Day 2:
Disney!Anderbros
La vera
storia di Cenerentola… forse?
Tanto
tempo fa, in un regno lontano lontano, abitava in un vecchio castello ormai in
malora un grazioso fanciullo di nome Cenerentolo. Cenerentolo era molto triste,
perché la sua mamma era morta dandolo alla luce e il suo papà era morto poco
dopo. Tuttavia, poco prima di morire, il suo papà aveva sposato una donna che
aveva due figli e –
«Cooper?»
chiese il ragazzino più piccolo, sdraiato sul divano sotto una pesante coperta
di lana.
«Dimmi
Blaine, che cosa c’è?» sbuffò il più grande, seduto al suo fianco.
«Non
credo che la vera storia di Cenerentola sia così, sai? Sono quasi certo che
Cenerentola sia una femmina.»
«Stai
sempre a lamentarti!» gli rispose male Cooper, scatenando nel bambino uno
sguardo da cucciolo bastonato. Intenerito, aggiunse, «Me la sto inventando,
d’accordo? Cambiamola un po’, ci stai?»
Blaine
sembrò pensarci su per un attimo, poi un sorriso luminoso gli comparve sul
volto. «Solo se possiamo esserci anche noi nella storia!»
Un
sorrisetto sbarazzino illuminò il viso del fratello più grande. «Era
esattamente la mia intenzione…»
La
matrigna di Cenerentolo aveva due figli: Cooperstasia e Blaineoveffa. I due
fratelli si volevano molto bene anche se non se lo dimostravano spesso; infatti
litigavano quasi ogni giorno, per qualsiasi sciocchezza; la loro madre non
faceva nulla per porre fine alle loro liti, perciò Cooperstasia, che era molto
più furbo e intelligente di Blaineoveffa –
«Questo
lo dici tu!» Blaine incrociò le braccia, guardando male il fratello, che però
fece finta di non averlo sentito.
– oltre a essere il più grande, riusciva sempre
a vincere. Ma non è questo il punto. Non appena il padre di Cenerentolo morì, la
matrigna cattiva costrinse Cenerentolo a diventare il loro servo; gli faceva
lavare i pavimenti, pulire l’argenteria, annaffiare i fiori del giardino e
insomma, tutti i lavori che competono alla servitù e di certo non al vero
padrone del castello.
Cenerentolo,
tuttavia, non si lamentava mai. Faceva ciò che gli veniva ordinato e,
nonostante le cattiverie che era costretto a subire, era sempre gentile e buono
con tutti. Inoltre, gli piaceva cantare quando puliva, e fu proprio questo che
–
«Che
fece diventare amici Cenerentolo e Blaineoveffa!» urlò Blaine alzandosi in piedi
dal divano, le mani strette a pugno e uno sguardo fiero sul viso.
Cooper
lo guardò stranito, ma decise di far proseguire il fratellino. Chissà che
storia si sarebbe tirato fuori.
Blaineoveffa
un giorno stava girando per il castello, fischiettando una melodia di sua
invenzione, quando sentì qualcuno cantare; il suono veniva da oltre la
finestra, così Blaineoveffa si avvicinò per vedere di chi fosse quella
splendida voce. Si stupì molto quando, oltre la finestra, giù in cortile
intento a raccogliere le foglie per terra, vide Cenerentolo. Blaineoveffa non
sapeva che l’altro ragazzo sapesse cantare!
«Ehi!» lo
chiamò, spinto da chissà cosa. Cenerentolo sussultò, colto alla sprovvista, e
alzò la testa verso la finestra, dove era appoggiato Blaineoveffo. «Scusa, non
volevo spaventarti… solo… non sapevo che sapessi cantare…» sussurrò il ragazzo,
un po’ imbarazzato.
«Ci sono
molte cose che non sai di me…» rispose il giovane, ma la sua non sembrava
un’accusa. Il suo tono di voce era triste.
Blaineoveffo
sorrise. «Direi che è ora di rimediare.»
Blaine
si fermò, lo sguardo fisso a terra; si stava mordendo il labbro inferiore, la
fronte aggrottata dalla concentrazione. Cooper sorrise dolcemente
nell’osservarlo.
«Dai,
da qui vado avanti io,» disse, togliendo dall’impaccio il fratellino.
Da quel
giorno, Cenerentolo e Blaineoveffo diventarono amici. Si raccontavano storie,
giocavano insieme, ma soprattutto cantavano l’uno per l’altro – ovviamente
senza che la matrigna di Cenerentolo lo venisse a scoprire.
Gli anni
passarono. I due ragazzi crebbero. E con loro crebbe anche la loro amicizia e
il profondo affetto che avevano l’uno per l’altro. Finché un giorno,
Cooperstasia scoprì che il fratello era amico di Cenerentolo e decise di
spifferare tutto alla loro madre.
«Ma
no, Coop! Perché vuoi fare il cattivo?» si lamentò Blaine.
«Perché
i cattivi sono sempre dei personaggi interessanti.» Cooper zittì il fratello,
continuando a raccontare la storia.
Ovviamente
la matrigna non ne fu affatto felice: non voleva certo che il suo bambino si
mescolasse con certa gentaglia! Così, chiuse Cenerentolo in camera sua,
nascondendo la chiave della stanza nella tasca del vestito, e sgridò
Blaineoveffa, proibendogli di vedere Cenerentolo e di parlargli.
Blaineoveffo
rimase tutto il giorno chiuso nella sua stanza a piangere, litigando con il
fratello più volte e chiedendogli come mai avesse dovuto fare la spia. Ma
Cooperstasia non rispondeva mai, limitandosi a rivolgergli un sorrisetto
cattivo. La verità era che era geloso dell’amicizia tra Blaineoveffa e
Cenerentolo. Non voleva che il fratellino avesse un altro migliore amico; era
lui il suo migliore amico, nonostante i dispetti che si erano sempre fatti.
