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Autore: Svampi    29/01/2013    9 recensioni
Jess è un disastro ambulante da esattamente diciotto anni, con un problema enorme, gigante, insormontabile da risolvere a tutti costi.
Stringere strani patti alle tre del mattino, con un migliore amico un tantino squilibrato, per giunta, potrebbe sembrare una cattiva idea.
Beh, effettivamente, lo è.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno, Jess!

 

-Sei pronta!? Jess!- mi grida Martha.

-Non riesco ad infilarmi queste stupide calze!- urlo di rimando, saltellando su un piede solo. Sbatto contro la scrivania e, perdendo l’equilibrio, cado rovinosamente a terra. –Cavolo, cavolo, cavolo!-sbraito, massaggiandomi il ginocchio su cui, ne sono certa, si starà già formando un livido di dimensioni spropositate.

-Jess, tutto bene!? Abbiamo sentito un tonfo!- Martha e Jules fanno capolino dalla porta, squadrandomi con aria preoccupata.

-Sono caduta.- borbotto, rialzandomi goffamente.

-Su, forza, ti aiutiamo noi.- Martha mi si avvicina, facendo segno di sedermi sul letto. Mi sfila le calze restituendomele per il verso giusto, mentre Jules prende il vestito abbandonato sulla sedia e me lo porta.

Faccio una smorfia. –Devo proprio?- mugugno, ritraendomi un po’.

Le mie due migliori amiche si lanciano un’occhiata esasperata.

-Sì! Devi proprio!- sbotta Martha, facendomi cenno di indossarlo.

-Mi sembrava che alla fine fossimo riuscite a convincerti, Jess!- rincara Jules, infilandomi quella trappola mortale sulla testa.

Faccio scivolare di malavoglia le braccia fuori dal vestito, poi mi alzo.

-L’ho messo, contente!?-

Martha mi sistema la gonna, che è decisamente troppo corta per i miei gusti, e Jules aggiusta la scollatura sulla schiena.

-Ho freddo.- protesto, incrociando le braccia sotto il seno.

-Vedrai che non lo sentirai ancora per molto!- esclama Martha, passandomi un coprispalle verde scuro.

Lo indosso arricciando le labbra. –Con questo starò di sicuro al calduccio!-

Martha e Jules non sembrano cogliere l’ironia della mia affermazione, anzi, mi spingono fuori dalla stanza facendomi strada giù per le scale.

Nell’ingresso trovo ad attendermi le scarpe che ho comprato due settimane fa. Chi diavolo me l’ha fatto fare di prendere queste torture da dieci centimetri!? CHI!? Vorrei tanto saperlo! Un giorno o l’altro ucciderò il mio subconscio.

Me le infilo e barcollo fino in salotto, dove i miei genitori sono comodamente sdraiati sui divani, pronti a godersi una tranquilla serata, con entrambe le figlie fuori dai piedi.

-Ehm, allora io vado!-

Mia madre si volta per salutarmi e, appena mi vede, balza in piedi.

-La mia ragazza, Dio, sta diventando grande!- ulula gioiosamente, con uno sguardo pericolosamente esaltato. -Greg, alzati e falle una foto! Tutte e tre, avvicinatevi! Siete splendide!-

Alzo gli occhi al cielo. Fortunatamente Martha e Jules sono abituate a mia madre e alla sua esuberanza, altrimenti penso mi sarei già sotterrata da tempo con le mie mani.

Ci mettiamo in posa per la foto e, dopo averne scattate almeno dieci di seguito, mio padre ci lascia libere.

Seguo le mie amiche fuori di casa e subito un’aria gelida mi investe le gambe, insinuandosi su per la mia schiena nuda. Mi stringo nella giacca meglio che posso e raggiungo la macchina parcheggiata al di là del cancelletto.

-Alla buon’ora, pensavo non ce l’avreste più fatta!- ci accoglie così il ragazzo seduto alla guida, mentre mette in moto e, non appena anche Jules sbatte la portiera dal suo lato, si immette nella strada deserta.

-Non è colpa mia se per vestirsi in questo modo assurdo ci s’impiega così tanto!- mi difendo, rincantucciandomi nel mio angolo sul sedile posteriore.

-Su, non fare la bambina, Jess.- mi riprende lui. –Dopotutto stai per compiere diciotto anni, entrerai nel mondo di noi adulti, fra poche ore.- conclude, in tono divertito.

-Devi continuare a mettermi ansia o hai finito qui!?-

-Non innervosirla, Zayn, non vedi che è già abbastanza agitata per conto suo?- lo ammonisce Martha, seduta accanto a lui.

Quel bastardo del mio migliore amico ha anche il coraggio di sogghignare.

-Malik, solo perché hai compiuto diciannove anni tre giorni fa non significa che tu abbia il diritto di sfottermi quanto ti pare e piace!-

-Ma io adoro prenderti in giro, lo sai, Salinger.- punta i suoi occhi nello specchietto retrovisore, sicuramente per assistere alla mia reazione. Ma io non cederò. Non gli darò questa soddisfazio..

