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Autore: LadyDepp    28/01/2013    6 recensioni
Sasuke Uchiha non avrebbe mai immaginato di vedere una Ninfa del Sole in carne ed ossa; poteva anche accettarlo, non era un suo problema.
Se non fosse che la Ninfa aveva l'aspetto di un ragazzo, di nome Naruto, venuto a sconvolgergli la vita con la sua presenza.
Questo, diventava un suo problema.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Premessa: questa storia è la mia prima SasuNaru e sono davvero felice di essere riuscita a scrivere qualcosa su di loro, perché sinceramente fatico molto a scrivere fanfiction; in realtà non è nulla di che, anzi, è un po’ strana come idea e sarà composta solo da cinque capitoli. Non la prendete molto seriamente, perché in realtà l’ho scritta principalmente per esprimere il mio amore verso questi due personaggi; quindi è più una sorta di regalo che ho fatto pensando a loro.
So che molti di voi vedono Naruto come un sole, come un girasole; anche io la penso così, ma ho voluto trasformalo in una ninfa del sole.
Spero che vi piaccia, anche se penso che sia venuta un po’ una schifezza… non date peso alle cavolate che ho inventato o.O
Metto l’avviso OOC perché ho paura di non essere riuscita a farli IC, inoltre il contesto è appunto AU.
Buona lettura!


La Ninfa del Sole

 


Primo giorno


«Odio queste giornate» pensava Sasuke Uchiha, mostrando però una certa indifferenza mentre osservava l’allegria accesa dei suoi compagni.
Il professore di arte li aveva portati a fare un’escursione all’aperto, in parco con un laghetto circondato da fiori e piante, con la scusa di aiutarli a esprimere le loro potenzialità artistiche. Dovevano dipingere qualunque cosa li attirasse, la natura, il sole, il cielo.
Sasuke era convinto che tutto ciò non avesse alcun effetto; lui non era bravo a disegnare, e non avrebbe trovato alcuna ispirazione anche se fosse apparsa la musa ispiratrice in persona.
Inoltre non gli piacevano le giornate soleggiate, il caldo sulla pelle; odiava il sole, la luce e tutto ciò che avesse a che fare con essa, compresi i suoi sciocchi compagni che tanto sembravano divertirsi durante il giorno.
«Sasuke-kun! Vieni a dipingere questo bellissimo fiore!»
Ignorò la voce petulante della sua compagna Sakura e posizionò la sua tela in un posto tranquillo, lontano dal resto dei compagni. Aveva deciso di dipingere il lago, era la cosa più fattibile che gli avrebbe permesso di liberarsi di quel cruccio in fretta – d’altronde bisognava solo colorare usando tanto blu e un po’ di verde.
Sasuke non aveva amici, e mentre sentiva i chiacchiericci degli altri compagni che sembravano allegri e in un certo qual modo soddisfatti, pensò che non ne aveva bisogno.
Amava la solitudine, e durante la notte, quando nessuno poteva interrompere il silenzio, era solito indugiare sul tetto ad osservare la luna: era bella, pallida, e per niente fastidiosa.
Al contrario quel sole gli dava sui nervi; non riusciva a tenere gli occhi perfettamente aperti, la luce gli impediva di concentrarsi sulla sua tela.
Aveva iniziato a fare delle linee orizzontali e blu, e le pennellate erano abbastanza rudi e poco precise. Ma a Sasuke non importava; l’unica cosa che aveva in mente era finire quella specie di tormento, e rintanarsi all’ombra di un albero.
Il tempo trascorreva lentamente, il sudore gli imperlava la fronte, e gli occhi erano ormai rossi dallo sforzo di tenerli aperti.
«C’è il carretto dei gelati!»
Sasuke ignorò la voce squillante di un suo compagno, mordendosi il labbro per finire di dipingere quel dannato lago, utilizzando la tonalità verde per dare un effetto più realistico al quadro.
