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Autore: mattia790    28/01/2013    0 recensioni
Un uomo che odio ciò che è e ama la sua personalità nascosta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luca si guardò allo specchio. Sorrise mostrando una striscia perfetta di dentatura bianca. Le sue labbra erano velate da una patina lucida che risplendeva grazie alla luce posta di fronte, ma poco più in alto. Con grazia si passò la mano sinistra tra i capelli biondi facendoli cadere progressivamente.

Mentre il braccio sinistro si prendeva cura della zona di comando del corpo, il destro penzolava lungo il fianco, il più lontano possibile da dove venivano prese le decisioni.

Luca avvicinò il volto all'immagine riflessa davanti sé. Arrivò così vicino da poter percepire anche i più piccoli particolari. Lo inebriava scovare nuove sfumature dell'iride. Il colore predominante era il marrone, ma alcune strisce di verde lo rendevano così chiaro da confoderlo, soprattutto sotto una luce intensa.

Si era rasato la barba così a fondo da rendere la pelle liscia come quella di una donna. La crema viso gli donava una lucentezza quasi irreale. Per un attimo fece finta di essere nel set di un film, e provò delle espressioni facciali per esprimere alcuni stati d'animo. Per giocare finse che fosse proprio il regista ad avanzare le richieste. Iniziò con l'essere imbronciato, poi sorrise, passò a triste, spaventato, sorpreso, innamorato e terminò malinconico. Per l'ultima espressione non gli ci volle poi molto, perché era la sua preferita, quella che gli apparteneva di più.

Con ribrezzo diede un'occhiata furtiva al braccio destro, ancora penzolante. I muscoli delineati si avvolgevano all'osso come un serpente quando soffoca la sua preda. Le vene azzurro grigiastre erano in rilievo e parevano le strade di una grande città vista dall'alto. Quanto avrebbe voluto cancellarle e quanto avrebbe voluto che quello stesso braccio assomigliasse al sinistro. Quest'ultimo infatti, aveva un aspetto totalmente differente, pur facendo parte del medesimo corpo. Non aveva peluria, i lineamenti erano aggraziati e le vene erano quasi totalmente celate dal roseo colore della pelle. Quel braccio era una grande soddisfazione per Luca. Era lo stereotipo di bellezza che inseguiva.

A rendere ancor più odioso il braccio destro era un segno indelebile poco sopra il polso. Si trattava di un tatuaggio senza nessuna forma particolare e senza nessun significato. Più che il disegno in sé era stato l'atto del farselo da solo, con una punta di metallo e della china, che aveva dato un senso, sé così lo si poteva chiamare, a quella confusione di linee. Aveva ancora impresso la sensazione provata quando i suoi amici lo avevano contemplato strabiliati. Una sensazione che ora detestava, una sensazione che lo aveva fatto sentire un duro, il capo del branco. Ancora oggi non si spiegava come gli fossero passate dalla testa certe idee. Ne aveva fatti di sbagli nella vita, quello era solo uno dei tanti.

Un giorno era arrivato al pensiero di tagliarselo quel braccio maledetto, tanto era l'odio che provava nei suoi confronti. Aveva preso dalla cucina il coltello più grande ed affilato. Era pronto al grande passo, quando qualcosa lo aveva stoppato. Che stai facendo? Sei pazzo? Hai intenzione di ucciderti? Pensi che il tuo passato si possa cancellare tagliandoti il braccio? Era stato il lume della ragione a fermarlo. Così, da quel giorno, decise che in quel "momento tutto suo" non avrebbe più utilizzato il braccio destro. Avrebbe fatto come se non esistesse. E in quel modo si stava comportando guardandosi allo specchio.

Poi ad un tratto accadde qualcosa. Il suo braccio destro iniziò a muoversi di sua spontanea volontà, non era Luca a guidarlo. Sembrava che l'arto avesse una vita propria. Lentamente si staccò dal fianco, su cui era appoggiato da un'ora ormai, salì e arrivò alla testa con la mano che aveva assunto al forma di una morsa. Ricordava i ragni meccanici che negli sfasciacarrozzze stritolavano le auto senza più vita. Con un movimento deciso afferrò la parrucca bionda e la staccò dalla nuca. Sulla testa rimasero solo pochi capelli neri e qualcuno di grigio. A quel punto il braccio sinistro, che fino a quel momento aveva diretto i giochi, si spense appoggiandosi al fianco. Sul volto di Luca si disegno' delusione e odio per il braccio destro.

Due colpi forti alla porta lo fecero rinvenire.

"È più di un'ora sei lì dentro!! Si può sapere che fai?"

Luca celò il desidero di essere qualcun'altro nascondendo la parrucca bionda, fece un profondo respiro e aprendo la porta ritornò ad una vita che non gli apparteneva.

 

  
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