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Autore: GreMisia    29/01/2013    4 recensioni
"L’arte era sempre stata la sua passione.
L’unica cosa decente e ammirabile che l’uomo era mai stato in grado di produrre, a suo parere.
Figure sinuose che si rincorrono, forme geometriche indistinguibili, colori brillanti e opachi, il sogno e l’aspettativa che si infondono in unico gesto creativo..." Naturalmente Zarry .
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’arte era sempre stata la sua  passione.
 
L’unica cosa decente e ammirabile che l’uomo era mai  stato in grado di produrre, a suo  parere:
figure sinuose che si rincorrono, forme geometriche indistinguibili, colori brillanti e opachi, il sogno e l’aspettativa che si infondono in unico gesto creativo.
Amore, frustrazione, rabbia, desiderio di ribalta, vendetta, invidia, ammirazione, onore.
 
Qualsiasi tipo di emozione, riprodotta in quell’unico canale di trasmissione, capibile in qualsiasi mondo e in qualsiasi tempo.
 
L’arte,  l’unica via di espiazione per ogni singola mente, l’unica via d’uscita da un mondo imperfetto.
 
Questo pensava Zayn, mentre lasciava correre ( come tutti i pomeriggi a quell’ora) le dita sporche di gessetto, sull’asfalto freddo della città.
 
L’arte era l’unica cosa per cui valesse la pena vivere e la sensazione di quelle dita macchiate, ma allo stesso tempo così vivacemente colorate, gli lanciava, ogni volta, perfettamente il messaggio.
La sensazione di quell’asfalto orrendamente grigio  e rugoso a contatto con la sua fantasia, gli lanciava perfettamente il messaggio.
E non gli importava, se il cappello di fronte a lui rimaneva costantemente vuoto e la gente passando lanciava sguardi scettici o comprensivi.
Come se avesse avuto bisogno di comprensione, comprensione per cosa? Non era lui che dovevano comprendere, dovevano soltanto guardare o meglio osservare il blu del cielo che si estendeva, il verde di una lunga prateria che prendeva forma,  il profondo giallo di un sole splendente che avrebbe acceso la giornata di due ignari passanti.
 
Questo era veramente importante: Che cosa avrebbe disegnato oggi.
 
Ripensando alla lezione che aveva avuto all’università (perché fondamentalmente, era solamente un semplice studente di arte, che si divertiva a fare pratica il pomeriggio, in mezzo alla gente schizzinosa) gli rivenivano in mente le floreali figura del Botticelli, perché non provarci?
 
Aveva già disegnato un soffice manto erboso, immaginandovi  sopra una dolce figura femminile.
Iniziò a mettere da parte i colori giusti e passandosi distrattamente una mano sulla fronte, si causò  inevitabilmente una bella strisciata verde.
 
Iniziò a concentrarsi sul suo personaggio: con leggerezza accennò il corpo della figura, disteso sull’erba, le forme candide, morbide e lievemente rosate, a contrasto con il verde acceso del terreno.
Con un gesto frenetico, iniziò ad aggiungere fiori, ovunque, anche sui lati del quadrato che aveva tratteggiato sull’asfalto a mo’ di cornice,   facendo sporgere anche qualche ramo intrecciato, poi,  riportò l’attenzione sulla figura lievemente delineata.
La vestì di un velo leggero, di modo che coprisse le forme, cercando di rendere il tessuto il più realistico possibile, corrugando la fronte per la concentrazione e lo sforzo.
Creò delle lievi sfumature con il giallo lungo il panneggio,  per dare ancora un po’ di colore e profondità in più, poi passò al volto.
Lunghi capelli  boccolosi e color cioccolato, labbra rosse e dischiuse in un’ espressione estasiata dalla natura circostante, profondi occhi verdi come l’erba che l’accoglieva, presero forma.
 
Zayn si fermò per poter guardare come stava venendo il suo lavoro, appoggiando le mani sui jeans e sporcando anche questi,ormai, dei mille colori di cui erano intrise  le sue dita.
 
“Hey, vuoi?”.
Un’ombra oscurò il suo capolavoro, Zayn alzò gli occhi e si ritrovò davanti un ragazzo che gli tendeva un sacchetto di carta.
 
Lasciò vagare velocemente lo sguardo, stupito  sul “ragazzo con il sacchetto di carta”, con tanto di  grembiule bianco  e lo riportò alla figura protagonista del suo disegno.
 
