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Autore: Markrat    29/01/2013    1 recensioni
La storia inizia 10.000 anni nel passato, dove le truppe angeliche guidate dall'arcangelo Michele riuscirono a fermare una Proto-Apocalisse. Sono presenti diversi punti di vista ma il principale è Astiel, giovane angelo che disobbedisce agli Ordini e decide di compiere un viaggio per impedire l'avvento dell'Apocalisse. Altri personaggi entreranno nella storia. Demoni ingannatori, arcangeli esperti e dubbiosi sugli Ordini, umani assoldati per difendere il tessuto della realtà. Tutto questo per impedire l'apocalisse... o per farla iniziare?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10.000 anni fa.

Troppo presto.

Solo a questo riusciva a pensare Michele.

Troppo presto.
Tutto stava accadendo troppo presto. Nel cielo le esplosioni rimbombavano e la terra tremava. Gli angeli solcavano i cieli e i demoni uscivano numerosi come le formiche dalla terra.
Michele si reggeva sulla sua lancia, la sua armatura bianca sporca di sangue. Il ricordo del candore di quella corazza era lontano, ormai. La battaglia infuriava ovunque. Urla strazianti che si confondevano con i ruggiti dei demoni.
Aveva già partecipato a delle battaglie, ma mai avrebbe pensato che questa potesse essere così atroce e selvaggia. I suoi fratelli morivano, il sangue tingeva il terreno e ovunque spostasse il suo sguardo vedeva angeli morti.
Troppo presto.

Le Profezie lo avevano predetto, erano preparati, addestrati. Ma tutto era successo all'improvviso. Quando gli angeli più giovani dormivano, quando le campane della Somma cattedrale avevano già suonato.
Nemmeno lo Sguardo dei Quattro Osservatore aveva scrutato l'orrore che si profilava all'orizzonte.
Eppure le tenebre erano là.
Michele sentiva l'afflusso negativo attorno a lui, la sofferenza e la paura.
Le Tenebre sembravano dei tentacoli che avvinghiavano il cielo.
Michele tossì e un rivolo di sangue usc' dalla sua bocca.
Erano stati colti alla sprovvista. Le orde infernali erano uscite dal terreno all'improvviso.
Ma c'era qualcosa che non andava.
Sentì un verso animalesco e poco distante da lui precipitò un Gaznak, un demonio alato. Sopra di lui stava una figura corazzata armata di spada. Questa figura trafisse al petto il demone, uccidendolo.
Era Gabriele.
Gabriele era un Arcangelo. Uno dei più potenti. La sua corazza turchese sembrava brillare. Era armato di una spada antica quanto le rocce in cui camminavano. Gabriele non aveva il volto puro di Michele, il suo mento infatti era più simile ad un incudine, i suoi capellie rano rasati e il suo occhiod estro era solcato da una cicatrice. I suoi occhi erano di un azzurro glaciale. Gabriele e Michele erano sempre stati rivali, una continua gara per entrare nelle grazie del Creatore. Anni di rivalità ma mai sfociati nell'odio. Erano pur sempre fratelli, come ogni Angelo.
-Gabriele! Che gioia vederti!- disse Michele arrancando verso di lui.
Gabriele scese dalla bestia alata.
-Il piacere è reciproco, fratello.-
I due si abbracciarono.
-Sei ferito?- chiese Gabriele.
-Nulla che non possa essere curato dalla Guaritrice.-
Gabriele annuì.
Assieme volsero il loro sguardo verso la pana. Il cielo era nero, illuminato solo da delle esplosioni.
-è troppo presto. Gabriele. Non eravamo pronti, preparati! I nostro fratelli muoiono, sento le loro urla.-
Gabriele osservò il cielo nero con il volto impassibile.
-Non tutto è perduto.- disse Gabriele.

Questa era la cosa che differenziava più di ogni altra cosa Gabriele da Michele. L'indomabile e indistruttibile forza di volontà. Questo lo aveva fatto notare agli occhi del creatore fino a farlo diventare un Arcangelo, questo lo aveva reso Comandante del Quinto Battaglione Angelico.
