Buon compleanno, Jess!
-Sei
pronta!? Jess!- mi grida Martha.
-Non
riesco ad infilarmi queste stupide calze!- urlo di rimando, saltellando su un
piede solo. Sbatto contro la scrivania e, perdendo l’equilibrio, cado
rovinosamente a terra. –Cavolo, cavolo, cavolo!-sbraito, massaggiandomi il
ginocchio su cui, ne sono certa, si starà già formando un livido di dimensioni
spropositate.
-Jess, tutto bene!? Abbiamo sentito un tonfo!- Martha e
Jules fanno capolino dalla porta, squadrandomi con aria preoccupata.
-Sono caduta.- borbotto, rialzandomi goffamente.
-Su, forza, ti aiutiamo noi.- Martha mi si avvicina, facendo
segno di sedermi sul letto. Mi sfila le calze restituendomele per il verso
giusto, mentre Jules prende il vestito abbandonato sulla sedia e me lo porta.
Faccio una smorfia. –Devo proprio?- mugugno, ritraendomi un
po’.
Le mie due migliori amiche si lanciano un’occhiata
esasperata.
-Sì! Devi proprio!- sbotta Martha, facendomi cenno di
indossarlo.
-Mi sembrava che alla fine fossimo riuscite a convincerti,
Jess!- rincara Jules, infilandomi quella trappola mortale sulla testa.
Faccio scivolare di malavoglia le braccia fuori dal vestito,
poi mi alzo.
-L’ho messo, contente!?-
Martha mi sistema la gonna, che è decisamente troppo corta
per i miei gusti, e Jules aggiusta la scollatura sulla schiena.
-Ho freddo.- protesto, incrociando le braccia sotto il seno.
-Vedrai che non lo sentirai ancora per molto!- esclama
Martha, passandomi un coprispalle verde scuro.
Lo indosso arricciando le labbra. –Con questo starò di
sicuro al calduccio!-
Martha e Jules non sembrano cogliere l’ironia della mia
affermazione, anzi, mi spingono fuori dalla stanza facendomi strada giù per le
scale.
Nell’ingresso trovo ad attendermi le scarpe che ho comprato
due settimane fa. Chi diavolo me l’ha fatto fare di prendere queste torture da
dieci centimetri!? CHI!? Vorrei tanto saperlo! Un giorno o l’altro ucciderò il
mio subconscio.
Me le infilo e barcollo fino in salotto, dove i miei
genitori sono comodamente sdraiati sui divani, pronti a godersi una tranquilla
serata, con entrambe le figlie fuori dai piedi.
-Ehm, allora io vado!-
Mia madre si volta per salutarmi e, appena mi vede, balza in
piedi.
-La mia ragazza, Dio, sta diventando grande!- ulula
gioiosamente, con uno sguardo pericolosamente esaltato. -Greg, alzati e falle
una foto! Tutte e tre, avvicinatevi! Siete splendide!-
Alzo gli occhi al cielo. Fortunatamente
Martha e Jules sono abituate a mia madre e alla sua esuberanza, altrimenti
penso mi sarei già sotterrata da tempo con le mie mani.
Ci mettiamo in posa per la foto
e, dopo averne scattate almeno dieci di seguito, mio padre ci lascia libere.
Seguo le mie amiche fuori di casa e subito un’aria gelida mi
investe le gambe, insinuandosi su per la mia schiena nuda. Mi stringo nella
giacca meglio che posso e raggiungo la macchina parcheggiata al di là del
cancelletto.
-Alla buon’ora, pensavo non ce l’avreste più fatta!- ci
accoglie così il ragazzo seduto alla guida, mentre mette in moto e, non appena
anche Jules sbatte la portiera dal suo lato, si immette nella strada deserta.
-Non è colpa mia se per vestirsi in questo modo assurdo ci
s’impiega così tanto!- mi difendo, rincantucciandomi nel mio angolo sul sedile
posteriore.
-Su, non fare la bambina, Jess.- mi riprende lui. –Dopotutto
stai per compiere diciotto anni, entrerai nel mondo di noi adulti, fra poche
ore.- conclude, in tono divertito.
-Devi continuare a mettermi ansia o hai finito qui!?-
-Non innervosirla, Zayn, non vedi
che è già abbastanza agitata per conto suo?- lo ammonisce Martha, seduta
accanto a lui.
Quel bastardo del mio migliore amico ha anche il coraggio di
sogghignare.
-Malik, solo perché hai compiuto diciannove anni tre giorni
fa non significa che tu abbia il diritto di sfottermi quanto ti pare e piace!-
-Ma io adoro prenderti in giro, lo sai, Salinger.- punta i
suoi occhi nello specchietto retrovisore, sicuramente per assistere alla mia
reazione. Ma io non cederò. Non gli darò questa soddisfazio..
-Non devi chiamarmi per cognome! Te l’avrò detto milioni di
volte!- sbotto, senza riuscire a trattenermi. -Non mi piacciono i cognomi! Sono
troppo..-
-Impersonali, lo so.- completa, ridacchiando.
Sbuffo, facendogli la linguaccia. Lui ricambia, ritornando
subito a guardare la strada davanti a sé.
