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Autore: Braina    28/01/2013    3 recensioni
“Ti senti quasi come un animale in via d’estinzione, che finalmente ha trovato un suo simile. Ma lei ancora non ammette ciò che è, testarda d’una francese.”
Hagrid è sempre stato un emarginato a causa della sua stazza “particolare”, ma un incontro inaspettato porterà un po’ di luce nella sua solitaria vita.
Storia scritta per il contest "Back to School" di GalanaOnira.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Olympe Maxime, Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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“Siamo legati ai nostri corpi come un’ostrica alla conchiglia”.
Te lo diceva sempre tuo padre, vero Rubeus? Era la sua frase di rito, quasi un mantra che utilizzava tutte le volte che gli chiedevi perché tua madre se ne fosse andata.
Allora eri troppo piccolo per capire, e continuavi a domandare, sperando in una risposta diversa. Sperando che, da un momento all’altro, lei sarebbe tornata.
Ma poi la vita ti ha aperto gli occhi: il mondo ti scansava, guardandoti di sottecchi come fossi un appestato, mentre tuo padre, che si faceva sempre più piccolo, raccontava a tutti del tuo incidente con quella pozione. Sapevi di non poter dire la verità, sapevi cosa pensava la gente riguardo ai giganti, ma non per questo non soffrivi.
 
Ricordi, Rubeus, il primo giorno ad Hogwarts? Quando il Cappello ti ha smistato e ti sei avvicinato alla tua tavolata, i ragazzini del primo anno ti hanno guardato terrorizzati, scansandosi il più possibile, neanche pensassero che tu volessi mangiarli.
Ti sei accomodato lì, occupando il posto di due persone, mentre gli altri si allontanavano. Ricordi come hai tentato di farti piccolo piccolo, rannicchiandoti su te stesso come se cercassi di sprofondare nel duro legno sul quale eri seduto?
 
Ricordi la tua pena per l’essere sempre solo, per avere come unico amico il professor Silente? Lui aveva capito subito, chissà come, la verità sul tuo conto, ma non gli importava: ti stava vicino, ti aiutava, ti faceva sentire meno diverso.
 
Ricordi quando anche tuo padre ti ha lasciato?
Avevi 12 anni e pareva che non avresti mai smesso di crescere, ma le cose andavano meglio, non è vero? Alcuni cominciavano a capire che eri un gigante buono, finalmente, ed è stato in quel momento che hai perso l’unica persona che, a differenza degli altri, l’aveva sempre saputo.
Ricordi quando tutto è andato a rotoli per una sporca menzogna?
 
 
So che lo ricordi, Rubeus, te lo leggo negli occhi, quei grandi occhi buoni che ora guardano ammaliati Olympe entrare nella Sala Grande. La squadri, incredulo, mentre il sangue affluisce alle tue guance barbute, mentre le mani callose diventano all’improvviso sudate, mentre la bocca si spalanca in un’espressione di puro sgomento; non è la prima volta che ti innamori, certo, ma è la prima volta, questo si, che osi sperare.
Hai capito che forse non sarai più solo, che al mondo c’è qualcuno toccato dal tuo medesimo destino, che siete due anime affini che dovranno per forza legarsi. Non credevi sarebbe successo, vero, Rubeus? Hai 65 anni, pensavi di essere troppo vecchio per concederti ancora il lusso della speranza.
 
Seduto sulla fredda panchina del parco del Castello, stringendole la mano, quella mano finalmente così simile alla tua da poter stringere senza paura di far male, capisci davvero cosa intendeva tuo padre quando eri bambino.
Lei nega, ma tu non ti arrabbi, la comprendi, ti confidi per primo per darle coraggio; sai cose significa nascondere ciò che sei per tanto tempo, così tanto che a volte ti ritrovi a credere alle tue stesse menzogne.
La prendi sotto braccio, passeggiate al limitare della Foresta Proibita, Olympe accetta persino un tuo bacio: lo avresti mai creduto, amico mio? Ti senti quasi come un animale in via d’estinzione, che finalmente ha trovato un suo simile.  Ma lei ancora non ammette ciò che è, testarda d’una francese.
“Siamo legati ai nostri corpi come un’ostrica alla conchiglia” le sussurri con una dolcezza di cui non ti credevi capace. “Noi siamo solo un po’ più ostriche degli altri”.
Le asciughi una lacrima, che lucente corre giù dalla sua guancia incipriata: aspetterai che se ne renda conto; lo farà, Rubeus, dalle tempo.







