Day 3: Scambio di corpi
Why is
this happening to me?
Quella
mattina Blaine si svegliò con la solita sveglia che
gli trillava nelle orecchie. Come tutte le altre mattine, schiaffò una mano sul
comodino vicino al letto e spense quell’aggeggio infernale, per poi nascondere
il viso sotto le coperte e grugnire il suo disappunto. Come al solito poi,
scivolò fuori dal letto per dirigersi in bagno, fermandosi infine davanti allo
specchio e passandosi una mano in quel nido che erano in realtà i suoi capelli.
Quella
mattina però, a differenza delle altre mattine, i suoi capelli non erano come sempre. Affatto. Erano troppo lisci,
troppo ordinati. Sconvolto, Blaine si fissò per la
prima volta allo specchio. E un grido gli scappò dalle labbra.
***
Qualche ora prima…
«Andiamo
Schizzo, non puoi non essere felice di rivedermi!» Cooper lo stava inseguendo
su per le scale, petulante come al solito.
Blaine alzò gli occhi al cielo.
«Andiamo,
dovresti essere felice! Soprattutto dal momento che l’ultima volta abbiamo
finalmente chiarito e ora ci vogliamo più bene che mai…
giusto Schizzo?»
Esasperato,
Blaine si fermò davanti alla porta della sua stanza.
«Ovvio che mi fa piacere vederti, Cooper! Ma avrei di gran lunga preferito che
tu ti facessi vedere una o due ore dopo…»
«Già…» sul volto di Cooper spuntò un sorrisetto diabolico,
che portò subito Blaine a preoccuparsi.
«Oh
no, non dirlo neanche, non osare-»
Ma
ovviamente non venne ascoltato.
«Non pensavo che tu e Kurt ci deste
dentro in questo modo!»
Blaine grugnì, arrossendo di colpo e
nascondendosi il viso tra le mani. Cooper era entrato nella sua stanza senza
nemmeno avere la decenza di bussare, sorprendendo lui e Kurt in atteggiamenti
un bel po’ equivoci – ed era tutta colpa di Kurt; non poteva andarsene in giro
con quei pantaloni così stretti e che gli fasciavano il sedere come una seconda
pelle e pensare che Blaine non gli sarebbe saltato
addosso nel primo momento in cui fossero stati soli - e imbarazzandoli da morire. Cooper non aveva
avuto nemmeno la decenza di uscire dalla stanza; era stato Blaine
a spingerlo fuori senza troppe cerimonie mentre Kurt si rivestiva e andava via
da casa Anderson con le guance più rosse che mai e la coda tra le gambe.
Chiariamoci,
Blaine era ovviamente felice di rivedere il fratello
– soprattutto ora che le divergenze tra loro erano state chiarite e quasi
risolte – ma Cooper aveva la strana e inquietante abilità di far arrabbiare le
persone con niente.
E
infatti, di lì a qualche ora, Blaine e Cooper si
ritrovarono a urlare l’uno contro l’altro da un lato all’altro del corridoio,
mentre i loro genitori al piano di sotto si chiedevano come mai più passassero
gli anni, più i loro figli sembravano regredire all’età di due anni ciascuno.
«Non
ti sopporto più! Sei un disastro!» urlò Blaine.
«Ha
parlato Mr. Perfettino!» rispose Cooper.
«Beh,
io per lo meno lo sono!»
«Perché,
credi che io non lo sia?!»
«Assolutamente
no! Preferisco essere me, grazie!»
«Idem!
Non vorrei mai ritrovarmi pelato a trent’anni per il troppo uso del gel!»
«Ahhh basta!» gridò Blaine alla
fine, sbattendo la porta in faccia al fratello e fiondandosi a letto.
***
Blaine fissò sconvolto il riflesso nello
specchio. Quello non era lui: niente altezza media (bassa), niente capelli neri
e ricci, niente occhi dorati. L’uomo che rifletteva lo specchio non era più Blaine Anderson: era Cooper
Anderson.
