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Autore: IrishBreeze    20/08/2007    0 recensioni
Le labbra ben disegnati della Signora si adattavano perfettamente alle sue spalle, e tutti lo notavano, e applaudivano, imbarazzati.
Piccola One Shot divisa in due parti, ispirata da un libro di Jean Genet
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Svegliato dalla luce perlacea che filtrava attraverso le pareti di nylon della tenda, gli bastò muovere la gamba di un solo millimetro per accorgersi di essere completamente nudo. Si era addormentato nel tentativo di resistere alla calura di mezzogiorno. Aveva dormito forse 10 minuti, forse un’ora.

Con enorme sforzo, alzò il busto dal materassino e stette un po’ con la testa appoggiata alle ginocchia. Sentiva la pelle della schiena tutta tesa e dolorante. Leggere fitte di bruciore gli si propagarono in tutto il corpo.

Con un dito, andò a toccare i lembi di pelle attorno all’inguine, terribilmente arrossati: là dove l’indice aveva premuto, erano rimasti dei solchi bianchi.

Si era addormentato. La pelle, bruciata dal sole, era cosparsa da miliardi di goccioline di sudore, causate sicuramente dalla temperatura proibitiva che si era creata nella tenda.

Il sudore, l’afa, il dolore dato dalla bruciatura, anche il solo fatto di essere completamente nudo sembravano suggerirgli di restare in tenda, in campeggio, a poltrire sull’amaca tutto il giorno.

Eppure lui voleva andare al mare, ed era venuto per quello.

Abbastanza convinto, frugò fra i mucchi di vestiti alla sua destra, finchè trovò lo slip multicolor del costume da bagno. Lo indossò e se lo sistemò un po’ sul sedere. Si coprì con un pareo verde acqua che gli avevano regalato come omaggio nel negozio di intimo dove aveva comprato il costume da bagno.

Cercò di ricordare il volto della cassiera, che era bella e sorridente, ma non se la ricordava, allora sporse un po’ le labbra, in un’espressione imbronciata, e se le sentì rosse e carnose e gli sembrava di essere bello anche lui.

Gettato in un angolo della tenda c’era pure il reggiseno del costume da bagno. Indossò anche quello, cercando di sistemare al meglio le imbottiture di silicone che conteneva.

Non aveva esagerato, una seconda scarsa.

Tutta roba (insieme ad una parrucca molto bella e a varie imbottiture in lattice) che aveva trovato in un Sexy Shop in città.

Non che li frequentasse spesso, in fondo.

Era un ragazzo decisamente aggraziato, piuttosto bassino, e con larghi fianchi da donna.

Era esile e snello, ma aveva fianchi e gambe piacevolmente pesanti, di una pesantezza leggiadra che ricordava tanto i Ritratti delle donne italiane del rinascimento e dei loro mucchi di carne.

Aveva un culo materno e mediterraneo, diceva Zach.

Non usava artifici di nessun genere, lui: Le gonne gli cadevano bene per natura.

Uscì dalla tenda e il contatto con la leggera brezza marina gli fece girare la testa. Agguantò la borsa da spiaggia e si avviò verso il mare.

Non camminava come al solito. Il passo era lieve, un piede davanti all’altro, seguendo la stessa linea retta. Niente a che vedere col la camminata larga e piazzata che le sue radici montane gli avevano imposto.

Era nato in un paesino in montagna di 500 abitanti, dove il bosco e gli abitanti del luogo ti costringono ad amarli, o ad odiarli. E lui amava il mare.

Aveva vissuto da recluso tutti gli anni delle superiori, sognando sempre posti più liberi di quello dove era costretto a vivere, e chiudendo gli occhi ogni volta che era obbligato a respirare quella libertà che non riusciva a cogliere nel luogo dove viveva.

Così, finita la scuola, un bacio a mamma e papà, e dritti verso l’Irlanda.

Lì si era iscritto all’Università, aveva lavorato, aveva visto oceani su oceani, aveva conosciuto Zach e se ne era innamorato.

La sabbia gli entrava nei sandali e il sole batteva dolorosamente sulla sua spalla.

Affrettò il passo e rallentò solo appena vide la familiare circa della sua baietta, il grignolino risplendente della sabbia e il verde del mare.

La spiaggia come al solito era vuota, eccetto una coppia di donne che sonnecchiavano sotto un ombrellone.