-E cosa ci resta? Cosa ci resta ora?-
-Ci resta la Speranza. Finché ella resterà... non tutto sarà perduto.-
Gabriele sorrise a Michele e quest'ultimo annuì.
Devo avere speranza.
Assieme spiccarono il volo verso il centro della battaglia.
-Osserva, fratello. Le truppe demoniache sembrano diminuire!- disse Gabriele.
-Sembrano diminuire? E allora perché io ne vedo sempre di più?-
-è una caratteristica dei demoni. Sono molti ma noi, fratello mio, noi siamo abili. È l'addestramento supera la forza del numero in battaglia.-
Michele annuì.
-Spero tu abbia ragione.
Le truppe angeliche serravano i loro ranghi cercando di stare uniti contro l'Orda. I Demoni era molti, fin troppi per una sola battaglia.
Allora è questa l'Apocalisse. È proprio come nei miei incubi.
-Riesci a vederlo?- chiese Michele.
Gabriele scrutò il campo di battaglia.
-No, dev'essere nascosto dalle tenebre, quel codardo!-
All'improvviso si ritrovarono all'interno di uno stormo di Gaznakyll, una versione minuta dei Gaznak, ma non per questo meno pericolosi.
I loro urli striduli erano talmente forti da stordire i due Arcangeli.
-Michele!- urlò Gabriele superano le urla dei demonietti.
-Sono qui fratello! Resisti!-
Michele vorticò con la propria lancia e i Gaznakyll vennero sbaragliati. Altri ne arrivarono e si avvinghiarono sul corpo di Michele.
-Piccoli bastardi!-
All'improvviso da sopra di loro venne una pioggia di lame. Lame blu, di pura energia divina.
Gabriele sta usando il suo potere!
Gabriele, dopo essere diventato Arcangelo, era entrato in possesso di un potere Evocativo. Poteva creare un numero illimitato di lame, generate dall'Aura Divina che circondava ogni angelo, anche il più giovane. Le lame piovevano dal cielo come in una tempesta, e i demoni vennero dilaniati senza pietà.
-Il tuo potere torna sempre utile, fratello.- disse Michele.
Michele vide alle spalle di Gabriele un Gaznak.
-Spostati!-
Si lanciò, con la sua lancia salda nelle mani. La punta si conficcò sulla spalla della bestia alata, appena la tirò fuori dalla spalla uscì sangue viola. Fece girare la sua lancia tra le mani e la conficcò nella fronte del demone, che precipitò al suolo.
-Michele, ne vedo altri. Restiamo saldi!-
Ma i Gaznak in arrivo vennero sbaragliati da frecce e colpi di martello.
Le frecce, veloci come punture d'ape, erano state scagliate da Uriel. Mentre i colpi di martello che avevano fracassato i crani dei demoni erano opera di Raffaele.
La prima era il secondo arcangelo femmina, la pelle candida e i capelli simili all'argento, gli occhi viola. La bellezza di Uriel era immensa, tanto da accecare anche gli occhi del più spietato dei demoni. Ella deteneva l'Arco. La sua mira era infallibile ed era senz'altro l'Arcangelo più veloce. Con il passare dei secoli aveva creato una letale tattica di combattimento. Il volo veloce e la precisione.
-Ah Uriel, che visione incantevole!- esclamò Michele.
-Non posso dire lo stesso di te, fratello. Sei ridotto piuttosto male.-
-In battaglia difficilmente si rimane puliti.-
Raffaele si avvicinò a Gabriele.
Raffaele era il più massiccio degli arcangeli, la sua armatura decorata di marrone. Aveva un pizzetto curato e delle basette folte, i suoi occhi erano nocciola e i suoi capelli di un castano chiaro. Era armato di un enorme martello a due mani, che nemmeno alcuni tra i più forti angeli erano riusciti a sollevarlo.
-Pare che debba sempre salvarti, eh?-
-Sai che non posso fare a meno di te.-
Si spostarono vicino a Michele e Uriel.
-Michele! Quando ti ho visto precipitare ho pensato il peggio.- disse Raffaele.
-Tranquillo fratello. Non sarà oggi il giorno della nostra morte.
Gabriele si avvicinò ad Uriel.
-Incantato, sorella. Mi aspettavo di vederti con Zadkiel.-
Uriel scosse la testa.
