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Autore: chainreaction    29/01/2013    4 recensioni
La vendetta è un piatto che va servito freddo, freddo come la pelle di Matt. Un vampiro.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La bestia colpisce ancora, uccidendo altri due operai delle note fabbriche River, le autorità pensano ad un attacco di un leone di montagna o di un lupo. Ciò che è certo è che va fermato al più presto, prima che ci siano altre vittime”.
 
 
Per quasi tutta l’estate i telegiornali ne discutevano, le radio erano costantemente concentrate sull’argomento e tra le persone ormai era diventato ciò di cui si parlava principalmente. Alcuni poco ci credevano e lasciavano correre, altri al contrario ne erano terrorizzati, e come pecorelle impaurite si barricavano nelle loro case, pronti a sfoderare qualsiasi tipo di protezione possibile. Altri invece cercavano solo di capirne qualcosa, le varie notizie erano state contorte e trasformate da chiunque ne sapesse anche un singolo particolare ma la sostanza era una sola: un animale, per quanto certo sia che fosse stato proprio un animale, si aggirava nei boschi di Broke Hills. Erano già morti ben cinque operai e una famiglia, uccisa durante un’escursione nei boschi. Le autorità si mobilitarono da subito imponendo un coprifuoco e vietando l’accesso ai boschi, per evitare altro sangue versato inutilmente. La gente continuava a pensare, perché proprio a Broke Hills? La tranquilla e piovosa Broke Hills, dove i giorni di pioggia erano più rari di un’eclisse e dove le alte montagne rocciose si scontravano con il mare che sbatteva rumorosamente sulle scogliere argentee.
 
 
Si domandava questo anche Matt, non riusciva proprio a credere alla bella favoletta del lupo cattivo che divora chiunque gli passi accanto, gli era spesso stato ripetuto di non impicciarsi nelle faccende che non lo riguardavano, ma la sua testardaggine gli faceva superare qualsiasi avvertimento e lo faceva continuare per la sua strada. Forse era una dote famigliare, avendo il padre sceriffo e la madre scrittrice, la curiosità era di famiglia; o forse non riusciva ad accettare il fatto di non sapere la verità. Sin da piccolo ha sempre odiato le situazioni sconosciute, preferiva accendere la luce per capire il giusto lato delle cose piuttosto che barcollare nel buio come molti altri. Cercava di pensarci poco, di allontanare questo pensiero dalla mente, ma tutto sembrava inutile, aveva quasi la sensazione di essere inutile, impotente e debole di fronte a tutto questo. Odiava quella sensazione.
 
 
La mattina seguente comunque sarebbe stato tutto molto frenetico per pensarci e questo Matt lo sapeva, avrebbe potuto essere un punto a suo favore. Primo giorno di scuola. Non che lui odiasse andarci, ormai a 16 anni aveva capito che era d’obbligo andarci, non c’era scampo. Aveva ottimi voti in tutto e anche parecchi amici, tra cui anche Amanda, la sua migliore amica. Erano praticamente incollati, sempre. Erano diventati amici da piccoli e non si erano mai divisi da allora, ma stranamente quest’estate si erano ignorati a vicenda. Matt non trovava a risposta alla miriade di SMS che le aveva spedito e appena lei si degnava di rispondere, lui non ci tentava nemmeno a riprendere i contatti. Era impaziente di rivederla, ma anche arrabbiato per essere stato in parte ignorato per un’intera estate, d’altronde la aveva ignorata anche lui, tutto ciò creava un miscuglio di sentimenti contrastanti che tennero Matt sveglio ancora per qualche ora.
 
