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Autore: LovelyFrog    28/01/2013    5 recensioni
Quella mattina Niall si svegliò di buon umore.
Fuori il pallido sole estivo stava nascendo lentamente, presagendo una giornata calda come poche in Inghilterra. A fatica, con le gambe che ancora gli dolevano, Niall si alzò dal letto. Oggi sarebbe stata una giornata speciale. Entrò in bagno e si guardò allo specchio. La superfice rifletté un viso stanco, solcato da rughe profonde, un po’ cadente sulle guance. Due vispi occhi blu chiaro fissavano i loro doppi nel bagno, mentre Niall si faceva la barba. Aveva scelto accuratamente i vestiti per quella giornata la sera prima, e se li infilò con attenzione, come se stesse facendo un rito.
Oggi sarebbe stata una giornata speciale.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Niall si svegliò di buon umore.
Fuori il pallido sole estivo stava nascendo lentamente, presagendo una giornata calda come poche in Inghilterra. A fatica, con le gambe che ancora gli dolevano, Niall si alzò dal letto. Oggi sarebbe stata una giornata speciale. Entrò in bagno e si guardò allo specchio. La superfice rifletté un viso stanco, solcato da rughe profonde, un po’ cadente sulle guance. Due vispi occhi blu chiaro fissavano i loro doppi nel bagno, mentre Niall si faceva la barba. Aveva scelto accuratamente i vestiti per quella giornata la sera prima, e se li infilò con attenzione, come se stesse facendo un rito.
Oggi sarebbe stata una giornata speciale.
Andò a svegliare la nipote, che dormiva in casa sua, con cui aveva passato l’estate, e le disse di vestirsi, i suoi amici la sarebbero venuti a prendere presto. Lei mugugnò qualcosa, prima di rigirarsi contrariata dall’altra parte del letto.
Niall scese ed entrò in cucina, a preparare la colazione per lui e la nipote.
Nel salotto, il profumo di uova e pane tostato si diffuse fra le vecchie foto di famiglia: ce n’era una del loro primo concerto, con i loro sorrisi immortalati per sempre in quell’attimo che pareva infinito. Loro parevano infiniti. Un’altra che ritraeva Harry e Louis abbracciati. Era stato in un periodo difficile di Louis, quando lui e la sua prima moglie avevano divorziato.
Liam con sua moglie, al loro matrimonio. Quella mattina faceva un caldo tremendo e Niall, se lo ricordava bene, aveva fatto un discorso toccante su Liam che lo aveva fatto piangere. E  Zayn con la figlia, in una giornata invernale, mentre la neve formava una piccola cupola intorno a loro. Erano andati a Piccadilly Circus con le loro figlie e Niall ricordava come le due bambine si fossero divertite a lanciarsi palle di neve.
Ce n’era una di Louis con la seconda moglie, davanti a una spiaggia, e i figli tutti a torno. Il fato lo aveva ripagato: aveva messo al mondo tre maschietti e un solo femmina, Violet, i capelli neri come quelli della madre e gli occhi chiari di Louis. C’era una foto di Niall e la donna che aveva amato più della sua stessa vita, vecchi e con le rughe, nell’ospedale nel quale era stata ricoverata. Pochi giorni dopo era morta nel sonno, un arresto cardiaco impossibile da prevedere.
Ce n’era una di Harry con il figlio, alto e riccioluto come il padre, ma con gli occhi grigi della madre, a tavola. La foto risaliva al settantaquattresimo compleanno di Harry, cinque anni dopo la morte della moglie per cancro. Quello era stato un duro colpo per lui. Ce n’era una del matrimonio di Jenna, la figlia di Niall, e John. Dietro l’ampia schiena di John si poteva intravedere il figlio di Louis, Kevin, che faceva dei versacci alle spalle dell’amica.
Nell’angolo della mensola, quella più in alto, c’era l’immagine che più aveva fatto sospirare Niall.
