Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Metella    20/08/2007    3 recensioni
"Sara è seduta davanti allo specchio del suo camerino, nel teatro della sua città, dove si sta svolgendo il saggio della sua scuola di danza, mancano due pezzi al suo assolo e non si è mai sentita tanto fuori posto in vita sua."
Cosa succede nella testa di una ballerina poco prima del suo assolo?
Piccola one-shot scritta tempo fa... Le recensioni sono sempre apprezzate!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sara
Questa è una one-shot che avevo scritto tempo fa, poi per un problema al computer (il mio pc ha una personalità tutta sua, spesso in contrasto con le mie idee... ^^") ho dovuto riscriverla da capo e l'ho "pulita" un po', sistemando quello che non quadrava... e questo è il risultato.
Mi è venuta in mente qualche giorno prima del mio saggio di danza, ricordando tutte le volte che sono stata presa dal "panico da saggio", e ho provato a rendere le emozioni che ti prendono in quei cinque minuti prima di dover andare in scena.
Ci risentiamo alla fine... buona lettura!

(NdA: I personaggi di questa fanfic sono totalmente frutto della mia fantasia. Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale. I nomi dei balletti sono reali, come pure il compositore e lo scrittore che sono nominati.)


Sara

Sara ha gli occhi grandi e dentro agli occhi una paura ancora più grande. Sara è seduta davanti allo specchio del suo camerino, nel teatro della sua città, dove si sta svolgendo il saggio della sua scuola di danza, mancano due pezzi al suo assolo e non si è mai sentita tanto fuori posto in vita sua.
Si guarda allo specchio e sfiora il diadema dorato, mentre da fuori giunge ovattata la musica del passo a due dei contadini da Giselle. Le sue compagne passano veloci nel corridoio, bisbigliandosi auguri affrettati, le mani che si muovono automatiche in gesti scaramantici. Qualsiasi cosa per ingraziarsi la fortuna, per tenere la cattiva sorte lontano da quel palcoscenico dove presto anche Sara dovrà danzare, dove dovrà dare il meglio di se' stessa nella variazione che ha studiato per tutto l'anno.

Esmeralda. Sara guarda il costume rosso e nero come se non le appartenesse, come se non l'avesse addosso lei; guarda il tamburello dorato sul tavolino e poi distoglie gli occhi. Spaventata. Disperata. Non può farcela, ne è sicura. Sa che manca pochissimo al suo momento, dovrebbe scaldarsi, ripassare la variazione, prepararsi, ma non ci riesce. Semplicemente il suo corpo non risponde più agli ordini che lei impartisce, macchina inceppata senza più controllo, immobile su quella vecchia sedia nera, in un camerino vuoto, nel bel mezzo di uno spettacolo a cui lei non può partecipare.
Dal palco giungono gli applausi. Sara ascolta, distrattamente. Applausi, ancora. Immagina Stefania e Matteo inchinarsi al pubblico, sudati, stanchi, ma soddisfatti. Gli applausi sono decisi, forti, dev'essere andato tutto bene. Lentamente torna il silenzio, buio in scena, poi parte soffocata la musica di Rachmaninov, un pezzo di gruppo del corso inferiore. L'ultimo pezzo prima di lei. L'ultimo momento di quiete prima del tuffo verso il nulla.

Sara non riesce nemmeno più a respirare. Le sembra di essere uscita di colpo dal proprio corpo; non sente, non vede, non si accorge di nulla. Alessandra passa davanti alla porta del camerino, infila dentro la testa e le lancia un “in bocca al lupo”, poi scappa senza attendere la risposta che non giunge. Sara non s'accorge di nulla. Annegata nel buio gelido del panico, non può risalire in superficie. Guarda lo specchio senza vederlo, senza vedere l'immagine fredda che le restituisce lo sguardo: una ragazza bruna, i capelli tirati in uno chignon lucente, gli occhi vuoti, il trucco di scena ancora a posto nonostante il velo di sudore da nervosismo che le inumidisce la fronte. Sotto il fard Sara è bianca come una statua di cera, e questo non è l'unico particolare che le accomuna. Immobile, spenta, Sara ascolta la musica che giunge da fuori e ordina a se' stessa di alzarsi, di muoversi, di fare qualcosa, per l'amor di Dio. Il suo corpo si muove istintivamente, gesti dettati dall'abitudine; si alza lentamente, passa automaticamente le mani sull'ampia ruota di tulle rosso lisciando le pieghe, scuote leggermente la testa per controllare che il diadema sia ben fissato. Gesti che Sara compie senza pensare; la sua mente è ancora persa nel nulla. Muove un passo, poi un altro, mentre esce dal camerino afferra il tamburello e s'incammina verso le quinte.

