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Autore: LetMeCorrectIt    20/08/2007    17 recensioni
Cosa si cela dietro la maschera di Draco Malfoy? Chi è veramente l'odioso Serpeverde? In una notte di pioggia è Hermione a scoprirlo.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so che sto già scrivendo una fanfic ma questa one-shot mi è venuta in un momento di ispirazione e non mi sono riuscita a trattenere!
Buona lettura! Sono molto gradite le recensioni, voglio sapere cosa ne pensate... forse è un po' troppo mieloso...
Un bacio
***Lizzie***

Hermione camminava per i corridoi stringendosi un grosso tomo rilegato al petto. Era appena uscita dalla biblioteca, dopo aver finito di studiare praticamente metà dei libri presenti, preoccupata per gli esami imminenti. Fuori pioveva.
Tutto sembrava scuro e tetro ad Hogwarts in quel momento, il ticchettare della pioggia sui vetri era l'unico rumore che si poteva udire; i corridoi erano deserti e silenziosi. Era sera inoltrata ma Hermione si era persa nella lettura di un libro particolarmente interessante sulla Trasfigurazione di alcuni mammiferi in oggetti di uso comune. Appena l'aveva finito ne aveva notato un'altro altrettanto interessante così l'aveva preso in prestito visto che si stava facendo tardi.
Rabbrividì involontariamente, non aveva mai notato quanto fosse inquietante la scuola di sera, non era solita girovagare a quell'ora da sola. Sapeva bene che non c'era assolutamente niente di cui temere ma ad ogni angolo buio tirava dritto. Probabilmente era solo molto stanca. Gli occhi in effetti già le si stavano chiudendo.
Si chiese che ore fossero di fatto, non ne aveva la più pallida idea e temeva che... Ecco, appunto. Era scattato il 'coprifuoco' e le tutte le luci si erano spente contemporaneamente. Si guardò intorno, impaurita. Beh, conosceva bene Hogwarts, ce l'avrebbe fatta anche così e non aveva intenzione di farsi beccare da Gazza facendosi notare con un incantesimo per rischiararsi la strada.
Un brivido, questa volta di freddo. Strinse il libro più forte, come se potesse scaldarla. Spifferi le salivano su per la schiena, tra la sua pelle infreddolita e la divisa.
Andò a sbattere contro un oggetto non meglio identificato e iniziò a procedere più lentamente; per fortuna qualche fulmine occasionale le illuminava la strada. Era quasi arrivata, doveva solo salire una rampa di scale ed era arrivata! Ma, come è risaputo, alle scale piace cambiare. Proprio mentre si accingeva a proseguire la rampa cambiò direzione, portandola verso un’altra rotta e scendendo con il rischio di farla cadere. Grandioso, ora era al piano di sotto.
Decise di prendere un'altra scala meno dispettosa ma in quell'istante sentì dei passi. Dalla poca delicatezza si poteva dedurre fosse Gazza. I passi leggeri e felpati  che lo seguivano erano quelli di Mrs. Purr. Hermione prese la prima porta a destra, tornando nei corridoi, ma il guardiano stava venendo in quella direzione. Entrò in un'aula senza guardare quale fosse; Gazza passò oltre e lei trasse un sospiro di sollievo.
"Che ci fai in giro a quest'ora, Granger?"
Hermione si voltò. Era in un’aula spaziosa, forse quella di Trasfigurazione, e sulla cattedra, seduto in modo per niente composto, con le gambe allargate che pendevano dal tavolo, c'era Draco Malfoy. Una torcia attaccata al muro era stata accesa e produceva una debole luce gialla, che faceva risplendere i pallidi lineamenti del giovane Serpeverde. I suoi capelli erano perfetti come sempre, di quel biondo quasi bianco che alla luce della torcia sembrava oro zecchino; i suoi occhi argentei brillavano nella semioscurità come quelli di un gatto. La guardava, presuntuoso e arrogante, il suo tipico ghigno che gli tendeva le labbra scoprendo appena i denti bianchissimi. La mano inanellata poggiava sulla cattedra, l'altra era mollemente appoggiata sulla gamba destra. Indossava solo i pantaloni e la camicia della divisa con la cravatta sciolta intorno al collo ed Hermione si chiese se non avesse freddo, sembrava di no.