Pelle bianca, capelli ricci color cioccolato, grandi occhi verdi, labbra rosse e carnose.
 
“Tutto bene?” il ragazzo parlò di nuovo;  la voce calda e roca, che uscì dalle sue labbra, sicuramente,  non era quella che si immaginava per la dolce fanciulla che stava li distesa sul quel bel prato fiorito.
 
“Oh…  si,  scusa… “ disse, cercando di riprendersi dalla visione.
 
“Mi chiamo Harry, lavoro alla panetteria qui davanti” disse sorridendo, facendo comparire delle dolci fossette ai lati delle guance “ ti vedo tutti giorni qui davanti a disegnare e abbiamo appena sfornato questi…  E ho pensato che magari avessi fame…” disse tutto d’un fiato, le guance lievemente arrossate.
 
Zayn guardò il sacchetto perplesso, emanava veramente un buon profumo, sorridendo lo afferrò e lo mise vicino ai gessetti “grazie, mi chiamo  Zayn” si sentì in dovere di dire.
Harry annuì, poi indicò il disegno sotto di sé “mi piace, ma forse…  non credi che  sia un po’ troppo sola?”.
Zayn lo guardò spaesato “cosa intendi?”.
“Non è un posto troppo grande e bello per una persona sola? Sarebbe bello condividerlo”.
No, Zayn non lo pensava così, a suo parere stava bene proprio perché era sola e si godeva quel posto meraviglioso tutto per sé.
“Non credo sai,  è meglio che stia da sola a godersi il paesaggio”.
Harry parve rabbuiarsi un po’ di quella risposta, poi ripropose un sorriso tutto fossette al ragazzo moro.
“Bene Zayn, spero che ti piacciano, io … sarà meglio che torni al lavoro” disse, indicando dietro di sé.
“Grazie ancora” rispose e lo salutò.
 
***
 
Da quella volta la cosa diventò come ciclica.
Tutti i santi giorni, come sempre, Zayn si metteva all’opera con i suoi gessetti e tutti i santi giorni, Harry usciva a salutarlo e portargli qualcosa da mangiare.
 
Zayn si ritrovò ad amare quel momento della giornata, perché poteva mangiare dolci gratis e non solo, ma anche perché,  per pochi minuti poteva scambiare delle chiacchiere divertenti con il suo nuovo amico, di cui ogni volta imparava qualcosa di nuovo: Harry aveva sempre una macchia di farina in posti diversi, profumava di vaniglia e di crema e aveva una miriade di braccialetti della fortuna al polso.
Harry era uno studente di letteratura,  adorava la poesia ma odiava con tutto se stesso la letteratura contemporanea, amava i gatti e aveva paura dei ragni, il suo piatto preferito era la pizza e le patatine e non amava particolarmente i dolci, pur lavorando in una panetteria.
Adorava il profumo fresco del pane appena sfornato, della crema fumante e soprattutto più di ogni cosa adorava la neve.
 
Zayn iniziò ad adorare Harry.
 
Iniziò non più ad aspettare i dolci, ma capelli ricci seguiti da un passo balzellante e profondi occhi verdi.
 
Iniziò ad aspettare di sentire, tutti i giorni, la profonda voce roca del ragazzo, che aveva scoperto  essere più piccolo di lui di un anno e ad aspettare, tutte le volte, un giudizio artistico strampalato riferito ai suoi lavori.
Perché obiettivamente di arte, Harry, non ne capiva proprio un tubo, ma  l’entusiasmo con cui ogni volta indicava un nuovo soggetto, le leggere risate soddisfatte con cui accompagnava ogni sua nuova creazione o le semplici domande curiose che gli rivolgeva, valevano più di mille complimenti di un vero intenditore.
 
E Zayn ormai stava diventando quasi dipendente da quella strana commistione di dolci e stupidità, da quella leggerezza di vivere e spontaneità, che lui non aveva affatto.
 
La sua testa era un mondo complicato, quei  brevi momenti pomeridiani con Harry erano come delle lunghe boccate d’aria.
 