Blaine si tirò un pizzicotto; doveva per
forza star sognando. Ma quando la parte di pelle che aveva appena stretto tra
le dita gli urlò il suo dolore, Blaine gemette e uscì
dal bagno correndo. Non era affatto un sogno.
In
corridoio, si schiantò contro una figura bassa ma abbastanza compatta, ed
entrambi si trovarono per terra in un colpo. I due ragazzi si fissarono l’un
l’altro.
«Blaine?» chiese quello che in realtà era Cooper.
«Cooper?»
chiese di rimando quello che in realtà era Blaine.
«Oddio
sono te!» gemette Cooper nel corpo di Blaine. «Che
cos’è sta massa informe che ho in testa?!»
«Benvenuto
nel mio mondo,» rispose Blaine nel corpo di Cooper,
sbuffando mentre si rialzava e aiutava il fratello a mettersi in piedi.
«Che
cosa diamine ci è successo?» chiese Cooper. «Pensavo che queste cose
accadessero solo nei film!»
«Già… Oddio, è un disastro!»
«A
chi lo dici! Oggi avevo un provino!» Cooper squadrò Blaine
(se stesso, in realtà) da capo a piedi. «Dovrai andare tu…
Vedi di non fare casini!»
«Cosa?!
Ma io non posso andare al provino al posto tuo…» Blaine strabuzzò i suoi nuovi occhi azzurri.
«Certo
che puoi. Anzi, devi! È un ordine, fratellino!»
«Non
darmi del fratellino, che sono più alto di te! A proposito…»
Blaine si guardò in giro. «Wow, che bella sensazione guardare
da così in alto…» disse più a se stesso che
all’altro.
«Sì,
sì, lo so… Ora però aiutami a sistemarmi sto nido che
ho in testa, ti prego!»
Blaine si passò una mano nei capelli – wow,
niente gel, e soprattutto, sembravano praticamente perfetti così – e spinse il
fratello nella sua stanza. Non lo avrebbe fatto andare in giro senza gel!
Cooper,
seguendo il fratello, diede un’occhiata al corpo che si trovava davanti. «Certo
che ho proprio un bel sedere!»
***
Blaine si guardò attorno un po’ sperso.
C’erano un sacco di persone che giravano per quegli studi, e sembravano tutti
così indaffarati e professionali. Blaine deglutì,
preoccupato; un conto era fare un provino per entrare nel coro del Glee Club della scuola, un altro era farlo per la televisione
locale. Tra l’altro, non ci andava di mezzo il suo futuro, bensì quello di suo
fratello. E, per quanto fosse ancora arrabbiato con lui – era sicuramente colpa
sua se il karma aveva deciso di punirli in quel modo – ci teneva a che il
fratello superasse quel provino.
Perciò,
spinto da quel pensiero, iniziò a seguire la direzione che indicavano dei
cartelli appesi ai muri con la scritta ‘CASTING’. Doveva essere nella direzione
giusta.
***
«Ehi, Kurt!»
Il ragazzo appena interpellato si
girò di scatto, salutando la sua migliore amica con un sorriso. «Ciao Mercedes!
Come stai?»
«Io bene ma…
sei sicuro che anche Blaine stia bene?» chiese la
ragazza di colore con uno strano sguardo.
Kurt sbiancò di colpo, spaventato.
«Oddio gli è successo qualcosa?»
«Rilassati, zucchero, Blaine sta bene. Fisicamente. Ma riguardo al resto, non ne
sarei così sicura…» detto questo, si voltò e fece
cenno a Kurt di seguirla. Il ragazzo non esitò neanche un attimo, per niente
rassicurato dalla risposta di Mercedes.
E se qualcuno avesse fatto del male a
Blaine? E se lo avessero insultato? Dannazione, Kurt
sapeva che prima o poi sarebbe successo! Blaine era
fragile e ancora spaventato da quello che gli era successo due anni prima al
ballo della sua scuola, e Kurt non avrebbe permesso a nessuno di fargli del
male.
