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Autore: Mick_ioamoikiwi    29/01/2013    1 recensioni
'Hai un nuovo caso'.
Quella al telefono era la voce di Grissom, era ora di alzarsi. Non era ancora spuntato il sole, ma Las Vegas aveva fretta di vedere Nick Stokes al lavoro.
Omicidio, prove, laboratorio, prove, assassino, confessione.
Un giro sempre uguale, ma ogni volta qualcosa dentro di lui cambiava.
La scientifica aveva bisogno di lui. Ma qualcuno, là fuori, ne aveva più bisogno.
Genere: Drammatico, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nick Stokes, Warrick Brown
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'viva las vegas.'
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Capitolo 5


I due agenti della scientifica stavano attraversando il corridoio dell’ufficio del coroner, che li avrebbe portati poi davanti all’ascensore per tornare di sopra. Nessuno dei due aveva più aperto bocca, Warrick era teso per le indagini che sembravano ormai ad un punto morto, le prove che avevano raccolto non portavano da nessuna parte, e Nick, perso con la testa tra le nuvole alla disperata ricerca di un modo per liberarsi di un peso insopportabile.
Il rumore dell’apertura dell’ascensore sembrava soffocato, i loro passi rimbombavano su quel pavimento piastrellato: grigie le pareti, grigie le piastrelle, grigi i giorni per le persone che dovevano entrare nella sala autopsie per riconoscere i parenti o gli amici morti.
Erano arrivati quasi davanti alla porta del laboratorio analisi, all’improvviso spuntò dalla stessa porta la faccia di David Hodges, “ci mancava solo più lui”, pensò Nick.
«Ciao ragazzi, state indagando su qualche nuovo caso eh?»
«Hodges, lo sai che non sono cose che ti riguardano.» Disse Warrick.
«Oh scusa tanto se te l’ho chiesto, amico.. siete qui per me?»
«Dovresti cercare delle impronte su questo coltello. E assicurati di mettere i guanti.»
«Stiamo calmi, non mi pare che sia andato male il processo.»
«Hodges, per colpa tua abbiamo quasi rischiato di perdere la prova più importante del caso perché ti sei dimenticato i guanti, la prossima volta non andrà così bene.»lo rimproverò Nick.
«D’accordo, allora se avete finito di farmi da balie vado ad analizzare questo importante coltello, ah dove sareste senza il mio prezioso aiuto...»
«possiamo farcela da soli, Grissom odia i perditempo sai David?»
«Non farei niente che possa infastidirlo.»
Hodges tornò a rintanarsi nel laboratorio, “odioso leccapiedi pompato”, pensarono all’unisono i due agenti della scientifica.
Passarono le ore, senza risultati. Tutta la squadra era seduta a cena in sala riunioni, poi la svolta: «Ho trovato un’impronta parziale sul coltello.» Commentò Hodges entrando.
«Sul serio? Bravo David, infondo anche tu servi a qualcosa qui dentro.» «Spiritoso, le ho passate all’AFIS ma non ho trovato risultati decenti, circa 2000 corrispondenze in tutta la contea.»
«Possiamo cominciare a chiedere le impronte dei conoscenti della vittima, potremmo avere fortuna.»
«Grazie David, puoi andare.» Intervenne Grissom. Hodges fece un mezzo inchino e uscì.
Nick e Warrick si guardarono con uno sguardo d’intesa e si congedarono dal resto del gruppo. Avevano bisogno di trovare tutti quelli che potevano avercela con il signor Munroe.Chiesero a Brass di fare qualche ricerca sui detenuti che erano stati in carcere con la vittima gli anni passati, dove avesse lavorato e con chi avesse avuto da ridire su pagamenti o prestiti, a questo proposito il primo della lista era un certo Bobby Deregol, aveva prestato una grossa somma alla vittima, la quale non ne aveva pagato nemmeno la metà.
«Lo convocherò qui tra un’ora, potete dare un’occhiata alla lista nel frattempo, avremo un sacco da fare.» Confermò Jim Brass, il capitano del dipartimento.
«Sai Warrick, non credo che il signor Deregol lo abbia ucciso, di solito i morti non pagano. La cosa mi farebbe abbastanza irritare se fossi nei suoi panni.»
«Probabile, che si fa quindi? Passiamo al secondo della lista?»
«Direi di si, potremo fare qualche domanda lo stesso a Deregol più tardi.»
Warrick scorse la lista sul secondo nome. Jeremy Munroe.
«Questo chi è? Un parente?»
«Credo sia il fratello. Strano, non mi pare che abbia fratelli.»
«Un figlio illegittimo?»Nick fece spallucce, sicuramente era un candidato più valido.
«Guarda, abita proprio qui vicino, a due isolati a nord. Gli facciamo una sorpresina?»
«Nick, tu mi leggi sempre nel pensiero!»
«Tesoro mio!» Scherzò.
Arrivarono da Munroe in meno di dieci minuti. Bussarono alla porta.
«Signor Munroe?»
Sentirono dei passi avanzare verso la porta. Gli aprì un ragazzo sui vent’anni, di bell’aspetto. Occhi verdi e capelli corvini.
«Chi mi cerca?»
«Nick Stokes e Warrick Brown, della scientifica. Possiamo entrare?»
«Veramente... stavo per uscire.»
«Ci vorranno solo pochi minuti.»
«...D’accordo.»
Li fece accomodare in soggiorno. Era un piccolo appartamento su Sunset Strip, odorava di dolce, qualcosa che ricordava la vaniglia, molto probabilmente odore di spinelli. La moquette era ricoperta di pacchetti di patatine e bottiglie di birra, il classico appartamento di un ventenne scapolo reduce di un anno universitario.
«Allora, di cosa volete parlarmi?»
«Conosceva Lawrence Munroe?»A questa domanda il ragazzo si irrigidì e strinse i pugni sul divano.
«Per mia sfortuna sì. Ho sentito che è morto e la cosa non mi dispiace.»
«Sfortuna?»
«Sono suo figlio, se è questo che volete sapere. E una delle sue vittime.»
«L’ha picchiata?» Nick si fece scuro in volto.
«Picchiato!? Ah, fosse solo per quello forse l’avrei anche perdonato. No, a lui piacevano i bambini, e... bhe, quando non poteva sceglierli al parco sapete da chi andava? Da me. Ha rovinato la mia infanzia così come quella di mia sorella, Lucinda. Sapete? Anche lei ci è passata, qualche anno prima di me.» Poi sorrise. «Quando troverete il genio che l’ha ucciso, vi prego, porgetegli i miei saluti, e la mia gratitudine.»
«Sa se qualcuno lo potrebbe aver ucciso in particolare?»
«Aveva un sacco di nemici. Lo odiavano praticamente tutti. Dopotutto nessuno ama i pedofili e voi agenti meno di tutti giusto?»
«Già.» Rispose deciso Nick. 
«D’accordo signor Munroe, ci servono solo le sue impronte, poi ce ne andremo.»
«Va bene.»
L’agente che li aveva accompagnati prese le impronte al ragazzo, Nick e Warrick decisero di andarsene, dovevano continuare con la lista.
«Grazie per l’aiuto.»
«Si figuri... agente.»
Uscirono dall’appartamento, silenziosi. Warrick guardava l’altro preoccupato, sapeva che Nick stesso aveva vissuto un’esperienza come quella e sapeva anche che la cosa si ripercuoteva su di lui ancora adesso come una ferita aperta. 
«Stai bene Nick?»
«No che non sto bene. So cosa diavolo ha passato, e se è stato lui ad ucciderlo lo capisco bene!» Stava quasi per urlare, sentiva i polmoni riempirsi di aria infuocata, bruciavano di rabbia, risentimento e dolore assopito. E la storia di Samantha sembrava distruggerlo anche alle fondamenta, le gambe venivano meno anche se lo reggevano ugualmente.
«Ora calmati, sennò ti autodistruggerai.»
«CALMARMI?! DICO MA TI SENTI?!?»
«NICK BASTA! STAI DELIRANDO! INSOMMA POSSIBILE CHE NON CAPISCI CHE STO CERCANDO DÌ AIUTARTI!?»
Frustrato, Nick se ne andò verso la macchina, prese la valigetta col kit e si diresse a piedi verso il  dipartimento.
«Dove credi di andare!?»
«VADO A FARE DUE PASSI! QUI NESSUNO SEMBRA CAPIRE!»
«Bene! Fai pure così geniaccio! Marcisci nel tuo insulso dolore!»
 