Boccate d’aria che dovette saltare per tutto il periodo delle festività natalizie.
Sotto le feste, infatti, era solito ritornare dalla sua famiglia, lasciando per un po’ l’appartamento a Londra, pregando, che questo per un po’ , terminasse il prima possibile.
Non che non amasse la sua famiglia,  l’amava profondamente.
Non vedeva l’ora di rivedere le sue sorelle e come ogni anno, giocare a qualche stupido gioco da tavola con loro, in compagnia di qualche tazza di cioccolata fumante, ma non sopportava il natale, l’atmosfera natalizia tendeva a procurargli la nausea.
Preferiva solamente andare a trovare la sua famiglia per una tranquilla e normale visita.
 
Chissà  se Harry si sarebbe accorto della sua mancanza?
 
Beh, forse era scontato dal momento che si vedevano tutti i giorni, anche se non sapeva niente di lui.
Non erano mai arrivati ad approfondire argomenti  strettamente personali e Zayn si meravigliava che questa cosa gli importasse, alla fine era piacevole anche solo condividere delle risate, senza sapere niente l’uno dell’altro.
 
“Non senti freddo?”Harry era di fronte a lui, con il solito sacchetto pieno di dolci e questa volta anche del tè caldo.
Ricci ribelli sparsi ovunque, coprivano gli enormi occhi verdi, il grembiule bianco sporco di cioccolata e crema e l’inconfondibile profumo di vaniglia.
 
Zayn sorrise, si sentì stupido a pensarlo, ma gli era mancato.
 
“No… forse un pò” disse, prendendo il tè caldo tra le mani  e usandolo anche per riscaldarsi.
Harry si sedette accanto a lui, pronto per la sua pausa e per condividere qualche parola.
“Dove sei stato? Non ti ho visto più…” chiese, con lo sguardo fisso rivolto verso il disegno di Zayn.
 
Un paesaggio innevato piuttosto irrealistico e poco originale, secondo il parere del moro, a tema e meraviglioso e caspita! Lo sapevi che adoro la neve vero?!, secondo il parere di Harry.
 
“Dalla mia famiglia per le feste…”
“Oh , certo, avrei dovuto immaginarlo...” disse, lo sguardo sempre basso, stringendosi un po’ per il freddo “è stato divertente?” chiese, poi.
Zayn accennò una lieve smorfia e inclinò un po’ la testa, mentre con curiosità, iniziava ad aprire il sacchetto pieno di dolci  “come tutti gli anni” rispose, vago e porse un bignè a Harry, che lo rifiutò e si alzò di scatto.
 
“Bè credo che ritornerò al lavoro” il moro lo guardò stupito e anche un po’ risentito: non erano passati nemmeno cinque minuti; annuì lo stesso senza obiettare.
 
Harry accennò un simpatico sorriso , iniziò ad avviarsi verso il negozio, poi si bloccò e si girò di nuovo a guardare l’altro ragazzo, che adesso era impegnato di nuovo ad ultimare la sua opera d’arte.
“Hey, Zayn!” lo richiamò.
Zayn alzò i profondi occhi nocciola su di lui, sbattendo le lunghe ciglia per la sorpresa.
“Ti va di andare a bere qualcosa stasera?”.
 
Il sorriso di Harry era veramente rassicurante, ma non aveva mai  calcolato l’opportunità, che un giorno ci sarebbe stata una richiesta simile da parte sua.
 
Le lunghe ciglia vibrarono nuovamente, con fare distratto si grattò una guancia infreddolita macchiandola di blu e poi, cercando di mascherare con tutte le sue forza la perplessità che lo attanagliava fin dentro le viscere, rispose : “si”.
 
***
 
Così, si ritrovò seduto davanti ad un bancone di un bar, accompagnato da un buon boccale di birra e in compagnia della roca risata di Harry.
 
Si erano dati appuntamento per le dieci, davanti alla panetteria dove il  ragazzo più giovane lavorava e poi allegramente l’aveva portato in un pub caldo, accogliente e gremito di gente.
Pur essendosi sentito inizialmente  stranito dalla situazione, si era poi lasciato trasportare dalle chiacchiere senza senso del riccio e dalla birra.
 
Harry, senza il grembiule bianco e macchiato di crema, era ancora più affascinante, avvolto in semplici jeans stretti e un largo maglione grigio,mentre avvicinava lentamente l’enorme boccale di birra, tenuto ben saldo dalle grandi mani e prendeva grandi e bei sorsi, inumidendosi le labbra rosse e gonfie.
 