Blaineoveffa
iniziò a raccontare di quanto Cenerentolo fosse un bravo ragazzo, di quanto si
impegnasse e di quanto non portasse rancore a nessuno di loro, convincendo pian
piano il fratello più grande della bontà di Cenerentolo.
Così
Cooperstasia, vedendo Blainevoeffa molto triste e sentendosi in colpa, decise
di chiedergli scusa e di aiutare il fratello a liberare Cenerentolo per farlo
scappare. Così, mentre la madre era addormentata, riuscirono a toglierle di
tasca la chiave della stanza di Cenerentolo e corsero a liberarlo.
Stavano
quasi per raggiungere il portone del castello quando la matrigna si fece
avanti, bloccando la loro avanzata verso la porta.
«Cooperstasia,
Blaineoveffa! Che cosa credete di fare?»
«Madre,
non puoi continuare a trattare Cenerentolo così! Ha diritto quanto noi di
vivere una vita agiata, e non puoi impedire a lui e Blaineoveffo di essere
amici,» iniziò a dire Cooperstasia.
«È vero
madre! Io tengo molto a lui,» aggiunse Blaineoveffa.
«E come
mai, sentiamo?» chiese la matrigna.
«Perché lui è
bellissimo, la persona più bella che conosca e voglio che stia sempre con me!» urlò Blaine balzando in piedi, gli occhi
che brillavano dall’emozione della scoperta di come concludere la sua storia.
Cooper
fissò il fratello per un tempo indefinito. «Ma Cenerentolo e Blaineoveffa sono
due uomini. Nelle favole non dovrebbe sempre esserci una principessa?»
Blaine
ci pensò un po’ su, lo sguardo concentrato. «No,» disse infine, «non è detto.
Possono anche esserci due principi.» Improvvisamente, i suoi occhi si
riempirono di lacrime e Blaine strinse le mani a pugno. «Avevi promesso che
avremmo potuto raccontare la storia come la volevamo noi! Io la voglio così!»
Cooper
riuscì a tirar fuori un piccolo sorriso e fece cenno al fratellino di
continuare a raccontare.
«Perché
lui è bellissimo, la persona più bella che conosca e voglio che stia sempre con
me!» urlò Blaineoveffa, mentre Cenerentolo al suo fianco lo guardava con occhi
lucidi e gli rivolgeva un bellissimo sorriso.
Tuttavia
la matrigna non sembrava intenzionata a lasciarli andare, ma all’improvviso,
comparve una fata. Era la fata madrina di Cenerentolo, giunta per difendere il
suo protetto e i due fratelli. La fata fece un incantesimo alla matrigna
cattiva, trasformandola in una statua di pietra, permettendo così a
Cenerentolo, Blaineoveffa e Cooperstasia di scappare.
Da quel
giorno, i tre rimasero sempre insieme; erano inseparabili. E vissero per sempre
felici e contenti.
Cooper
guardava il fratellino, ora steso sul divano con gli occhi persi nel vuoto e un
largo sorriso sul volto. Sembrava davvero fiero del finale della sua storia.
«Allora
Coop, ti è piaciuta?»
Era
così entusiasta, i suoi occhi brillavano così tanto che Cooper non poté non
deluderlo – e dopotutto, la storia gli era piaciuta davvero, anche se gli aveva
dato da riflettere.
«Sì
Schizzo, mi è piaciuta…» gli rispose, facendogli una carezza sulla testa.
Qualche anno dopo…
Kurt
uscì dalla stanza, gli occhi ancora lucidi per aver appena perso il suo
uccellino; gli altri Warblers lo seguirono, lasciando Blaine seduto su uno dei divani
della sala comune della Dalton, lo sguardo perso nel vuoto. Ora gli era tutto
chiaro.
Estrasse
velocemente dalla tasca il cellulare e digitò velocemente un messaggio, per poi
alzarsi e correre fuori dalla sala comune. Aveva un ragazzo da conquistare!
Pochi
minuti più tardi, un ragazzo stava leggendo un messaggio sul suo cellulare.
Credo di aver appena
trovato il mio Cenerentolo – B.
Cooper
sorrise guardando il cellulare. «Lo spero, Schizzo…» sussurrò.
NdA:
Ciao!
Spero che questa seconda giornata della Anderbros Week vi sia piaciuta! Fin da
quando ho avuto il prompt, l’idea di Cooperstasia e Blaineoveffa mi ha
perseguitato come non mai, perciò dovevo metterla per iscritto! All’inizio mi
ero immaginata una storia molto più divertente, ma la verità è che non ne sono
capace, perciò mi è venuta fuori questa… cosa… xD
La
Alch ieri non ve lo ha detto, perciò ve lo dico io – anche perché ci tengo a
queste piccolezze! Il titolo della raccolta, On a stormy sea of moving emotion, è il verso della canzone Carry on my wayward son dei Kansas. Questa canzone sarebbe in realtà
“la” canzone di Supernatural, e perciò molto riferita a Dean e Sam Winchester,
ma l’abbiamo trovata adatta anche ai nostri Anderson – il loro rapporto,
nonostante tutto, è abbastanza tormentato.
Ne
approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito e messo la
storia tra ricordate e/o preferite. Questa settimana è un bel po’ incasinata a
causa degli esami universitari, perciò cercherò di stare al passo e postare in
tempo i giorni che mi competono (aggiornerò per lo più la sera, sorry!) ma
prometto di recuperare tutto non appena questa settimana infernale finirà.
A
domani con il day 3: Scambio di corpi.
Bel