme delusione, che non assomiglia tanto alla mamma, quanto piuttosto ad un clown da circo.

Ogni bambina sfida la paura di essere scoperta dalla mamma e indossa, senza farsi vedere, la sua collana per poi specchiarsi e vedere che effetto fa averla indosso.

 

Katie non era più una bambina da molto tempo.

Katie sapeva che era sciocco aver paura di una collana.

 

Tuttavia, proprio come una bambina, sentiva forte la tentazione di prendere quella collana e di indossarla. E come una bambina si frenava subito, ma non per timore del rimprovero della madre.

Il rimprovero che temeva era quello della morte, che le rinfacciava di essere stata troppo imprudente ed ingenua.

 

“Katie non sei ancora pronta?”

 

Oliver face capolino dalla porta. Impeccabile nel suo completo scuro.

Katie gli sorrise.

Aveva un sorriso splendido, un sorriso luminoso che le faceva brillare gli occhi e che, spesso, riusciva a contagiare anche chi le stava intorno. I suoi denti rilucevano come le perle di quel collier.

 

“Sì sono pronta” rispose.

 

Oliver si perse a guardarla per un momento.

Era davvero graziosa in quel suo elegante tubino blu che le arrivava appena sotto il ginocchio.

Ma il suo giudizio era privo di valenza. Dopotutto lui l’aveva sposata e la trovava incantevole anche di prima mattina, con i capelli arruffati, gli occhi stanchi e l’alito che sapeva di sogni.

Lo sguardo dell’uomo cadde poi sul cofanetto di velluto e su ciò che esso conteneva.

E allora capì.

 

“Non lo metti?” Le chiese dopo averla raggiunta e abbracciata amorevolmente.

 

“Non riesco neanche a tenerlo tra le mani” Rispose soltanto lei.

 

Oliver la strinse un po’ più forte.

 

“Ho visto il male negli occhi. Ho visto la morte in faccia. Eppure mi spavento di indossare una stupida collana. Sono patetica” Disse Katie d’un tratto.

 

“No, non lo sei” le rispose l’uomo. “Sei solo Katie. La mia Katie. Quella che preferiva non mangiare i frutti di bosco pur di non pungersi le dita”.

La donna lo fissò

 

“Hai ragione. Ma così facendo non ho mai saputo che sapore abbiano”.

 

“Non è mai troppo tardi per impararlo, Katie”.

 

E così dicendo, Oliver prese il collier tra le sue mani. Katie non si stupì quando vide che era del tutto innocuo e che suo marito era ancora vivo, pur avendolo toccato.

In fondo lo sapeva che quel collier non poteva farle alcun male.

 

“Posso?” Chiese il giovane con un sorriso.

 

“Certo” rispose lei, solo leggermente titubante.

 

Trattenne il respiro nell’istante in cui le perle sfiorarono il suo collo. Erano gelide.

Ma Katie sapeva che quella sensazione di freddo stava portando via, come un alito di vento,  le sue paure.

 

 

La paura comprensibile e innocente di Katie bambina.

La paura assurda e perversa di Katie donna.

 

 

Katie sapeva, o forse semplicemente sperava, che l’età e l’esperienza le avrebbero sostituite con misere ma essenziali briciole di coraggio.

 

 

“Ti aspetto di sotto”

 

La donna annuì alle parole di Oliver. Per alcuni istanti continuò a sfiorare le perle di quel collier con le sue dita. Fino a quando, dopo qualche minuto, prese la pochette che aveva lasciato sul letto e si apprestò ad uscire dalla stanza. Prima di farlo, però, gettò nuovamente un’occhiata alla grande specchiera.

Una donna ricambiò il suo sguardo.

Indossava un collier di perle. Perle di un bianco puro e luminoso come il sorriso che Katie donò a quel riflesso.

Un sorriso che sapeva di tempi lontani.

Il sorriso di una donna che assaggia per la prima volta i frutti di bosco.

