Serie TV > RIS Delitti imperfetti
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Autore: M4RT1    27/01/2013    6 recensioni
Non c'è due senza tre, dice un famoso detto... ed ecco qui la nostra terza serie di RIS XD
RIS Roma 5, parte II :D
Come per la storia precedente, non c'è bisogno di aver letto la prima parte per capire questa U.U
Vi ringraziamo per la pazienza *_*
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ora l'uomo si metta davanti alla donna, seduto tra le gambe di lei. Signore, voi allargate le gambe e...

-Basta, Selvaggia, non ne posso più!

-Ma se siamo qui da dieci minuti!

-Appunto, è troppo!

 

Daniele Ghirelli si rialzò dalla scomoda posizione in cui era costretto e camminò in tondo attorno alla ragazza. Lei, d'altrocanto, sembrava perfettamene a suo agio, nonostante l'enorme pancia e le gambe storte sulla moquette.

 

-Su, tesoro, fallo per Flavia e Tommy!- lo incoraggiò lei, ma Daniele scosse la testa con vigore:

-Ne abbiamo già parlato, Selvaggia! Non chiameremo mai nostro figlio Tommy!

La donna scosse il capo:

-Non lo chiameremo mai in nessun modo, se non riuscirò a partorire!- protestò: -E per partorire devo seguire questo corso!

-Oh, andiamo!

Daniele si fermò un momento, di fronte alla folla di ragazze eccitate:

-Non è necessario seguire questo corso!

-Oh, sì che lo è!

 

 

Erano quasi le dieci di quel sabato sera, ma Lucia e Orlando erano ancora in ufficio, stanchi.

Emiliano e Bianca li avevano lasciati pochi minuti prima, insieme a Bart, mentre Daniele era uscito alle sette. E così erano rimasti soli, troppo preoccupati per andare a dormire.

Il piccolo Max giocava con un videogioco in sala Interrogatori.

 

-Lucia?

-Sì?

-Non c'è dubbio, sono del padre di Max.

 

Il capitano gettò la testa all'indietro e sospirò, teso:

-Cosa dovremmo fare, Orlando?- domandò, rovistando tra le carte.

-Non lo so...- sospirò l'uomo, poi proseguì: -A giudicare dall'incendio, direi che fa parte della seconda squadra...

Lucia drizzò il capo, assorta:

-Che vuoi dire?

-Ho analizzato i vari incendi. Ne ho individuato due tipologie: la prima è quella della "squadra A", quella di Cafora. A giudicare dagli incendi, dovrebbero essere circa in tre, e non hanno assolutamente paura di essere scoperti. I loro sono gli incendi spiccatamente dolosi.

Lucia lo guardò muoversi avanti e indietro. Poi Orlando continuò:

-La tipologia B, invece, dovrebbe essere quella del padre di Max: saranno circa in tre anche loro, ma si nascondono: sono gli incendi che sembrano scoppiati per sbaglio.

Lucia si alzò:

-Chiamo il PM: dobbiamo risentire Cafora.

 

 

-Bianca? Bia'? 'N do sta Marika?

-A dormire, Milo.

-E perchè non m'ha salutato?

-Perchè dormivi anche tu...

 

Emiliano si stiracchiò, sbadigliando.

Era steso sul divano, davanti alla TV, ma il film era finito da un pezzo e si era ritrovato a guardare un telegiornale della notte.

Si alzò di scatto:

-Annamo a dormi', va...- sussurrò, e seguì Bianca a letto.

La ragazza era già in pigiama.

-Milo...- esordì, infilandosi sotto le coperte: -Devo dirti una cosa.

Emiliano si sbottonò la camicia:

-Dimme.

-In questi giorni io... io sto indagando su qualcosa.- disse tutto d'un fiato.

Emiliano si girò a guardarla, senza capire:

-Pure io, Bianca...- le rispose, infilandosi i pantaloni a striscioline grigie.

-Ma io... riguarda Francesco.

 

Cadde il silenzio.

Emiliano la fissò solo per un momento, poi scoprì la sua parte di letto.

-'N che senso se tratta de... Francesco?- chiese alla fine, un po' timoroso di conoscere la risposta.

-Nel senso che mi ha chiesto un favore. E io ho accettato.- spiegò la ragazza, fissando il compagno di sottecchi: -Ma non si tratta di niente di... di troppo ravvicinato.- si affrettò a precisare, preoccupata.

-Immagino...

