Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: mawty91    19/08/2007    4 recensioni
"Mi manchi come l'aria, Harry".
"Sei tu la mia aria, Hermione".
la mia prima fic, una one-shot senza troppe pretese.. speriamo bene :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hermione Granger, curva sotto l'immancabile borsa colma di enormi libri, stava percorrendo velocemente i corridoi della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Molti si voltavano al passaggio della Caposcuola più intransigente che Hogwarts aveva mai conosciuto - dopo Percy, s'intende.
E... anche una delle più carine! Sebbene il suo carattere un po' scontroso non si fosse addolcito durante gli anni (quantomeno per gli estranei), ciò non scoraggiava eventuali ammiratori. Per quello ci pensava lei in persona.
Il suo aspetto fisico, invece, era cambiato eccome! I suoi capelli avevano trovato un scopo: caderle in riccioli sulle spalle incorinciandole il viso, abbandonando la loro vocazione precedente: essere crespi e sempre intrecciati.
Il viso paffuto le si era allungato, il corpo era slanciato e tonico, la schiena diritta - libroni a parte.
Solo una cosa non era cambiata: gli occhi. Erano quelli attenti ed espressivi di sempre, anche se in quel momento erano velati di malinconia.

Harry Potter era seduto in un angolo del corridoio vuoto, con la testa fra le mani, l'ennesimo litigio con Ron alle spalle e l'ansia a divorarlo.
La Profezia gravava sulle sue giornate come una nube di pioggia, aveva i nervi a fior di pelle, era un ragazzo tormentato. Tormentato da Voldemort, dalla vita, dalla morte. Non si sentiva all'altezza di quello che tutti si aspettavano dal 'salvatore del mondo magico', avrebbe voluto essere soltanto Harry: un ragazzo di diciassette anni, magari con idioti problemi adolescenziali, quali brufoli o ragazze. E invece gli toccava essere il 'grande Harry Potter', con la sua fama a precederlo ovunque, era famoso - non riusciva ancora ad abituarsi all'idea, non ci sarebbe mai riuscito - e non ne poteva veramente più.
Anche lui era cambiato nel corso degli anni. Era cresciuto parecchio in altezza - anche se mai quanto Ron, certo -, il Quiddich gli aveva sviluppato la muscolatura, le spalle si erano allargate e i tratti del viso si erano induriti, pronti ad addolcirsi quando sorrideva. Solo che non sorrideva più.
Si sentiva solo. Era solo, ma per un suo preciso volere. La sua aura di depressione, risentimento e rabbia teneva a distanza di sicurezza tutti quanti, compreso Ron.

L'unica che non si dava pervinta era Hermione - ecco svelato il motivo della sua insistenza nel pattugliare i corridoi. Cercava Harry. E l'aveva trovato.

Il velo di malinconia che Hermione aveva sugli occhi si estese al viso, che si esibì in un'espressione preoccupata, ed in tutto il corpo, fin'anche ai polmoni, che sospirarono d'angoscia.
Harry non mangiava, non dormiva, non parlava con Ron. Non le aveva ancora parlato del suo stato d’animo, nè lo faceva con nessun altro, si era chiuso in se stesso a doppia mandata. E non voleva aprire a nessuno.
Ma lei non avrebbe certo smesso di bussare, fino a rompersi le dita se necessario.
Gli si avvicinò e lentamente gli si sedette accanto, appoggiando la testa sulla sua spalla, con un piccolo singhiozzo. “Harry, ma come fai a resistere?! Devi lasciarti andare…”
Harry diede il primo segno d'essersi accorto di lei: alzò la testa, lo sguardo furente.
“Io non ti devo niente.” Sibilò, gelido.
“Certo che non mi devi niente, idiota che non sei altro, lo devi a te stesso!”
“Se si parla di me non sono affari tuoi”
“Ah no?! Harry…” strillò lei, la voce rotta. “Ci conosciamo da quanto, sei anni? Non significa niente per te?”
Gli occhi di Harry si addolcirono, suo malgrado. Hermione aveva finalmente notato segni di cedimento in quella porta blindata con cui Harry aveva precluso se stesso e il suo cuore a tutti. Lui rimase in silenzio, sentendo i suoi propositi di isolamento sciogliersi - neanche troppo lentamente a dire il vero.
Lei gli si parò davanti per guardarlo bene. Gli occhi color cioccolato di Hermione si persero nel verde intenso di quelli di Harry. “Per me significa ancora tantissimo”, gli disse a mezza voce. Harry parve riscuotersi: “Cosa ne sai tu, eh?!” le gridò, facendole fare un balzo all'indietro. “Cosa ne sai di cosa si prova a perdere man mano tutte le persone che ami...” lui avanzò ed Hermione indietreggiò, “...inesorabilmente...”, altro passo in avanti, “...una dopo l’altra?!”. Harry aveva ribaltato la situazione, era Hermione quella con le spalle al muro.
“Non lo sai, per tua fortuna!!” le sussurrò, ad una spanna dal suo viso. “Ma io lo so!! E non voglio più dare a Voldemort questa possibilità!!”
Hermione trattenne il fiato, mentre quella porta blindata si disintegrava.
“…io ho smesso di amare!!”

