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Autore: thembra    29/01/2013    0 recensioni
“Ok ok mi spieghi come diavolo ha fatto a sfuggirti? È ferita si regge in piedi per miracolo ha due vertebre del collo scheggiate un polmone mezzo collassato e perla miseria Steve, probabilmente avrà indosso ancora la tunica dell’ospedale, quella che ti lascia chiappe al vento quindi ti prego, illuminami e dimmi Come. Diavolo. Ha. Fatto. A. scapparti. Da. Sotto. Al. Naso!!”
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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“Siete in molti?”
“Prego?”
“Di Mcgarret alle Hawaii quanti ce ne sono?”
“Sono rimasto solo io, e mia sorella ma vive a Los Angeles.”
“John Mcgarret?”
“Era mio padre.”
“L’ho conosciuto, sei anni fa mi ha aiutata.”
“Davvero?”
“Nhm…mi conosceva appena eppure…”
“Si è fidato.”
 
Accennò un sorriso annuendo; poi, come se si fosse resa conto d’aver parlato troppo il suo viso nuovamente si rabbuiò.
 
“Sei una haulin vero?”
“Non ci vuole un detective per capirlo…”
“Da quanto sei qui?”
“…sei anni.”
“Da dove vieni?”
“Ho fame.”
“…”
 
Quel deciso cambio di discorso era stato talmente palese che Steve non seppe spiegarsi se la tizia stava cercando di cambiare argomento o fosse realmente affama-
 
Growlow
 
Il rumore ovattato dalle coperte dello stomaco di lei rispose per tempo.
 
“Chiamo il primario…”
“Nhm”
 
Annuì guardandolo uscire dalla porta.
Ora.
 

 
 
“È strano…”
“Cosa è strano cugina?”
 
Alzandosi dal divano sul quale si era spaparanzata dopo la frugale cena in compagnia di Chin, Kono gli mostrò il palmare ingrandendo una finestra in particolare.
L’immagine dell’agente Tia Lakua in alto a sinistra indicava di chi fosse il dossier aperto.
 
“Steve mi ha detto di fare alcune ricerche su di lei e qui salta fuori che oltre i tre anni in cui ha frequentato l’accademia non c’è nulla…”
“Che vuoi dire?”
“Nessun indirizzo o data di nascita o che so una multa o qualche referto medico d’ospedale, voglio dire, si sarà fatta pur visitare dopo che…??”
 
Bloccandosi dal parlare Kono lasciò che il suo intuito collegasse automaticamente tutti i tasselli di quell’intricato puzzle che era il caso corrente.
Uno ad uno, come richiamati da una forza magnetica gli indizi e le parole, le informazioni e persino i gesti e le abitudini della donna assunsero un significato.
 
“Kono?” Chin le si avvicinò posando sul tavolino da tè due tazzine di caffè fumanti.
 
“È una vanished!!
 
Tutto si faceva più chiaro adesso.
Senza badare al caffè che invitante aspettava d’esser sorseggiato chiamò immediatamente Steve.
 
“Kono?”
“È una vanished Steve!”
“Lo vedo...”
“No no tu non capisci, è un fantasma, un agente che non esiste, una protetta una…”
“Ho capito Kono.”
 
Senza aggiungere altro Steve riattaccò sbuffando pesantemente dopo essersi passato una mano sugli occhi stanchi e adombrati.
 
Accanto a lui il primario, allibito.
Di fronte, un letto vuoto.
 
 
…….
 
 
“Ok ok mi spieghi come diavolo ha fatto a sfuggirti? È ferita si regge in piedi per miracolo ha due vertebre del collo scheggiate un polmone mezzo collassato e perla miseria Steve, probabilmente avrà indosso ancora la tunica dell’ospedale, quella che ti lascia chiappe al vento quindi ti prego, illuminami e dimmi Come. Diavolo. Ha  fatto. A scapparti. Da sotto. Al naso!!”
 