Warrick si passò una mano sul viso, aveva bisogno di calmarsi anche lui, “spero che si accorga di ciò che dice e ragioni, sta delirando” pensò.
Salì sulla Denali e ripartì sgommando verso la scientifica, Nick camminava abbastanza veloce, lo ritrovò a quasi 100 m avanti a lui.
«Warrick non riesce a capire, non ha vissuto cos’ho vissuto io, “Nick ragiona’, ragionare, io?! Dovrebbe farsi un remake della sua vita per capirmi.» Camminava a passo deciso, i bollenti spiriti si stavano lentamente affievolendo. «Forse sono stato troppo duro con lui.». Camminando, arrivò una decina di minuti dopo Warrick: l’amico era in piedi davanti alla macchinetta del caffè, nella sala d’aspetto, intento a scegliere il tipo di caffè, giusto per calmarsi. Meditò qualche minuto a scegliere le parole giuste per chiedere scusa, in fondo si era arrabbiato per nulla. Fu Warrick a iniziare a parlare, appena gli andò in contro.
«Ci siamo calmati?»
«Mi dispiace, sento il passato che mi sta addosso come un assassino. È lì, pronto ad uccidermi.»
«Stai tranquillo, devi ascoltarmi, parlane con qualcuno, ne hai davvero bisogno, ti possono aiutare. Questo è il numero della strizza-cervelli da cui sono andato per il gioco d’azzardo... è brava, fidati.» Nick abbassò lo sguardo, mormorando soltanto un “Grazie”, in fondo al suo cuore quella era l’unica cosa che voleva dirgli da un sacco di tempo. Erano amici da sempre, senza di lui non sapeva cosa avrebbe fatto.

 

   
 
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