Al sole, i pensieri si squagliano e scivolano via autonomamente. E’ ancora presto il sole scotta troppo va a finire che mi brucio di nuovo ma non ho voglia di mettermi la crema che poi forse ora faccio il bagno e poi devo rimetterla e poi finisce, che già ce ne ho poca.

Lentamente, mise un piede nell’acqua. Quando questa accettò la violenza, si decise a penetrarla con tutto il corpo.

Gli piaceva stare nell’acqua. Amava il contrasto fra l’acqua verde-azzurrina e l’ambra della sua pelle, e le correnti fredde che lo facevano rabbrividire e che non sapeva se seguire o fuggire.

Gli piaceva immaginare che insieme a lui nuotasse anche Zach, per ridere insieme, oppure un ragazzo dai capelli neri e dagli enormi occhi verdi, per abbracciarlo in mezzo al mare, per sputargli acqua salata in bocca, per mangiare insieme sulla spiaggia.

Poche volte rimaneva deluso trovandosi solo. Molto spesso accadeva che tornasse in spiaggia soddisfatto e divertito, con ancora in testa l’eco delle voci schiamazzanti e lo schioccare di baci ingenui.

A Dublino aveva incontrato Zach, e Gus, e tutti gli altri, e lui cantava in una band insieme a Gus e Zach.

Zach diceva sempre che avrebbero sfondato, perché la band scapestrata di Dublino è storia già sentita, e quindi ce l’avrebbero per forza fatta.. Ma non lo pensava davvero.

In mezzo al mare, nuotava da una boa all’altra, cercando di non allontanarsi troppo, e guardandosi le braccia e i peli dorati che splendevano al sole.

***

C’erano volute poche sessioni con la band perché si accorgesse di non amare Zach. Lo guardava negli occhi e lo vedeva ridere con lui, si prendevano in giro, si insultavano e si picchiavano, ridevano degli sbuffi annoiati di Gus e delle loro catastrofiche performance.

Guardavano i film e guardavano la televisione, si scambiavano i libri se avevano voglia di leggere, uscivano insieme, andavano al pub.

Era una relazione così stupenda da non poter essere calcolata come amore. L’amore uccide, e con Zach e Gus si sentiva tremendamente vivo, per questo non li amava. Non nel senso stretto del termine, almeno.

Per questo motivo, e per molti altri ancora più futili, aveva cominciato a frequentare quel ragazzo dagli enormi occhi verdi.

All’inizio si vedevano solo la notte. Lui arrivava, silenzioso.

Erano notti molto solitarie, con stelle e grilli e pipistrelli che coprivano la luce dei lampioni. Però veniva lui. E stavano nel letto, bacini e bacini, vicini vicini. Così per tanto tempo, tanto.

Finchè un giorno entrambi si stufarono di quel tipo di relazione. Allora presero a vedersi sempre di notte, ma a notte più inoltrata. E non si dormiva, in quelle notti. Quasi mai ci si addormentava mano nella mano. Una lingua incontrava l’altra e la cintura era già a terra.

Poi il giorno Zach e Gus, Gus soprattutto, gli chiedevano che facesse mai di notte, perché le borse che aveva sotto gli occhi non erano normali, proprio no. Lui sorrideva, e diceva di soffrire di insonnia. E un po’ era vero. Gli altri non avevano motivo di sospettare di lui,e quindi non sospettavano. Era una relazione idilliaca, a dir poco.

Gli ci vollero molto tempo ai due amanti notturni per rendersi conto che quel tipo di relazione li aveva stufati, ormai.

Poche volte si guardavano negli occhi. Gli occhi erano tenuti saldamente chiusi da gemiti e sospiri, per tenere lontano dalla vista la perfetta oscenità di quelle unioni.

Per questo spesso si chiedeva come mai alle volte lui avesse gli occhi verdi e invece altre volte grigi. Ci aveva messo molto tempo, molto tempo davvero, a capire che non gliele poteva importare di meno, e che, effettivamente, davvero non importava.

Quello che importava era che quando la sua mano irrompeva nei jeans, scavalcando il cotone, il contatto era piacevole e inaspettato, e sempre, sempre, pensava che il posto di quella mano era quello, che non era tanto estranea al suo corpo di quanto lo fosse la sua propria mano.

Ma dopo un po’, si stufarono anche di quello.

Era più un toccarsi che vedersi, e lui cominciava ad avere sonno.

Per questo la sua Signora dagli occhi verdi cominciò a frequentarlo anche di giorno. Oh idillio, oh luce. Lo seguiva dappertutto. Dovunque ci fosse spazio fisico, e pure dove non ce n’era.