Hermione poteva essere preparata a tutto, ma non a quello. Non solo Harry non mangiava, non dormiva, non parlava con Ron, ma... Harry non amava più.
“Ma Harry!” sighiozzò, “Non ti rendi conto della sciocchezza che hai appena detto? Non amare… Pochi esseri sono in grado di non amare, e, fidati, tu non sarai mai uno di quelli… Ma guardati, avevi un cuore grande e pieno d’amore, ed adesso sei sempre arrabbiato, di quella rabbia cieca che ti rende irriconoscibile!! E’ questo quello che Voldemort vuole, non lo capisci?! Voldemort non riesce a concepire l’amore, non riesce a capirlo, nè a provarlo… Ma la rabbia!! E’ la sua fonte di vita, lo stai facilitando, stai facendo il suo gioco! Arrabbiato sei molto più influenzabile, Harry, perché anche la rabbia è un’emozione, come l’amore. Con la sola differenza che l’amore crea, e che la rabbia distrugge!! Se non vuoi più provare emozioni… ammazzati, Harry, perché la vita stessa è un’emozione!!”. La voce le si ruppe, ma non si fermò: “Se si vive si ha un cuore, e tu in particolare ne hai uno grandissimo, e se proprio vuoi escludere un’emozione ti prego Harry, ti prego... non escludere l’amore!!”

Se c'era rimasto un briciolo di ostacolo tra l'incontro delle loro anime, Hermione lo spazzò via con quell'ultima frase: “…Mi manchi come l’aria, Harry…”. Poi, senza preavviso, con l'ennesimo singhiozzo a scuoterla, lei si alzò e corse via.

Harry rimase imbambolato per qualche secondo, poi sussultò, si riscosse e agì d'istinto - come ai vecchi tempi.
Le corse dietro e la fermò prendendola per il polso, con forza. Si accorse che le stava facendo male e la sua stretta si addolcì. Si trovavano proprio davanti alla Stanza delle Necessità, e per un po’ rimasero così, lei girata indietro a guardarlo con gli occhi ancora pieni di lacrime, e lui con la mano saldamente stretta al polso di lei - con dolcezza.
La guardò negli occhi, e di nuovo il verde si perse nel nocciola.
“Sei tu la mia aria, Hermione.”
Hermione si soffermò a guardare i suoi occhi. Prima erano pieni di rancore e di tristezza, adesso invece erano luminosi, rendevano il suo sguardo intenso.
Lei era sempre stata attenta a questo tipo di particolari. Gli occhi verdissimi di Harry erano lo specchio della sua anima, il riflesso della purezza del suo cuore, il simbolo della sua immensa bontà. Per lei erano un libro aperto su quella splendida persona che era Harry.
L’abbracciò e rimasero così, strettissimi ed immobili, ad ascoltare i battiti dei loro cuori. Poi lei lo prese per mano, aprendo la porta della Stanza delle Necessità. Erano in piedi, l’uno di fronte all’altra.
“Sono qui per te. Esprimiti.”
E allora Harry pianse.
Pianse tutto il dolore straziante che non aveva voluto mostrare nè tirare fuori, e la sua Hermione rimase sempre lì con lui, non lo lasciò un secondo, donandogli silenzio, pace, affetto e tanta tanta dolcezza.
Harry sentiva il cuore alleggerirsi ogni secondo di più, sentiva l'anima riscaldarsi dopo tanto gelo.
Hermione lo coccolava come se fosse una madre, quella madre che Harry non aveva mai potuto avere, e lui le era infinitamente grato. La tranquillità lo avvolse e lui si lasciò cullare dal suono dolce del canto a labbra chiuse di Hermione.
Quando lei lo vide così tranquillo sentì il cuore traboccare di commozione, e capì che era giunto il momento di separarsi da lui, seppure per poco.
- O adesso o mai più, Hermione. Non puoi restare sempre con lui - .
E poi aveva un'altra cosuccia da fare, che iniziava con la 'R' e finiva con 'onnie'.


