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Autore: shelters    28/01/2013    2 recensioni
"500 giorni di sole continuo, persino nella nuvolosa Londra.
500 giorni di sorrisi.
500 giorni di dolori allo stomaco e giramenti di testa.
500 giorni di musica e canzoni.
500 giorni di discussioni senza apparente senso logico.
500 giorni di maglie e sensazioni rubate e condivise.
500 giorni di “viviamo la vita al momento, poi si vedrà”.
500 giorni di indecisione.
500 giorni di cibo spazzatura.
500 giorni di film noiosi e attori penosi.
500 giorni di urla e richieste, di parolacce e maledizioni.
500 giorni di gote arrossate, paesaggi unici e viaggi in macchina.
500 giorni di Alice ed Harry, Harry ed Alice."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ad Alice, perchè sono troppo mainstream e non ho trovato un'idea fantasiosa per ricambiare il suo splendido gesto.

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Seduta su uno scoglio particolarmente alto, una ragazza bionda scandiva i secondi ticchettando la penna su un’ intonsa pagina di diario.
Le poche persone che passavano le lanciavano occhiate preoccupate, come se avessero la sensazione che si potesse lanciare nel mare tempestoso da un momento all’altro, o occhiate indifferenti, considerandola semplicemente una persona qualunque che trascorreva un ventoso pomeriggio in spiaggia.
Ma, impegnata com’era, non se ne rendeva quasi conto.
Era lì da nemmeno troppo tempo, ma per il suo cervello erano peggio di ore. 
Non c’era un metodo indolore per ricordarlo, Alice lo sapeva, e quel pezzo di carta bianco ne era la prova.
500 giorni, 500 giorni insieme che non potevano essere dimenticati come ci si dimentica dei pences che finiscono in fondo alla borsa o nelle tasche dei jeans.
Perché, alla fine, i loro non erano stati giorni d’amore e passione, di bacetti e carinerie in pubblico, di sdolcinatezze e regali pelosi con grandi cuori stampati su ogni centimetro di spazio libero. 
Se li ricordava come ieri i pomeriggi nel negozio di dischi all’angolo. Ore interminabili a discutere se fosse quello gli Oasis o dei Kings lo scioglimento peggiore della storia. 
A studiare i lineamenti gentili e simpatici di lei e quelli canonicamente perfetti di lui.
Di promesse fatte la mattina presto, a stomaco vuoto, quando, chiaramente, nessuno riesce a pensare lucidamente.
E le serate nei karaoke con amici ubriachi fradici, quel tipo di relazione che andava definita, ma che lei si rifiutava di fare “troppo nella norma, troppo scontato” diceva minimizzando tutto con un cenno della testa e tornava a cantare canzoni di Elvis per il suo appartamento.
I baci in biblioteca, rubati tra uno scaffale e l’altro, i giochi al parco che finivano sempre con lui che la lasciava vincere e lei che finiva per rinfacciargli che avrebbe vinto anche senza di lui.
Lì, in quel pezzo di mondo, dove le onde si infrangevano placide sul bagnasciuga e gabbiani volavano bassi, la bionda Alice doveva prendere una decisione.
Pensò a quanto l’amore bruciasse, facesse soffrire, si spezzasse e non si risanasse più.
A quanto lei fosse sfuggita da quelle cose, perché la bionda ragazza che quando era arrabbiata inveiva contro il cielo in italiano, non era sicura che l’amore fosse fatto per una come lei.
Lei era l’anima del gruppo, quel genere di persona che ispira simpatia a pelle, quella che sbuffava e sbatteva i piedi quando la giudicavano “troppo giovane” per entrare in discoteca.
Era un essere forte quando debole, sorridente fuori, burrascoso dentro. Era stufa di quegli appellativi, di quegli “devi conoscere Alice, è così simpatica”, di quei rimproveri quando le sembrava di avere il mondo contro e rispondeva male a chicchessia, guadagnandosi occhiate che non credeva di meritare.
Poi una piccola fototessera richiamò la sua attenzione.
Ricordava ancora il giorno in cui l’aveva incollata: 383, un Mercoledì. 
Harry doveva farsi una foto per il passaporto e lei si era appropriata di una delle 4 copie con la scusa che “quel finto broncio serio è adorabile, mi ricorderà chi sei in realtà”.
E le venne in mente tutto.
Il modo gentile in cui le sorrideva, quelle piccole fossette in cui Alice era convinta di poterci mettere dentro qualcosa di piccolo tant’erano profonde.
Il modo in cui abbassava lo sguardo quando Louis, completamente ubriaco, diceva qualcosa di imbarazzante che lo faceva arrossire; la moltitudine di braccialetti e collane che tintinnavano ad un suo semplice movimento, le risate per battute inutili che lui trovava magistrali: il modo di chiudere gli occhi, abbandonare la testa all’indietro e battere leggermente le mani; la voce roca che la rilassava come nulla al mondo, il canticchiare continuo che sotto la doccia si trasformava in un vero e proprio concerto; le volte in cui tirava in aria pezzi di cibo nel tentativo di afferrarli al volo con la bocca e li guardava cadere sul pavimento, in modo amareggiato.
Le sensazioni che le faceva provare, il suo modo di avvicinare il viso e scrutarla negli occhi per minuti interminabili, quel modo soffice e gentile con cui la sfiorava anche per errore, la faccia che assumeva quando lei lo picchiava per averle fatto vedere un brutto film.
Erano tutte sfaccettature, momenti unici raccolti in cui 500 giorni insieme.
500 giorni di sole continuo, persino nella nuvolosa Londra.
500 giorni di sorrisi.
500 giorni di dolori allo stomaco e giramenti di testa.
500 giorni di musica e canzoni.
500 giorni di discussioni senza apparente senso logico.
500 giorni di maglie e sensazioni rubate e condivise.
500 giorni di “viviamo la vita al momento, poi si vedrà”.
500 giorni di indecisione.
500 giorni di cibo spazzatura.
500 giorni di film noiosi e attori penosi.
500 giorni di urla e richieste, di parolacce e maledizioni.
500 giorni di gote arrossate, paesaggi unici e viaggi in macchina.
500 giorni di Alice ed Harry, Harry ed Alice.
Era davvero disposta a perdere quei 500 giorni d’amore- e le venne un brivido al pensiero che l’aveva ammesso, finalmente- per una paura ingiustificata?
Chiuse il piccolo diario su cui troneggiava un grande e tondo 500 prima di correre sulla sabbia, sull’asfalto, sull’erba e sulla ghiaia, di scavalcare recinti e cancelli, di bussare ad una porta bianca e riassaporare quella pelle liscia sotto le dita e ancora incontaminata dalla barba e quelle labbra piene e calde che solo Harry sembrava possedere.

 

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non mi sentivo pronta a tornare, ma sono qui lo stesso.
questa l'avevo scritta mesi addietro, era una contro dedica ad una dedica.
diciamo che mi sono presa una pausa perchè sto scrivendo una long, con una lentezza inaudita, ma non è importante, e il mio cervello è in pausa ultimamente.
sarò breve, buon fine Gennaio e spero che tra scuola/famiglia/amici vada tutto bene!

 

un bacio, Viola :)

  
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