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Autore: JulietAndRomeo    29/01/2013    3 recensioni
Questo è il prequel di 'Niente è più dolce della vendetta'.
Dalla storia:
Li percepii sedersi e, infatti, poco dopo attaccarono bottone: -Hey, bambola, da dove vieni?- chiese quello che sembrava il più grande dei tre.
Tutti gli occhi delle persone del locale erano puntate su di me e potevo sentirli perforarmi il collo con lo sguardo, ma non me ne curai più di tanto e, chiudendo lentamente il menù, alzai gli occhi per posarli sui tre tipi seduti di fronte a me: -Chiamami ancora 'bambola' e per venirti a prendere a calci dovrò farmi un viaggetto nell'aldilà. Tra l'altro, non sono cavoli tuoi le mie origini, bambolo- risposi con un sorrisetto sulle labbra.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La mia relazione con gli gnomi.




Quel giorno Hogwarts era più maestosa che mai. Il parco sembrava più grande, il Lago Nero meno terrificante, la Sala Comune di Grifondoro più accogliente, i corridoi meno silenziosi, la Sala Grande più luminosa, i dormitori meno tranquilli, le aule più belle, i capelli di Piton meno unti, la McGranitt più simpatica, Ron meno stupido, Harry più imbranato, Ginny meno impulsiva, i Serpeverde più accettabili.
Hogwarts non era mai stata più bella. Io non ero mai stata più euforica. Mancava poco e tutto sarebbe finito, ma il finale non sarebbe stato doloroso, sarebbe stato festoso.
-E adesso il discorso finale, pronunciato dalla nostra alunna migliore: Hermione Granger- annunciò la McGranitt.
Io sorrisi, alzandomi dalla sedia, posta in una delle prime file, mentre un forte applauso mi rimbombava nelle orecchie.
Alzando leggermente la gonna del vestito lungo, mi avviai verso lo pseudo palco che Vitious aveva sistemato quella mattina.
Mi posizionai davanti al leggio di Silente, su cui posai i foglietti guida, che mi avrebbero aiutata nel mio discorso. Li guardai per un istante e poi alzai lo sguardo.
La Sala Grande sembrava grande quasi il doppio, quel pomeriggio, file e file di sedie, tutte occupate da genitori e alunni, la riempivano per intero.
Passai qualche attimo a guardare negli occhi la gente che mi fissava silenziosa e che io potevo vedere senza difficoltà. Poi mi puntai la bacchetta alla gola e sussurrai –Sonorus-.
Ed ecco che il mio discorso cominciò: -Sette anni, miei cari compagni sono passati. Sette anni di avventure, sette anni di compiti, sette anni di fatiche, sette anni insieme. Ricordo come fosse ieri, il giorno in cui la qui presente professoressa McGranitt chiamò il mio nome per lo Smistamento. Ricordo il timore riverenziale nei confronti di una donna così forte sia all’apparenza, sia in profondità. Ricordo lo stupore di fronte a quelli Stemmi che mi piace chiamare “nostri”- dissi indicando gli Stemmi delle quattro Case, appesi lungo le pareti della Sala. –Sono nostri perché, miei cari compagni, ci siamo sfidati, nel nome di questi Stemmi, abbiamo perso, nel nome di questi Stemmi, e abbiamo vinto, nel nome di questi Stemmi. La realtà è che abbiamo costruito un’intera vita, attorno a questi Stemmi e alla Casa che rappresentano. Adesso però, è giunto il momento di lasciarla, di cominciarne una nuova, di ergere un futuro nuovo, ricco e felice, sulle conoscenze che Hogwarts, ci ha lasciato. Un futuro che…-.
Boom!
Il boato di un tuono aveva appena infranto la quiete che aleggiava nella Sala Grande. Tutti si voltarono in direzione delle finestre, ma fuori non pioveva.
“Temporale imminente” elaborò la mia mente senza che lo volessi.
Scossi leggermente la testa e mi voltai di nuovo verso il mio pubblico.
-Dicevo, signori, che dobbiamo costruire un futuro che possa donarci tutte le gioie della vita e che…-
Boom, clank, stum!