Nonostante l’ora tarda lo trovò in Biblioteca, con Dean e Seamus.
“Ronald, dovrei parlarti un secondo, vieni”.
Non era una richiesta, ma un ordine.
“Ciao” Salutò freddo lui.
“Sbrigati, non ho tutto il giorno.”
“Andiamo nella Stanza delle Necessità?”
“No, è troppo lontana, sigillo questa vecchia aula di Trasfigurazione ed è fatta” divagò Hermione.
Entrarono entrambi.
“Dimmi”
“Sono qui per parlarti di Harry”
“Harry chi?” fece Ron, acido. “Harry il Salvatore del Mondo Magico?! O forse colui che ha tutto ciò che desidera senza alzare un dito?! No, ci sono! E’ l’Harry a cui non importa niente dei suoi ex migliori amici, anzi no, del suo ex migliore amico, di te gli importa, ci scommetto che sei qui per...” Hermione gli tirò uno schiaffo in pieno viso.
“Ma come puoi essere così insensibile?! Come fai a sputare tutte queste cattiverie?! Come?! Ma non capisci che ne sta passando più di tutto il nostro dormitorio messo insieme?! Come l’hai definito? ‘salvatore del mondo magico’? Beh, è così, ma che colpa ne ha lui?! Pensa al prezzo che ha dovuto pagare per essere così com’è ora: sua madre è morta perchè lui sopravvivesse all’attacco di Voldemort!! E anche suo padre!! E quando, finalmente, pensava di aver trovato qualcosa di vagamente simile ad una figura paterna, Sirius, Voldemort gli ha sottratto anche lui. E Silente? Come sopra! Mentre tu giochi a Quiddich alla Tana coi tuoi fratelli ed i tuoi genitori, lui se ne sta in quella fogna di Privet Drive, con quei suoi orribili zii che lo detestano!! E DICI CHE HA TUTTO?! NON HA NIENTE!! E tu trovi il modo di rinfacciargli anche questo! E cos’altro hai detto? Che non gli importa niente di te?! Te lo dico io, se non gli importa! Si è allontanato da noi e da tutti per paura di vederci fare la stessa fine di tutte le persone che ha amato. Aveva paura di amarci perché per lui amare è diventato sinonimo di morte!! Ti sembra umano, questo?!
Sei proprio STUPIDO, Ronald!!”
E, detto questo, gli tirò un altro schiaffo, e lo piantò in asso.
Per un folle momento Ron pensò che Hermione avrebbe anche potuto cambiare guancia per il secondo schiaffo, visto che sentiva che la guancia gli sarebbe caduta da un momento all'altro... Ma poi realizzò che Hermione aveva ragione in toto.
In un ritorno di follia pensò di meritarsene molti altri, di schiaffi, e pensò anche di richiamare Hermione per prenderseli di santa ragione. Però poi risolse con l'andare in dormitorio a cercare le giuste parole per scusarsi con Harry.