-Non devi chiamarmi per cognome! Te l’avrò detto milioni di volte!- sbotto, senza riuscire a trattenermi. -Non mi piacciono i cognomi! Sono troppo..-

-Impersonali, lo so.- completa, ridacchiando.

Sbuffo, facendogli la linguaccia. Lui ricambia, ritornando subito a guardare la strada davanti a sé.

-Non siamo in ritardo, vero?- mi accerto, guardando speranzosa Jules, seduta accanto a me.

-No, abbiamo tutto il tempo di questo mondo!- mi rassicura lei, ma io faccio in tempo a vedere Martha colpire con un leggero schiaffo la mano di Zayn, appoggiata al cambio.

-Lo siamo! Lo siamo, invece!- urlo, indicandoli. –Oddio, sarà pieno di gente che non saprà cosa fare, saranno tutti lì ad aspettarmi! Io non volevo una cosa del genere! Non la volevo! Non voglio l’arrivo in grande stile, dove tutti quanti iniziano a fissarti insistentemente, mentre un tizio con il papillon porta una torta con tanto di candeline accese!- mi dispero, stringendo nervosamente la cintura del sedile.

-Jess, calmati! Non è poi così tardi e, male che vada, ti faremo entrare dal retro del locale e diremo a tutti i presenti che eri già lì da un pezzo, ma ti stavi occupando degli ultimi preparativi.- suggerisce Zayn con fare diplomatico.

Mi tranquillizzo un po’ e riesco a sostenere il resto del viaggio senza lasciarmi andare in altre crisi d’ansia. Dovrei lavorarci su, tra parentesi.

Arrivati al locale non c’è bisogno d’imboscarmi clandestinamente alla mia festa, perché mancano ancora dieci minuti circa all’arrivo previsto per gli invitati.

La sala che abbiamo prenotato è piuttosto grande ed è decisamente addobbata come piace a me. Nessuna decorazione rosa, fucsia, o di uno di quei colori vomitevoli è appesa alle pareti. Le luci sono perfette e, nell’angolo del dj, Zayn ha già sistemato tutta la sua attrezzatura.  

Mi avvicino a lui, per curiosare un po’.

-Allora, pronta a scatenarti?- mi domanda, facendomi l’occhiolino.

-Certo che lo sono!-

-E allora togliti quella giacca, Jess. Ci saranno venticinque gradi, qui dentro!-

Corruccio le sopracciglia. –Ma io sto bene così.-

-Oh, andiamo, non dirmi che ti vergogni!-

Arrossisco, incrociando le braccia, fingendomi indignata. –Non è assolutamente vero! La tua macchina mi ha congelata!-

Dio, fa che ci caschi, fa che ci caschi, fa che ci..

-Jess, togli quella giacca. Ora.- mi ordina in tono perentorio.

-Uff, e va bene.- slaccio qualche bottone con estrema lentezza. –Non è che potrei tenerla su ancora un pochino?- chiedo con una vocina piccola piccola.

Lui mi fa gli occhiacci, così mi vedo costretta a sfilarmela interamente. Gliela scaglio contro, ma non riesco a beccarlo, anche a distanza ravvicinata, e questa cade sul pavimento, dietro la consolle.

-Complimenti, bella mira.- osserva lui, applaudendo.

-Sei odioso.- soffio, voltandomi e attraversando la stanza per andare ad accogliere i primi ospiti.

Lo sento ridere alle mie spalle, e sorrido involontariamente, pensando che non riuscirò a tenergli il muso tanto a lungo.

In fondo non fa poi così freddo.

 

***

La festa è iniziata già da qualche ora, è mezzanotte passata e non ho ancora visto l’ombra di una torta. Per quale motivo? Zayn ha deciso che i festeggiamenti veri e propri dovranno iniziare precisamente all’una e quaranta di notte, ora in cui sono effettivamente venuta al mondo. Continuo a chiedermi perché non mi sia scelta un migliore amico meno cretino. Insomma, l’intera umanità considera il giorno del proprio compleanno allo scattare della mezzanotte, non sta certo lì a farsi tanti problemi.

-Feshtegiata, come te la pasci?-

Mi giro alla mia sinistra, dove trovo Louis che mi fissa con un’espressione da pesce lesso.

-Non male, e tu?-

-Oh, oh, oh! Io schto benoooone, non sci vede!?- biascica, ridendo da solo.

-Louis, sei ubriaco.- gli tiro un buffetto sulla guancia.

Lui spalanca gli occhi azzurri. –Non sciono ubbriacoo.-

-Perché non mangi una pizzetta?- ne afferro una dal tavolo a cui ero appoggiata fino a qualche minuto fa e gliela ficco direttamente in bocca.

-Buuuuuona.- mugugna, mostrandomi il pollice in alto.

Lo faccio sedere su una sedia lì accanto, poi attraverso la pista da ballo per raggiungere Niall, impegnato in una danza alquanto ridicola insieme ad Harry.

-Ehi, voi due! Il vostro amico è completamente andato!- urlo, per sovrastare la musica.