In un riquadro sobrio c’erano cinque ragazzi, che si stavano accorgendo in quel momento dell’obbiettivo. Louis sorrideva, ma non col suo solito sorriso: aveva uno sguardo triste, spento, e gli brillavano gli occhi. Accanto a lui, Harry, piangeva senza ritegno, gli occhi fissi sul volto dell’amico. Sulla destra di Louis, Zayn metteva le mani avanti, senza riuscire a nascondere gli occhi rossi e il viso bagnato. Liam fissava Zayn dall’angolo opposto, il primo ad essersi accorto delle telecamere, mentre abbracciava Niall, il volto nascosto nella camicia dell’amico, la chioma bionda che spuntava dalla sua spalla.
Quel momento Niall non aveva bisogno di immortalarlo in una foto perché non c’era pericolo che se lo scordasse. Era stata scattata nel momento in cui avevano deciso di sciogliersi, quando ormai erano troppo vecchi e passati di moda. Le Directioners rimaste avevano protestato, ma i ragazzi avevano dovuto guardare in faccia la relata: erano diventati troppo grandi.
Il rumore sei piedi strascicati della nipote precedettero la sua entrata nella cucina.
“Nonno, perché mi hai svegliata, sono le sette di mattina, i miei amici non verranno prima delle dieci!”.
Il nonno continuò a friggere le uova, senza voltarsi.
“Oggi devo uscire presto, quindi ti ho svegliata. Avrai tempo per dormire quando sarai vecchia.”. Disse, rivolgendole un occhiolino vivace.
Sua nipote aveva i capelli di suo padre, di un caldo rosso scuro, con dei riflessi nocciola, lievemente mossi, lunghi fino alla schiena. Aveva la pelle uguale a quella del nonno, di una pallida tonalità di rosa. Ma gli occhi erano della nonna: due caldi pozzi marroni, con dei riflessi dorati, grandi e dolci. Guardare lei era un po’ come guardare ancora la donna che aveva amato e che aveva perso.
“E dove devi andare?”. Chiese curiosa, addentando un pezzo di pane tostato. Anche questo l’aveva ereditato da sua nonna: una curiosità vivace, pronta a chiedere tutto ma mai a sembrare indiscreta.
“Ho un appuntamento.”. Quella sorrise, ammiccando.
“Con chi, baldo giovane?”.
“Con i ragazzi.”. Gli occhi della nipote guizzarono sul volto del nonno.
“Ma nonno, i tuoi amici…”. Lui le fermò la frase con un bacio sulla fronte.
“A dopo. E vedi di non rimanere incinta oggi su quella barca.”. La canzonò lui, mentre prendeva il cappello e il bastone da passeggio. Sentì la nipote dire qualcosa che assomigliava tanto a una rispostaccia, prima di chiudere la porta dietro di se.
Decise che avrebbe fatto quei pochi chilometri a piedi, rassicurato dal vento fresco e leggero del primo mattino. Si erano dati appuntamento nel solto posto: era un bel giardino, rialzato rispetto al resto, su una piccola collina. I fiori primaverili stavano lasciando il posto ad un’erba rigogliosa di inizio estate. Niall fece molta fatica per risalire il vialetto. Per la strada, raccolse un mazzetto di fiori selvatici. Quando arrivò al cancello, alto e imponente, prese le chiavi e aprì le sbarre di ferro, che cigolarono al suo passaggio.
Qualcuno non veniva qui da un po’.
Con fatica Niall fece gli ultimi metri che lo separavano dalla cima della collina. Gli altri stavano tutti lì, ad aspettarlo. Li salutò da lontano con un gesto appena accennato. Arrivato davanti a loro si sedette, per terra, con fatica.
“Ah, finalmente, ce l’ho fatta. Non sapete che fatica è fare quel vialetto tutto a piedi con un ginocchio come il mio.”. Rise, una risata antica, così vecchia che sembrava passato nemmeno un secondo da quando la faceva, su quelle scale, nei loro video diary. Si sentì giovane di nuovo.