-Non siamo in ritardo, vero?- mi accerto, guardando
speranzosa Jules, seduta accanto a me.
-No, abbiamo tutto il tempo di questo mondo!- mi rassicura
lei, ma io faccio in tempo a vedere Martha colpire con un leggero schiaffo la
mano di Zayn, appoggiata al cambio.
-Lo siamo! Lo siamo, invece!- urlo, indicandoli. –Oddio,
sarà pieno di gente che non saprà cosa fare, saranno tutti lì ad aspettarmi! Io
non volevo una cosa del genere! Non la volevo! Non voglio l’arrivo in grande
stile, dove tutti quanti iniziano a fissarti insistentemente, mentre un tizio
con il papillon porta una torta con tanto di candeline accese!- mi dispero,
stringendo nervosamente la cintura del sedile.
-Jess, calmati! Non è poi così tardi e, male che vada, ti
faremo entrare dal retro del locale e diremo a tutti i presenti che eri già lì
da un pezzo, ma ti stavi occupando degli ultimi preparativi.- suggerisce Zayn con fare diplomatico.
Mi tranquillizzo un po’ e riesco a sostenere il resto del
viaggio senza lasciarmi andare in altre crisi d’ansia. Dovrei lavorarci su, tra
parentesi.
Arrivati al locale non c’è bisogno d’imboscarmi
clandestinamente alla mia festa, perché mancano ancora dieci minuti circa
all’arrivo previsto per gli invitati.
La sala che abbiamo prenotato è piuttosto grande ed è
decisamente addobbata come piace a me. Nessuna decorazione rosa, fucsia, o di
uno di quei colori vomitevoli è appesa alle pareti. Le luci sono perfette e,
nell’angolo del dj, Zayn ha già sistemato tutta la
sua attrezzatura.
Mi avvicino a lui, per curiosare un po’.
-Allora, pronta a scatenarti?- mi domanda, facendomi
l’occhiolino.
-Certo che lo sono!-
-E allora togliti quella giacca, Jess. Ci saranno
venticinque gradi, qui dentro!-
Corruccio le sopracciglia. –Ma io sto bene così.-
-Oh, andiamo, non dirmi che ti vergogni!-
Arrossisco, incrociando le braccia, fingendomi indignata.
–Non è assolutamente vero! La tua macchina mi ha congelata!-
Dio, fa che ci caschi, fa che ci caschi, fa che ci..
-Jess, togli quella giacca. Ora.- mi ordina in tono
perentorio.
-Uff, e va bene.- slaccio qualche bottone con estrema
lentezza. –Non è che potrei tenerla su ancora un pochino?- chiedo con una
vocina piccola piccola.
Lui mi fa gli occhiacci, così mi vedo costretta a sfilarmela
interamente. Gliela scaglio contro, ma non riesco a beccarlo, anche a distanza
ravvicinata, e questa cade sul pavimento, dietro la consolle.
-Complimenti, bella mira.- osserva lui, applaudendo.
-Sei odioso.- soffio, voltandomi e attraversando la stanza
per andare ad accogliere i primi ospiti.
Lo sento ridere alle mie spalle, e sorrido
involontariamente, pensando che non riuscirò a tenergli il muso tanto a lungo.
In fondo non fa poi così freddo.
***
La festa è iniziata già da qualche ora, è mezzanotte passata
e non ho ancora visto l’ombra di una torta. Per quale motivo? Zayn ha deciso che i festeggiamenti veri e propri dovranno
iniziare precisamente all’una e quaranta di notte, ora in cui sono effettivamente
venuta al mondo. Continuo a chiedermi perché non mi sia scelta un migliore
amico meno cretino. Insomma, l’intera umanità considera il giorno del proprio
compleanno allo scattare della mezzanotte, non sta certo lì a farsi tanti
problemi.
-Feshtegiata, come te la pasci?-
Mi giro alla mia sinistra, dove trovo Louis che mi fissa con
un’espressione da pesce lesso.
-Non male, e tu?-
-Oh, oh, oh! Io schto benoooone, non sci vede!?- biascica, ridendo da solo.
-Louis, sei ubriaco.- gli tiro un buffetto sulla guancia.
Lui spalanca gli occhi azzurri. –Non sciono
ubbriacoo.-
-Perché non mangi una pizzetta?- ne afferro una dal tavolo a
cui ero appoggiata fino a qualche minuto fa e gliela ficco direttamente in
bocca.
-Buuuuuona.- mugugna, mostrandomi
il pollice in alto.
Lo faccio sedere su una sedia lì accanto, poi attraverso la
pista da ballo per raggiungere Niall, impegnato in
una danza alquanto ridicola insieme ad Harry.
-Ehi, voi due! Il vostro amico è completamente andato!-
urlo, per sovrastare la musica.
Loro si scambiano un’occhiata che non promette nulla di
buono. Tento di scappare, ma è troppo tardi. Mi hanno già afferrato per
entrambe le braccia, trascinandomi nel loro folle balletto improvvisato. Giusto
per essere certi che io non tenti la fuga mi hanno circondato, e ora al nostro
trio si è aggiunto anche un Louis barcollante. Quando sento le note di Call Me Maybe smetto di lottare per liberarmi e inizio anche io a
saltare e a cantare a squarciagola.