La mattina dopo Harry si alzò presto. Non aveva dormito affatto, come sempre ultimamente, aveva girovagato nel castello deserto godendosi la leggerezza del suo cuore che Hermione gli aveva donato.
Si mise seduto, inforcò gli occhiali e si accorse di non essere l'unico insonne.
Ron, ignaro di essere 'spiato', era chino su una pergamena. Harry lo guardò scrivere e sorrise della buffa espressione di concentrazione che era dipinta sul suo volto. Poi si ricordò che loro non si parlavano più, il sorriso gli si spense e fece per andarsene dal dormitorio.
Ron, però, lo fermò, e gli porse la pergamena con aria grave.
“Cos'è, una lettera d'addio?” lo ghiacciò Harry con fredda ironia.
Ron non rispose, continuò a tenere la mano tesa verso Harry sperando che lui l'accettasse, guardandosi le punte dei piedi.
Harry s'incuriosì, - Al massimo la brucio - si disse, e prese la lettera. Ron tornò a letto e tirò le tende, mentre lui uscì dal dormitorio sbattendo la porta. Con un colpo di bacchetta accese il fuoco quasi spento della Sala Comune e si diede alla lettura.

Ehm... Ciao Harry.
Puah che inizio fiacco. Senti, al diavolo l'inizio, eh? Andiamo al dunque.
Certe volte... Okay: spesso, sono geloso.
Sono geloso della tua fama, della tua gloria, del fatto che sei ricco. Sono frustrato perchè mi sembra di vivere sotto la tua ombra, perchè non mi sento nè all'altezza di Hermione nè tantomeno alla tua; e sono arrabbiato perchè voi andate meglio a scuola e perchè tutto il mondo magico ti adora, Harry.
E certe volte... Okay: spesso, sono talmente geloso, frustrato e arrabbiato che dimentico di quanto invece sono fortunato.
Sono fortunato perchè ho una grande famiglia che mi vuole bene, perchè non ho tu-sai-chi alle costole, perchè nessuno si aspetta che io salvi il mondo, ma soprattutto sono molto, molto fortunato perchè... Ho un amico come te.
'Mione mi ha dato una bella scrollata, sai, uno di quegli scleri che dà ogni tanto, perchè io da solo non ci arrivavo a capire quanto sono scemo.
Tu dividi con me tutto quello che hai: la fama, la gloria, il denaro anche, e perfino i compiti.
E quindi io farò lo stesso, al diavolo questa stupida gelosia! Posso offrirti gli abbracci spacca costole di mamma, l'arrossamento delle guance di Ginny, gli scherzi di Fred e George, la noia di Percy, la simpatia di Bill e le battute di Charlie, pranzi a base dei discorsi di papà che colleziona spine, e... posso offrirti la mia amicizia.
Spero tanto che basti per farmi perdonare.
Scusami. Davvero.
Ron

Harry fece un sospiro. E un altro, e un altro, e un altro ancora, mentre un sorriso pieno e luminoso si faceva largo sul suo viso, ammorbidendogli i lineamenti.
Prese un pezzo di pergamena e scrisse: accetto l'offerta, amico.
Poi tornò di sopra. Ron lo aspettava tremante da dietro le tende del letto al baldacchino, Harry entrò e gli tirò il pezzo di pergamena sul letto. Ron, che non l'aveva ancora guardato in faccia, si sentì morire. - Ecco, non l'ha bruciata ma l'ha strappata e me l'ha ridata, lo sapevo che faceva schifo - , ma qualcosa non andava. Ron aprì la pergamena, lesse, non trattenne un sospiro di sollievo e poi si alzò. Fece un passo verso Harry, che intanto aveva fatto lo stesso... E si abbracciarono ridendo.
“Mi sei mancato, Ronnie”
“Harry... Grazie.”
Sciolsero l'abbraccio.
“Non costringermi a ritirare tutto però eh! SMETTILA DI CHIAMARMI RONNIE!”
Harry per tutta risposta gli diede uno spintone, Ron franò sul letto e i due ingaggiarono una bella lotta a cuscinate a cui si unirono anche Neville, Dean e Seamus.
Quandono furono tutti e cinque abbastanza sudati, accaldati e stremati, scesero di sotto per la colazione.