 
Gli armadietti lucidi del liceo Finnigan sembravano brillare sotto la debole luce prodotta dai neon, il corridoio pieno di studenti, agli occhi di Matt sembrava più stretto del solito, forse era il sonno accumulato che gli annebbiava la vista. Matt raggiunse, cercando di non urtare altri studenti, il suo armadietto e tentando di ricordarsi la combinazione prova ad aprirlo.
“E’ 4 6 9 0 2, stupido!” la voce cristallina a Matt parve d’impatto familiare. Dietro di lui Amanda, con uno splendido sorriso, accenna un saluto.
“A-a-amanda!?” fece lui balbettando poco prima di abbracciare l’amica, l’abbraccio da lei ricambiato durò qualche secondo. “Perché non hai risposto ai miei messaggi?” “Perché tu non rispondevi ai miei” la conversazione cambiava, “Mi scuso ma ero, come dire, impegnata” “Così impegnata da non avere due secondi per digitare qualche tasto e rispondermi” “Ti ho già detto scusa, sai, ho una notizia da darti” “Buona o cattiva?”, l’espressione di Matt cambiò immediatamente, trasformandosi in qualcosa di perplesso. “Ho iniziato a frequentare un ragazzo” “Davvero? Chi è lo sfortunato?” “Molto simpatico Matt, comunque è Tristan” “Tristan? Il capitano della squadra di football?” “Si, lui” disse lei poco convinta.
A Matt ci volle più di qualche secondo per assimilare la notizia, la sua espressione cambiava ancora, stavolta era disgustato.
Tristan Hollingwen, capitano della squadra di football, ricco, egocentrico, una persona che sa il fatto suo e che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Matt e lui non sono mai andati d’accordo, si sarebbero scannati a vicenda se gli fosse stato permesso, ogni cosa che Matt provava a fare Tristan la faceva meglio, un esempio ne erano i molteplici tentativi falliti di Matt per entrare nella squadra di football, al contrario di Tristan, che si prese pure i complimenti dal coach per la sua bravura.
“Ma come puoi stare con quello!?” la voce di Matt si alzò di qualche ottava, “Lui è carino con me e scommetto che se anche tu lo conoscessi meglio..:” “No, grazie. Lo conosco anche troppo bene” “Ora non posso nemmeno scegliere con chi stare?” “Non ho detto questo, ma scelte sbagliate portano a conclusioni ancora più sbagliate” “E cosa ti dice che lui è la scelta sbagliata?”
La conversazione finì lì, Amanda se ne andò senza dire niente.
 
 
Durante le lezioni la concentrazione di Matt era da escludere, non riusciva proprio ad accettare, più che altro non voleva accettare. Lui, che si aspettava di passare l’intera giornata in compagnia della sua migliore amica, ora si ritrovava solo e confuso.
 
 
Alla caffetteria il rumore assordante di studenti affamati copriva leggermente i pensieri nella testa di Matt. Il cibo era pessimo, la poltiglia marrone che si azzardavano a chiamare spezzatino poco stuzzicava l’appetito di Matt. Alzò la testa per osservare la massa di gente, tra cui notò gli inconfondibili capelli neri di Amanda, era con Tristan. Sfortunatamente. Un brivido salì per la sua schiena, freddo e orribile. Non poteva essere gelosia, erano solo amici. Ma allora cos’era? Questo sentimento a cui Matt non riusciva a sottrarsi? Non riusciva a spiegarselo ma una cosa la sapeva, quella non era Amanda, qualcosa in lei era cambiato, era diversa, strana.
 
 
Più in la, Tristan e Amanda ancora in coda per prendere qualcosa da mangiare si scambiavano qualche bacio, cosa che non era sfuggita a Matt, sempre più concentrato a guardarli. Una bustina bianca scivolava lentamente nella mano di Tristan, stava proponendo qualcosa ad Amanda che sembrava annuire senza alcun sforzo. Ancora una volta Matt era schifato e sorpreso, le voci che giravano erano vere. Già dalla fine dello scorso anno si vociferava di un giro di droga tra gli atleti; si parlava di ormoni, steroidi e cose simili. Non lo sorprendeva il fatto che Tristano ne possedesse, conoscendolo era capace di questo e altro, era sorpreso dai gesti di Amanda, tranquilla prendeva la bustina e la metteva in tasca, senza farsi notare. No. Non poteva essere vero, Matt non voleva crederci ma per ora sembrava l’unica conclusione possibile.
 