Già, se lo chiedeva pure lui. Scusandosi nuovamente con il collega riattaccò il telefono decidendo di mettersi subito all’opera per trovare la fuggiasca.
Quella stanza era ad settimo piano di un ospedale costruito in un grattacielo, non c’era modo di andarsene dalla finestra e la porta dava direttamente sul corridoio il cui unico sbocco era la tromba delle scale e degli ascensori che si trovavano nell’atrio esterno oltre la saletta ristoro e i presidio delle infermiere e del primario.
Per quei due minuti che aveva impiegato il primario a compilare la cartella clinica di quel poveretto deceduto alla 708 nessuno era entrato o uscito dal reparto di…
 
Sbottando una risata risalì le due rampe di scale che nel frattempo aveva percorso ritornando al punto di partenza, lo sguardo perplesso del primario lo fece annuire in direzione della 708 alla quale si fece accompagnare.
 
Non appena la porta si aprì, il silenzio sospeso nella morte avvolse i due come una lieve e gelida spira.
 
Sopra il lettino oltre il bianco velo del telo d’ospedale si intravedeva il contorno di un corpo eternamente sopito.
 
“Mi chiedo, come avresti fatto ad andartene una volta raggiunto l’obitorio eh?”
“…”
 
Il medico indeciso su come comportarsi optò per il silenzio, tutto quello comunque,  non era normale.
Un agente di polizia che parlava con il cadavere di un uomo che non era collegato al caso che seguiva neanche lontanamente non era…normale, che pensava di risolvere eh?
 
“Una volta parcheggiato il lettino ti attaccano una tessera al pollice e ti lasciano lì al freddo fino a che nelle celle frigo non si libera un posto. O peggio, se  ci fosse posto finiresti ibernata istantaneamente, ma ti pare il caso?”
“…”
 
Perché se il morto era un ragazzo lui vi si rivolgeva al femminile? Nervosamente il primario incominciò a tamburellare con le dita sul piatto del suo stetoscopio creando un ritmo rap che gli si ripercuoteva amplificato nei timpani.
 
“…ma la cosa divertente è che per un istante mi hai quasi fregato…”
“…”
 
Tu-tum-tutu-tu tu-tum preso dal ritmo il medico incominciò a muovere anche la testa,ormai la scena che gli succedeva davanti aveva perso il suo interesse.
 
“Se non ti senti tranquilla qui ti porterò io in un luogo sicuro, avanti…fidati di me…”
 
Tese la mano verso il corpo immobile del cadavere.
Al dottore cadde lo stetoscopio dallo spavento quando questo, il cadavere, sospirando sconfitto fece scivolare via il telo dal braccio che alzò per stringere la mano.
Vedere quel corpo issarsi fu come riguardare una scena del film su Gesù Cristo che aveva visto anni prima. I brividi furono gli stessi.
 
Poi vide di chi si trattava e rilasciando un sospiro che non s’era accorto di trattenere fece loro strada verso l’uscita e, ricollegandosi alle parole dette dal poliziotto si sbrigò a preparare le carte per le dimissioni della degente, dopotutto la poveretta aveva solamente bisogno di tanto riposo.
Ci rimase male nell’esser superato dai due, che senza aggiungere altro imboccarono le scale scendendo rapidamente i gradini.
 
“Hey ma come si fa per l’assicurazione e le carte di dimissioni?”
“La vede questa donna dottore?!”
“Si!?”
“Bene, la dimentichi, lei non è mai stata qui…”
 
Mordendo fra lingua e palato un’imprecazione il primario annuì rientrando al reparto cui apparteneva.
 
Il tragitto il auto fu tristemente silenzioso.
Steve aveva un mucchio di domande e una decina gliele aveva poste, lei, semplicemente non lo aveva degnato di risposta alcuna.
 
“Daniel ha detto che siete stati al ranch…”
“Si, non è stato facile trovarlo…”
“Siete stati seguiti?”
“No.”
“Ne sei sicuro?”
“Al cento per cento.”
“Allora portami li.”
“Sicura?”
“Yep! Ma prima…”
 
Ridendo un muto sorriso a 32 denti Steve tolse la mano destra dal volante posizionandola sul pomolo delle marce.
 
“Te ne sei accorta eh?”
“Seminali.”
 
Fu uno scherzo far mangiare la polvere all’auto che li stava pedinando da alcuni oramai isolati, più difficile fu fingere di non sentire i lamenti che lei esalava ogni qual volta eseguiva una brusca sterzata che si ripercuoteva sul debole collo di lei.
 
