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Autore: Benne    29/01/2013    3 recensioni
La protagonista e la mia migliore amica che è innamorata di Harry styles...
-Senti, tu sei Federica?-
- Si, come fai a sapere il mio nome?- il cuore le batteva all'impazzata, senza tregua. Tutto ciò era strano, anzi stranissimo.
-Io so tante cose di te.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Scusi avete il cd dei one direction up all night?-
-No mi spiace, abbiamo solo Take my home-
-Grazie, arrivederci.-
Aveva la testa abbassata e la sua espressione era mutria.
-Fefe, non è mica la  fine del mondo-
-Si, invece! Io sono venuta solo per il cd-
-Dai lo compriamo il prossimo sabato-
-Sabato prossimo non voglio uscire.- il suo sguardo era ancora fisso sul marciapiede.
-Ti prego, Fefe, sorridi.- scosse la testa e sembrava che il mio tentativo non servisse a niente.
-Dove eravate finite, vi credevamo disperse!-
-Giusy, non c’era!- le disse Fefe alzando finalmente la testa, ma durò poco perché la riabbassò subito.
Dovevo assolutamente falla ridere. Era una delle poche volte che uscivamo insieme e quella serata non poteva rovinarsi solo per uno stupido cd dei 1D. (senza offesa per tutte le fan). E poi lei era la mia migliore amica e vederla così mi spezzava il cuore. Non era giusto, i one direction pur non conoscendola le spezzavano sempre il cuore, specialmente uno. Mentre camminavamo e io mi impegnavo a trovare un modo per farla tornare di buon umore, sentii un esclamazione a voce molto alta.
-Una H, Ben una H!!-
-Fefe io non vedo niente!!-il mio sguardo vagava per il corso.-
-Ma c’era una H!- nel frattempo continuavamo a camminare.
-Hai le allucinazioni, il troppo pensare a Harry ti fa venire le allucinazioni!-
-Ben eccola, guarda!- mi strattonò per un braccio e la vidi.
-Uh è vero hai ragione- sembrava essersi ripresa, infatti sorrideva. Quel ragazzo aveva il potere di renderla felice nella stessa velocità in cui la rendeva triste.
-Lo sai,  tutti i neri si chiamano Abdul- disse Andrea- e le loro mogli Abdula.-
-E il figli?- chiese Giusy.
-Abdullino!- risposi io tra le risate.
-o, nel caso, Abdullina- aggiunse Dario.
Erano passati alcuni minuti e io me la stavo facendo sotto dalle risate. Si, lo so non fanno ridere quelle poche frasi che sono riportate sopra, ma in quel giorno e in quel momento sì,  per una serie di ragioni ora difficili da spiegare, ma questo non vi interessa, quindi ritorniamo alla storia. Anche Fefe rideva, per lo più per le mie risate insensate, e solo questo era importante.
-Allora ti senti meglio?-
-No- mi rispose malinconica e mi maledissi per quella domanda.
-Ma stai ridendo?-
-Si, ma non ho il cd!-
-Non puoi stare male per un cd! Ho paura che se li incontrassi mi sverresti addosso!-
-Non prima faccio quello che devo fare e poi svengo!-gli scappò un altro sorriso e niente mi rendeva più felice di vederla felice.
-Si chiama Assar !- uscì fuori dalla Pub Andrea con un kebab e il broncio, deluso- e io che pensavo che tutti i neri si chiamassero Abdul!-
Il telefono mi squillò, era mia madre dovevo andare.
-Ragazzi devo andare.- detto ciò mi accompagnarono fino alla stazione.
-Ciao Fefe, ci vediamo Lunedì!- era di nuovo triste- dai Fefe non essere depressa, pregherò affinché tu possa incontrarlo-
-Non succederà mai!-
-Fidati le mie preghiere funzionano!- Gli feci l’occhiolino e incomincia a pregare.
POCHI MINUTI DOPO NEL PULLMAN
Il pullman era vuoto non c’era nessuno a parte un ragazzo con il cappello in testa che gli oscurava il volto e le mani nelle tasche. Federica si sedette qualche posto più avanti e, con lo sguardo assente,  pensava a lui. Non faceva altro che pensarlo e ogni volta si autoconvinceva di avere per lui solo una cotta, poiché non era stata mai innamorata ed era assurdo innamorarsi proprio di una persona che non potrà essere mai sua. Ma, forse,  Ben aveva ragione e forse,  non era solo una cotta da niente.  A sollevarla dai suoi pensieri fu una voce che proveniva alla sua sinistra.
-Scusa, posso sedermi?- quella voce aveva un non so che di familiare.
-S-si.- rispose alzando la testa e rivolgendo il suo sguardo verso di lui.
Quegli occhi. Quel verde, vivo , intenso, unico. Quegli occhi erano per lei inconfondibili. Lo riconobbe all’istante, era impossibile, senza alcuna logica che lui potesse essere lì, in un pullman che portava in chi sa quale paesino sconosciuto in mezzo alle montagne. Il suo sguardo si spostò altrove incredulo e non c’era più alcun dubbio, era la stessa persona che ogni notte le appariva in sogno.  Si sedette accanto a lei e per un attimo le mancò il respiro, ma non si era accorta che era da un bel po’ che lo tratteneva.
-Senti, tu sei Federica?-
- Si, come fai a sapere il mio nome?- il cuore le batteva all’impazzata, senza tregua. Tutto ciò era strano, anzi stranissimo.
-Io so tante cose di te.-
-Sai l’italiano?- tra tante domande le aveva posto la più stupida, soltanto perché aveva paura delle risposte.
-Io so tutte le lingue del mondo.-
-Che vuoi da me?-
-Un Bacio!-
-Ma sei matto?- no seppe con quale coraggio riuscì a dirlo.
- Non è quello che desideri?-
-Si..anzi no.- che stupida che era.
-I wanna stay up all night And do it all with you-
La sua mano era lieve sulla sua guancia e calda. Le sue labbra contro le sue erano morbide e il suo sapore gli invase la bocca. Il suo odore l’avvolse e niente più esisteva, niente più aveva più senso ammesso che ce l’avesse. Erano solo loro due, stretti l’uno all’altra, niente di pìù semplice o complicato. Immerse le dita nei suoi capelli, proprio come aveva desiderato dalla prima volta che l’aveva visto cantare. Quel bacio non era violento, come si poteva aspettare dalla sua persona, ma delicato, semplicemente perfetto. Le loro labbra coincidevano perfettamente, ma in quel momento una voce lontana, diversa dalla sua la chiamava. Ora non sentiva più la bocca di Harry sulla sua, non sentiva più il suo calore e la sicurezza che le trasmetteva, sentiva solo un gran vuoto. Aprì gli occhi e vide Giusy. Dovevano scendere. Lui era destinato a essere solo un sogno, lontano e irraggiungibile, ma  almeno era un sogno e forse prima o poi si sarebbe avverato.
 
  
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