***
Non so quante canzoni siano passate, credo solo siano state
tante, dato che ho i piedi completamente uccisi da queste scarpe terribili.
-Io mi fermo un
attimo!- comunico ai miei compagni di danza e, aggirando gente che sta ancora
ballando scatenata, vado a prendermi un bicchiere di sangria, che mi scolo
tutto d’un fiato. Poi ne afferro un altro e mi dirigo verso la postazione
musica.
-Che ne dici di fare una piccola pausa?- propongo a Zayn, urlandogli nell’orecchio per farmi sentire.
Lui annuisce, inserendo una canzone a caso e togliendosi le
cuffie. Afferra il bicchiere che gli sto porgendo e lo finisce anche lui in un
batter d’occhio. Mi rivolge un’occhiata riconoscente e si asciuga con una mano
la fronte leggermente sudata.
-Sono o non sono il migliore dj di tutti i tempi!?-
Alzo gli occhi al cielo. –Certamente, Zayn,
non ho mai sentito nessun altro girare i dischi così divinamente!-
-Ehi, io non giro dischi, creo la musica con queste mani.-
Me le spiaccica sulla faccia. Cerco di staccarle ma lui non
vuole saperne di cedere.
-Zayn, mi stai accecando, brutto
ebete che non sei altro!- sbraito, infastidita. In un attimo sento le sue dita
lasciare la presa e, lentamente, staccarsi dal mio viso.
La sala sarebbe completamente buia, se non fosse per una
torta gigante dotata di diciotto candeline che mi sta venendo incontro, sorretta
da Martha e Jules, più sorridenti che mai. Intorno a me si sono radunati tutti
i miei amici, i loro visi tremolano alla luce fioca delle candele, sorrido
tanto che credo che la bocca mi si possa spaccare da un momento all’altro, ma
non m’importa.
-Buon compleanno, piccola Jess.- mi mormora Zayn all’orecchio.
Rido, e spengo tutte le candeline in un solo soffio.
***
Mi sto spalmando una quantità industriale di crema idratante
sulle piante dei piedi, quando Zayn entra in camera
mia con lo spazzolino in mano.
-Che cosa stai combinando?- mi domanda, fissandomi come se
stessi facendo chissà quale assurdità.
-Mi sembra ovvio. Cerco di dare un po’ di sollievo ai miei
poveri piedi.-
-Oh, beh, in questo caso, tutto completamente nella norma.
Immagino sia efficace utilizzare del latte detergente per far sparire il
dolore.- commenta sarcasticamente, buttandosi a peso morto sul materasso a
terra tra il mio letto e il materassino dove Jules sta già ronfando da qualche
minuto.
-Allora, sentiamo, tu cosa proporresti di fare, sapientone?-
-Innanzitutto dovresti immergerli in acqua calda e sale.-
Sospiro. –Non ho le
forze per trascinarmi di nuovo in bagno. E’ così tremendamente lontano!-
Zayn ridacchia, tirandomi il
suo cuscino. –Smetti di fare la melodrammatica.-
Per tutta risposta sbadiglio sonoramente, rannicchiandomi
sotto le coperte.
-Restituiscimi il cuscino, Jess!-
-Uhm, non penso che lo farò..- ghigno, chiudendo gli occhi.
-Salinger, come ti senti ad aver raggiunto la veneranda età
di diciotto anni? Gli acciacchi cominciano a farsi sent..-
Non lo lascio nemmeno finire e rispedisco il cuscino al
mittente. Tasto il muro con una mano, trovando l’interruttore e spegnendo la
luce.
-Notte, Jess.-
Non gli rispondo. Mi rigiro per qualche minuto nel letto,
incapace di prendere sonno.
-Zayn?- sussurro, per non
svegliare Jules.
-Zayn, so che sei sveglio,
rispondimi!-
-Ti sono venuti i rimorsi per non avermi augurato una buona
notte?- chiede, e io so con certezza che sta sogghignando, nel buio della
stanza.
-Devo dirti una cosa.-
Lo sento muoversi e scorgo il suo profilo girarsi verso di
me, la testa sostenuta dal braccio.
-E’ un segreto che conoscono solo Martha e Jules, e..Penso
che sia ora che la sappia anche tu.-
Mi copro il viso con le mani, anche se so che non
riuscirebbe lo stesso a vederlo.
-Ricordi quando ti ho detto che il mio primo bacio me lo
diede Simon Miller, al mare, tre estati fa?-
-Sì, certo che lo ricordo.-
-Beh, non era vero.- prendo un grosso respiro, cercando di
imporre al battito del mio cuore di darsi una regolata.
-Zayn, la verità è che..- faccio
una piccola pausa, prima di sputare tutto d’un fiato: –Io non sono mai stata
baciata!-
Un tonfo. Il mio migliore amico è riuscito a rotolare giù da
un materasso spesso ben venti centimetri. Beh, non sono cose da tutti giorni.