“Quanti ricordi. E’ passata davvero un’eternità da quando è successo. Louis ti ricordi quando ti avevano detto che dovevi essere più serio? E tu ti eri messo quegli occhiali, ti eri fatto la riga in mezzo e avevi a dosso quella camicia orrenda? Sembravi Peter Parker.”. Rise, di nuovo.
La brezza leggera accarezzava l’erba e le pietre lì erette. Niall sorrideva, guardando il cielo di un celeste pulito, gustandosi quel sole caldo che non si vedeva da molto su Londra. A Niall venne in mente che forse era uscito fuori per rallegrare l’ultimo giorno che i ragazzi avrebbero passato insieme, a ricordare i momenti belli.
Niall cominciò a rammentare i ricordi migliori della loro vita insieme, ricordando tutte le persone che avevano conosciuto, le milioni di fans che li seguivano e li supportavano. Cercò di far tornare alla mente tutti i posti in cui erano stati, tutti i tour, le città, le esibizioni.
“Ma la prima non si scorda mai, vero?”. Gli altri rimasero in silenzio, ma non c’erano parole per descrivere quello che avevano provato. A Niall venne in mente quella sera, quando gli dissero che sarebbe diventato parte di una band e si era trovato con altri quattro sconosciuti. Allora non l’avrebbe detto nessuno che sarebbero diventati così amici. E il loro primo concerto. Il loro primo concerto in assoluto, come band, davanti a Simon e agli altri giudici, davanti al Regno Unito, davanti a una buona parte del mondo. Allora nessuno li conosceva e nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbero arrivati a quel livello.
A Niall scappò un sorriso “Mi mancano, i vecchi tempi, quando eravamo una band.”. Sapeva che mancavano anche agli altri.
Ricordò i momenti più belli della loro carriera, i premi, le fan, le loro dediche, i tweet che scrivevano per loro, la fama. Ma ricordò anche gli aspetti peggiori: la privacy, il fatto di non poter fare quello che volevano, il poco tempo che potevano dedicar alla famiglia.
“A proposito, tua moglie dice di salutarti Liam, è un po’ acciaccata con le nuove gambe, ma sta cominciando a prenderci la mano.”. Niall si appoggiò ad un masso. “Suppongo che manchi anche a te...”.
Raccontò a Zayn che sua nipote si era appena sposata con un ragazzo italiano che aveva incontrato in vacanza. “Stanno bene insieme, fidati”. Ma sapeva che per quanto potesse lodare il ragazzo, Zayn sarebbe sempre stato geloso delle sue bambine, come camava lui le gemelle. Avevano dovuto accudirle lui e la moglie perché i genitori delle due ragazze erano sempre a lavoro: lei faceva il politico e lui invece il biologo, e non stavano mai a casa per più di qualche ora.
Ricordò a Harry che domani sarebbe stato il compleanno di Nadia, sua figlia minore, che compieva la bellezza di quarantadue anni. “Le farò gli auguri da parte tua.”
Parlò tutta la mattinata, di come erano cresciuti insieme, di quanto si erano voluti bene. Ricordò i loro compleanni, le torte, le feste scatenate alle quali Liam non partecipava mai. Ricordò le ragazze che passavano e venivano, la folle ricerca di Harry di quella giusta, e in fine il suo matrimonio. Per gli altri era stato più semplice, ma per Harry fu una vera caccia al tesoro. La ragazza che avrebbe amato per il resto della sua vita l’aveva trovata in un paesino sperduto della Francia, mentre girovagava senza meta. Lei gli aveva offerto una cioccolata calda e poi lui le aveva chiesto di spostare la festa su in camera sua. Lei aveva riso e gli aveva detto che, se voleva, la festa se la poteva fare da solo. Gli aveva augurato buona notte ed era andata a letto.
Per tutto questo tempo, a nessuno era venuto in mente che a Harry poteva piacere proprio questo. Si sposarono cinque mesi dopo, nella chiesa di quel paesino diventato stranamente affollato per le fans urlanti e la gente famosa che avevano conosciuto nella loro vita.