Il sorriso di una bambina che non smette di cercare il granchio dentro alla conchiglia.

Grammatica e Sintassi 9,6/10 
Grammatica e sintassi sono quasi perfette se non per alcuni errori di punteggiatura, ti sono scappate un paio di virgole. 
“Bellissimo anzi.” 
“Superbo per certi versi.” 
“Come quando da bambina, giocando” 
“Sì sono pronta”
 
Io inserirei una virgola dopo ‘bellissimo’, ‘superbo’, ‘quando’ e ‘sì’. Nei primi tre casi si tratta di incisi, nell’ultimo, invece, bisogna sempre mettere la virgola dopo le espressioni ‘sì’ e ‘no’. -0,10 x 4 

Stile e Lessico 9,9/10 
Lo stile che hai scelto di usare in questa storia mi è piaciuto molto. 
Sei riuscita a integrare riflessioni profonde e precise, rafforzate da paragoni e metafore pertinenti con ricordi appartenenti all’infanzia di cui non sappiamo nulla e all’adolescenza di cui qualcosa ci è stato detto nei libri. Inoltre la storia, sebbene non abbia una vera e propria trama, non è fissa o ferma sempre sullo stesso particolare, anzi, pur ruotando totalmente intorno alla collana e alle paure ed emozioni ad esse legate non si può dire che la narrazione non si svolga e prosegua sotto gli occhi del lettore. Inoltre sei riuscita a inserire dialoghi sia in modo esplicito con Oliver sia implicitamente con sé stessa attraverso l’uso del corsivo e del genere introspettivo. 
Ti segnalo solo questo particolare, che non so come definire, non si tratta di errore grammaticale né di lessico, che peraltro è molto curato e opportunamente scelto, è più una sorta di dubbio sul significato. 
“Ma quel collier era come lei” 
Credo che sia meglio sostituire la congiunzione ‘ma’ con la ‘e’. Stai elencando una serie di caratteristiche di Katie e hai già espresso la sua somiglianza con la collana, quindi non capisco il perché di quel ‘ma’. 

Utilizzo del pacchetto 5/5 
Devo essere sincera, quando ho inserito Katie Bell all’interno di un pacchetto, non ho pensato minimamente al suo ‘incidente’ con la collana maledetta durante il sesto libro. E non posso dire altro che credo che tu abbia saputo sfruttare al meglio questa fatto rendendo il timore generato da quell’evento il legame che unisce la ragazza al gioiello. 
Katie è contemporaneamente attratta e spaventata dalla prospettiva di indossare quella collana così simile e così diversa da lei, ed è questa paura a far da collante tra le due, quasi rendendole una cosa sola. 

Caratterizzazione personaggi 10/10 
Punteggio pieno anche sotto questa voce! 
Ho apprezzato la caratterizzazione che hai dato a Katie, pur comparendo in quasi tutti i libri di lei non sappiamo molto di lei se non il nome e che sia una Cacciatrice. 
Di lei hai evidenziato un lato inedito, una fragilità di cui non si è parlato, ma che può essere inevitabile dopo un grave episodio come quello capitatole. Durante lo svolgimento della storia si assiste alla sua evoluzione graduale che passa attraverso il ricordo di momenti passati legati all’infanzia e all’adolescenza fino ad arrivare al suo presente rappresentato dalla figura di Oliver che con la sua dolcezza e il suo affetto riesce a far uscire questo paguro dalla sua conchiglia… 

Gradimento personale 5/5 
Anche la tua storia è riuscita a colpirmi ed emozionarmi. 
La grazia e la cura con cui hai descritto ogni particolare hanno colto nel segno rendendo la tua storia una di quelle storie che non ci si stanca mai di rileggere. 
Sei riuscita a dare a Katie quella sfumatura malinconica e quella storia travagliata che rende ogni racconto più interessante e pur senza eccedere nella tragicità delle sue paure e della sua situazione sei riuscita a commuovermi e a farmi immedesimare nel personaggio. 

  
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