Altri rumori, diversi, ma allo stesso tempo simili a quelli di prima, mi interruppero di nuovo.
Mi voltai di nuovo verso le finestre, ma questa volta mi resi conto che non poteva essere un temporale.
“Un temporale non fa questi rumori” pensai.
Adesso mormorii agitati serpeggiavano tra il mio pubblico, commenti sugli strani rumori aleggiavano sopra quella massa di persone, sedute composte di fronte a me.
La McGranitt intervenne: -Signori, signori, prego calmatevi, non sta succedendo nulla di grave- poi si rivolse a me. –Signora Granger, vuole continuare, prego?-.
-Professoressa- mi sentii in dovere di correggerla. –Io sono una ragazza, non sono sposata-.
-Ma certo che lo sei, Hermione- rispose lei. –Sei sposata con il signor Malfoy, mia cara e avete anche un bellissimo bambino- continuò poi, indicando verso la prima fila.
Mi voltai verso il punto che mi stava indicando e vidi un sorridente Draco tenere in braccio un bambino di circa due anni.
Sgranai gli occhi e rimasi semi-catatonica, ferma sul palco. La McGranitt cominciò a chiamarmi e a scuotermi per la spalla.
-Hermione. Hermione, svegliati. Accidenti, maledetta Granger, apri gli occhi!- diceva, mentre tutto intorno a me cominciava a svanire.
-Mi lasci professoressa- bofonchiai. –Non mi faccia muovere, sto bene così-.
-Ma che diavolo…? Oh, ho capito!-.
Sentii un rumore di passi, anche se tutto ormai era diventato nero ed informe. Qualche luce però sopravviveva ancora, in ricordo di quella serata scossa dal temporale.
Anche la McGranitt se n’era andata. Tutto adesso era sparito. Ero sola.
Anzi non proprio sola, c’era un rumore persistente di acqua e delle voci lontane, che mi tenevano compagnia. Ad un tratto rimasero solo le voci, provenienti da un posto lontano, l’acqua era sparita.
Ma era dolce stare così, al buio, cullata da quel mormorio lontano.
E poi fu il gelo.
Rimasi senza fiato e spalancai gli occhi.
Dell’acqua gelida si era riversata su di me come una cascata. Poi una voce. La sua voce.
-Granger, muoviti, non c’è tempo per dormire, io gli ho fermati, ma non so per quanto- disse un Malfoy mezzo nudo, che si aggirava come un’anima in pena nella mia stanza.
-Tu!- esclamai prendendo la bacchetta dal comodino. –Perché diavolo mi hai svegliata? Stavo sognando il giorno del conseguimento dei miei M.A.G.O! Stavo tenendo un discorso! Aspetta un attimo… sei stato tu a fare quel casino!- e non era una domanda. –E aspetta ancora… perché diavolo sei nella mia camera da letto e per giunta mezzo nudo?- conclusi arrossendo.
-Né parliamo dopo, Granger, adesso dobbiamo tagliare la corda- rispose lui, tentando di costringermi ad infilarmi il cappotto, facendomi attorcigliare i piedi nel lenzuolo caduto per terra.
-Ma di che parli?- chiesi, tentando di capire, mentre cercavo di liberare i piedi che non ne volevano sapere.
-Ricordi che avevi detto che la casa era in vendita?-.
-Si-.
-Beh, io non so esattamente come funziona l’acquisto di una casa, ma una tizia di sotto, la stessa che sta salendo le scale in questo momento, credo stia mostrando questo posto a qualcuno e come hai detto tu, se ci trovano…-.
-Siamo mangime per uccelli- completai al posto suo.
Nel frattempo il rumore dei tacchi dell’agente immobiliare, risuonava contro il legno delle scale. Ed era sempre più vicino.
-Prendi la bacchetta- dissi a Malfoy.
-Vuoi schiantarla?-.
-Voglio Smaterializzarmi, ce ne andiamo-.
Lui si girò per prendere la bacchetta e in quell’istante la voce della donna e dei compratori che la seguivano, sembravano più vicine che mai, forse erano appena arrivati in cima alle scale.