La camicia aveva i primi tre bottoni slacciati e alla cravatta verde e argento non era stato fatto il  nodo. Riusciva a vedere il fisico tonico e perfettamente scolpito sotto la stoffa bianca, la pelle del petto si intravedeva, pallida come il suo volto marmoreo. Sembrava davvero una statua, una statua greca.
"Ti ho fatto una domanda, mezzosangue." disse Draco, tranquillamente, ghignante.
Lei trasalì, accorgendosi che lo stava fissando in modo poco consono "Sto tornando al mio Dormitorio, se proprio vuoi saperlo, Malfoy." rispose, secca.
"A quest'ora di notte? Cosa fai al posto di dormire, Granger?" ammiccò, alzando le sopraciglia per accertarsi che capisse il doppio senso di quella frase.
Hermione arrossì "Dovrei farti la stessa domanda." disse.
"Io? Come vedi non sono in compagnia, purtroppo, perciò non quello che vorrei fare." ghignò il ragazzo "Quindi… penso."
"Pensi?" chiese Hermione, incredula. No, c'era qualcosa sotto, un Serpeverde in giro nel cuore della notte voleva dire guai. Stava in qualche modo infrangendo le regole o comunque stava per farlo, ne era certa. E lei, come Prefetto l'avrebbe fermato e forse anche punito "Non credevo ne fossi capace, Malfoy."
"Molto divertente." Draco scese dalla cattedra, mettendosi in piedi "Sono capace di più di quanto creda." aspettò che Hermione rispondesse, curioso della sua reazione.
Lei sembrò interdetta "Cosa stai tramando?" stava solo cercando di confonderla, doveva essere così.
"Una volta tanto, posso rispondere sinceramente che non sto tramando proprio niente." era strano per lui parlarle in quella situazione. Soli in un'aula. Notte fonda. Lui senza Tiger e Goyle, lei senza Potter e Weasley. Era curioso di sapere come si sarebbe comportata così sola soletta al suo cospetto.
"Non ti credo." frase semplice e diretta. Ma di certo se stava realmente architettando qualcosa non le avrebbe detto la verità.
"Se libera di farlo." Draco le si avvicinò elegantemente, a passi cadenzati e lenti. Si trattenne dal sogghignare e la guardò serio negli occhi. E adesso? pensò E adesso che fai, Granger?
Lei resse i suo sguardo con altrettanta intensità. Non si sarebbe fatta prendere in giro dal principe delle serpi; li avrebbe dimostrato quanto valeva, e se pensava che lei fosse solo una ragazzina gli avrebbe fatto cambiare idea all'istante. Dì qualcosa pensò Su, Malfoy, o ti si sono seccate le parole in gola? Avanti, fa il figo come il tuo solito... avrai pane per i tuoi denti.
Si continuarono a fissare negli occhi, ad un tratto Hermione trasalì. Aveva visto qualcosa di strano negli occhi del Serpeverde, una luce che non aveva mai visto. Quella sembrava... sofferenza. Un bagliore mezzo spento nelle profondità delle sue iridi. Malfoy addolorato? Eppure sembrava proprio come sempre, il solito che se ne frega di tutto e tutti.
"Che c'è? Hai paura, Granger?" a Draco tremò la voce ma sperò lei non lo notasse. Aveva visto anche lui quel lampo che c'era stato tra i loro sguardi, quel luccichio che proveniva dagli occhi di Hermione. Cos'era? Per un attimo gli era sembrato di guardarla tanto a fondo da poterle vedere l'anima. Ma che pensieri cretini!