Tuttavia, ciò che si trovò davanti
agli occhi non era affatto la scena apocalittica che si era figurato in testa. Blaine era in mezzo al corridoio, e stava intrattenendo un
gruppetto di persone – tra cui alcuni giocatori di football e cheerleader –
raccontando delle barzellette.
Kurt lo osservò da lontano, stranito.
Quello non era Blaine. Il suo Blaine
non era così spigliato, era molto più tranquillo e composto – solo quando
cantava si trasformava nel pazzo che saltava sui mobili – e soprattutto non
andava vestito in quella maniera: jeans stretti, maglietta e giacca di pelle.
«Blaine?»
Kurt lo chiamò; ma il ragazzo non si girò, così Kurt riprovò di nuovo.
Finalmente, Blaine si girò e Kurt incrociò gli occhi
dorati del suo ragazzo, che gli sorrise come suo solito. Okay, non c’era
assolutamente nulla di diverso nel suo ragazzo.
«Ciao Kurt!» lo salutò. «Ciao… ehm…»
Mercedes lo fissò stralunata e scambiò
un’occhiata con Kurt, che alzò le spalle.
Kurt si avvicinò a Blaine mentre gli altri ragazzi intorno a loro si
allontanavano. Non appena gli fu vicino, Kurt si sporse in avanti e lasciò un
piccolo bacio sulle labbra del moro, la cui reazione lo sorprese parecchio: Blaine si era irrigidito di colpo, sembrava quasi sorpreso.
Kurt si allontanò da lui con sguardo interrogativo.
«Tutto bene? Che ci facevi qui con
quelle persone?»
Blaine gli rivolse un sorriso smagliante. «Tutto
ok, stavo solo raccontando loro la bellissima barzelletta che mi ha detto Coop
ieri sera!»
Kurt strinse gli occhi, sospettoso,
ma non disse nulla. Blaine fece un passo avanti e lo
prese per mano. «Avanti, andiamo a lezione.»
***
«I nomi delle persone che sto per
chiamare dovranno presentarsi oggi pomeriggio agli ultimi provini,» disse
l’uomo dallo sguardo serio davanti a una ventina di giovani uomini – tutti
avvenenti e tutti sulla trentina.
Blaine fece un respiro profondo, in attesa
del verdetto. Si era attenuto a ciò che Cooper gli aveva detto di fare, anche
se lui avrebbe di gran lunga scelto di cantare un’altra canzone e avrebbe
montato una coreografia completamente diversa. Era rimasto stranito quando
Cooper gli aveva spiegato tutto quanto velocemente mentre si vestivano quella
mattina – fortunatamente la prima lezione a scuola cominciava alle nove –
perché a Blaine era sembrato quasi come se Cooper si
fosse trattenuto.
«Cooper Anderson!”»
Blaine era così concentrato sui suoi
pensieri che quasi non sentì pronunciare il suo nome – quello del fratello in
realtà.
Sorrise all’uomo, ringraziò e si alzò
per andarsene. Aveva un appuntamento a casa con il fratello, che doveva
spiegargli quale canzone e quale coreografia avrebbe dovuto portare nel
pomeriggio.
***
Cooper entrò in casa, seguito a ruota
da Kurt; il ragazzo aveva cercato di convincere il fidanzato del fratello a
salutarsi a scuola, ma Kurt era stato irremovibile: voleva seguirlo fino a
casa. Cooper non sapeva cosa fare, ma se pensava che la situazione fosse
difficile in quel momento, non sapeva che cosa lo avrebbe aspettato di lì a
qualche minuto.
«Ehi Blaine,
c’è qualcun altro in casa?» chiese il controtenore con malizia, che tuttavia
non fu colta da Cooper.
«Sì, perché me lo chie-?»
Ma non fece in tempo a finire la
frase che Kurt gli si gettò addosso, coprendogli le labbra con le proprie.
Cooper fece un verso sorpreso; di certo non si aspettava tutto quell’impeto da
quel ragazzino con l’aria così pudica. E invece ben presto sentì la mano del
ragazzo scendere fino al suo inguine.
