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Autore: Valerie Clark    27/01/2013    1 recensioni
''Mi hai chiesto ‘Come stai’ e ti ho risposto ‘Male’. Mi hai chiesto il perché, te l’ho spiegato e tu hai pianto. Hai pianto. Sono l’unica persona davanti a cui hai mai pianto, forse neanche tua madre ti ha mai visto; come ti conosco io, come ti voglio bene io, non lo sa fare nessuno. Non buttarmi via.
Ed è strano per me quando piangi, lo sai? Lo sento nella pancia, non nel cuore, proprio nella pancia. Che legame si sente nella pancia? Svaniscono piano piano tutte le volte in cui ho pianto io, tutte le volte in cui sono stata piccola io, e ci sei solo tu. La prima volta che hai pianto eravamo pancia contro pancia; sentivo i tuoi singhiozzi e mi veniva da vomitare per il male che mi facevi. Ma mi manca.''
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non buttarmi via.

Lo sai, alcune volte ci penso a come sarebbe se fossimo ancora vicini; mi ritrovo da sola, al buio, in un letto vuoto, con gli occhi persi, e mentre mi porto la sigaretta alle labbra mi torni in mente.
Sì, la maggior parte delle volte che ti penso sto fumando, è sempre così. È sempre stato così. Tu mi fai fare così. Ti siedi su una panchina, ci accendiamo una sigaretta e fumiamo un pacchetto come se niente fosse, quasi non ce ne accorgiamo. Siamo senza freni quando siamo insieme, io e te. Facciamo paura quando siamo insieme, io e te.
Non saresti mai dovuto andare via, non sarei mai dovuta andare via. Non ricordo nemmeno bene com’è successo; come può avere senso una cosa se non la ricordi? Evidentemente non dovevamo essere divisi, noi.
Oppure semplicemente non lo capisco, non lo so.
Siamo stati amici, sconosciuti, amanti, di nuovo amici, niente. Sai che vuol dire che siamo stati niente? È peggio che sconosciuti; vuol dire che quando ci incontravamo per strada abbassavamo lo sguardo, che a te non importava più di me e a me non importava più di te, che potevamo anche essere morti.
Mi manchi. Una volta anch’io ti mancavo, me lo ricordo. Mi ricordo anche che mi faceva stare malissimo sapere di farti male, ma non potevo fare altro perché avevi cominciato tu. Cominci sempre tu, sempre.
Non ci parliamo per settimane e poi sei tu a farti sentire. Siamo vicini ma distanti e poi sei tu ad avvicinarti.
Ti ricordi quella sera, poche sere fa, quando siamo stati quasi costretti a stare insieme? Ti ho chiesto anche scusa perché mia madre aveva organizzato una cosa del genere. È questo che intendo con ‘vicini ma distanti’. Ce ne stavamo lì, su quel letto in cui fino a pochi mesi prima ci eravamo voluti bene, sdraiati ognuno sul proprio lato, lontani. Non avevamo nemmeno il coraggio di darci le spalle, no: noi ci guardavamo negli occhi. E questi sembravano urlare ‘Ne ho abbastanza di te’ e se ce lo fossimo urlato davvero probabilmente avrebbe fatto meno male.
E adesso, mi sembra giusto che tu lo sappia, io in quel letto ci impazzisco. È l’unica cosa che ci faccio. Ti ho deluso.
Per dio, tu mi hai deluso. Non hai idea di quanto vorrei impazzire con te. Sono tutti qua intorno, preoccupati per me, tu no, tu non ci sei. È strano, lo pensano tutti, visto che prima non te ne andavi mai. Mi hai fatto davvero male. E continui, sembra quasi che ti diverta. Non lo so, ti diverti?
Continui a spuntare fuori ogni volta che penso di non pensare più. E io te lo vorrei dire, te lo vorrei dire, accidenti, che non serve a niente allontanarci se poi continuiamo a cercarci, che io così non ci riesco ad andare avanti, ci riesco con tutti ma con te no. Ma poi non te lo dico, perché ho paura che tu te ne vada e alla fine quei pochi momenti che, casualmente, decidi di ritagliarti per me, sono quelli in cui sto bene. Sono quei momenti in cui mentre parli non ti ascolto e penso solo che sì, ce la posso fare ad andare avanti, ad essere forte; lo sono stata una volta, posso esserlo di nuovo. Poi te ne vai. Mi lasci di nuovo al mio buio, al mio silenzio, alle mie paure, al mio vuoto, al mio nulla. E allora penso che no, non ce la faccio e se ce l’ho fatta una volta sicuramente adesso mi sono scordata come si fa. Pensa che a volte, tanta era la disperazione, ho anche pensato che fossi te il motivo per cui quella volta ce l’avevo fatta. Che stupida.
Altre volte invece penso che devi odiarmi proprio. Non lo so perché, mi viene in mente e basta. Allora spengo la sigaretta, mi rannicchio sotto le coperte, scuoto la testa per far uscire quella paura, ma niente.