“Vieni spesso qui?” chiese, all’improvviso, interrompendo un discorso assurdo di Harry,  per cercare di fermare questi ambigui pensieri e per non farsi scoprire con le guance lievemente arrossate.
“Ogni tanto, quando ho bisogno di una buona birra, ci vengo con il mio amico Louis” disse, sorridendo affettuosamente al nome dell’amico.
“Louis?” chiese curioso.
“Si, Louis,  il mio migliore amico” disse, buttando giù un altro sorso “ci conosciamo sin da quando eravamo dei mocciosi piccoli così e condividiamo l’appartamento qui a Londra” disse, gesticolando.
Zayn sorrise “bello…” ammise, sincero.
“Tu vivi da solo?” chiese, Harry.
“Si, si vivo da solo” annuì.
“ Nessuna ragazza a farti compagnia?” gli occhi nocciola guizzarono furtivamente in quelli verdi dell’altro alla parola ragazza e si rituffarono velocemente nel liquido ambrato.
 
Quella si che era una domanda personale.
Ragazza lui?
Il suo primo bacio con una ragazza risaliva all’età di undici anni e subito dopo, aveva compreso che le labbra morbide glossate delle ragazze, non erano esattamente di suo gusto.  No…
Ma in quel preciso momento, le umide labbra lievemente imbevute di alcool di Harry, erano piuttosto invitanti.
 
All’improvviso, il telefono iniziò a vibrargli nella tasca dei pantaloni e mai come in quel momento, avrebbe voluto ringraziare sua madre per le sue premurose chiamate notturne.
 
“Scusami  è mia madre …” disse, appoggiando il telefono all’orecchio.
Harry sorrise e rivolse lo sguardo in un punto impreciso del locale.
Sua madre urlò come un indemoniata, seguita da tutta la famiglia al completo, un sonoro Auguri Zayn, che perfino il riccio accanto a lui,  sentì.
Zayn sorrise e ringraziò la sua famiglia.
in effetti, era il 13 gennaio ed era proprio il giorno della sua venuta al mondo.
 
 
“E’ il tuo compleanno?” chiese Harry a occhi sgranati,  dopo che ebbe chiuso il telefono e lo ebbe riposto in tasca.
“ Si “ disse, debolmente.
“ E cosa ci fai qui con me? Dovresti essere da qualche parte a festeggiare!” disse, l’altro risentito.
A Zayn non importava molto, anzi festeggiare in quel modo andava più che bene.
“Non importa, va bene così” disse sorridendo.
“ Ok, se la metti così…” rispose l’altro, tirando un bel fischio da pecoraro al barista e ordinando un altro boccale di birra, che offrì con insistenza, gridando un sonoro  auguri.
 
 
 
Erano le due passate, Zayn si appoggiò al muro fuori dal locale, l’aria fresca invernale lo risvegliò  dalla leggera sbornia che stava prendendo lentamente possesso di lui.
Una ridarella era comparsa insistente sulle sue labbra.
Respirò profondamente e decise di accendersi una sigaretta.
Harry si appoggiò accanto a lui e si lasciò scivolare fino a terra, flettendosi con le ginocchia, portandosi una mano alla testa.
 
“Non uscirò mai più con te” disse il moro, ridacchiando.
 
Il riccio guardò verso di lui, fingendo un adorabile broncio “e io che pensavo che avrei potuto farci l’abitudine” disse, socchiudendo lievemente le palpebre.
 
“Evidentemente pensavi male”.
Zayn si lasciò cadere accanto al riccio, era freddo ma poteva sentire il calore del corpo emanato dall’altro, raggiungerlo.
 
“Non hai risposto alla mia domanda…”
 
“Tu fai troppe domande,quale ?”
 
“Se hai la ragazza” chiese, girandosi  verso di lui.
 
Zayn aggrottò le scure sopracciglia “no”  disse, spostando qualche ciocca nera dalla fronte “no non ce l’ho, sono solo come un cane” la voce tentennante.
 
Harry rise, buttando in dietro la testa e scoprendo il collo dalla pelle chiara, poi protese il corpo verso di lui, appoggiando una mano sulla sua spalla, ma il moro perse immediatamente l’equilibrio e cadde all’indietro in una sonora culata.
 