Perché
mi sta succedendo questo?
Con un salto all’indietro, Cooper si
allontanò da Kurt, che gli rivolse un’occhiata stranita.
«C’è qualcosa che non va?»
«No, niente…»
Cooper deglutì, guardando Kurt avvicinarsi ancora a lui.
Di nuovo, Kurt gli si era appiccicato
addosso, questa volta ancora più convinto di prima. Cooper non sapeva che cosa
fare, era praticamente schiacciato contro il divano. Stava di nuovo per spingere
Kurt lontano da sé quando la porta di casa si aprì e subito dopo qualcuno entrò
in salotto.
«Ehi!» gridò Blaine.
Kurt si voltò verso Cooper e rimase
sorpreso nel vedere quanto il maggiore degli Anderson sembrasse…
arrabbiato? Il controtenore arrossì di nuovo, allontanandosi dal corpo di Blaine; era la seconda volta in due giorni che Cooper li
sorprendeva insieme.
Cooper si rivolse a Blaine. «Che cosa stavi facendo?»
Blaine abbassò lo sguardo. «Scusa Bl-Cooper…”»
Cooper fissò Kurt con sguardo severo.
«Kurt, io e Blaine avremmo bisogno di parlare. Ti
dispiace lasciarci soli?»
Kurt annuì, salutando gli Anderson e
rivolgendo un’occhiata stranita al fidanzato – che però non ricambiò dal
momento che aveva ancora lo sguardo basso – e uscì di casa.
Rimasti soli, Blaine
guardò male la versione di se stesso a testa bassa; non poteva credere a quello
che aveva appena visto. Ma soprattutto, era sorpreso di esserci rimasto così
male. Kurt non stava facendo niente di male, dopotutto pensava che quello lì
fosse il suo fidanzato, e non Cooper nel corpo del suo fidanzato. Tuttavia gli
aveva fatto male… in quel momento, capì che non
avrebbe sopportato vedere Kurt con qualcun altro che non fosse lui. Non che
prima non lo pensasse, ma non avrebbe mai pensato di stare così male.
Perché
mi sta succedendo questo?
“Blaine,
prima che tu dica qualcosa, voglio solo dirti che ho provato a scansarmi… te lo giuro!” disse Cooper a bassa voce.
E Blaine
non resistette. Non quando Cooper lo guardava con gli occhioni
che in realtà erano i suoi – ora capiva cosa voleva dire Kurt quando lo pregava
di non scatenargli contro il potere dei suoi occhi da cucciolo.
«Ok… ok, va
bene, ti credo,” sospirò. “Hai passato la prima parte del provino, comunque,
perciò dovresti spiegarmi che cosa dovrei fare la seconda volta.»
***
Blaine non era affatto contento della
scelta del fratello; quella canzone che aveva scelto di cantare era troppo
semplice, Cooper poteva puntare molto più in alto. Era la seconda volta in un
giorno che si trovava a pensare quanto Cooper in realtà si sottovalutasse, e la
cosa era totalmente assurda.
Cooper era conosciuto da tutti come
la persona fiera e sicura di sé, sempre attiva ed energica, con le proprie idee
fisse, divertente e spensierato. Ma forse non era davvero così.
A questo pensava Blaine
mentre frugava nel borsone che gli aveva dato Cooper, alla ricerca dei vestiti
che il fratello aveva scelto da indossare. In quel momento, colpì con una mano
il bordo di quella che aveva tutta l’aria di essere un’agenda. Sorpreso, la
prese in mano e la aprì.
Oh cavolo! Quella non era affatto
un’agenda qualsiasi; sembrava più una sottospecie di diario di Cooper. Blaine sapeva che non era suo diritto leggere ciò che c’era
scritto; quelle cose erano private e sapeva che Coop volesse rimanessero tali. Però…
Blaine sfogliò velocemente le pagine, fino
ad arrivare all’ultima; la data scritta sopra nella calligrafia disordinata di
Coop lo informava che quella pagina era stata scritta soltanto il giorno prima.