Ricordò il matrimonio di Louis, in una fuga spericolata, in mezzo all’oceano, con i ragazzi e le rispettive mogli come testimoni e un prete assoldato a Las Vegas. Niall non aveva mai riso in vita sua quanto lo fece quella notte. La moglie di Louis sembrava il suo opposto, timida e riservata, ma conosciuta meglio, erano identici: energica e frizzante, sempre con la battuta pronta, ma capace di grande tenerezza e comprensione. Era morta nove mesi fa, di vecchiaia, nella piena felicità della sua famiglia.
Ricordò quando Liam disse a Niall che si sarebbe sposato. Fu uno dei momento più belli della sua vita: nella sua mente, l’immagine del sorriso di Liam mentre diceva di stare per sposarsi era uno dei ricordi più belli che aveva tuttora, alla veneranda età di novantaquattro anni. Si erano sposati in una sobria chiesetta, in Wolverhampton, la città di Liam, con pochi amici e una parca cerimonia.
In quanto a Zayn, non sapeva bene quale delle due gli era piaciuta di più, se la prima o la seconda moglie. Aveva sposato Parrie molto giovane, a venticinque anni, ma se n’era pentito dopo neanche due. Entrambi non potevano resistere ad una relazione così importante a distanza e alla fine avevano deciso per il divorzio. Ma la moglie successiva, Zayn l’ebbe quando aveva circa quarant’anni, trovando la sua anima gemella in una produttrice discografica. Ovviamente non avevano perso tempo, sposandosi e avendo il primo figlio, a cui seguì una figlia tre anni dopo, nel giro di due anni da quando si erano conosciuti.
Quello che si dice amore a prima vista.
Lentamente, il sole calò dal suo zenit e a Niall divenne la voce roca per le ore che aveva passato a parlare con i suoi amici. Cominciò a scendere un freddo sottile fra i ciuffi d’erba e le frasche degli alberi rigogliose. Le ombre si allungavano man mano che il sole calava e piano piano le parole roche di Niall divennero un semplice borbottio, e poi tacque per quello che parvero ore.
Rimasero così, in cerchio, in silenzio.
“Mi mancate così tanto…”. A Niall scappò una lacrima, mentre fissava le lapidi bianche e fredde.
Non poteva ricevere una risposta, ma sapeva che anche a loro mancava lui. Piano piano, con dovuta lentezza, sfiorò le lapidi in marmo con la data di nascita e quella di morte. Niall lesse sotto voce quello che c’era scritto, le parole che si incrinavano mentre le poche lacrime che gli rimanevano percorrevano le rughe profonde sulla sua faccia.
“Louis William Tomlinson. Nato il 24/12/1992. Morto il 15/08/2076. La sua risata ha lasciato un vuoto nel cuore di chi lo ha amato che non potrà mai essere colmato.”. Posò vicino alla lapide un po’ di quei fiori che aveva raccolto, sistemandoli sulla terra verde e rigogliosa. Ricordava il funerale di Louis, la moglie che si aggrappava disperatamente al figlio più grande, Mark, scossa dai singulti. Ricordava Harry, che non riusciva a fissare la bara, mentre teneva stretta la mano della moglie, gli occhi lucidi e le labbra serrate nello sforzo di non piangere. Lei era sempre stata la sua roccia. Ricordava quanto pesava la bara, anche se la portavano loro quattro.
“Harry Edward Styles. Nato il 01/02/1994. Morto il 5/12/2079. Il paradiso godrà dell’amore con cui riempiva d’attenzioni le persone intorno a lui.”. Sulla terra sotto la quale riposava il corpo di Harry posò un altro po’ di fiori, soffermandosi per un attimo sulla foto ingiallita di un Harry sorridente. Quella mattina nevicava. Il cielo era di un candido bianco, mentre la neve cadeva leggera. Non c’era nessuno che potesse consolare Edmond, il figlio di Harry. La madre era morta da tempo ormai, lasciando suo figlio e suo marito da soli. Guardava fisso davanti a se, senza incrociare mai lo sguardo di nessuno alla cerimonia. Dovette aiutarli con la bara però, perché per tre settantenni pesava troppo.