"Sei tu che hai paura." le uscì in un sussurrò. Paura, dolore, solitudine, c'era questo dietro quegli occhi d'argento.
"Ma che dici? E smettila di guardarmi in quel modo." Draco si sottrasse al suo sguardo, non voleva essere capito, non voleva essere compreso, non da lei, non da quella piccola Grifondoro che lo odiava con tutto il cuore.
Hermione si morse il labbro, cercando di fermare le parole che volevano uscire, ma non riuscì a trattenersi. Le uscì tutto dalla gola "Ti comporti in quel modo solo perchè non vuoi essere lasciato in disparte... ti riempi di falsi amici perchè ti senti solo ma più persone porti dalla tua parte più la solitudine si fa sentire. Sei solo spaventato, non sai cosa succederà, non sai da che parte stare e non hai il coraggio di decidere per te stesso, non riesci a importi su tuo padre,  non riesci a fargli capire cosa vuoi. E anche se tu capissi ciò che vuoi non ce la faresti a seguire il tuo cuore perchè..."
Quella ragazza, quella mezzosangue, non aveva il diritto di dirgli cosa provava, non aveva il diritto di comprenderlo, non poteva semplicemente guardarlo negli occhi e vedere la sua vita in un lampo. Non voleva starla a sentire, non voleva ascoltare. La spinse contro il muro, una mano sulla pietra fredda, all'altezza del suo volto, l'altra le teneva la spalla -Sta zitta!- esclamò.
Hermione tacque, ma non c'era più bisogno di parlare. Per la prima volta in vita sua verso Draco Malfoy non sentiva disprezzo e odio, ma provava una grande pena, forse addirittura compassione. Era un ragazzo come tutti gli altri che si era perso nelle difficoltà della sua vita, dovendo sottomettersi al padre e ai suoi ordini. Era un ragazzino spaventato. E lui sapeva che lei aveva capito.
Erano vicinissimi, Hermione sentiva il suo respiro, caldo e irregolare. Tremava. Lo guardò ancora negli occhi ma lui distolse lo sguardo, rifuggendo la sua comprensione.
E poi Draco fece una cosa che mai avrebbe fatto. Appoggiò la guancia fredda contro quella della ragazza e appoggiando la testa alla sua spalla la abbracciò. Stava piangendo ma non scorrevano lacrime sul suo volto; era un pianto silenzioso che non poteva essere espresso che con quell'abbraccio.
Un attimo prima Hermione l'avrebbe spinto via, ma non poteva lasciarlo lì così, ora che aveva visto oltre la sua maschera fredda e calcolatrice. Lo abbracciò a sua volta, un po' imbarazzata. Sentì il suo voltò freddo sul collo.
"Ma tu sei gelato, dovresti metterti un maglione!" disse.
Draco si staccò immediatamente da lei, come accorgendosi dell'assurdità del suo gesto; si allontanò di qualche metro e la guardò, meravigliandosi di se stesso. Quell'abbraccio era stato l'unico che aveva potuto calmarlo, mai aveva ricevuto una stretta più dolce, mai nemmeno dai suoi genitori. Loro gli volevano bene ma non erano mai riusciti a capirlo,  non erano mai riusciti a capire che lui non era come loro, che lui non voleva ciò che volevano loro. Che lui era solo un ragazzo. E ora, quella Grifondoro, che l'aveva sempre disprezzato e che lui aveva sempre odiato esclusivamente per principio, in un secondo era riuscita a dargli ciò che in una vita non aveva mai avuto. Per la prima volta qualcuno era riuscito a penetrare le sue difese e vedere ciò che nascondeva dentro di sé. Era una cosa assolutamente impossibile. Eppure non era stato un sogno, eppure lei era davvero lì.
"Ma tu sei gelato, dovresti metterti un maglione!"