Quando vidi finalmente Malfoy mettere gli occhi sul suo legno magico e allungare la mano per prenderlo, feci esattamente la stessa cosa, allungai la mano per afferrare lui.
L’unica cosa che raggiunsi (cadendo a faccia in avanti tra l’altro), con i piedi ancora attorcigliati nel lenzuolo e il braccio corto che avevo, fu l’elastico del suo pigiama.
Ci Smaterializzai alla Tana, nello stesso istante in cui l’agente immobiliare dei miei stivali, apriva la porta della mia stanza.
 
Apparimmo alla Tana, qualche istante dopo.
La caduta cominciata a casa mia, nella Londra Babbana, lontana anni luce dal posto in cui eravamo adesso, finì nel giardino di casa di Arthur e Molly Weasley.
Caddi a faccia in avanti, in quello che riconobbi come fango (ma che poteva benissimo essere melma), trasciandomi dietro i pantaloni del pigiama di Draco e stappandoli.
Per fortuna aveva i boxer, o lo avrei lasciato nudo come un verme e per fortuna il fango/melma che mi si era spalmato in faccia, gli impediva di vedere l’impietoso rossore delle mie guance.
Bussamo alla porta dei Weasley, che sembravamo più dei profughi, che persone civili e rispettabili.
-Se solo lo sapessero i miei avi- borbottò Draco tenendosi su i pantaloni strappati.
Qualche secondo più tardi, una Molly Weasley, armata di grembiule e cucchiaio di legno, venne ad aprire la porta.
-Ehm… Arthur, che ne dici di venire per qualche secondo?- fu la prima cosa che disse Molly, quando vide e Malfoy.
-Si cara, che…? Oh, Merlino! Hermione?- chiese Arthur cercando di riconoscermi sotto la maschera di fango.
-Ciao Arthur, Molly. Come state? C’è Ginny per caso?- chiesi come se niente fosse.
-Ginny è di sopra e noi stiamo bene, voi piuttosto che avete combinato?- chiese Molly.
Io e Malfoy ci guardammo per un solo istante negli occhi, poi ci voltammo verso i coniugi Weasley, ancora fermi a guardarci increduli dalla soglia della porta.
Poi cominciammo a parlare insieme e ad addossarci la colpa a vicenda, di tutto quello che era successo.
-OK!- urlò Ginny dalle scale. –Non ho capito una mazza, entrate, sedetevi e parlate solo quando siete interpellati- ordinò secca.
Io e Draco chiudemmo il becco e facemmo come Ginny aveva comandato. Una volta che anche lei si fu accomodata al tavolo della cucina, ci diede il permesso di parlare.
-Dimmi che diavolo è successo, Malfoy. Per filo e per segno- disse Ginny.
-Hey, ma perché prima lui? Io sono la tua migliore amica!- ribattei io, offesa.
-Voglio sentire lui. Niente discussioni, o ti mando a disinfestare il giardino dagli gnomi- disse la rossa.
Inutile dire che non emisi più neanche un fiato. Odiavo quei maledetti gnomi.
-Malfoy, puoi parlare-.
-Bene. Stamattina, quando mi sono svegliato erano le otto. Ho fatto una doccia veloce, mi sono asciugato per bene e sono tornato in camera per mettermi il pigiama, dato che non sapevo dove sarebbe voluta andare la Granger. Quindi, sono sceso in cucina e ho pensato che qualsiasi cosa avremmo dovuto fare, non avrei retto i ritmi di una psicotica come lei…-.
-Psicotica a me?!- esclamai, interrompendolo.
-Gli gnomi- mi minacciò Ginny.
-Che belle queste tende, Molly, dove le hai prese?- dissi cercando di far finta di nulla.
Ginny ghignò e Malfoy proseguì.
-Dicevo che avevo pensato di fare colazione per mettere su un po’ d’energia. Ho provato a farmi un frullato, ma quella… cosa, non voleva saperne di accendersi, quindi ho provato con un la bacchetta, ma è ovvio, dato che è saltata in aria, che gli oggetti Babbani, o almeno quello che ho usato io, non sopportino bene la magia…-.
-In realtà, gli oggetti Babbani…- cominciò Arthur.
-Papà!- disse Ginny.