“Zayn Jawaad Malik. Nato il 12/1/1993. Morto il 29/06/1982. Per chi ha saputo conoscerlo, Zayn è stato e rimarrà sempre la roccia a cui aggrapparsi.”. Niall lasciò scivolare dalle dita tremanti qualche fiore sopra i fili d’erba. Il ventinove giungo faceva caldo. Niall era ormai vecchio e acciaccato e ricordava che il sudore non faceva altro che mischiarsi con le lacrime. La moglie, accanto a lui gli teneva la mano. Ricordò di essersi voltato verso Liam e di aver scorto la stessa speranza nei suoi occhi.
Non voglio essere l’ultimo.
Poco più in là, la moglie di Zayn stava diritta, senza vacillare, mentre teneva con forza la mano alla figlia e al figlio. Entrambi dovettero aiutare Niall e Liam quando arrivò il momento del trasporto della bara.
“Liam James Payn. Nato il 29/08/1993. Morto l’ 1/1/2085. La sua voce gentile e amorevole riscalderà le orecchie degli angeli.”. Gl’ultimi fiori nelle mani di Niall scivolarono scomposti sull’erba ormai verde scuro sopra Liam. Aveva vinto lui. Niall era rimasto per ultimo. Quel pomeriggio il cielo non la voleva smettere di mandare giù acqua, come se volesse rimandare la sepoltura. Accanto a Niall non c’era nessuno a tenergli la mano, nessuno a cui aggrapparsi mentre il parroco recitava la preghiera funebre. Nessuno verso cui girarsi che potesse veramente capire cosa significava quel momento. C’era solo un freddo, gelido posto vuoto. Per sua moglie, aveva sussurrato mentre le persone si dirigevano verso di lui.
Niall doveva farcela da solo.
Si era alzato per portare la bara, ma non era riuscito a reggerne il peso, nemmeno con l’aiuto dei tre figli di Liam. Aveva dovuto farlo il figlio di Louis al posto suo. Fu in quel momento che si rese conto di essere terribilmente vecchio Ricordava bene come la moglie di Liam le si fosse avvicinato e gli avesse sussurrato ‘mi dispiace’.
Nei suoi occhi c’erano tutte le parole non dette che quella frase sottintendeva. Mi dispiace.
Niall si sedette di nuovo, mentre le prime stelle coloravano il cielo.
“Mi avete lasciato solo. Ma non ve ne facci una colpa: ci sono chiamate che non si possono rifiutare. A quanto pare il destino mi ha riservato il dolore del sopravvissuto. E’ solo che…mi mancate così tanto. A volte entro nello studio di registrazione, quello nel nostro museo, e mi sembra di risentire le vostre voci. Mi è capitato un paio di volte di essere certo di avervi sentito ridere per una battuta di Lou, per strada, in macchina, al ristorante. E ogni volta mi giro. Lo so, sono uno stupido, ma non ci posso fare niente. Mi giro, con già il sorriso sulle labbra. Ma voi non ci siete. Voi non ci siete più.”
Sorrise, un sorriso carico di dolore, ma anche di rassegnazione. La rabbia era sparita, scemata con gli anni, e si era tramuta in qualcosa di più triste. Sopportazione. Accettazione. Rinuncia. Non li andava a trovare da molti anni ormai, ma loro erano rimasti lì, ad aspettarlo. Chi sa se c’era davvero un paradiso nel quale sarebbero tornati insieme. A Niall quest’idea piaceva, lo rassicurava.
Dalla tasca del giubbotto tirò fuori il portafoglio e prese una vecchia foto sciupata agli angoli, mangiata dal tempo. Lì c’erano loro, con Louis che aveva diciott’anni e Harry che ne aveva ancora sedici. Guardavano l’obbiettivo, sorridenti. La loro prima foto insieme. Com’erano giovani, com’erano spensierati allora.
Niall sfiorò i volti degli amici, ringraziando i video e le canzoni che gli erano rimaste di loro. In questo modo non avrebbe mai dimenticato le loro voci, la loro risata, il colore dei loro occhi.