-Zadkiel sta difendendo le truppe nel corso d'acqua settentrionale.-
-E Raguel?- chiese Gabriele.
-Nel vivo della battaglia, ovviamente.- rispose Raffaele.
-Non sappiamo con certezza dove siano gli altri arcangeli, una cosa è certa però. Jophiel non è presente, perché nemmeno Metatron lo è.- disse Uriel, il tono della sua voce tradiva una certa seccatura. Tra lei e Jophiel non era mai scorso buon sangue.
-Metatron non è qui?- chiese stupito Gabriele.

-Non l'abbiamo visto e nemmeno sentito.- disse Raffaele. -e questo è strano.-
-No.- disse Michele. Improvvisamente tutto iniziava ad avere senso. Non c'era Metatron, non c'era nessun Serafino e nemmeno un Cherubino.
Gabriele, Raffaele e Uriel lo guardarono.
-Questa non è la vera battaglia. Questo è solo... un vile inganno. Non è la vera battaglia, amici mie. Abbiamo ancora speranze!-
-Come puoi dire questo, Michele?- disse Uriel indicando davanti a loro.
-Osserva. Azrael solca il cielo, nutrendosi della Morte.-
L'Angelo della Morte, vestito della sua tunica nera, osservava con il volto vuoto e triste il campo di battaglia, mentre un misterioso fumo viola entrava nella sua bocca.
Quei suoi occhi neri... non mi abituerò mai alla sua presenza.
Le sue quattro ali erano grigie, smorte.
Non era ne un angelo ne arcangelo e men che meno un Serafino o un Cherubino.
Azrael andava oltre, come Metatron.
-Egli solca sempre i campi di battaglia, nutrendosi della Morte. È la sua natura. Ma fidatevi di me... questa non è la vera battaglia... questa non è la vera Apocalisse. Osservate laggiù.- disse indicando sotto di loro.
Là stava una figura pallida, nuda ma priva di ogni caratteristica sessuale. I suoi occhi erano delle pozze nere, ma non come quelli di Azrael. I suoi erano bui, sembravano essere pura oscurità. Il suo sorriso era maligno e infernale. Attorno a lui l'oscurità dilagava, le Tenebre lo avvinghiavano come fa una madre col figlio appena nato. Sembrava dell'inchiostro nero.
-è lui.- disse Michele. -è Lucifero.-
-Quel verme traditore!- sbraitò Raffaele.
-Lasciatelo a me, fratelli. La mia lama non attende che la sua gola.-
-Trattenete la vostra ira. Per quanto anch'io non desideri che la sua morte non dobbiamo sottovalutarlo, lo abbiamo già fatto in passato.- disse Uriel.
Ricordava ancora la ribellione, era amico di Lucifero. Come tutti loro. Anche Michele lo era, pensò. Reggeva il calice del Creatore millenni or sono. Erano molto legati.
Un tempo.
-Non è Integro Uriel! Osserva! Dobbiamo colpire ora!- esclamò Raffaele.
-Non sottovalutare il tuo nemico, fratello.- disse Michele. Guardava con sguardo intenso Lucifero. Ricordando gli anni in cui erano fratelli. Anni lontani. Molto lontani. E il solo ricordarli era doloroso, molto doloroso.
-Osservalo. Sorride. Anche davanti a tutta questa morte e questa sofferenza. Egli non è più un essere Divino. Di divino gli resta solo l'aspetto. Ma ora... ora l'oscurità lo avvolge, le Tenebre lo stringono nel suo abbraccio. E tutti voi sapete il potere che detiene la Tenebra. Un singolo movimento e diventeremo vuoti. State all'erta.-
-Non... non possiamo farcela. Non da soli. Non senza i Cherubini e i Serafini. Non senza Metatron. Siamo solo noi quattro. Gli altri Arcangeli sono persi nel campo di battaglia. Fratelli...- cercò di dire Gabriele.
Michele pose la propria mano sulla possente spalla corazzata di Gabriele.
