Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: _ K a r i n    28/01/2013    5 recensioni
[Edit del 07/03/13: questa fan fiction si è classificata settima al contest "When the music is your only friend” indetto da _Ryusei Girl_ & Flock]
[RanTaku]
Due bambini che si lanciano la palla.
Due bambini che si rincorrono a vicenda.
Due bambini che, fin dal primo momento in cui i loro occhi si sono incontrati, si promisero a vicenda di stare sempre insieme; e quella promessa divenne qualcosa di molto più grande di un semplice giuramento fra bambini.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Hanon98
Titolo: The best in me~
Pairing: RanTaku 
Parole: 1.185, secondo Word.
Prompt [La canzone su cui si basa la storia]: “The best in me” dei Blue (vi consiglio di ascoltarla, è qualcosa di stupendo)
Note: Ho passato una settimana a cercare una canzone adatta alla RanTaku e finalmente mi sono convita. Ogni canzone che ascoltavo non mi piaceva o mi sembrava poco adatta. I Blue sono bravissimi, devo ringraziare quella dannata di mia sorella che l’ha messa a tutto volume qualche giorno fa. Ringrazio anche Flock e Ryusei Girl per aver indetto questo contest -dato che hanno avuto un’idea geniale- e li ringrazio anche per avermi fatto partecipare. Ovviamente io non punto ai primi posti con la cosa che ho appena scritto, ma spero di essere migliorata, almeno un po’. Oddio, spero solo di non averli resi OOC.

                                   ~~~~~~~~

 

                           

                                                 “The best in me~

                                    [Anche un semibacio può darti la gioia di un bacio vero.]

 

 

In un parco-giochi, accanto allo scivolo un bambino sui cinque anni stava piangendo.

Io mi avvicino. –Ehy bimbo, perché stai piangendo?-

-sono sc-scivolato e mi sono fat-to male- risponde singhiozzando e indica il ginocchio sbucciato.

-Su, non è niente vedi- cerco di consolarlo, ma lui non vuole smettere di piangere.

-ma brucia-

Allora io mi prendo qualche ciuffo di capelli e faccio gesti strani in faccia.

Lui comincia a ridere e io sorrido soddisfatto.

-Quando mi faccio male, la mia mamma cerca di farmi ridere e il dolore passa via. Funziona, non trovi?-

Lui annuisce. –Come ti chiami?-

-Kirino Ranmaru, tu?-

-Shindou Takuto-

-Bene Shindou, ti va di giocare con me?-

Si asciuga le lacrime. -S-si-

 

 

Piove. Per fortuna mi sono portato dietro un ombrello. Dico, ma per forza ora deve piovere?

Quel sabato ero appena uscito dal supermercato e camminavo veloce, cercando di arrivare in fretta a casa. Dannata mia madre che con una scusa manda a me al supermercato. Sbuffo sonoramente, quando noto che il tempo non vuole migliorare.

Stavo per superare il parco, quando sentii più miagolii. Cercavo di capire da dove provenivano, quando vidi un ragazzo, dai capelli castani e mossi, rannicchiato accanto ad uno scatolone. Quando capisco che quel ragazzo era Shindou, mi avvicino e cerco di coprirlo con l’ombrello, tentativo abbastanza vano dato che era già bagnato fradicio.

Lui sussulta e si gira. –Allora sei tu. Mi hai fatto spaventare.-

-piuttosto che ci fai qua? Fradicio per di più.-

-guarda.- indica il contenuto dello scatolone: un gatto, tremante per il freddo. Per la precisione, un gatto sui quattro mesi di vita, credo, tutto nero e con due occhioni color topazio.

-era qui tutto solo e infreddolito- cominciò il castano –mi ha fatto tenerezza. A te no?- domanda poi, fissandomi.

-tu t’intenerisci per tutto. Certo, non è giusto abbandonare degli animali, ma se continui a stare qua per tutta la serata, ti prenderai la febbre.-

-sempre il solito, eh Kirino?-

Poso per terra le borse, m’inginocchio accanto a Takuto. -Cosa hai intenzione di fare con lui?- di certo quel gatto non può stare qua da solo, ma quando si ci mette, Shindou sa essere davvero assillante e testardo.

-non so, però di certo non lo lascio qua.-

-allora te lo porti a casa?- sbuffo per la centesima volta durante la giornata.

-forse si.- esclama pensieroso.

-non credo che i tuoi genitori ti lascerebbero portare un animale a casa. Soprattutto con tua madre allergica agli animali.-

-lo so, ma mica lo posso lasciare qua.-

Sospiro. –Almeno andiamo sotto lo scivolo per coprirci meglio e aspettiamo che finisce di piovere.-

Lui annuisce. –Hai ragione.-

Prendo le borse e ci sediamo sotto lo scivolo di quel parco-giochi. In quel momento regna il silenzio più totale. Con la coda nell’occhio vedo Shindou osservare assorto la pioggia che non accennava a diminuire. Il solo sfiorare la pelle del ragazzo accanto a me, mi manda in iperventilazione e mi sento a disagio. Ma non capisco il perché. Passano secondi, minuti e forse ore, chi lo sa. Ma noi continuiamo a restare così: fermi, assorti, in silenzio. “Il silenzio vale più di mille parole”, eh? Fisso il dondolo di fronte a me e mille ricordi della mia infanzia riaffiorano la mia mente.