“Non ci badare, vai…”
 
La prima volta che aveva rallentato s’era guadagnato un pugno di nocche sul nervo del braccio ed un’imprecazione in una lingua che non aveva riconosciuto.
Spagnolo forse?
 
Raggiunsero il rifugio poco prima di pranzo.
La seguì curioso notando che anziché entrare in casa ella aveva deviato per il retro incamminandosi su per il prato che si estendeva verso la collina fino al limitar della foresta.
 
“Dove vai?”
“Aghòs e Seanna saranno furiosi…”
“Chi sono Aghòs e Sean-”
 
Senza ascoltarlo ulteriormente lei piegò il labbro inferiore verso l’arcata dentale ed espirò forte emettendo un acuto e ripetuto fischio.
Non passarono più di dieci secondi che dalla cima della collina si udirono due versi in risposta.
Il nitrito di due cavalli che emergendo dall’orizzonte della costa galopparono maestosamente verso la ragazza.
 
“Meno male che eravate al pascolo sennò chi si occupava di voi eh?”
 
Due sbuffi sommessi ed un colpo di muso furono la risposta che Tia si guadagnò da uno dei due animali, un possente cavallo nero dagli enormi zoccoli ricoperti di bianco pelo.
L’altro era molto più piccolo color del tronco degli alberi che sfumava sul nero sulle zampe.
 
“Stanotte non c’erano…se li avessi visti mi sarei occupato io di loro.”
“Allora vi ho istruito bene ragazzi, siete stati bravi a rimanere nascosti!”
 
Con un paio di colpi alla base del collo lasciò proseguire i due animali che trottando si avvicinarono alla seconda costruzione presente, probabilmente la loro stalla.
Dopo averla vista tentare di estrarre da una rotoballa un paio di forcate di fieno Steve le prese l’arnese di mano sostituendola, poi finalmente la vide dirigersi verso casa.
 
“Cosa avete preso?”
“Niente…cercavamo la scatola che ci ha descritto Lucas ma non l’abbiamo trovata da nessuna parte…”
“Scatola? Ah, quel ragazzino…”
 
Ridendo Tia si avvicinò a Steve superandolo.
 
“Lassù.”
“Uh?”
 
Levando lo sguardo al soffitto il Seal solo allora si rese conto di una cosa.
 
“È finto?” incredibile!
“Non sono nata proprio ieri…” bussandogli sulla spalla quando questi partì in “arrampicata-mode” tentando di arrivare con un salto alla prima trave disponibile (tre metri buoni d’altezza) gli fece cenno di prendere la scala che era appoggiata alla parete a pochi passi da loro.
 