Quando terminò il tutto, fece un passo indietro per osservare il suo lavoro completo.
Non era per niente bello, ma poteva dirsi soddisfatto per aver concluso in poco tempo.
Non si era nemmeno accorto che il professore e i suoi compagni erano spariti, lasciando le tele incompiute e altre cianfrusaglie da disegno sparse nella terra, per correre dietro al carretto dei gelati.
Sasuke era contento di avere finalmente un po’ di tranquillità; era stremato e per niente contento di com’era andata la giornata.
Aveva sempre odiato l’arte perché era l’unica materia in cui non riusciva a ottenere il massimo, e causa di quell’incursione improvvisata il suo fastidio era cresciuto ancora di più.
Lasciò che un sospiro uscisse dalla sua bocca, e diede un’occhiata faticosa in giro per trovare un albero abbastanza grande da proteggerlo da quella luce seccante.
«Odio il sole» tradusse i suoi pensieri ad alta voce, tranquillizzato che non ci fosse alcun ascoltatore. Ma non poteva sapere che qualcuno lo stava osservando, che aveva sentito i suoi pensieri ed ascoltato le sue parole; Sasuke era troppo impegnato a raggiungere l’albero scelto, con gli occhi bassi per controllare dove metteva i piedi.
«Perché odi il sole?»
Una voce che non aveva mai sentito parlò, rompendo il quasi silenzio che era prima caratterizzato solo dal canticchiare degli uccellini e dal fruscio delle foglie scosse dal vento.
Sasuke non era spaventato dalla voce sbucata dal nulla, ma era solo seccato dal fatto che qualcuno lo avesse sentito.
Si voltò, parandosi gli occhi accecati dalla luce con la mano destra, le labbra contratte in una smorfia infastidita.
«Non ti vedo. Chi sei?»
La sua vista non era buona, anzi era andata peggiorando con gli anni; e in quel momento i raggi solari gli impedivano di riconoscere perfettamente la figura che aveva davanti.
«Perché odi il sole?» ripeté la voce, che si fece ancora più alta e squillante.
Sasuke represse un sospiro seccato, e decise di fare uno sforzo per aprire completamente gli occhi e guardare in volto il suo scocciatore.
Quando le palpebre furono completamente aperte, riuscì a vedere un ragazzo, con i capelli dorati, gli occhi azzurri e la pelle ambrata. Fu un’istante, il sole lo abbagliò e Sasuke sbarrò gli occhi, voltandosi per evitare di diventare cieco.
«Sei nudo, e bagnato» constatò con indifferenza, massaggiandosi le palpebre con le dita «L’hai notato?»
«Perché non rispondi alla mia domanda?» continuò il ragazzo con voce infantile, costringendolo a voltarsi di nuovo, questa volta però Sasuke mantenne gli occhi chiusi.
«Perché mi infastidisce, come mi stai infastidendo tu» rispose seccato.
«Hai gli occhi chiusi»
La voce del ragazzo si era fatta più bassa, e quando Sasuke percepì un dolce profumo di fiori, capì che si avvicinato a lui.
«Furbo, dobe» gli disse sarcastico, mentre si chiedeva mentalmente perché facesse un odore così particolare «La luce è ancora più forte di prima» mormorò più che altro a se stesso, e gli diede di nuovo le spalle.
Dopo qualche istante di silenzio, il ragazzo biondo gli chiese dolcemente «Ora va meglio?»
Sasuke non capiva di che stesse parlando, ma aprì gli occhi, nascondendo la sua curiosità con una smorfia infastidita.
Si voltò lentamente, portando di riflesso la mano sul viso, ma i raggi del sole non erano più così accecanti come prima.
Riusciva a vedere bene ogni cosa, compreso la nudità del ragazzo di fronte a lui.
«Che ci fai nudo, dobe?» gli chiese ancora, inarcando un sopracciglio, osservando con interesse la sua pelle ambrata che per qualche motivo gli sembrava asciutta.