-L'hai detto tu stesso, fratello. Non dobbiamo perdere la speranza. Abbiamo bisogno del tuo coraggio, del tuo potere. E Raffaele! Abbiamo bisogno della tua risata e del tuo possente martello. E Uriel... Uriel abbiamo bisogno della tua bellezza e della tua velocità. Dobbiamo restare uniti e uniti... questo ve lo prometto... uniti trionferemo! Per il Creatore! Per la Fede. Per la Speranza!-
Le parole di Michele diedero forza ai suoi fratelli.
C'era qualche possibilità.
Quella non era la vera battaglia.
Sorvolarono velocemente il campo di battaglia. Michele vedeva Gaznak, Gotunh, Lomury e altre razze demoniache.
-Non vedo Baltazar. Fratelli!- disse Raffaele.
-Speravo di confrontarmi con lui. Sarebbe stato uno scontro leggendario!-
-Non spererai così tanto di vederlo, se fossi in te.- disse Gabriele. -Baltazar è conosciuto per la sua forza.-
Raffaele rise stringendo forte il suo martello.
-E io non sono da meno!- così dicendo si lanciò in picchiata e abbatté il suo martello. Ciò provocò une norme onda d'urto e il terreno parve muoversi, come se fosse diventato un onda.
Quello era il potere di Raffaele. La Deformazione Terrena. Il suo martello gli permetteva di controllare la terra e modificarla.
Raffaele menò un altro colpo e la roccia si allungò, dilaniando vari demoni. Ora il campo di battaglia aveva dei pericolosi spuntoni e delle vette aguzze, create dallo stesso Raffaele.
-Eccolo! Eccolo che si vanta del suo potere!- disse una voce.
Raffaele la riconobbe subito. Impossibile dimenticarla. Con essa tornava il ricordo del dolore. Il calore della sabbia del deserto e la durezza degli zoccoli. Dei suoi zoccoli.
-Azazel!-
Il demone si impose davanti a lui.
Azazel era uno dei Primi Demoni. Un essere infernale al servizio della Tenebra fin dai tempi della Creazione. Un demone antico quanto il fuoco stesso. Il suo corpo era possente, i muscoli sembravano tirare a tal punto da strapparsi da un momento all'altro. Il suo volto era rude, i suoi occhi gialli. Portava un pizzetto caprino e la sua testa culminava con due corna caprine. La parte inferiore del suo corpo era di capra. Gli zoccoli di ferro erano ancora incandescenti per le sabbie del deserto. Il deserto in cui lui e Raffaele avevano combattuto anni fa.
Le spalle di Azazel erano protette da delle placche d'acciaio. Dalla sua bocca, ad ogni respiro,l uscivano dei tizzoni ardenti.
-Arcangelo... era da anni che attendevo di rincontrarti. Da quando ci combattemmo.-
Raffaele sospirò.
-Speravo di incontrare Baltazar... ma a quanto pare dovrò accontentarmi di te.-
Azazel emise un verso gutturale.
-Non fingere di non temermi, Arcangelo. Quella cicatrice sul tuo occhio è segno del nostro passato incontro. Un segno indelebile.-
Raffaele sorrise.
-Sono le cicatrici a fare di un guerriero un guerriero. Non proverò mai vergogna per esse.-
Azazel vomitò una vampata di fuoco.

-Allora lascia che te ne doni delle altre! Tutti questi anni di prigionia... mi hanno portato a desiderare la tua morte oltre ogni cosa. Anche il deisderio di libertà era diminuito. Ero disposto a liberarmi anche solo per ucciderti, per poi tornare là... nella mia prigione... in catene. In qualunque battaglia affronteremo finiremo sempre per incontrarci e combatterci, Raffaele. Tu lo sai... e lo son anch'io. Questa volta non ci sarà nessuno ad aiutarti. Non ci sarà il creatore a vegliare sulla tua anima.-
Raffaele ricordò il loro scontro. Il ricordo era talmente vivo da sembrare fosse tutto accaduto pochi minuti fa. Ricordava quando il creatore stesso lo convocò per imprigionare Azazel, nel deserto di Dudael, nei pressi della Città Santa, Gerusalemme. Là lui e il demone avevano combattuto una lotta durata sette giorni. Finché anche l'ultimo rivolo di sangue era colato dal corpo di Raffaele, egli prevalse sul demone. Un colpo del suo martello, dato con la forza Divina che solo un Arcangelo può dare. Il volto di Azazel era ancora sfregiato per il colpo, la parte sinistra del suo volto era spaccata, come se una roccia gli fosse caduta in testa.