Loro si scambiano un’occhiata che non promette nulla di buono. Tento di scappare, ma è troppo tardi. Mi hanno già afferrato per entrambe le braccia, trascinandomi nel loro folle balletto improvvisato. Giusto per essere certi che io non tenti la fuga mi hanno circondato, e ora al nostro trio si è aggiunto anche un Louis barcollante. Quando sento le note di Call Me Maybe smetto di lottare per liberarmi e inizio anche io a saltare e a cantare a squarciagola.

 

***

Non so quante canzoni siano passate, credo solo siano state tante, dato che ho i piedi completamente uccisi da queste scarpe terribili.

 -Io mi fermo un attimo!- comunico ai miei compagni di danza e, aggirando gente che sta ancora ballando scatenata, vado a prendermi un bicchiere di sangria, che mi scolo tutto d’un fiato. Poi ne afferro un altro e mi dirigo verso la postazione musica.

-Che ne dici di fare una piccola pausa?- propongo a Zayn, urlandogli nell’orecchio per farmi sentire.

Lui annuisce, inserendo una canzone a caso e togliendosi le cuffie. Afferra il bicchiere che gli sto porgendo e lo finisce anche lui in un batter d’occhio. Mi rivolge un’occhiata riconoscente e si asciuga con una mano la fronte leggermente sudata.

-Sono o non sono il migliore dj di tutti i tempi!?-

Alzo gli occhi al cielo. –Certamente, Zayn, non ho mai sentito nessun altro girare i dischi così divinamente!-

-Ehi, io non giro dischi, creo la musica con queste mani.-

Me le spiaccica sulla faccia. Cerco di staccarle ma lui non vuole saperne di cedere.

-Zayn, mi stai accecando, brutto ebete che non sei altro!- sbraito, infastidita. In un attimo sento le sue dita lasciare la presa e, lentamente, staccarsi dal mio viso.

La sala sarebbe completamente buia, se non fosse per una torta gigante dotata di diciotto candeline che mi sta venendo incontro, sorretta da Martha e Jules, più sorridenti che mai. Intorno a me si sono radunati tutti i miei amici, i loro visi tremolano alla luce fioca delle candele, sorrido tanto che credo che la bocca mi si possa spaccare da un momento all’altro, ma non m’importa.

-Buon compleanno, piccola Jess.- mi mormora Zayn all’orecchio.

Rido, e spengo tutte le candeline in un solo soffio.

 

***

Mi sto spalmando una quantità industriale di crema idratante sulle piante dei piedi, quando Zayn entra in camera mia con lo spazzolino in mano.

-Che cosa stai combinando?- mi domanda, fissandomi come se stessi facendo chissà quale assurdità.

-Mi sembra ovvio. Cerco di dare un po’ di sollievo ai miei poveri piedi.-

-Oh, beh, in questo caso, tutto completamente nella norma. Immagino sia efficace utilizzare del latte detergente per far sparire il dolore.- commenta sarcasticamente, buttandosi a peso morto sul materasso a terra tra il mio letto e il materassino dove Jules sta già ronfando da qualche minuto.

-Allora, sentiamo, tu cosa proporresti di fare, sapientone?-

-Innanzitutto dovresti immergerli in acqua calda e sale.-

Sospiro.  –Non ho le forze per trascinarmi di nuovo in bagno. E’ così tremendamente lontano!-

Zayn ridacchia, tirandomi il suo cuscino. –Smetti di fare la melodrammatica.-

Per tutta risposta sbadiglio sonoramente, rannicchiandomi sotto le coperte.

-Restituiscimi il cuscino, Jess!-

-Uhm, non penso che lo farò..- ghigno, chiudendo gli occhi.

-Salinger, come ti senti ad aver raggiunto la veneranda età di diciotto anni? Gli acciacchi cominciano a farsi sent..-

Non lo lascio nemmeno finire e rispedisco il cuscino al mittente. Tasto il muro con una mano, trovando l’interruttore e spegnendo la luce.

-Notte, Jess.-

Non gli rispondo. Mi rigiro per qualche minuto nel letto, incapace di prendere sonno.

-Zayn?- sussurro, per non svegliare Jules.

-Zayn, so che sei sveglio, rispondimi!-

-Ti sono venuti i rimorsi per non avermi augurato una buona notte?- chiede, e io so con certezza che sta sogghignando, nel buio della stanza.

-Devo dirti una cosa.-

Lo sento muoversi e scorgo il suo profilo girarsi verso di me, la testa sostenuta dal braccio.

-E’ un segreto che conoscono solo Martha e Jules, e..Penso che sia ora che la sappia anche tu.-

Mi copro il viso con le mani, anche se so che non riuscirebbe lo stesso a vederlo.

-Ricordi quando ti ho detto che il mio primo bacio me lo diede Simon Miller, al mare, tre estati fa?-

-Sì, certo che lo ricordo.-

-Beh, non era vero.- prendo un grosso respiro, cercando di imporre al battito del mio cuore di darsi una regolata.

-Zayn, la verità è che..- faccio una piccola pausa, prima di sputare tutto d’un fiato: –Io non sono mai stata baciata!-

Un tonfo. Il mio migliore amico è riuscito a rotolare giù da un materasso spesso ben venti centimetri. Beh, non sono cose da tutti giorni.

 

  
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