“C’è una botola, spingila e una volta aperta troverai la scatola…”
“Ma cosa contiene?”
“Registrazioni audio e video per lo più…roba forte…”
“Ma su cos’è che stavate indagando di così pericoloso tu e l’ex socio di Danny?”
“Riciclaggio. O meglio, così ci pareva all’inizio.”
“Poi cos’è diventato?”
“Tangenti, compravendita di esseri umani e organi, cessioni di imperi industriali a prezzi esigui, racket sul gioco d’azzardo…un ciclone di depravazione e…e… ”
“Chi vi ha fatto la soffiata?”
“La filiale di Honolulu della xxx-bank, i contabili avevano notato delle operazioni sospette, i soldi arrivavano al mattino e alla sera già erano spariti su decine di conti che all’apparenza nulla avevano a che fare con quello di partenza; una volta lo accetti, la seconda ti insospettisci, la terza…”
“C’è qualcosa che non quadra.”
“Esatto. Io e Jack siamo stati assegnati al caso come supporto alla polizia postale, sono saltati fuori altarini macabri. Strani suicidi inspiegabili sparizioni ed il nostro ruolo è diventato attivo.
Dopo essere riusciti ad anticipare ed arrestare un paio di acquirenti, zio e nipote, io e Jake ne abbiamo assunto le identità e per un paio di mesi le cose sono andate bene. Quando hanno visto che non ci decidevamo né a fare offerte né a comperare devono essersi insospettiti perché da lì a pochi giorni Jake è stato fatto secco…sono rimasta sola… ”
“Dovevi chiamarti fuori, perché non lo hai fatto?”
“Perché c’ero dentro fino alle ginocchia Steve e perché…”
“Nh?”
“la sera che Jake è stato, ucciso, mi trovavo Waikiki, ad intrattenere il nipote dell’uomo che doveva fare l’affare con noi, inutile dire che il damerino altri non era che un killer e c’è mancato poco che mi facesse fuori lo stronzo; me la sono cavata per miracolo ma Jake non è stato così fortunato;
ero conciata piuttosto male e sono sparita qui per un paio di giorni e probabilmente i “cattivi” avranno pensato che fossi morta pure io, torno al dipartimento e vengo a sapere che qualche bastardo ha incriminato Jake per corruzione, sono saltati fuori i conti della sartoria e del noleggio auto, tutte spese relative alla nostra copertura ma i nostri cari colleghi anziché intuire o capire hanno preferito pensare al peggio e così…”
“Come hanno fatto quei conti a finire al dipartimento?”
“È quello che voglio cercare di capire! Quando sono entrata al distretto mi hanno guardata come se fossi stata un fantasma, mi credevano tutti morta nell’incidente che aveva ucciso Jake ma tecnicamente nessuno di loro avrebbe dovuto sapere che ero con lui.”
“Ma chi sapeva del tuo incarico?”
“È proprio questo il punto! Nessuno doveva saperlo a parte me Jake e il capitano della centrale, non c’era verso che le notizie potessero trapelare a meno che…”
“Una talpa?”
“Solo una? Mi chiedo chi sia pulito dentro quella schifosa fogna!”
“…”
“Mi chiedo in quanti facciano il doppio gioco, in quanti vendano i proprio compagni al miglior offerente…in sniff in quanti sono a…hic…Jake era l’unico in gamba li dentro e…l’hanno lasciato morire… ovunque mi girassi per chiedere informazioni trovavo muri, orecchi sordi…”
 “…mi dispiace…”
“Non sapevo, io…ho cercato di fare chiarezza e capire cosa sia andato storto, ma la talpa probabilmente temeva d’esser scoperta così è passata alle maniere pesanti…uno spintone giù dalla rampa delle scale a fine turno, i freni manomessi le ruote lacerate finché, vedendo che non cedevo hanno…”
 
Con una mano tremante e scostando lo sguardo da quello del Navy Seal la ragazza si asciugò gli occhi inondati d’amare lacrime.
 
“Poi mi sono ricordata di Daniel, Jake si fidava di lui così ho pensato di…”
“La busta con gli indizi smarriti l’hai mandata tu.”
 
Si riferiva alla teca delle prove sull’incidente che aveva coinvolto l’auto su cui viaggiava Jake che era misteriosamente svanita dagli archivi della polizia e che a un paio di giorni dalla sparizione si era materializzata dentro un pacco sulla scrivania dell’ufficio di Danny.
Il biondo, venuto a conoscenza della tragica morte del suo primo collega si era dato immediatamente da fare per cercare di capire cosa ci facessero le prove nel suo ufficio ed aveva incominciato ad indagare.
Dal luogo dell’incidente erano stati rilevati dei fatti anomali che avevano portato il team McDanno al dipartimento dove avevano trovato solo orecchie da mercante e agenti sordi, infine a lei che lo aveva snobbato battendo al computer e mandato al diavolo di fronte a tutti infilandogli nella tasca della camicia il pacchetto di minerva dell’Olympus Village Resort e da lì era incominciato tutto.
 
La guardò tirare su col naso riuscendo a scorgere in quella temporanea debolezza la fragile e minuta figura di una ragazzina impaurita e impotente, piena di rabbia e rimorso e di grinta e…
Sospirando un incoraggiamento tese la mano portando il viso di lei a riposare contro la propria spalla.
La lasciò piangere rimanendo immobile e in silenzio, poi quando si fu sfogata abbastanza le consigliò un bel bagno caldo e tanto riposo.
Avrebbe vegliato lui sul suo sonno.
 
 
Kono e Daniel arrivarono nel tardo pomeriggio con poche risposte e mille altre domande.
Mentre la ragazzina dormiva cercarono insieme di mettere in tavola tutto quello che sapevano, di delineare un filo logico in quell’intricata matassa con tutti i protagonisti e le comparse tutti i sottintesi e i punti chiave. Tutto.
Tutto.
 
Non conclusero nulla.
  
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