-Non ho bisogno dell'aiuto del Creatore, Demone. Posso sconfiggerti benissimo da solo.-
Azazel sputò una vampata di fuoco ma Raffaele colpì col manico del proprio martello il terreno. La terra si sollevò e un muro di pietra apparve per difenderlo, la fiamma si schianto su di esso. Raffaele colpì col martello il muro di pietra che si sposto contro Azazel, impattando contro il Demonio. Michele osservò lo scontro iniziare dall'alto. Raffaele era un guerriero formidabile, la sua forza fisica era leggendaria. Era stato lui a imprigionare nel deserto di Dudael Azazel. Gabriele si lanciò contro dei Lomury. Uriel volava veloce come un fulmine e scagliava le sue frecce, che uccidevano i demoni con precisione. Michele vorticò su se stesso, scendendo in picchiata, e centinaia di demoni vennero tagliati a metà. Parò gli artigli di un demone e con un movimento aprì la gola dell'essere.
-è Michele!- sentì dire da un gruppo di Angeli.
La sua sola presenza era fonte di potere, la Fede degli Angeli cresceva. C'era speranza.
Michele parve prendere forza ad ogni demone che uccideva. I demoni, di ogni razza, cadevano uno dopo l'altro. La lancia ruppe ossa, squarciò cole e penetrò crani. Infine sbatté con forza la lancia a terra e tutti i demoni, anche quelli dilaniati, volarono in aria. Gli angeli esultarono.
Sento la Fede aumentare, abbiamo ancora una chance. Non sprechiamola.
Uriel tornò da Michele.
-Hai visto Zadkiel?- chiese.
-Si, le truppe angeliche stanno vincendo. Nessun segno di Baltazar o di quell'infame di Belzebù. Zadkiel ha provato a contattare Abaddon ma non risponde. I Serafini non ci appoggeranno. Raguel ha promesso di impedire che i demoni si avvicinino troppo nel nostro territorio.-
-Eccellente. Non abbiamo bisogno dei serafini in questa battaglia. Che restino seduti nelle loro comode dimore. La battaglia verrà vinta anche senza il loro aiuto.-
Ti dimostri arrogante come sempre., Abaddon.
Michele vide Gabriele decapitare un demone. Poi ne infilò un altro dietro di lui, senza degnarlo di uno sguardo.
Abile e spavaldo.
Poi iniziò ad avvicinarsi a loro.
-Dovrei essere con Zadkiel e il suo Coro delle Dominazioni.-
-Non sei più uno di loro, ormai. Sei anche tu un Arcangelo. E come tale combatterai al mio fianco.- disse Michele.
Gabriele osservò verso Zadkiel, si leggeva nei suoi occhi che voleva essere là, assieme ai suoi vecchi compagni, con il suo vecchio maestro. Ma ora era anche lui un Arcangelo.
Annuì.
-Hai ragione. Avrai la mia spada.-
Dietro di loro divampò una fiammata. Inizialmente pensarono fosse Azazel ma poi si resero conto che non era una fiamma demoniaca, ma bensì una fiamma divina. Era Raguel.
L'arcangelo reggeva la sua spada di fuoco, i capelli rossi come le fiamme della sua spada, le piume delle sue ali leggermente rosse anch'esse. Raguel era conosciuto anche come l'Angelo della Vendetta, le cui fiamme bruciano ogni cosa.
-Fratelli! Affrettatevi, presto! Non potrò difendervi ancora a lungo! Se ci fosse anche quella vanitosa di Jophiel...-
-Lascia perdere quella stupida.- disse Uriel.
-Bastiamo noi!-
Raguel rise.
-Ah, ho sempre apprezzato il tuo animo di fuoco sorella. Di certo potrei usare te al posto di questa spada di fuoco. Dov'è Raffaele?-
Si rispose da solo, vedendo che combatteva contro Azazel.
-Ah quell'idiota!- disse volando verso di loro.
La lama di Raguel affondò sulla spalla di Azazel.