Sarebbero rimasti con lui fino alla fine.
La sera scendeva veloce, come i rintocchi di mezzanotte che presagiscono la fine del ballo. Non voleva andarsene, voleva restare con i suoi amici, con la sua famiglia. Dopo che Liam, come sua moglie, lo aveva abbandonato, Niall era venuto qui, davanti alla sua tomba, ad urlare al cielo tutta la sua rabbia. Ma non c’era stata risposta dall’alto, nessuna pace, nessun sorriso. Solo un gelido, freddo silenzio. E allora Niall si era accasciato a terra, pregando qualsiasi dio ci fosse lassù di venire a prendere anche lui. Era stata sua nipote a salvarlo, trovandolo fra l’erba umida e il viso coperto di lacrime. Lo aveva aiutato ad alzarsi e gli aveva sussurrato ‘ci sono io’.
E allora aveva capito che  per lui non era ancora finita.
Con una forza che non credeva di avere, si issò sulle gambe doloranti, tenendosi con una mano al bastone e con l’altra alla lapide fredda di Liam. Traballante, si mise eretto sulle sue ginocchia indolenzite. Rivolse agli amici uno sguardo carico di tristezza, ed un sorriso.
“Suppongo che ormai non manca molto. Quindi non dirò addio. Ma arrivederci.”. Disse, la voce adesso ferma, le ultime lacrime che si asciugavano sulla sua pelle.
Se ne andò lentamente, mentre le lapidi lo fissavano percorrere il vialetto con passo malfermo, sopra di lui le stelle come unica guida.
Niall James Horan morì undici giorni dopo, per il cancro che gli mordeva il cuore. La nipote era andata a fare la spesa, mentre lui era nel suo letto, la tosse che non gli dava pace. L’aveva mandata via perché non voleva vederla piangere. Fu ritrovato da lei un’ora dopo, nel suo letto, il sorriso sereno di chi si è appena addormentato. Teneva in mano la vecchia foto di lui e i ragazzi, il volto rivolto verso di loro, gli occhi ancora aperti mentre cercavano di mettere a fuoco i loro sorrisi.
Niall James Horan se n’era andato tenendo fra le mani il ricordo coloro che per lui erano stati più che fratelli, a guidarlo in quella strada che loro aveva già percorso. Erano stati la loro famiglia. Erano stati tutto.
Il suo funerale fu silenzioso. La cerimonia fu parca e le sedie furono poche: non erano rimasti in molti ormai a piangere l’ultimo degli One Direction. Niente pianti, niente lamenti che si mischiavano al vento fresco. Un pallido e timido sole estivo riscaldava gli animi gelidi di sua figlia e di sua nipote, mentre i familiari trasportavano la bara. Non una lacrima sfuggì alla figlia di Niall, ma tenne un triste sorriso per tutta la cerimonia.
Sulla bara del padre, Jenna aveva espressamente chiesto di scrivere queste parole: “Anche se mancherai molto a tutti noi, so che sei felice adesso, con coloro che hai amato come fratelli.”.
Le sarebbe mancato moltissimo sua padre, ma adesso sapeva che era finalmente felice. Era in cielo, con i ragazzi, finalmente tutti insieme, a rallegrare gli angeli con le loro voci e il loro amore. Erano in cielo, fra gli angeli, finalmente riuniti. Anche se non aveva mai creduto nel paradiso, Jenna sapeva che ci doveva essere un lieto fine per Louis, Harry, Zayn, Liam e Niall. Un posto in cui sarebbero stati felici ancora una volta, un posto in cui si sarebbero potuti riabbracciare, un posto in cui avrebbero potuto ricordare i momenti felici.
Un posto in cui si sarebbero ritrovati, finalmente insieme per sempre.



 

 Mi è venuto di getto, senza pensare.
spero soltanto che vi dia le emozioni che ha dato a me scriverlo.
un abbraccio lacrimevole :'(
xx 

 

 

LovelyFrog

  
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