«Non chiamarmi dobe»
Sasuke notò le sue guance gonfiarsi, e le labbra incresparsi in una smorfia offesa, facendolo sembrare ancora più infantile.
Aveva un viso particolare, gli occhi grandi e azzurro cielo, e tre baffetti strani ai lati delle guance; non era uguale al resto dei suoi compagni di classe, così comuni e ordinari.
«Okay, dobe» non riuscì a reprimere un ghigno, non sapeva spiegarsi il motivo ma quello strano ragazzo non lo infastidiva come invece diceva, anzi lo divertiva alquanto.
«Come ti chiami?» gli domandò il biondino, ignorando la sua provocazione, ma restando offeso.
«Dovrei chiedertelo io» Sasuke lo fissò da capo a piedi, indugiando sul ventre piatto con uno strano disegno, ignorando la virilità nuda, e tornando velocemente sugli occhi.
«I miei compagni di classe staranno per tornare. Non vorrai farti vedere così» gli ricordò, con una punta infastidita nella voce, pensando alle reazioni degli altri se lo avessero trovato nudo.
«Dirò che stavo facendo un bagno nel laghetto»
Il biondino uscì fuori la lingua, dispettoso, e Sasuke aggrottò le sopracciglia a quel gesto infantile.
«Mi chiamo Sasuke Uchiha» decise di rispondere alla fine, lasciandosi sfuggire uno sbuffo «E tu?»
A quelle parole, il ragazzo sorrise apertamente, mostrando una felicità forse eccessiva.
«Io sono Naruto!» esclamò raggiante, e per un momento Sasuke pensò che potesse sembrare uno dei raggi solari, per quanto fosse splendente.
«Per me rimani un dobe» sogghignò, soddisfatto di vedere le sue guance tornare a gonfiarsi come se fosse un bambino «Comunque, che stavi facendo?»
«Sono qui per te»
Naruto si fece ancora più vicino, e il suo profumo quasi intossicò Sasuke. Ormai erano a due passi di distanza, e poteva sentire sul viso il respiro che proveniva dalla sua bocca.
«Per me?»
Sasuke non capiva di che stesse parlando, e quella vicinanza lo metteva un poco a disagio. D’altronde quel biondino era nudo, anche se a lui sembrava non importare.
«Ho sentito che blateravi su quanto odiassi il sole, così sono venuto per sapere il motivo del tuo odio» gli spiegò annuendo e facendo ondeggiare i suoi capelli biondi ad ogni movimento.
«Sei venuto da dove?» domandò Sasuke, mostrandosi sospetto, ma quando si accorse del ritorno dei suoi compagni di classe, non volle sapere la risposta.
In un istante afferrò il polso di Naruto e lo trascinò vicino al laghetto, e ignorando le sue lamentele, lo gettò in acqua senza alcuna esitazione.
«Perché l’hai fatto?!» esclamò indignato il biondino, dopo che fu emerso sputacchiando l’acqua intorno «Mi sono bagnato di nuovo tutto» si lamentò, con un broncio offeso sulle labbra.
«Baka» mormorò Sasuke alzando gli occhi al cielo «Resta lì» gli ordinò con fare imperioso, e si allontanò per raggiungere i suoi compagni.
«Ah! Sasuke-kun!»
Quando lo vide arrivare, Sakura lo accolse con un grande sorriso «Abbiamo mangiato il gelato! Te ne ho portato uno» gli porse un ghiacciolo al limone, e lui lo prese senza nemmeno pensarci.
Non vide il suo sorriso farsi più ampio, e gli occhi d’amore che gli rivolse la ragazza.
«Ehi! C’è qualcuno nel lago!»
Sasuke non riuscì a riconoscere la voce del compagno, ma poco gli importava.
Lasciò cadere a terra il ghiacciolo, guadagnandosi un’occhiata delusa e triste da parte di Sakura, e raggiunse il laghetto prima che lo facessero gli altri.