-Scusa Ginny. Continua, ragazzo- disse rivolgendosi poi a Malfoy.
-Ha fatto un botto enorme e…-.
-Allora sei stato tu a fare quel gran casino!- esclamai pensando al tuono del mio sogno.
-La smettete di interrompermi?!- disse scocciato lui.
-Io non…-.
-Gnomi! Hermione, un’altra parola e ti mando in mezzo a quegli gnomi psicopatici!- disse Ginny con voce acuta.
-Ok, ok, starò zitta e buona fino alla fine del racconto- dissi facendomi piccola piccola sulla sedia.
-Bene. Quindi, dov’ero rimasto? Ah, si! Quindi il tritatutto è esploso e quindi ho optato per qualcosa di più normale, come dei biscotti. Avevo appena cominciato a mangiarli, con una tazza di the, quando la donna della… com’è che si chiama, Granger, quel posto dove ti dicono che possono venderti la casa?- disse girandosi verso di me.
Io lanciai un’occhiata a Ginny e quando lei, roteando gli occhi mi fece un cenno con la testa dissi a Draco che quel posto si chiamava agenzia immobiliare.
-Ecco. Quella dell’agenzia immobiliare (la casa dei Granger è in vendita) è scesa da una… ehm… macchina! Si, da una macchina e ha cominciato a venire verso la casa. Quindi intuendo quello che stava per succedere ho pensato che la prima cosa da fare fosse andare via di lì, prima che quella ci vedesse. Quindi mi sono alzato, forse troppo in fretta, perché ho urtato la tazza con il the e il cucchiaio, insieme alla scatola dei biscotti, e sono corso di sopra a svegliare la Granger, per dirle che dovevamo andarcene. Ma lei non si svegliava, quindi per la fretta le ho tirato dell’acqua fredda in faccia. Lei ha tentato di uccidermi e nel frattempo quella stava per arrivare; quando sono riuscito a spiegarle che diavolo succedeva mi ha ordinato di recuperare la bacchetta. Quindi mi sono girato e ho afferrato la bacchetta nello stesso istante in cui lei ci ha Smaterializzato qui e la donna Babbana apriva la porta. Quando siamo arrivati, lei è caduta e si è aggrappata ai miei pantaloni, strappandomeli- concluse Draco.
-Bene. Tu vatti a cambiare e tu fatti una doccia- disse Ginny.
Io e Malfoy ci alzammo.
-Dopo, devo parlare con te, Herm- continuò la mia amica.
Mi voltai, mentre Malfoy continuò a salire le scale, tentando di tenersi i pantaloni, annuendo alla rossa che adesso mi guardava con un sorriso sornione sul viso.
Salii le scale e mi infilai nel bagno dei Weasley. Finalmente cinque minuti di pace.
 
-Allora? Raccontami!- strillò Ginny, appena aprii la porta della stanza che Molly mi aveva dato.
Per la sorpresa, buttai in aria tutto quello che avevo in mano e portai quest’ultima all’altezza della bacchetta.
-Ginny, sei impazzita? Mi hai fatto venire un colpo!- balbettai quando capii che non correvo nessun pericolo.
-Come sei esagerata, Herm. Uhm…- aggiunse poi valutandomi. –Stai tentando di rimandare le spiegazioni, smettila e parla, fifona- disse perentoria.
-Che vuoi che ti dica? Abbiamo mangiato. È andata bene- dissi cercando di far finta di niente.
-Avete mangiato? Non avete spiccicato neanche una parola nel frattempo?-.
-Ma certo che abbiamo parlato, quello era ovvio, Ginny-.
-No che non è ovvio, Hermione. Se non lo hai capito devi raccontarmi tutto per filo e per segno. E adesso non farmi incazzare, parla perché te lo giuro, che il giardino di sotto è ancora pieno di gnomi e a mia madre servirebbe una mano per disinfestarlo-.
-Ok, ok… parlerò- risposi.
Mi sedetti sul letto, con ancora l’accappatoio addosso, dopo aver finito di raccattare i  vestiti che avevo lanciato in aria. Presi un lungo respiro e cominciai con il racconto del mio appuntamento con Draco Malfoy.