Incapace di trattenersi, Blaine si ritrovò a leggere.
Oggi
è un’altra giornata un po’ piatta, seguito di una settimana altrettanto piatta.
Domani ho il provino e, nonostante mi sia preparato tantissimo, temo di non
passarlo. La verità è che non sono abbastanza bravo – in famiglia è sempre
stato Blaine quello talentuoso. Posso continuare con
la mia recita, far credere a chiunque di quanto forte e in gamba io sia, ma non
so quanto a lungo potrà durare dal momento che io stesso non ci credo. Non fino
in fondo. L’unica cosa che mi ha fatto superare quest’ultima, noiosa settimana
è stato il pensiero che fra qualche ora rivedrò il mio fratellino. Non vedo
l’ora…
Blaine chiuse di colpo il diario, colpito
da tutto ciò che aveva letto. Non pensava che il fratello si sottovalutasse
così tanto, né che sotto quella facciata spavalda si nascondesse un giovane
uomo insicuro e pieno di debolezze. Nonostante tutto, forse, loro due non erano
così diversi.
Cooper non meritava di sentirsi così.
Era in gamba, era talentuoso esattamente quanto Blaine,
e glielo avrebbe dimostrato.
***
Cooper sospirò, la testa sotto
l’acqua che gli lavava via tutto quel gel che era stato costretto a sopportare
per tutto il giorno.
Quella giornata era stata folle. Blaine era davvero un ragazzo impegnato, e sembrava fare
tutto con estrema serietà; sembrava che tutti lo adorassero. I professori gli
rivolgevano sorrisi e lodi, molte persone che lo incrociavano in corridoio gli
rivolgevano piccoli sorrisi o cenni di saluto, gli amici del Glee sembravano disposti a fare qualsiasi cosa per lui,
pronti a seguirlo, ascoltarlo e sostenerlo – e Cooper pensava che per Blaine valesse lo stesso.
E poi c’era Kurt. Quel ragazzino era
così innamorato di suo fratello che quasi non era riuscito a sostenere quello
sguardo pieno d’amore, affetto e complicità. E Cooper sapeva bene quanto anche
il fratello amasse Kurt. Non si sarebbe stupito di trovarsi, di lì a qualche
anno, a partecipare al matrimonio di quei due.
Quella giornata però, nonostante la
sua stranezza e follia, aveva dimostrato a Cooper di essersi fatto un’idea
giusta sul suo fratellino. Blaine era davvero un
ragazzo in gamba, che meritava tutto il bene di questo mondo e anche di più.
***
«Cooper! Cooper!»
«Ehm…
Cooper, perché stai dicendo il tuo nome urlando?» chiese la madre guardando
stranita il suo figlio maggiore.
Dio,
che scemo…
«Uh, volevo dire Blaine…
Blaine!!»
Salì le scale di corsa, fiondandosi
in quella che era la stanza del fratello. Dentro, c’era Cooper, steso sul letto
e intento a fare quelli che aveva tutta l’aria di essere i suoi compiti di
matematica. Blaine rimase sorpreso ma non disse
niente, troppo euforico e impaziente di dare a Cooper la buona notizia.
«Ehi, Schizzo, che ti urli!»
«Coop, mi hanno preso! Cioè, ti hanno preso!»
Il fratello saltò in piedi sul letto,
gli occhi che gli si illuminarono di gioia. «Davvero?»
«Sì, non posso crederci! Anche perché
non mi ero preparato la coreografia e ho cambiato la canzone e quindi-»
«Aspetta, frena…»
disse Cooper alzando le mani, i ricci ormai liberi dal gel che gli ricadevano
sulla fronte. «Hai fatto cosa?»
Blaine fece un profondo sospiro. Doveva
tirar fuori la verità.