Scosse la testa "Il freddo che sento non può scomparire con un maglione." sussurrò, cauto, come per paura che da un momento all'altro la ragazza gli dicesse che l'aveva solo preso in giro "Mi gela da dentro, potrei stare in una tempesta di neve senza accorgermi della differenza."
Hermione non sapeva che dire. Voleva lenire il dolore che attanagliava quell'angelo caduto, voleva scaldargli il cuore e dirgli che non era solo. Quello davanti a lei non era Malfoy. Quello era Draco. Non il figlio di un Mangiamorte, non il bambino viziato e arrogante che tutti conoscevano ma il vero 'ragazzo che è sopravvissuto'. Perchè era incredibile che dopo tutto quello che aveva passato quella parte di lui tanto fragile e delicata era rimasta in vita subito dietro l'odio dei suoi occhi. Quell'odio che non era un sentimento suo, ma di suo padre, un velo che Lucius gli aveva imposto.
Draco si sentiva come se fosse nudo, la grifoncina davanti a lui  vedeva ogni angolo del suo cuore, anche il più nascosto, in quel momento. Non voleva apparire tanto debole, voleva urlarle contro, dirle che non meritava la sua compassione, che non aveva meritato quell'abbraccio, che lui era crudele e non c'era nient'altro; ma c'era molto di più.
"Draco... puoi abbracciarmi se vuoi." sussurrò Hermione.
Lei si stava fidando di lui, gli stava dando qualcosa di cui lui non era degno e ora lui voleva punirla per la fiducia mal riposta ma allo stesso tempo voleva meritarla davvero e si rese conto che ne aveva bisogno.
Quanto era strano sentire il suo nome pronunciato da lei. Draco. Nessuno l’aveva mai pronunciato con tanta dolcezza.
Stava per cedere, sarebbe andato in pezzi e la sua parte innocente - per quanto piccola - sarebbe sparita del tutto. E si rese conto anche del fatto che non voleva perdere la possibilità che gli veniva data, la possibilità di conservare quel lato di lui e magari un giorno di farlo prevalere.
Si avvicinò nuovamente alla ragazza e la strinse forte, accarezzandole i morbidi capelli castani, cercando il calore che nessuno gli aveva mai voluto concedere. O forse che lui non aveva mai accettato.
Se lui non aveva mai saputo amare o  non aveva mai ricevuto l'amore di cui aveva bisogno, ora questa necessità non c'era più. Si sentiva perfettamente a suo agio con lei tra le braccia. Lei, la sua salvatrice, il suo angelo custode.
Sentì il cuore battere più forte, come se i frammenti in cui si era spaccato si fossero riuniti di nuovo. E volle averla ancora più vicina. Cercò le sue labbra e la baciò.
Hermione lo lasciò fare, il suo cuore scandiva un battito quasi insostenibile. Si sentiva responsabile di Draco, sentiva che lui da quel giorno le sarebbe appartenuto, che la sua anima era sua, per sempre. Sentì la lingua di lui inseguire la sua in cerca di un rifugio al freddo che provava, e quando l'ebbe trovata iniziare una dolce lotta nelle loro bocche.
Draco doveva esprimere ciò che provava, doveva farle capire l'unica cosa che restava da capire. Staccò le sue labbra dalle sue e a un soffio dal suo viso sussurrò "Ti amo, Hermione."
Non ebbe bisogno di sentire la risposta, gli bastò stringerla di nuovo a sé per capire che provava la stessa cosa.
Alla fine, anche se a malincuore, si staccarono.
"Dovremmo andare alle nostre Sale Comuni prima che qualcuno ci trovi." disse Hermione con un fil di voce.
Draco annuì, guardandola. Un bacio e un abbraccio e si erano separati di nuovo.
Ma Draco non aveva più paura, non temeva che lei se ne andasse per non tornare più. Ora sapeva. Sapeva che non sarebbe stato mai più solo.
THE END*******
  
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