Harry aveva recuperato due delle cose fondamentali che aveva smesso di fare: mangiare, e parlare con Ron. - Wow, mi ero dimenticato che il cibo potesse essere così buono - .


Mentre Harry spariva in una delle sue lunghissime e sempre più frequenti passeggiate in solitudine, Hermione saltò addosso a Ron. Si era contenuta durante la colazione, ma non ce la faceva veramente più.
“RONNIE! Ce l'hai fatta! Come sono fiera di te, come sono contenta!” trillava, saltellandogli attorno e riempendolo di baci sulle guance. Lui cercava senza troppa convinzione di levarsela di dosso, senza riuscire a frenare le risa.


Era calata la sera, e anche l'entusiasmo per la pace di Harry e Ron. Hermione pensò a Harry, e si accorse di saper esattamente dove trovarlo.
Ed infatti eccolo lì sulla riva del lago, tutto imbacuccato per resistere al vento tagliente, un lembo della sciarpa che gli svolazzava intorno, le mani sprofondate nelle tasche e i capelli danzanti, illuminato dalla luce tenue della bianca luna piena.
Hermione lo guardò da lontanto, e gli si avvicinò lentamente fino ad affiancarglisi, tutta imbacuccata anche lei, toccandogli piano il gomito con il suo.
Dopo alcuni minuti Harry perse la fissità dello sguardo.
- Doveva essere molto concentrato - pensò Hermione.
Lui la guardò e le sorrise. Era uno dei suoi sorrisi sghembi, quelli che riservava solo lei, e che lei adorava.
“Ti aspettavo” le disse all'orecchio, togliendosi il mantello e appoggiandolo sulle piccole spalle di lei.
Tornarono a guardare il lago, vicini, lo sguardo fisso davanti a loro, sbuffando nuvolette di fiato a intervalli regolari.
Hermione gli si avvicinò un po' di più fino a sfiorargli la spalla con la testa.
E allora Harry capì una cosa. La capì così, all'improvviso, chissà cosa gli era scattato, chissà quale rotella del suo cervello si fosse data una mossa, ma capì.
La guardò negli occhi e le prese il mento con la mano.
“Grazie di esistere”, le sussurrò.
Poi spostò lo sguardo sulle labbra di lei, sulla dolce curva del suo labbro superiore, chiuse gli occhi e le depose un bacio sulle labbra.
Fosse stato per lui si sarebbe immediatamente staccato, si sarebbe scusato e poi le avrebbe detto addio desiderando ardentemente una pala per sotterrarsi.
C'era però una strana luce nei suoi occhi.
“Dove credi di andare?”, gli sussurrò prima di prenderlo per la sciarpa e fare in modo che le loro labbra si reincontrassero, - e non solo quelle.
Si baciarono sempre più appassionatamente, i sospiri sempre più frequenti e i corpi tremanti d’emozione.
“Ti amo, Hermione.”
“Oh, Harry! Sai quanto ho aspettato e sognato questo momento? Ti amo, ti amo, ti amo! Senti come mi batte il cuore!”
Prese la mano di lui e la portò al proprio petto. Bumbumbum.
Harry potè avvertire la velocità sfrenata dei battiti.
Sorrise. “Ti farei sentire il mio, ma adesso è in gola e di scendere non ne vuole sapere. Comunque… fa bumbumbum”.

Si distesero sull'erba a guardare le stelle, ed Hermione si appoggiò con la testa al suo torace, ascoltando il cuore di Harry scendere lentamente dalla gola e tornare al suo posto in mezzo al petto. Avvertì il suo respiro farsi più regolare e tranquillo. Harry si era addormentato.

Harry parlava con Ron. Harry mangiava. Harry dormiva. Ed Harry l'amava.
I quattro ingredienti per l'invincibilità.
- E' proprio tutto a posto ora - .




una dedicucciauccia. per la Saretta, alias Drew, che mi ha spinto a pubblicare. grazie tesora, senza di te non avrei neanche iniziato a scrivere. ti voglio bene (:
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: mawty91