-Milo, non fare lo stupido! Francesco l'avrò incontrato due volte, forse!- protestò Bianca, voltandosi dalla parte opposta.

Emiliano si concesse un momento per riflettere, poi sbottò:

-E staresti indagando da sola?

-Ovviamente no! Mi aiuta Bart.

 

Seguirono altri attimi di silenzio, poi Emiliano sospirò:

-Me pare giusto... tutti parlano dei loro problemi col collega e no' col fidanzato!

Bianca alzò gli occhi al cielo.

 

 

Quando Bartolomeo Dossena tornò a casa, quella notte, Ghiro e Selvaggia dormivano già da un pezzo. Lo capiva dalla luce spenta, dall'assenza totale di rumori e da...

-Aaaaargh!

-Ghirelli! Cosa ci fai sveglio a quest'ora?

-Tu cosa ci fai qui a quest'ora?

-Io vivo qui, Ghirelli.

-Giusto... anche io, comunque!

 

Bart lasciò perdere con le domande e si diresse in bagno. Daniele lo seguì, mezzo addormentato.

-Ghirelli, perchè mi stai seguendo nel bagno?- chiese il tenente con voce incerta.

Il capitano si guardò intorno come se si fosse appena risvegliato nel bel mezzo del corridoio, poi brontolò qualcosa come: "prudenza" e tornò a dormire.

 

 

Il mattino seguente si preannunciò umido e leggermente più fresco.

Lucia e Orlando, dopo una nottata insonne, arrivarono in ufficio prima del solito, così dovettero aspettare quasi un'ora per veder spuntare Emiliano e Bianca. Bart arrivò qualche minuto dopo, mentre Ghiro ritardò di quasi mezz'ora.

Quando furono tutti lì, Lucia li convocò nel suo ufficio ed espose tutta la vicenda del padre di Max e poi, per chi ancora non ne fosse a conoscenza, anche della faccenda delle due squadre.

 

-Secondo me dovremmo risentire Cafora.- propose Ghiro alla fine, dimenandosi sulla sedia.

-Ho già provveduto a chiedere al PM un altro colloquio. Contavo di mandarci te e Orlando, che dite?- rispose Lucia, fissando i due carabinieri. Annuirono.

 

Bianca si schiarì rumorosamente la voce.

-Bene...- riprese Lucia, fissandola per un momento: -Nel frattempo vorrei che tu aiutassi Emiliano, Bart.- continuò, accennando al giovane tenente: -Lui sta cercando di identificare gli altri membri delle due squadre.

Bart fissò per un secondo Bianca, poi interruppe il capitano:

-Emh, Lucia? Prima io e Bianca avremmo qualcosa da dirti.

Lucia parve sorpesa, ma li incitò ad andare avanti.

-Ecco vedi, noi...- Bianca prese una pausa, poi continuò: -Io, in realtà sono stata io, ma poi ho chiesto l'aiuto di Bart...- fissò incerta il collega, che le fece cenno di proseguire: -Vedi, tempo fa un mio amico mi ha chiesto un favore.

Lucia socchiuse gli occhi ed esaminò l'espressione tesa della sottotenente:

-Che tipo di favore?

-Vedi, lui è un assistente sociale, mi ha chiesto di indagare su di un uomo al quale dovrebbe affidare un bambino.- spiegò tutto d'un fiato: -Io ho dato un'occhiata nel database e ho scoperto che ha vari precedenti, ma è sempre stato scagionato per mancanza di prove.- si fermò ancora, cercando le parole giuste, ma Lucia la precedette:
-E allora hai pensato di indagare sui crimini, dico bene?

Bianca guardò il capitano cercando di scusarsi con lo sguardo. Bart, d'altro canto, non perse la calma:

-Lucia, so che è sbagliato... ma non avevamo elementi per parlartene in quanto capitano. E non li abbiamo ancora, ma te ne parliamo come amici, capito?

Lucia annuì impercettibilmente, poi sospirò:

-Non vi farò i complimenti, ma sapete benissimo che al vostro posto avrei fatto lo stesso.

Bianca sembrò incredula, poi tirò un sospiro di sollievo:

-Grazie, Lucia.

Il capitano annuì nuovamente, poi aggiunse:

-Sarà meglio che voi troviate qualcosa di concreto su cui lavorare, prima che il capitano Brancato lo scopra in maniera ufficiale.- terminò, strizzando un occhio, poi congedò entrambi.