Naruto era seduto a riva, l’acqua riusciva a stento a mascherare la sua nudità, e giocherellava con un fiorellino, annusandolo e strofinando i petali sul suo viso.
«Sei davvero un dobe» lo rimproverò fissandolo in malo modo, ma lo protesse lo stesso con il suo corpo. Quando gli altri compagni arrivarono davanti al lago, Sasuke nascondeva Naruto alla loro vista.
«Ma chi è?»
Cercarono di sbirciare dietro le sue spalle, alzandosi in punta di piedi, ma nessuno trovò il coraggio di avvicinarsi. Sasuke pensò con una certa soddisfazione che erano troppo impauriti per farlo.
«Sono Naruto!»
Il biondino lasciò perdere il fiore e si mise in piedi, ma fortunatamente non si mostrò per intero.
Appoggiò il mento sulla spalla di Sasuke, circondandogli il corpo con le braccia.
«Dobe, mi hai bagnato» lo riprese quello, seccato dal fatto di sentirsi umido, per nulla interessato agli sguardi dei ragazzi, e del professore che aveva fatto la sua entrata in scena proprio in quel momento.
«Chi sei?»
«Sei nudo?»
«Facevi un bagno?»
Iniziarono a bombardarlo di domande, mentre la vena sulla tempia di Sasuke cominciava a pulsare.
Gli stava venendo un gran mal di testa, e voleva liberarsi dalla stretta di Naruto, ma non poteva farlo, non riusciva. Altrimenti sarebbe rimasto scoperto e per qualche ragione non poteva permetterlo.
«E’ ora di tornare in classe» intervenne il professore, mettendo fine a quelle chiacchiere.
Sasuke notò che l’uomo stava osservando con interesse il volto del biondino, e senza accorgersene strinse le labbra, infastidito.
«Lo accompagno a casa sua» disse allora, senza riflettere, lanciando degli sguardi poco amichevoli ai compagni e al professore «Ha perso i vestiti»
«In realtà non ne ho mai avuti» Naruto ridacchiò divertito, posando le labbra sulla spalla del suo protettore e aumentando la stretta intorno ai suoi fianchi.
Sasuke non diede segno di essere infastidito, e quel comportamento era davvero inusuale.
«Allora torniamo in classe. Uchiha, le tue cose le porto io, tu vai ad accompagnarlo e poi torna a scuola. Informerò gli altri insegnanti»
Il professore ordinò al resto degli studenti di raccogliere le cose in fretta, perché era già molto tardi.
Sasuke rimase lì, immobile, e benché le occhiate insistenti dei compagni lo stessero irritando, non riusciva a liberarsi delle braccia di Naruto, e del suo corpo che premeva contro il suo.
«Sembri un bravo ragazzo, Sasuke» lo sentii mormorare ad un certo punto, con le labbra ancora che sfioravano la pelle della sua spalla «Però non capisco perché odi il sole»
In quel momento Sasuke si rese effettivamente conto di stare abbracciato ad un ragazzo sconosciuto, per giunta nudo, apparso dal nulla e con la fissa del sole.
Quando i suoi compagni e il professore furono fuori dalla sua vista, si liberò di Naruto con un piccolo strattone.
«Zitto, dobe»
Si voltò per guardarlo, e notò che aveva messo su di nuovo il broncio.
Doveva assolutamente capire chi era e da dove veniva, soprattutto che cosa voleva da lui con quelle domande sciocche.
«Vuoi dirmi da dove sei sbucato?»
Naruto sbuffò, incrociando le braccia al petto.
«Sono una ninfa del sole» spiegò allora, ma il volto di Sasuke era rimasto impassibile «Davvero, sono una ninfa, non mi credi?»
«Dovrei credere a un dobe?» lo riprese, guardandolo dall’alto verso il basso, e quando i suoi occhi fissarono la sua virilità, non poté evitare di distogliere velocemente lo sguardo.
