Scostai la porta con delicatezza in modo che potessi intravedere l’interno. La stanza era immersa in una piacevole oscurità che avvolgeva le pareti e la piccola culla vicino alla finestra aperta. Le tende leggere ondeggiavano silenziose, quasi animate. Lievemente accarezzate da una brezza leggera che si insinuava tra le ante di legno, sembrava che danzassero come petali di ciliegio in fiore.
La luna piena proiettava una pallida luce opaca sul pavimento.
Sorrisi.
A passi cauti e lenti mi diressi verso la culla evitando di fare rumore.
Lisciai lo scuro legno della culla, ancora e ancora. Fresco al tatto e accuratamente levigato.
Sorrisi di nuovo.
Sotto le coperte bianche, una piccola testolina sbucava; le labbra socchiuse, la pelle candida come la neve e i sottili capelli color del sole. Mugugnava piano, distratto da chissà quali sogni.
Una manina comparve da sotto il lenzuolo a stringere il lino che lo avvolgeva. Così piccola e fragile, le fossette sulle nocche.

Adesso capivo cosa si provava. Cosa significava. Solo adesso potevo comprendere, che per mio padre non vi era stato alcuno sforzo, nessun rimpianto o tentennamento in quella decisione, di molti anni fa. Dare la vita per me.

Una lacrima scivolò dolce sul viso.
Mi sentii toccare la spalla così mi voltai lievemente. Quel volto che amavo tanto. Mi sorrise.
-Diventerai forte come tuo padre Naruto.– Sussurrò lei rivolgendosi alla piccola creaturina che fino a pochi mesi prima aveva in grembo.  
Lasciammo la stanza, mano nella mano.



Eravamo come le foglie che volano via secche in autunno e aspettano la primavera.
 



*Angolo dell'autrice*
Siate clementi con me ve ne prego. Stavo ascoltando Clair de lune di Debussy e mi ero fatta trasportare così tanto dalle sue stupende note che è nato questo testo. Involontariamente è diventato il seguito di quello che avevo scritto in precedenza. Prima il padre, ora il figlio.
Lo so, lo so. fa pena. Ma se ascolterete solo per un attimo quelle note, forse sembrerà vagamente accettabile.
-Sel-