 
Disteso sul suo letto, Matt rimuginava sulla giornata passata, come aveva potuto una sola estate, tre miseri e passeggeri mesi cambiare così radicalmente Amanda? Cosa le era successo? Cosa?
Solo questo, per ora, passava nella sua mente.
 
 
Dopo cena, con passo poco convinto, Matt si stava avvicinando alla sua camera. Era esausto, sia fisicamente che mentalmente. Troppi pensieri. Aveva proprio bisogno di staccare la spina. Percepì una leggera vibrazione nella tasca destra dei jeans, il cellulare dallo schermo illuminato segnalava l’arrivo di un nuovo messaggio. Era di Amanda. Senza esitazioni lo apri e lesse. Poche parole confusionarie. “Vediamoci al parco, dobbiamo parlare”, recuperò le scarpe e il giubbotto e pronto per uscire si fermò sulla soglia. Il coprifuoco. Non ci aveva pensato. Ragionandoci su, la strada per il parco era breve e quindi poteva essere percorsa anche a piedi, ma nell’eventualità di un possibile attacco, avere la bici sarebbe stato più conveniente. Aprì il garage, facendo attenzione a non farsi scoprire dai suoi genitori, prese la bici e velocemente imboccò la prima strada a sinistra.
 
 
In pochi minuti era a destinazione, Amanda seduta nell’altalena si dondolava piano, era perplessa. Matt la raggiunse, si guardarono per qualche secondo, il silenzio era quasi inquietante. “So che hai visto” “Visto cosa?” “Non prendermi in giro Matt, oggi in caffetteria…” subito capì. “Allora spiegami, perché?” “E’ complicato, già da tempo ero stressata, i miei hanno divorziato, Tristan me l’ha proposta e io la considero come un modo per evadere, da tutto” “Parlarne con me non sarebbe stato meglio? Ci sono sempre stato per te” “Non mi bastava, avevo bisogno di qualcosa in più” “E drogarti ti sembra l’unica soluzione possibile?”.
“Lei non ti deve alcuna spiegazione” la voce di Tristan si stagliava nel silenzio, “Stanne fuori, lei non ha bisogno di te” “E’ la mia migliore amica, voglio aiutarla” “E dov’era il tuo aiuto quest’estate? Quando lei aveva più bisogno di te, tu l’hai ignorata. Ti vedo solo come un ostacolo per lei. Piccolo, inutile, Matt. Meglio eliminarli gli ostacoli come te”, la mano di Tristan scivolò da dietro la schiena. Impugnava una pistola. Il colpo partì, rumoroso, prese Matt in petto, vicino al cuore. Il corpo cadde a terra pesantemente, le lacrime di Amanda scendevano lentamente. “E’ meglio così, fidati” continuava a ripetergli Tristan.
 
 
Il dolore non permetteva alcun movimento, e così Matt si ritrovava solo, con una bestia in circolazione che avrebbe solo potuto velocizzare la sua morte. Il poco fiato che ancora aveva non riusciva ad usarlo per chiedere aiuto, non ne aveva la forza. In lontananza si riusciva a vedere solo la debole luce di un lampione, ma guardando più attentamente un’ombra si avvicinava, un’ombra umana a quanto sembrava e poi, niente.
 
 
Il dolore diventava più forte ma stranamente non era nel petto, ma nella parte bassa del collo, con la poca forza rimasta Matt ci passò la mano che venne tinta di rosso dal sangue. La pelle diventava pallida e gli occhi si tingevano dello stesso rosso del sangue che scendeva dalle ferite. La trasformazione era iniziata.
  
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