-Ah! Chi osa intromettersi nel mio scontro! Un altro cane angelico?-
-Io oso, bastardo! Raffaele, va con glia ltri. Io lo tratterrò.-
Raffaele era pieno di ferite e la sua armatura era ammaccata.
.NO! No questo è il mio scontro! Non...- venne interrotto da Raguel.
-Non osare contraddirmi! Va. La mia spada di fuoco divino lo tratterò quel che basta. Ma, per il creatore, non attendere oltre!-
Raffaele, nonostante tutto, si diresse verso i suoi fratelli.
Maledizione! Pensò. Maledizione e ancora maledizione. Non abbiamo speranze. Non ne abbiamo.
-Che ti è saltato in mente?! Andare ad affrontare Azazel? Avresti dovuto scappare!- disse Michele.
-Io scappare. Non prendermi per un codardo. Non rinuncio mai ad uno scontro!-
-Bene! Allora non rinunciare ad affrontare lui!- disse Michele indicando con la sua lancia esattamente davanti loro.
Lucifero era là, si era avvicinato senza che loro se ne accorgessero.
Le Tenebre si avvicinavano sempre di più, portando con loro aura negativa.
-Eccolo.- disse sotto voce Uriel.
Lucifero sorrise. Ma nel suo sorriso non c'era niente di amichevole.

-Fratelli e sorella. Che piacere incontrarvi.- la sua voce era persuasiva, parlava come se avesse tutto sotto controllo. E forse era così.
-Solo voi? Solo voi quattro? Il Padre ha mandato solo voi quattro a combattermi?! Mi insulta. Perché non ci sono anche Zadkiel, Raguel e Jophiel?-
-Ci stanno parando la strada. Per poter combattere contro di te.- disse Michele.
Lucifero si grattò il mento.
-No. No Jophiel non è nemmeno qui. È con Metatron, scaldata nel suo abbraccio. Evidentemente preferisce la sua forte virilità che il vivo della battaglia. Non è vero, Uriel?-
Uriel si accigliò.
-Ti ho sempre preferito a lei, lo sai? Be' immagino che in questa situazione non ti importi poi molto. Tu sei un vero Arcangelo, non hai bisogno di nasconderti dietro un essere superiore, no? O forse mi sbaglio. Si evidentemente mi sbaglio. So ciò che provi per Zadkiel.-
Uriel spalancò gli occhi.
-Non un altra parola, vile cane! O la tua gola si squarcerà.-
Lucifero rise. Una risata deliziata.
-Oh ma che modi! É normale provare ammirazione per lui. Un Arcangelo anziano, forte, coraggioso, fiero. Tutti abbiamo seguito i suoi consigli, anch'io sono stato così stupido. Ma nessuno,c redo, ah mai avuto il desiderio di baciarlo. Se non l'hai già fatto.-
Uriel fece per attaccare ma Michele pose una mano tra le e l'Angelo caduto.
Dobbiamo restare uniti, sta cercando di ingannarci. Vuole che l'ira prevalga. Vuole farci perdere la Fede.
-E Gabriele! Caro Gabriele. Ricordi i tempi dei nostri addestramenti? Bei tempi, no?-
-Eri un codardo anche allora.- disse freddo Gabriele.
Lucifero sussultò.
-Mi pare di averti steso dieci volte in un solo allenamento, o sbaglio? Vuoi sapere perché Zadkiel chiese al creatore stesso di farti diventare Arcangelo? Perché io non c'ero più. Perché avevo Abdicato al mio ruolo nei cieli. E ha preso te, la seconda chance, la seconda opportunità. Lo scarto!-
Ci vuole ingannare. È il suo trucco. L'ha già fatto in passato. Ma abbiamo resistito.
Si... per poco.
-E là dietro, dietro tutti voi chi c'è? Ah già, il massiccio Raffaele! Coraggioso e intrepido, mh? Impavido e potente! Colui che imprigionò Azazel nel deserto! Ah... mi chiedo se saresti così forte senza quel martello.-
-E io mi chiedo se saresti così forte senza questo esercito e la Tenebra.-
-Ma... vedi, il tuo martello... è un ornamento, un gingillo per crederti più forte. Per convincere te stesso. Mentre la Tenebra... è parte di me. É come un arto. Con la differenza che staccarlo è molto difficile.-
La Tenebra era divisa in due forme, tentacoli e fumo. Entrambi avvolgevano Lucifero.