Gli altri erano già usciti, così potè lasciarsi andare ad un sofferto sospiro.

 

 

-Cosa dovremmo chiedere a Cafora?

-Non so, Ghiro... forse dovremmo fargli capire che sappiamo tutto delle squadre.

-Hai ragione.

 

Daniele e Orlando erano in auto da quasi mezz'ora, diretti in carcere.

Quando arrivarono, attesero che la sbarra all'ingresso permettesse all'auto di passare, poi accellerarono e parcheggiarono vicino al portone principale. Entrarono a passo svelto.

 

-Dovremmo vedere Cafora, siamo del RIS.- disse Ghiro a un appuntato, mostrando il tesserino, e il ragazzo annuì.

Vennero scortati fino ad una saletta piccola e vuota, con un solo tavolo al centro e varie sedie da entrambe le parti. A destra, con le spalle alla cancellata, c'era Sebastiano Cafora. Daniele e Orlando presero posto di fronte a lui.

 

-Buongiorno, Cafora.

-Salve, appuntato!

Cafora mosse una mano verso il carabiniere che lo aveva accompagnato e poi stette in silenzio. Ghiro sospirò:

-Cominciamo bene...- mormorò a bassa voce, poi si rivolse nuovamente al criminale: -Cafora, non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo farti delle domande, risponderai?

Cafora si prese del tempo per rispondere, poi disse:
-In questo carcere fa sempre caldo, non trovate anche voi?

Orlando si alzò lentamente, incrociando le dita dietro la schiena:

-Smettila di scherzare, Cafora. Sappiamo delle squadre – procedette, mantenendo un tono tranquillo ma deciso e girandosi a fissare il criminale, il quale si raddrizzò improvvisamente sulla sedia. Orlando continuò a fissarlo:

-Chi sono i tuoi complici? Che tipo di gara stavate svolgendo, perchè? - proseguì Daniele, sporgendosi sul tavolo che separava i colleghi dal criminale. Cafora socchiuse gli occhi e si rilassò nuovamente sulla sedia, picchiettando con le dita sulla superficie lucida della scrivania:

-Non c'è nessuna squadra, nessun complice. Avete proprio una bella fantasia, tenente – sussurrò, azzardando un tono doppiamente scettico sull'ultima parola. Daniele sospirò e si adagiò stancamente sulla sedia, il viso rosso dallo sforzo. Orlando, al contrario, si fermò a pochi centimetri dall'uomo e premette le mani sul tavolo, quasi a romperlo in due pezzi:

-Sebastiano, rifletti: sei in un carcere, ti abbiamo preso. Non hai più niente da perdere. Le tue parole possono salvare la vita di decine di persone.

L'uomo prese un gran respiro, tenendo gli occhi bassi e colpevoli sulla punta delle vecchie scarpe. Daniele lo fissò, titubante. Passarono alcuni secondi carichi di tensione, poi il criminale si raddrizzò sulla sedia ed iniziò:

-Il leader della mia squadra si chiama Tonio. Nessuno sa niente della sua vita, è arrivato da queste parti da una settimana circa e si è subito mostrato per quello che era. Uno sbruffone. La nostra zona è sempre stata frequentata da gente per bene, con una famiglia e un lavoro stabile. Cercavamo solo un po' di svago, così ci riunivamo nei campetti abbandonati della chiesa con un paio di birre. Alcune volte si portava il motorino e facevamo le corse nel vialetto, di rado ci divertivamo a travolgere le piante delle vecchie signore, come i ragazzini. Ma non avevamo mai nemmeno pensato di fare una cosa del genere. Non siamo dei criminali, noi. Quando Tonio è arrivato, l'equilibrio che avevamo si è rotto completamente in due. Ci giudicava, ci umiliava, ci faceva sentire gli irresponsabili che eravamo. Quel bastardo ci separò: una parte di noi iniziò a mancare, a vergognarsi delle nostre bravate; un'altra parte non voleva guardare in faccia la realtà e voltava le spalle davanti alle ennesime critiche del Calabrese.

Orlando aggrottò le sopracciglia, tenendo gli occhi su quelli di Cafora:

-Il Calabrese?

L'uomo sospirò:

-Lo avevamo chiamato così per il suo accento. E' stata la prima cosa che abbiamo notato di lui.