SECONDA CLASSIFICATA RICORDI, RUBEUS? 
DI QUENYA 

Grammatica: 10/10 
Brava. Brava. Brava. Sarò sincera, a volte avrei usato la punteggiatura in modo differente, ma mi rendo conto che il tuo metodo non è tuttavia sbagliato. La grammatica, lo dico sempre, è un qualcosa di soggettivo. Tu metti tantissime virgole, molte io le avrei sostituite con punti e virgole, ma finchè il testo risulta piacevole da leggere e scorrevole, va tutto bene. Per farla breve: grammaticalmente parlando il tuo testo è perfetto. 
L’unico errore che io abbia trovato è stato un sì privo d’accento (non è la prima volta che ti innamori, certo, ma è la prima volta, questo si, che osi sperare.). Penso non valga neanche la pena toglierti quel centesimo di punto. 

Stile e lessico: 10/10 
Già una volta avevi partecipato ad un mio contest (e tra l’altro ti devo ancora delle scuse per aver sbagliato in pieno a scrivere il tuo nome per tutto il tempo del contest. C’è una storia dietro a ciò, magari un giorno te lo racconterò!) e già allora mi avevi mostrato di essere abile e di utilizzare uno stile veramente buono. Se non ricordo male eri stata penalizzata per via del lessico, talvolta ripetitivo. Questa volta non è stato il caso. Sia stile che lessico sono, a mio avviso, eccellenti, ancora una volta tantissimi complimenti. Sei migliorata tanto; hai un metodo di scrittura capace di coinvolgere il lettore, in un certo senso ti invidio: mi è bastato leggere poche righe per sentirmi già parte della storia, non è una cosa da tutti, soprattutto se la storia è abbastanza generale, come la tua. Hai un grande talento, so che sembra strano da dire dato che già il tuo voto è un dieci pieno, ma credo che tu possa ancora migliorare e a quel punto sarà difficile fermarti. 

Caratterizzazione personaggi: 9/10 
Delineare un poco di più Olympe ti avrebbe garantito nuovamente il punteggio pieno. Purtroppo gli elementi che mi hai dato sono pochi per stabilire con precisione che tipo di donna essa sia: traspare il suo orgoglio, la sua cocciutaggine, ma poi? C’è qualcosa di più dietro a questa donna, che nonostante tutto è pronta ad abbandonare la sua scuola per andare a parlare coi Giganti (quella razza che tu le fai disprezzare). È pronta a vivere in mezzo a loro, pur di aiutare la comunità contro Voldemort, tu l’hai resa forse troppo schizzinosa e… francese. Ma non ho potuto toglierti poi più di tanto. Non è su di lei che si incentra questa shot, ma su Hagrid. Hagrid che conosce il tristezza della solitudine, Hagrid che sente il dolore causato dall’essere diverso, Hagrid che nonostante tutto riesce a vedere speranza dove chiunque per lui avrebbe visto solo buio. Hagrid che è semplicemente Hagrid, quello vero; quello di mamma Row. Non hai parlato di lui come del classico mezzo gigante buffo e innamorato di tutte le creature più oscure, quelle che considererà per sempre cuccioli, anche se si stanno sbranando Ron e Harry nel cuore della foresta, ma nonostante ciò tutte queste cose traspaiono. Perché come tutti anche lui è fatto di sentimenti deboli, di sentimenti dolorosi, e così come Jo è stata capace di far trasparire nella sua allegria tutto il suo tormento, tu sei stata abile nel far trasparire la gioia nel dolore. Starò diventando ripetitiva, ma anche qui un bell’applauso è più che meritato. 