«Ho deciso di cantare un’altra canzone… Quella che avevi scelto era troppo semplice,
Coop!» fece una pausa, in attesa che il fratello dicesse qualcosa. Ma quando
ottenne solo silenzio, decise di continuare. «Ho trovato per caso il tuo
diario. Non l’ho letto… cioè, sì, ma solo l’ultima
pagina che hai scritto. E Coop, davvero, non dovresti sottovalutarti così
tanto.»
«Io non mi sottovaluto.» Le parole
uscirono flebili dalle labbra di Cooper – sembrava non crederci lui stesso.
«Sì invece, e lo sai. E non dovresti…»
«E invece sì, Blaine,
perché ho passato il provino solo perché sei andato tu a farlo. Non sono
abbastanza bravo!»
«Ed è qui che ti sbagli! Questa è la
tua voce,» urlò quasi Blaine, la voce di Cooper che
si levava alta. «Questo è il tuo corpo, sono le tue gambe che hanno ballato, il
tuo sorriso che ha convinto la giuria. Io non ho fatto nient’altro che darti il
coraggio di osare. In una maniera forse poco convenzionale, ma te l’ho data.»
Cooper davanti a lui stava piangendo,
una singola lacrima gli rigava il viso. Blaine pensò
che vedere se stesso piangere fosse la situazione più assurda della sua vita.
«Io non-»
«No, Coop. Tu sei bravo. Sei talentuoso esattamente come credi che io lo sia.
E ti devo delle scuse; pensavo che tu fossi esattamente ciò che mostravi –
sicuro di te, un po’ ruffiano e a volte anche borioso – ma non è affatto vero.
Sei una persona con delle insicurezze, ma ciò non toglie quanto tu sia in gamba,
Coop, e… ti voglio bene.»
Cooper a quel punto si avvicinò e
abbracciò Blaine, che per la prima volta provò
l’emozione di stringere suo fratello forte tra le braccia e proteggerlo,
approfittando dell’altezza per chinarsi su di lui e racchiuderlo in una
sottospecie di bolla protettiva.
E in quel momento, tutto cambiò. Il
corpo di Cooper rimpicciolì, i capelli si arricciarono, gli occhi cambiarono
colore, ma rimasero chiusi; non si muoveva, stretto nell’abbraccio del
fratello. E quando entrambi aprirono gli occhi, erano di nuovo loro. Cooper nel
suo corpo alto e slanciato, Blaine in uno più basso e
compatto.
Si staccarono, toccandosi entrambi i
rispettivi corpi e rilasciando un sospiro beato nel sentirsi di nuovo padroni
di se stessi. Quando Cooper alzò il capo, trovò Blaine
pensieroso.
«Che c’è Schizzo?»
«Di solito queste cose finiscono
sempre quando entrambi capiscono il bello dell’altra persona…
ma a te non è successo niente di particolare oggi, credo. A parte il mio ragazzo
che ti si è spalmato addosso,» spiegò Blaine.
Cooper sorrise. «Oh, credo che tutto
questo fosse per te. Io ho sempre saputo quanto in gamba tu fossi.»
Blaine sorrise e fece di nuovo un passo in
avanti, stringendo il fratello più grande in una morsa ferrea.
NdA:
Buonasera a tutti! Ecco qui la nuova
storia della raccolta su questi due pazzi degli Anderson. Lo “scambio di corpi”
è un’idea che mi è sempre piaciuta, ma devo ammettere che scriverlo è stato più
complicato del previsto. Nei film sembra molto più facile! xD
Forse molti di voi si troveranno in
disaccordo con l’immagine che ho dato di Cooper, ma secondo me in realtà è
proprio così. Per il poco che si è visto, ho captato un bel po’ di insicurezza
sotto quell’armatura da ruffiano.
Ne approfitto per ringraziare coloro
che hanno recensito e letto. Insomma ragazzi, fatevi sentire! Le recensioni, di
qualsiasi tipo siano, sono sempre un ottimo stimolo ma soprattutto un aiuto per
noi scrittrici a migliorare! =)
A domani con Cooper cockblocker!
Bel