«Perché sei nudo? Dove sono i tuoi vestiti?»
Naruto sbuffò ancora, gli occhi che brillavano di una luce decisa.
«Sono una ninfa! Non ho bisogno di vestiti!»
«Da quello che ricordo dai numerosi libri che ho letto, le ninfe non mostrano il loro corpo in questo modo e non si fanno vedere dagli umani, se non in certi momenti precisi. Inoltre, sono donne» replicò Sasuke con fare saccente, sorridendo interiormente nel vederlo offeso dalle sue parole.
«Io sono una ninfa del sole e sono diverso da tutti le altre! Sono speciale! Comunque non sono venuto qui per discutere. Mi ero fatto un opinione differente, pensavo che avessi un serio motivo per odiare il sole e volevo cercare di comprenderti. Invece sei solo un teme!»
Naruto si sfogò con quelle parole ed uscì dall’acqua, facendosi più vicino e sfidandolo con gli occhi.
Sasuke ghignò, e sostenne il suo sguardo.
«Okay dobe, facciamo il caso che ti creda. Che vuoi sapere?»
«Perché odi così tanto il sole» rispose abbassando il tono, pensando che forse avrebbe avuto una risposta per il motivo per cui era venuto.
Sasuke si portò una mano sotto il mento, riflettendo un poco, consapevole che Naruto stesse aspettando impazientemente la rivelazione; non poteva farlo attendere oltre, non era così crudele.
«Vuoi sapere perché io odio il sole…giusto?»
Lo guardava pendere dalle sue labbra, e non poté che sogghignare interiormente.
Era proprio un dobe.
«Odio il sole perché …perché si» lanciò la bomba, e con un ghigno soddisfatto diede le spalle al biondino, immaginando i suoi occhi azzurri spalancarsi e la sua bocca formare un ovale preciso.
Dopo quell’istante di silenzio, sentì Naruto esclamare un «Teme!» arrabbiato, ma non si voltò, continuando a camminare verso l’uscita del parco.
In un primo momento aveva pensato di aiutare quello strano ragazzo, magari di coprirlo con qualche indumento per non farlo andare in giro nudo, ma aveva cambiato idea.
Naruto era strambo, inoltre era davvero un dobe, e aveva già perso troppo tempo con le sue fantasie inutili.
«Aspettami Sas’ke!»
La sua voce si era fatta dolce e lamentosa, come quella di un bambino che si sentiva abbandonato. Sasuke non riuscì a trattenersi e si voltò, guardandolo mentre correva verso di lui, i capelli scossi dal vento, le labbra aperte il respiro affannato.
Pensò che fosse davvero carino, ma quel pensiero fu eliminato in modo deciso dalla sua mente.
«Ti prego, non posso tornare se non mi dici perché odi il sole!»
Sasuke sbuffò, quelle parole lo stavano irritando non poco, così decise di stare al gioco per porre fine a quella storia che riteneva assurda.
«Odio il sole perché è caldo, e mi fa bruciare gli occhi» rispose senza alcun tono nella voce, e Naruto aggrottò la fronte, impensierito.
«Davvero solo per questo?»
«Volevi sapere altro? Non c’è altra ragione, ci sono alcune persone che amano la luce e altri che amano il buio. Io non sopporto i raggi solari, la luce del giorno, niente di tutto questo»
Sasuke gli lanciò un’ultima occhiata impassibile, poi tornò a camminare; quel discorso l’aveva incupito.
Non sentì i passi di Naruto alle sue spalle, pensò che doveva essere rimasto immobile o che forse aveva deciso di tornare da dov’era venuto.
Uscendo dal parco non prese la via della scuola, perché non aveva voglia di sentire le domande o gli sguardi dei suoi compagni di classe.
Intraprese la strada di casa, e quando fu nella sua villa enorme e vuota, dimenticò quello strambo biondino.

 

*

Fatemi sapere se devo aumentare/diminuire il carattere, o cambiare altro! :)

  
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