-Ah Be'... come dimenticare lui. LUI! Il Leader. Sempre in prima fila, sempre alla guida degli angeli, eh? Michele. Fratello mio. Io... ti ho sempre voluto bene, lo sai. Più di tutti gli altri. Tu eri per me... non solo un fratello ma anche un migliore amico. A te ho rivelato i miei dubbi e le mie insicurezze.-
Non provarci! Non ricorderò nulla. Non voglio. Non posso. Non...
-Ho tentato... lo giuro ho tentato con tutto me stesso di farti capire il mio punto di vista. Di farti divenire come me. MA tu no, tu nO! Tu seif iero ed eroico, tu sei divino! Si, si si si divino! Mentre io sono il caduto! SI! Noi due, assieme, reggevamo il Calice. Ricordi? Ricordi l'emozione la prima volta che lo reggemmo assieme, al disotto del creatore. La sua luce era tale... da farci sembrare inutili, inferiori, invisibili. E io, fratello mio, non volevo e non voglio essere invisibile.-
Michele sospirò.
Le parole di Lucifero erano sempre state persuasive. Aveva un fascino, un carisma a cui era difficile resistere. Non per questo nella Prima Guerra lo seguirono in molti. Ma ora le sue parole apparivano false, finte e non persuasive come la prima volta.
-Se non vuoi renderti invisibile, fratello... allora perché ti nascondi nell'ombra?-
Lucifero tacque, poi sorrise.
Aveva capito.
Aveva capito che questa volta non avrebbero ceduto.
-Sei bravo con le parole, te lo concedo. Ma non attaccano più ormai. Sono vuote e insignificanti quanto lo sei tu. Sei solo un ombra di ciò che eri un tempo. Se nella Prima Guerra potevi essere carismatico... ora sei solo ridicolo. Questo scontro non richiederà poi un grande sforzo.-
Lucifero ora non sorrideva più.
-Allora dimostralo!-
Michele non esitò ed attaccò per primo. Ma la lancia si fermò, colpendo una barriera di tenebra. Un  tentacolo oscurò lo colpi e venne sbalzato indietro.
Un solo colpo, un solo colpo e già sentiva le forze che lo abbandonavano.
Gabriele lo tempesto di lame divine. Ma le lame, all'improvviso sparirono e apparvero sopra Gabriele, che venne tempestato dal suo stesso potere. Assaggiò sulla sua stessa pelle ciò che migliaia di demoni avevano già provato. Uriel colpì con tre frecce Lucifero ma queste svanirono, diventando cenere. Lucifero tese la mano e un colpo di fumo nero colpì Uriel. Il respiro le si strozzò.
Raffaele rinchiuse Lucifero in una sfera di roccia.
-Sto usando il mio martello ora, bastardo? Eh? Lo sto usando?-
Delle lame uscirono all'interno della sfera di roccia. Raffaele non vide ma desiderò con tutto se stesso che Lucifero stesse venendo dilaniato. Sentì uno zoccolo colpirgli la nuca.
No, pensò. Raguel non è riuscito a trattenerlo. Avrei dovuto continuare a combatterlo.
Sentì il fiato pestilenziale, misto a morte e zolfo, di Azazel.
-Scappi come un coniglio di fronte ad una volpe, Arcangelo. Sei tale e quale alla tua stirpe. Niente di più, niente di meno. Sei patetico. Tutta la stirpe angelica lo è. Piccoli conigli codardi. Mi hai sconfitto anni fa, nel deserto, vicino a Gerusalemme. MA ora, sotto il mio zoccolo... non sei poi tanto potente.-
Azrael sbatté il suo zoccolo sul pettorale di Raffaele, distruggendolo. Raffaele guardò Raguel. Era gravemente ferito, non era riuscito a trattenere Azazel ma ora stava sbaragliando le orde di demoni con la sua spada di fuoco, per impedire che si avvicinassero ai suoi fratelli. La roccia si disintegrò e Lucifero ne uscì completamente indenne. Guardò Azazel con disprezzo.
