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Autore: kay33    27/01/2013    1 recensioni
Ciao a tutti! Dopo essere arrivata a New York, Rose dovrà decidere cosa fare della sua vita...Jack è morto, ma qualcosa di lui è rimasto ;D
Se vi ho incuriosito e volete saperne di più leggete la storia :D
Pubblico in maniera piuttosto regolare, ma avviserò in caso di ritardi!
Baci
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caledon Hockley, Rosalinda Dewitt Bukater, Ruth Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era pomeriggio inoltrato, ed io e le ragazze eravamo già indaffarate a preparare la cena, mentre Lucy stirava: L’atmosfera in casa era molto allegra, e si parlava solo del ragazzo di Mel. Da poco infatti si era fidanzata con il figlio di uno dei vicini della famiglia Thomson, e tutti in casa eravamo entusiasti; era poco più grande di lei, intelligente e gran lavoratore, ed erano davvero innamorati.
Lui veniva spesso a trovarla, e il matrimonio era stato fissato per l’autunno, per cui c’erano milioni di cose da preparare; bisognava preparare il corredo, e l’abito, e sistemare la nuova casa in cui sarebbero andati ad abitare.
 
“Tu e Rose sarete le mie damigelle d’onore” disse entusiasta Mel alla sorella.
“Tesoro,non si possono avere due damigelle d’onore” rispose ridacchiando Lucy.
“Io le avrò!” dichiarò trionfante “padre Gorge potrà lamentarsi all’infinito, ma non mi farà cambiare idea” concluse.
 
In quel momento, udimmo la porta di casa sbattere, e i gemellini corsero in cucina trafelati “una macchina mamma! Sta venendo proprio da noi! L’abbiamo vista mentre svoltava nella strada che porta qui” quasi urlarono. “Cosa viene a fare?”
 
Mi si gelò il sangue nelle vene, e con il pensiero corsi a centinaia di miglia di distanza. A New York. Cal. Mia madre. La mia vecchia vita. Per quanto cercassi una risposta alternativa a quella strana situazione, sapevo bene che non c’era. Quell’auto era qui per me.
 
Dopo pochi minuti, l’auto scura comparve nel cortile, sollevando una gran quantità di polvere, e si fermò proprio davanti all’entrata di casa. Ne scesero due uomini sulla quarantina, alti, prestanti e con lo sguardo severo; erano ben vestiti, con completi che non vedevo da mesi, da quando avevo lasciato New York.
 
Entrarono in casa, e, senza molti convenevoli, quello che sembrava essere il capo parlò, guardandomi negli occhi “Lei è la signora Rosalinda Dewitt Bukater Hockley?”
Conosceva già la risposta, e mi limitai ad annuire.
“Deve venire con noi a New York signora. Il treno partirà tra due ore” non sembrava una richiesta, ma un ordine.
 
Mi decisi a parlare “Cosa vuole il vostro padrone da me?” dissi, riferendomi a mio marito.
“Desidera solo parlarle. Porti anche il bambino”.
“Il bambino rimane qui, è troppo piccolo per viaggiare” su quel punto avevo deciso che non avrei fatto passi indietro. Se Cal voleva una spiegazione, sarei andata a New York a chiudere la storia, ma Jack sarebbe rimasto qui con Lucy.
“D’accordo per il bambino. Ma ora prepari la sua valigia. La aspettiamo qui”.
 
Lucy e le figlie mi guardavano impietrite; ero stata onesta con loro, e li avevo avvisati sul fatto che Cal sarebbe potuto venire a cercarmi, ma probabilmente dopo tutti questi mesi non pensavano che sarebbe più successo. Le ragazze mi precedettero in camera, e organizzarono il mio bagaglio per il viaggio. Misero in valigia anche uno degli abiti migliori di Mel, confezionato apposta per la sua festa di fidanzamento. Cercai di oppormi, non mi interessava di come Cal mi avrebbe considerato. Non mi guardava nemmeno quando indossavo i meravigliosi abiti di seta e pizzo che avevo quando vivevo con lui.
 
Loro non vollero sentire ragioni, e lo misero sopra agli altri, facendo scattare la chiusura del bagaglio. Ero pronta a partire, e mi veniva da piangere. Non volevo separarmi da loro, e da Jack, ma sapevo che avrei dovuto farlo, in nome della nostra tranquillità futura.
 
Salii in auto con i due investigatori, e alle sette di sera il treno sbuffò e uscì dalla stazione.
 
Mi pentii di non aver salutato Andrew, eravamo diventati molto amici in questi mesi. Sperai che Cal sarebbe stato ragionevole, e che mi avrebbe lasciato tornare dai Thomson; in caso contrario, sarei scappata di nuovo.
 
Arrivammo a New York, e i due tirapiedi mi portarono immediatamente nelle mia vecchia casa; la mia richiesta di andare a stare in albergo venne completamente ignorata.
In casa era tutto come mi ricordavo, e mia madre era all’ingesso ad attendermi; mi abbracciò e mi disse che era felice di rivedermi. Ammisi con me stessa che ero felice di constatare che stava bene, e che Cal non l’aveva cacciata. Naturalmente, non perse l’occasione di osservare disgustata il mio vestito misero.
 
Volendo stare via il meno possibile, chiesi subito di Cal, ma mia madre scambiò la mia impazienza come un pentimento; era convinta che sarei ritornata a stare col loro.
 
“è nello studio” disse, e poi tornò in salotto ad attendere.
 
Aprii la porta e lo vidi. Era di spalle, seduto nella sua poltona, e mi aspettava.
Non feci in tempo ad aprire bocca.
 
“Rose, sono felice che tu abbia accolto il mio invito”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
….Continua! ;) Ringrazio di cuore tutte/i voi che continuate a leggere la mia storia, e un grazie speciale a cicciospillo per le belle recensioni e il supporto. Al prossimo capitolo!
  
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