Veronica la scorge e sospira di sollievo, poi bisbiglia concitata qualcosa al tecnico del suono; Sara le passa davanti senza vederla, persa nella propria battaglia contro il panico. Da dietro le quinte intravede le ragazzine del corso intermedio che si agitano sul palco, un po' traballanti, per fortuna sono almeno a tempo con la musica. Non manca molto alla fine del loro pezzo. Il nome successivo sul programma di sala è il suo. Chiaravalle Sara – variazione di Esmeralda.

Esmeralda. Sara ha passato tutto l'anno a studiarla; in sala provava i passi, li puliva, li perfezionava, provando e riprovando fino ad avere i piedi in frantumi e la testa in fiamme; a casa aveva riletto due volte il libro di Victor Hugo, immaginando come rendere il personaggio di questa zingarella innocente e seducente insieme, tutta danza e canto, innamorata dell vita. Ora non ricorda più nulla: respira l'odore polveroso delle quinte e pensa a quanto sudore, quanta fatica ha messo in quella variazione. E ora non riesce a ricordarsene un passo. Oddio, non ce la faccio.

La musica di Rachmaninov finisce, le ragazzine in scena si stringono tutte vicine per l'inchino. Sara è paralizzata. Non può ballare. Non può. Le sue mani tremano un po', e il tremito della destra si trasmette al tamburello che lei tiene in mano. I sonagli dorati vibrano leggermente e un tintinnio riecheggia dolcemente dietro le quinte.
Sara si immobilizza, tesa, ascolta quel suono familiare. Di colpo rivede se' stessa in sala, davanti allo specchio che, ingrato, le rimandava ogni volta un'immagine sbagliata, ogni volta c'era un errore, e lei ricominciava da capo.
E ricominciava.
E ricominciava.
Da capo.
Ancora una volta.
Guidata dalla musica, il tamburello che tintinnava a ogni movimento, suono secco quando lei lo batteva a tempo, suono dolce quando lo scuoteva appena.
Sara ascolta il tintinnio del tamburello e lascia andare il fiato che aveva trattenuto senza accorgersene. È una bella sensazione. Respira di nuovo, a fondo, lentamente, mentre le ragazzine cominciano a uscire frettolose dal palcoscenico, a lasciarlo libero. Per lei.

Sara riapre gli occhi. La vibrazione del tamburello le è rimasta nelle orecchie, dolce e rassicurante come la voce di una madre. Guarda davanti a se' il palcoscenico buio, Fermo. In attesa. In attesa di lei, della sua sconfitta. Ma questa sera non ci sarà nessuna sconfitta. Sara respira di nuovo e guarda quel buio, che ora non le sembra più così minaccioso. Vede Veronica sbirciarla dalla quinta opposta. Guardami pure, pensa. Adesso non ho più paura.

Una voce disincarnata riempie la sala, annuncia impersonale l'esibizione seguente. Chiaravalle Sara, variazione di Esmeralda – e mentre la voce pronuncia il suo nome Sara non trema più.

Non fa scongiuri, non prega, non chiede a nessuno più forte di lei aiuto o sostegno. Non ne ha bisogno. Scuote il tamburello, questa volta intenzionalmente, e il suono allegro riempie di colpo la sala buia. Sara scivola leggera su quel suono, sorride senza accorgersene, entra in scena.

*


Eccoci! Come sono andata?
Piccole note per chi non si intende di danza classica:
- Giselle è il nome di un balletto classico dell'800, in due atti. Narra la storia di una contadina che, ingannata dall'innamorato, muore di pazzia e diventa una delle Willi, spiriti di donne morte per amore. Il passo a due dei Contadini fa parte del primo atto.
- Esmeralda è il personaggio di un balletto ispirato al romanzo di Victor Hugo Notre-Dame de Paris. La variazione (o assolo) di questo personaggio prevede l'uso di un tamburello da battere e scuotere a tempo di musica.

Grazie per aver letto il mio 'esperimento' e... spero di ricevere recensioni!

(A proposito... Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno recensito la flashfic "Bacio" postata nella categoria Harry Potter... tredici recensioni in un giorno! Dico, TREDICI!!! Non potevo crederci... sono troppo felice!!! E tutti complimenti... mi farete diventare presuntuosa! Quindi voglio dire GRAZIE MILLE a London, ady, mezzosecolo, so_revolution, ladymarie, Azzurra_Potter, DarkGiliath, Elentari, Scar, SaryKrum Ianevski, piper1831, zlatyna e RaRa 93 per le recensioni... grazie davvero!)

Un bacio,
Met



  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Metella