Due bambini che si lanciano la palla.

Due bambini che si rincorrono a vicenda.

Due bambini che, fin dal primo momento in cui i loro occhi si sono incontrati, si promisero a vicenda di stare sempre insieme; e quella promessa divenne qualcosa di molto più grande di un semplice giuramento fra bimbi.

- Kirino..- rompe il silenzio, il ragazzo a fianco –ti ricordi la nostra promessa?-

-perché questa domanda, Shindou?-

-tu rispondi- il suo tono era serio, quasi nostalgico.

-certo che me lo ricordo! E’ successo proprio qui..-

 

 

 

 

Due bambini erano seduti su una panchina.

Uno era sul punto di piangere. L’altro cercava in tutti i modi di consolarlo.

-non voglio andare via..- piagnucola il castano.

-Sarà solo per un mese dopotutto. Poi, quando ritornerai passeremo tutti i pomeriggi insieme!-

Gesticola il rosato.

-sempre insieme? –

-esatto. Sempre insieme.-

-me lo prometti?- a quella risposta, il castano smise di piangere.

Così distese in avanti il piccolo braccio, alzando di poco il mignolo.

-te lo prometto!- risponde il rosa, congiungendo i loro mignoli.

-Niente e nessuno ci dividerà-

 

 

 

-Quella promessa... non sarà spezzata vero?- il suo viso era basso e la frangia aveva coperto i suoi occhi color cioccolato.

Io lo guardo. E’ davvero un caso perso, si deprime con poco.

-Niente e nessuno ci dividerà, no?- io sorrido, mentre lui alza lo sguardo.

Lo sento sospirare. –Non voglio perdere quest’intesa che ho, quando sono vicino a te. Non voglio proprio perderti e restare da solo.-

Io, a quelle parole, sussulto. Ma dove vuole andare a parare?

-Non so cosa significhi questo, ma ogni volta che sono qui con te.. mi sento me stesso. Non ho paura di mostrare il vero Takuto.. e questo mi rende felice. Ripeto: non so cosa voglia dire tutto questo, ma questo sentimento m’infonde calore al petto.. e questo mi piace.- conclude Shindou con la testa bassa, una mano all’altezza del cuore e con un sorriso dolce in viso.

Io rimango spiazzato dal suo discorso. Non so davvero cosa dire.

L’unica cosa che so è che provo le sue stesse emozioni. Ma questo cosa significa? Alzo il mio sguardo al cielo e noto con  piacere che il quasi temporale comincia a calmarsi, lasciando il posto a poche piccole goccioline. Noto che il gattino dorme beatamente.

A dir la verità, penso di sapere cosa significa, ma ho sempre avuto paura al solo pensarci.

-Takuto – lui alza la testa nella mia direzione, quasi con aria sorpresa. Pochissime volte lo chiamo per nome e lui lo sa benissimo. –sai.. anche io la penso allo stesso modo. Tu tiri fuori il meglio di me come nessun altro sa fare. Forse è proprio per questo che sono al tuo fianco, giorno e anche notte, perché no. Però a differenza di te.. so cosa vuol dire questo sentimento. Per intenderci non è propriamente stretta amicizia.- a quel punto gli sorrido dolcemente.

-E’ qualcosa che va al di là di quel tipo di affetto. Ho ben capito?-

Sghignazzo. – Si. Penso proprio di si.-

A quel punto mi avvicino a lui e bacio l’angolo della bocca. Non è un vero e proprio bacio. Semplicemente un semibacio.

-Ha smesso di piovere. Sbrighiamoci a tornare a casa prima che piove di nuovo- esclamo, stiracchiandomi.

Shindou prende lo scatolone. –Già, concordo.-

-Rinako la lasciamo a casa mia.-

-Rinako..? Chi è?-

-Quella gatta, no? Rinako gli calza a pennello.-

Lo vedo ridacchiare. –Hai sentito piccola, ti chiameremo Rinako.- Per risposta, l’interpellata miagola con tono esultante.

 

 

 

-Capitano-

-Si, Ranmaru?-

-Non perdiamo quest’intesa..-

E per risposta, Shindou Takuto bacia per la prima volta Kirino Ranmaru. Ma stavolta fu un bacio vero.

 

 

 

 

                                                              ~

 

Angolo_Rosa(?)

E finalmente ho finito. Non ci speravo più.

Una domanda: Shindou, secondo voi, è OOC? No, vero?

Spero proprio di no.

Bene.. spero che la mia oneshot, anche se un po’ piccola vi piaccia.

Io adoro assolutamente Ranmaru e Takuto. Sono la pucciosità fatta a persona.(?)

Ora devo andare.. anche perché non so proprio cosa dire dato che quasi tutto l’ho scritto sopra.

Hanon

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: _ K a r i n