Originalità: 8,5/10 
Nonostante sia una fan del personaggio, non ho mai letto molte storie su di Hagrid, quindi il mio giudizio potrebbe essere errato in questo campo. Quando io penso ad Hagrid, lo penso sempre sorridente e circondato da esserini strampalati. So che c’è un passato doloroso alle sue spalle, so che c’è della sofferenza, ma non mi ci soffermo. Tu invece l’hai fatto. Hai analizzato in maniera ottima quello che sta nel suo cuore puro, passando però solo dalle sensazioni peggiori. Non ho potuto darti punteggio pieno perché, girando un po’ le varie storie su di lui, i vari siti etc, mi sono accorta che non è un argomento poi così desueto come pensavo, ma resta il fatto che la tua storia mi abbia colpito, mi sia sembrata veramente originale. Se io voglio parlare di una persona felice racconto i suoi momenti felici; non mi sarebbe mai neanche passato per l’anticamera del cervello di raccontare questa felicità partendo sempre dalla miseria. Per essere meno monotoni, questa volta non avrai né applausi né complimenti, mi limiterò a farti un doveroso inchino. 

Utilizzo prompt: 4/5 
Ammetto di non averti dato una frase facile. Platone fu un filosofo complesso, spesso era difficile capire persino il suo stesso pensiero filosofico, a volte in un modo, a volte in un altro. Allo stesso modo, anche questa frase è complicata, ma una cosa va detta: ogni persona intende nelle sue parole ciò che le detta il cuore. Non importa cosa tu hai inteso, non importa se è diverso da ciò che ho inteso io, il modo in cui tu l’hai trattato, questo aforisma, mi fa già capire che è giusto, a modo suo. C’è chi ci vede l’attaccamento alla vita, chi al contrario, come te, l’ha intesa come qualcosa di totalmente diverso. Non è un errore. Certo, io non avrei mai usato questa frase in questo modo, ma tu non hai assolutamente sbagliato. È come quando, davanti ad un cieco e ad un bambino, l’uomo dice “Sole”; il bambino penserà immediatamente al colore giallo, alla sua luce, il cieco sorriderà ricordando il calore, il senso di beatitudine; sono due idee opposte, ma entrambe esatte. Ciò che però mi fa storcere il naso è che non sono riuscita a capire appieno cosa TU intendi. Ci ho ragionato, ma qualcosa continua a non tornarmi. La conchiglia è bella, giusto? Ma i loro corpi non lo sono; allora perché nasce questo paragone? Forse avresti potuto approfondire un pochino meglio questo concetto, filosofeggiare un tantino di più. ma fondamentalmente mi ritengo soddisfatta. È pur sempre un quattro su cinque. 

Gradimento personale: 4,5/5 
La tua storia mi è piaciuta molto. È semplice, ma al contempo ricca. Ad una prima lettura si pensa ad essa solo come ad un semplice racconto; già a una seconda invece si notano le sfumature, la contrapposizione tra dolore e speranza, e tutte quelle altre cose di cui ho parlato prima. Forse sono solo io che le penso, forse tra un po’ mi risponderai dicendomi appena “non ho idea di cosa tu stia parlando”, ma questo è ciò che ho colto nella tua shot. Te l’ho già detto, mi piace molto come scrivi e cosa scrivi. Hai questa capacità particolare di colpire di lettore che è per me un dono divino. Ho provato a contenermi nel giudicarti, ma come puoi notare non è stato possibile: le parole sono uscite da sole, c’era talmente tanto nella tua breve storia che non ho potuto non raccontare ogni singolo dettaglio Devo essere sincera non avrei mai creduto di poter scrivere così tanto e di poterlo fare per una fluff su Hagrid, ma mi hai fatta ricredere. E la tua storia li merita tutti, i miei complimenti, così come il tuo talento. Cerca di migliorarti sempre più, hai ancora molto da imparare, ma il tuo livello è già abbastanza alto. Ho molta fiducia nelle tue potenzialità, non deludermi. 

Totale: 46/50
  
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