Ricordo che mi fece strano pensare di essere uscita con Draco… e di averlo baciato.
-Dopo che abbiamo ricevuto il tuo messaggio siamo andati al ristorante, ci siamo seduti e abbiamo chiacchierato un po’ di non mi ricordo cosa. Poi è arrivato il cameriere e abbiamo ordinato… più o meno. Quando ci hanno portato da mangiare abbiamo mangiato, e cominciato, soprattutto io, a bere vino… dopo un po’ la conversazione, probabilmente perché da mezza ubriaca mi sembrava così, è diventata più piacevole e abbiamo parlato un po’ dei vecchi tempi… credo. Sai che non reggo bene qualsiasi tipo di alcolico e pensa che ogni volta che finivo un bicchiere Malfoy me ne versava altro, fino ad arrivare ad ordinare un’altra bottiglia. Se vuoi informazioni più dettagliate chiedile a lui, mi sembrava molto più lucido di me.
Comunque, quando siamo usciti abbiamo camminato fino a casa, lui credeva fosse meglio prendere un po’ di aria fresca, probabilmente aveva capito che ero mezza andata. Poi siamo tornati a casa e…- pensai se fosse il caso di dirle del bacio. -… basta-.
Lei annuì e poi mi disse: -Ti sembro stupida, Herm?-.
-Ehm… no?-.
-No, ecco. Quindi dimmi che è successo dopo che siete arrivati a casa, che non sia un altro basta, lo so che hai mentito, hai esitato un secondo di troppo- rispose lei anticipandomi, quando mi vide aprire bocca per ribattere.
-Ok, ehm… io, cioè, noi… ecco, no. Io… cisiamobaciati- borbottai/balbettai sottovoce, tra me e me.
-Cosa?-.
-Noi, ecco… si, cisiamobaciati- ripetei impercettibilmente più forte.
-Hermione, il giardino è pieno di gnomi… e mia madre non è tanto giovane- rispose spazientita.
Respirai profondamente.
-Noi…-.
-Si- rispose lei.
-Ci…-.
-Si-.
-Siamo…-.
-Si-.
-Baciati-.
-Si!- urlò, alzandosi di scatto in piedi e portando le mani al cielo, come faceva Harry quando catturava il Boccino.
-Si?- chiesi dubbiosa. –C’è qualcosa che non mi hai detto, Ginny?-.
-Ma chi?- rispose guardandosi intorno. –Io?- chiese indicandosi.
-Si, esattamente, che caspita hai da festeggiare?- dissi alzandomi anche io.
-Niente, è che ho pensato ad una cosa, non ha nulla a che fare con te. E adesso scusami, vado ad aiutare la mamma in giardino- disse accennando alla finestra alle mie spalle.
Si Smaterializzò sotto i miei occhi.
Rimasi un attimo impalata a fissare il punto in cui era scomparsa.
-Maledetta stronza! Non c’è bisogno di Smaterializzarsi per arrivare in giardino!- esclamai quando mi ripresi.













Che squillino le trombe e rullino i tamburi, signori e signore! Eccolo il fantasma dell'autrice che torna alla carica, dopo un mese.
Si parla il suo fantasma dato che è già stata linciata dai lettori di un'altra storia...
Ma che fate? Lascietelo, poverino, lasciate quel povero fantasma, vi implorooooooo!!!
Lo so che sono imperdonabile, un mese... ho dovuto aspettare la chiusura del quadrimestre per poter aggiornare di nuovo, i miei professori ci hanno dato dentro quest'anno.
E adesso ricomincia il giro delle interrogazioni e dei compiti... ho voglia di sentirmi male. Ripensandoci potete uccidere anche il mio fantasma, mi risparmiereste gravi tormenti scolastici xD
Bando alle ciance: spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di non avervi delusi.
Un grazie enorme a chiunque non mi ha abbandonata e che quindi continuerà a seguirmi, grazie a quelli che recensiscono (anche se non mi merito niente) e quelli che inseriscono la storia tra le preferite, le ricordate e/o le seguite.
Un bacione a tutti,
Juliet :D
   
 
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