Prorompendo in una sonora risata, aiutò entrambi ad alzarsi, si riappoggiò al muro e poi fu una questione di secondi.
Sentì le labbra che lo avevano tormentato per tutta la serata, sulle  sue ed erano morbide, sapevano di birra, di vaniglia e cioccolato.
Erano perfettamente a tempo con le sue, in un tempo ubriaco e sbilenco.
Sentì la mano di Harry appoggiarsi su un suo fianco ed era calde,  grande e sicura, poi, lo sentì staccarsi e avrebbe voluto che continuasse per sempre.
Harry sorrise e lasciò cadere una mano nella sua, intrecciandola.
 
“Avevo paura che non sarebbe mai successo…” disse.
 
Zayn lo guardò perplesso e sorpreso, per quanto il suo sguardo, dovesse già risultare stupido per colpa della birra.
“Come?”.
 
“Andiamo Zayn” disse, arrossendo un po’ “ non dirmi, che non avevi capito, che questo era un appuntamento?”.
 
Evidentemente no, dal momento che  continuò a guardarlo come un alieno.
“Oh…”.
 
Harry si chinò a baciarlo, di nuovo, lentamente, le sue mani iniziarono a introdursi sotto la maglietta in cerca di pelle calda.
 “Forse dovremmo andare via da qui” disse il moro, staccandolo da sé, cercando di riprendersi un po’.
“Già, forse dovremmo…”.
 
 
***
 
Harry respirava affannosamente, era caldo e l’avvolgeva completamente.
Era bello come la più bella delle opere e anche lui, si sentiva ammirato, come il pezzo più prezioso di  una incredibile mostra, da quei profondi occhi verdi.
Le sue mani, scendevano lentamente su di lui e la sua bocca, pronunciava lamenti strisciati lungo la sua pelle, parole dolci, parole pensate.
Zayn, Zayn, Zayn, il suo nome come un rosario, come una parola magica che si perdeva in una muta richiesta, tra le sue carezze.
 
Non sai da quanto volevo che accadesse…” era la terza volta che glie lo ripeteva, mentre entrava dentro di lui, e si aggrappava con forza ai suoi fianchi.
 
Zayn vedeva soltanto macchie di colore sprigionarsi intorno e dentro di lui: il colore di Harry, il colore più bello che avesse mai visto o trovato.
 
***
 
“Dicevi per davvero?” .
 
Adesso era sobrio, era nudo e disteso sopra Harry, entrambi avvolti nelle lenzuol, che profumavano ancora di sesso, anche se i primi raggi solari impertinenti minacciavano di entrare attraverso le tende scure.
 
“Che cosa?” chiese, l’altro stropicciandosi gli occhi e accoccolandosi di più verso di lui.
 
“Quando hai detto che non vedevi l’ora che accadesse”.
 
Harry sorrise, mettendo in mostra le dolci fossette e arrossendo un po’.
“ Direi di si” disse, poi si alzò in cerca di qualcosa tra i vestiti; tornò con in mano il cellulare e dopo aver pigiato qua e là, glie lo porse.
 
Zayn aprì la bocca per lo stupore.
Foto di lui.
Foto di Zayn, abbastanza vecchie e da diverse angolature, scattate dalla panetteria.
 
“Ti prego non prendermi per un maniaco” disse, subito mettendosi le mani fra i capelli e coprendosi il volto viola, provocando nell’altro una risata quasi isterica “ è solo  che non ho resistito… eri veramente carino, così assorto e…”
 
Le labbra di Harry erano veramente morbide e lui parlava veramente troppo a volte, poterlo azzittire in quel modo era davvero un bel vantaggio, adesso.
 
Si staccò di pochi centimetri, le labbra ancora dischiuse, le ciglia lunghe quasi a contatto con il naso del riccio.
 
“Sono contento che tu mi abbia chiesto di uscire” disse “ sei un po’ un idiota, ma mi accontento lo stesso, non preoccuparti”.
 
Si beccò un doloroso pizzico, poi Harry si buttò su di lui per avere una replica della notte appena trascorsa e Zayn perse nuovamente la cognizione di tempo e spazio.
 
Finalmente era riuscito a trovare qualcosa, o meglio qualcuno,  che lo soddisfacesse quanto l’arte e non poteva essere più felice.



Spero che a qualcuna sia piaciuta questa uscita di sennò...
E spero che qualcuno qualche commentino me lo lasci :)
A presto!
Gre
  
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