Sai cosa me lo fa pensare? Il fatto che hai completamente cambiato il tuo pensiero riguardo a me.
Lo so che faccia stai facendo, lo so cosa stai borbottando; ‘Te lo detto che ti voglio bene..’. E invece guarda un po’; non c’entra niente.
Eravamo così perfetti, perché abbiamo dovuto rovinarci? E perché hai dovuto continuare a gettare sale sulle mie ferite? Mi hai chiesto ‘Come stai’ e ti ho risposto ‘Male’. Mi hai chiesto il perché, te l’ho spiegato e tu hai pianto. Hai pianto. Sono l’unica persona davanti a cui hai mai pianto, forse neanche tua madre ti ha mai visto; come ti conosco io, come ti voglio bene io, non lo sa fare nessuno. Non buttarmi via.
Ed è strano per me quando piangi, lo sai? Lo sento nella pancia, non nel cuore, proprio nella pancia. Che legame si sente nella pancia? Svaniscono piano piano tutte le volte in cui ho pianto io, tutte le volte in cui sono stata piccola io, e ci sei solo tu. La prima volta che hai pianto eravamo pancia contro pancia; sentivo i tuoi singhiozzi e mi veniva da vomitare per il male che mi facevi. Ma mi manca.
E poi, solo poco tempo dopo aver pianto per il mio dolore, hai ricominciato a trattarmi male, come se tutto quel dolore non mi bastasse. Per gioco, per scherzo, tanto per provare, è sempre così che si inizia. Andavamo tanto bene prima, poi hai voluto svuotarti in me. Tutti si svuotano in me, in tutti i sensi e modi possibili, e tu lo sai, tu mi conosci. Mi conoscevi. Volevi farlo anche tu. La cosa più brutta è che non sto per dire ‘Mi hai fatto sentire’ e poi un aggettivo orrendo; no, sto per dire che in quel momento ho solo sentito, scoperto, capito, che non c’era niente di diverso in te. Ed è questa forse la più grande delusione che tu mi abbia mai dato.
Perché, lo sai, io ci ho sempre creduto in te, in noi. Anche quando tutti dicevano che eri pigro, stupido, svogliato, che non avresti mai combinato niente, che ti saresti ritrovato tra dieci anni con un pugno di sogni e nient’altro perché non avevi la voglia di impegnarti, io no: io ero lì a difenderti. Tua madre ti ha sempre considerato al di sotto di qualcosa, tuo padre non ti vuole vedere, ti sono sempre rimasta solo io, lo sai bene. Ho dato tutto, fatto tutto, messo a repentaglio tutto, perso tutto per te; alcune cose nemmeno le sai, credi che ti siano cadute dal cielo per grazia ricevuta.
Ma alla fine lo sai qual è la cosa più brutta? Che non riesco a trovare un singolo momento che non sia valso la pena, quando eravamo insieme. Non riesco a darmi una spiegazione di cosa ci sia successo. Non so nemmeno più definire questa relazione. Eravamo migliori amici, adesso cosa siamo? Due rondini che se ne vanno in direzioni opposte; tu migri verso il caldo, verso la vita facile, con il resto dello stormo, mentre io mi allontano verso il gelo. Dalla parte sbagliata, sempre. Controvento. Fuori dallo stormo. Ad aspettare che un uccello più grande mi mangi, che il freddo mi paralizzi, che la fame mi uccida. A sperarci quasi. Non ho mai fatto parte di uno stormo, io. Tu invece sì. E anche quando eravamo solo io e te non sembravamo due rondinelle sole, sperdute ed impaurite. Sembravamo forti, controvento e fiere. Io facevo forza a te e tu facevi forza a me, ricordi? Non ci serviva nessun altro. Poi abbiamo preso strade diverse.
Ma anche noi eravamo diversi, alla fine. Noi ci amavamo, ma in un modo particolare, in un modo che a volte non capivamo nemmeno noi. E chi ci capiva, a noi? Ci innamoravamo di tutto: delle albe che vedevamo insieme, dei progetti che facevamo, dei particolari che notavamo per la strada, delle gocce di cioccolato sui biscotti che ti portavo sul letto la mattina solo perché sapevo che ti avrebbe dato fastidio. Ma non ci siamo mai veramente innamorati l’uno dell’altro. E il fatto che siamo andati avanti per così tanto mi fa capire che forse non ci siamo mai nemmeno innamorati di noi stessi, io di me e tu di te; chi si ama non si distrugge in questo modo.
E quindi volevo solo dirti che basta, basta distruggerci.
Volevo anche dirti che non so perché un amore, una storia, una relazione, finisce; finisce e basta. Volevo dirti che ci si è troppo amati per non amarsi più ma che si è allo stremo delle forze, ma poi mi sono resa conto che forse era una bugia. Quindi ti dico solo basta.





Qusta è la ff a cui tengo di più;
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1328428&i=1
   
 
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