-Mio signore!-
-Osi intrometterti nel mio scontro?-
Azazel cercò di parlare ma venne colpito da un tentacolo che lo fece volare lontano da quel luogo.
-Idiota.-
Michele si rialzò e vide i suoi fratelli a terra.
Non può finire così. Non ora. Questa non è l'Apocalisse.
-Sta giù, fratello. Se ti è cara la vita.-
Michele continuò a camminare. Il dolore era lancinante.
-Sta giù. Non fare l'eroe. Non lo sei mai stato. Sei stato scielto per qualcosa di più grande di te a cui non eri nemmeno pronto.-
_Sento invidia nelle tue parole.-
-Le mie parole non hanno posto per l'invidia. Sono parole di saggezza.-
-Ti credi più saggio di LUI?-
Lucifero sorride.
-Si, fratello mio. Lo credo.-
Michele sorrise.
-Sei cambiato. Ma ora... ora inizio a credere che sei sempre stato così. Sai...eri quasi riuscito a convincermi millenni fa... durante la Prima Guerra. Mi hai portato via molti amici. Ma la più grande disgrazia che potevi darmi... è stato vederti diventare così.-
Lucifero lo guardò con un inquietante dolcezza nel volto.
-MA non capisci che sono migliorato? Sono diventato qualcosa di superiore di un Angelo, di un Arcangelo. Di un Cherubino e di un Serafino. Addirittura superiore al Creatore stesso. Io sono presente, io combatto fianco a fianco ai miei compagni! Lui... lui dov'è ora? Dov'è? Dov'è adesso, durante la battaglia, durante l'Apocalisse?-
Michele sorrise.
-Attende la chiamata.-
La lancia di Michele, forgiata dai Fabbri del Cielo, brillò di luce prorpia e si tramutò in una tromba d'oro puro e  luminoso.
Michele soffiò dentro e un vento caldo colpì Lucifero. La Tenebra sembrò sparire e per un attimo vide la paura nel volto di colui che un tempo era suo amico.
Poi Michele cadde al suolo, non riusciva più a reggersi in piedi. In risposta non venne nessun suono.
Lucifero sorrise nuovamente.
-Vedi? Nessuna risposta. Nemmeno un suono. Questa è la differenza tra me e lui. Nessuno, ne in cielo ne in terra, può fermare l'Apocalisse.-
La terra tremò. Un Terremoto.
-Senti, fratello? Questo è il Behemoth che si desta. È già il quarto ruggito in poche ore. Dimmi se questa non è l'apocalisse.-
Michele mormorò qualcosa di incomprensibile.
-Cosa?-
-Questa... questa non è l'Apocalisse.-
Lucifero questa volta rise, una risata genuinamente divertita.
-E perché mai? Ci sono io, qui, sveglio.  Le catene di Azazel si sono spezzate. I demoni sono usciti dal terreno.-
-Questa... non è... l'Apocalisse. Il Leviatano non è uscito dal suo sonno eterno sul fondo dei mari. Samael non è qui, e nemmeno Baltazar o Belzebù. Non ci sono i nostri Serafini e nemmeno i Cherubini. Non c'è Metatron. Non siamo nemmeno tutti gli Arcangeli. E soprattutto... non sento il suono degli zoccoli dei Quattro Cavalieri. Questa non è l'Apocalisse! È SOLO UNA STUPIDA EVASIONE!-
Poi il cielo si spalancò e un raggio di luce che non proveniva dal sole, cadde su Lucifero. Era il Creatore.
Lucifero guardò la luce, guardò nuovamente il Creatore stesso.
-SI! SI!!! ILLUMINAMIA NCORA DELLA TUA LUCE! È BELLISSIMO, NON ESISTE NULLA DI Più BELLO SU QUESTA TERRA! ASSOLVIMI DAI MIEI PECCATI, PUNISCIMI!-
E lucifero esplose di luce, l'oscurità e la Tenebra svanirono, i demoni divennero cenere, fino all'ultimo. Il cielo tornò azzurro.
E Michele sorrise. Sorrise perché, nonostante stava perdendo le forze e la sua vista si annebbiava sempre più, sapeva di aver vinto.
                                                  Fine Prologo

  
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