Daniele annuì e lo incitò a riprendere. Il criminale si raddrizzò sulla sedia:

-Le azzuffate erano sempre più frequenti. Quasi tutti i pomeriggi ci si vedeva ai campetti ed era un continuo urlare e alzare le mani. Fu così che si formarono le due squadre: Tonio ci definiva dei bambini, noi volevamo dimostrargli il contrario. Volevamo fargli vedere che sapevamo essere uomini, quando lo volevamo. Si organizzò la competizione degli incendi: ognuno trovò un suo stile, ognuno elesse un leader e stabilì un punto di ritrovo. Il Calabrese capitanava la nostra squadra, Gigio quella avversaria. E' così che si divertiva, lui: distruggendo. E non correndo sul motorino.

Seguirono lunghi attimi di silenzio, poi Daniele si alzò in piedi:

-Puoi fornirci alcuni identikit?

Sebastiano abbassò lo sguardo, scuotendo lievemente la testa.

 

 

-Milo?

-Mh?

Bart si avvicinò lentamente al collega, sorseggiando un caffè e rivolgendogli sguardi insospettiti. Emiliano alzò il capo, stancamente:

-Che c'è, Bà?

-Va tutto bene?

-Certo – assicurò il ragazzo, tenendo lo sguardo fisso su un mucchio di carte su cui stava lavorando,poi afferrò con una mano un vecchio reperto lurido e lo gettò in un angolo della scrivania, arricciando il naso. Bart ridacchiò:

-Ti vedo pensieroso. Problemi con Bianca?

-Nessun problema.

L'uomo alzò un sopracciglio, poi sospirò:

-Ti ha parlato della nostra indagine?

Passarono alcuni secondi, durante i quali continuò a scartare vecchie bustine di plastica, infine Emiliano sbuffò:

-Non capisco perchè non me l'ha detto prima. Mica m'a magno.

Bart sorrise:

-E' una situazione delicata, Milo. Forse ha pensato che non fosse il caso di creare situazioni spiacevoli con Francesco quando c'è da lavorare su un'argomentazione così seria.

Emiliano annuì appena, cotinuando a fissare il cumulo imminente di documenti:

-Si, ho capito, ma è l'ennesima volta che non se fida e non me sta bene. 'Nsomma, c'è de mezzo 'na bambina, non so' tanto irresponsabile da pensà a... a l'amico suo dentro a una situazione del genere – borbottò, innervosito, scrutando il grafico che troneggiava in cima al cumulo – E poi anche io c'ho dei problemi di cui ho provato a parlarle, ma niente. Sempre là sta co' 'a testa – aggiunse.

Bart aggrottò appena le sopracciglia:

-Quali problemi?

-Problemi, Bà, problemi. Un sacco de settimane fa ho ricevuto 'na lettera di un parente de mamma. Co' questo qua ci ho litigato da ragazzino e mo me vuole lascia' la casa sua per riappacificarsi. Hai capito? Me vuole compra' co' 'na casa!

Bart ridacchiò, poi poggiò una mano sulla spalla del collega:

-Una casa fa sempre comodo, in fondo.

-No, Bart, io la casa sua non la voglio!

 

 

-Capitano! - esclamò Daniele, irruppendo nell'ufficio silenzioso di Lucia. La donna era seduta alla scrivania, la testa sprofondata tra i gomiti.

-Novità? - sussurrò. Aveva l'aria sfinita.

Orlando avanzò verso la moglie, stringendo in pugno un paio di documenti:

-Cafora ha parlato – disse, porgendo le relazioni al capitano, il quale esaminò trionfante lo scritto.

-Due squadre e una gara, Orlando: avevi ragione.


*PROMO*

Una pista da seguire...
DANIELE: Cafora ci ha fornito l'identikit del Calabrese.
LUCIA: Preparate le auto.
...sei uomini da incastrare.
ORLANDO: Il padre di Max si è rifatto vivo.
LUCIA: Dobbiamo intercettarlo: ci porterà al covo dei criminali.

Ris Roma- Delitti imperfetti 5, prossimamente su EFP!

*FINE PROMO*

NdA:
Okay, si, eccoci. Da quanti secoli non ci vediamo?
*abbraccia fanwriters random*
Scusate l'enorme ritardo, ma il post-festività/inizio scuola ci ha tenute più impegnate del previsto. I professori *musichetta della famiglia Addams* hanno deciso di riempirci di verifiche tutt'insieme e questo comporta gravi danni fisici e mentali, capiteci. Ma comunque, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia intrigato abbastanza. Promettiamo di aggiornare in tempi brevi :3
Un bacione da Lily e Marty!

 

  
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