Facevano tutto insieme, ed era una strana simbiosi.

Arrivavano a casa e i loro movimenti, le loro azioni erano quasi sempre le stesse, stavano diventando prevedibili. Anche insieme, il loro amore, tutto stava diventando prevedibile.

Per scongiurare l’orrenda piaga della prevedibilità, decisero che altra gente doveva essere testimone del loro amore.

Non Zach e Gus. Non avrebbero potuto capire. Loro erano così felici, con le loro ragazze, i loro ragazzi, così attaccati ai festoni della loro vita. Non loro.

Nostra Signora dagli occhi verdi bisogna comprenderla, prima di pensare di vederla. E loro non avevano mai espresso il desidero di vederla.

Aveva bisogno di gente illustra, saggi che venissero la notte a sorprenderlo con la Signora, e che, inteneriti dalle loro ruvide carezze, non potessero fare a meno di pensare che tutto quello fosse davvero molto giusto.

Così, la loro camera da letto cominciò ad essere posto molto frequentato, la notte.

Quasi sempre si trattava della stessa gente, che si stupiva, e continuava a stupirsi per tutte le notti a venire. E loro due, avvinghiati nelle coperte, oh se erano carini.

Le labbra ben disegnati della Signora si adattavano perfettamente alle sue spalle, e tutti lo notavano, e applaudivano, imbarazzati.

E mentre tutto ciò accadeva la notte, il giorno Nostra Signora dagli occhi verdi continuava a seguirlo ovunque.

Erano sempre insieme, ma nessuno la vedeva mai. Ne’ Zach, ne’ Gus, ne’ gli avventori del Pub. Qualche spaventato al cinema si chiedeva, ogni tanto, con chi diamine stesse parlando il ragazzo (o era una ragazza?) nella fila davanti, ma erano bisbigli così pudichi che nessuno aveva la forza di lamentarsi. Per non parlare del coraggio.

Era andato avanti così per tanto tempo. Tanto che si erano dimenticati del loro primo incontro al mare lui e la Signora, e davvero gliene importava proprio poco.

Perché ogni minuto che passava, la Signora aveva qualcosa in più da raccontare. Ogni ora che passava, aveva un luogo in più da descrivere, ogni lacrima che cadeva, lei ne aveva altre 5 da far sgocciolare.

E lui aveva imparato a rispettarla, perché aveva gli occhi verdi e grigi, perché aveva labbra ben disegnate, aveva un fisico felice e piacente, e la linea del suo petto costeggiava quella del letto.

Era un entità magica e bella, perché quando si amavano, solo lui gemeva. Nessuno sentiva mai la Signora, nemmeno lui.

Era un segreto riservato a pochi dei suoi mille amanti, la sua voce, cristallina e angosciante tanto quanto ve la possiate immaginare.

Di certo lui se l’aspettava. Che un giorno, al Pub o in qualunque altro posto, quella Signora silenziosa spezzasse quell’aura intorno a lei con una risata aggraziata, o con un sussulto e mezza bocca, o con una parola banale.

Si aspettava che lo prendesse per mano, e, fra suoni brillanti e colori di frastuono, lo portasse via.

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Allora, poche note di fine Fic. *amo farle*

Il personaggio della storia (volutamente senza nome, anche se questo mi ha creato problemi non da poco) è un personaggio che ho in mente da tanto e tanto tempo, che ho sempre voluto sviluppare.

La FanFiction è divisa in due parti: il primo “incontro” fra il personaggio e la Signora, e la loro vita insieme.

La prima parte è più reale, più descrittiva e tattile. Almeno, è quello che dovrebbe essere.

La seconda è più visionaria, e in se dovrebbe raccontare di come il ragazzo stia perdendo definitivamente il contatto con la realtà.

Ma non sono qua per analizzare la mia storia, che mi sembra alquanto patetico e poco modesto xD

E' stata beta readerata dalla bella Leannel, che mi ha fatto notare come la prima parte sia un po' "sdrucciolevole", ma non riesco davvero ad aggiustarla meglio ç_ç

Volevo dare i giusti crediti al Signor Jean Genet a al suo “Nostra Signora Dei Fiori” (Notre Dame Des Fleurs) per avermi ispirato il nome della mia Signora, e pure Brian Molko per avermi ispirato le fattezze fisiche sempre di quest’ultima! <3

  
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