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Autore: starliam    20/08/2007    4 recensioni
Una missione notturna che rischia di trasformarsi in tragedia. Ma un conto in sospeso può cambiare il corso degli eventi.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna piena illumina l’erba lucida e bagnata del boschetto. E’ sdrucciolevole sotto le mie suole di gomma, e più volte ho rischiato di cadere lungo disteso per terra: il primo degli errori che ho commesso in questa missione. Ma non pensavo che avrebbe potuto rendersi necessaria la fuga, e non ho pensato che un abbigliamento diverso sarebbe stato più adatto. E’ facile sbagliare a causa dell’inesperienza, soprattutto quando hai diciannove anni appena compiuti e partecipi alla prima missione della tua vita per conto dell’Ordine. Ma proprio a causa degli errori rischia di essere anche l’ultima missione della mia vita: lo sarà sicuramente, se il Mangiamorte che mi rincorre riuscirà a raggiungermi.
Non so come, ma mi sono trovato improvvisamente isolato dagli altri. La scena era sicura, nessuno si aspettava un attacco da parte dei Mangiamorte. Il secondo errore che ho commesso è stato farmi prendere dal panico: ma è difficile rimanere lucidi, quando ti trovi circondato da Mangiamorte e un incantesimo ti ha fatto volare via la bacchetta. Ho iniziato a correre, e non mi sono ancora fermato. Mi sono reso conto quasi immediatamente che uno di loro mi inseguiva: aveva lasciato perdere tutti gli altri per correre dietro a me. Speravo di riuscire a distanziarlo, ma anche ora che ci siamo allontanati dal luogo della battaglia (da cui provengono grida e lampi di luce)mi sta sempre alle calcagna.
Il Mangiamorte la sua bacchetta ce l’ha ancora, e mi aspetto di essere Schiantato da un momento all’altro. Ma lo Stupeficium non arriva, e continuo a correre a perdifiato, con lui che mi ansima dietro, a poco più di un metro di distanza. Posso letteralmente sentire il suo fiato sul collo, mentre corriamo fra l’erba alta.
Improvvisamente, sento la terra cedere sotto la suola della mia scarpa da ginnastica. La mia gamba destra cede e sbatte dolorosamente contro il bordo roccioso del burrone che non avevo visto; cado giù, e un urlo strozzato mi esce dalle labbra: qualcuno mi ha afferrato saldamente per i polsi, e rimango a penzolare nel vuoto.
I piedi trovano istintivamente appiglio contro la roccia; guardo su, e vedo la maschera argentata del Mangiamorte che mi sta tenendo, a poca distanza dal mio volto.
Perché lo sta facendo? Vuole salvarmi per poi potermi torturare e uccidere con calma? Non ho la bacchetta, non riuscirei a difendermi. Le sue mani mi stringono i polsi così forte da fermarmi la circolazione, così forte che mi scappa un gemito di dolore e paura.

- Zitto… stai zitto, o verranno qua!

Mi mordo le labbra, e cerco di calmarmi. La voce del Mangiamorte è quella di un ragazzo, deve avere all’incirca la mia età. Mi tremano le gambe, tremano così violentemente che le ginocchia sbattono fra di loro. Il vapore caldo del mio respiro forma una nuvola umida nel freddo della notte, e si mescola a quella del respiro del Mangiamorte, che esce a piccoli sbuffi dalla fessura della maschera argentata. Anche le sue braccia stanno tremando, e scuotono leggermente le mie: ma la sua presa sui miei polsi è sempre salda come l’acciaio. Gli occhi mi bruciano, mentre le lacrime di tensione premono per uscire. Scuoto la testa per scacciarle, e deglutisco il groppo che mi si è formato in gola: finalmente inizio a respirare meglio. Non è il momento di piangere, devo capire cosa sta succedendo e come posso fare per tirarmi fuori da questa situazione. Ormai sono diversi minuti che siamo in questa scomoda posizione; e se le mie braccia sono ormai intorpidite, non riesco neanche ad immaginare lo sforzo che sta facendo il Mangiamorte per trattenermi. Di nuovo mi chiedo: perché lo sta facendo? Basterebbe che mi lasciasse andare e mi spingesse all’indietro: la roccia su cui ho poggiato le punte dei piedi non sarebbe sufficiente a sostenermi, e non avrei appigli.
Ormai intorno a noi è tutto silenzio. Il Mangiamorte evidentemente ritiene che parlare sia abbastanza sicuro, perché mi sussurra:

- Ascolta… cerca di puntare i piedi contro la roccia e di tirarti su. Da solo non ce la faccio, sei troppo pesante per me.

La voce ora mi sembra vagamente familiare, ma sono troppo impegnato a riprendere il controllo delle mie gambe tremanti per pensarci. Sollevo il piede destro e lo appoggio sulla parete di roccia, facendomi forza per spingermi su; mentre il Mangiamorte mi tira per le braccia. Arrivo a malapena al bordo del dirupo; il Mangiamorte mi afferra per la cintura dei pantaloni e mi tira su al sicuro. Mi lascio cadere ansante sull’erba umida, imitato dal Mangiamorte. Finalmente le lacrime trattenute trovano sfogo, e iniziano a scorrermi lungo le guance: me le asciugo in fretta con la manica, non voglio che il Mangiamorte mi veda piangere, non deve vedere quanto sono spaventato.
Mi guardo intorno, e vedo qualcosa di scuro abbandonato sull’erba, a pochi metri di distanza: è la sua bacchetta, deve averla lasciata cadere quando mi ha afferrato. Mi volto verso di lui: sta ancora riprendendo fiato, seduto sull’erba, la faccia rivolta verso l’alto. Potrei balzare in piedi e prenderla, non farebbe in tempo a fermarmi. Sposto una gamba verso la bacchetta, pronto a scattare; ma vengo distratto dai suoi movimenti: si abbassa lentamente il cappuccio, rivelando, alla luce della luna piena, i capelli neri lunghi fino alle spalle. Con gesti lenti, si toglie la maschera d’argento. Il volto che vedo mi lascia senza fiato: improvvisamente capisco perché la sua voce mi sembrava familiare. Mi guarda, con gli occhi neri fissi nei miei e il sopracciglio sollevato, nella sua tipica espressione di disprezzo. E’ Severus Piton. Rimango a fissarlo, a bocca aperta. Lui non distoglie lo sguardo, e neanche io. Prendo fiato per parlare, ma vengo interrotto da una voce lontana.

- Severus! E’ tutto a posto? Hai trovato qualcuno?

Piton trattiene il respiro e sgrana gli occhi, continuando a fissarmi. Faccio un movimento brusco, come per alzarmi e scappare, ma lui mi fa cenno con la mano di stare fermo.

- Sì, Lucius, è tutto a posto… non c’è nessuno qua.
- Ne sei sicuro? Mi sembrava di aver visto qualcuno correre da quella parte!
- Si, sembrava anche a me; ma ho controllato ovunque; evidentemente sono riusciti a scappare da un’altra parte.
- Va bene; sbrigati a tornare qui,stiamo per andarcene.

Piton si alza in piedi e si china a raccogliere la bacchetta. Io rimango inginocchiato a terra, incerto su cosa fare. Mi guarda appena, mentre si tira su il cappuccio e mi parla nuovamente:

- Rimani qui, non muoverti finché non sentirai che ce ne siamo andati. Farò in modo che nessuno venga da questa parte.

Prende la maschera, e mi volta la schiena. Solo allora riesco a sussurrare un flebile “grazie”: non sono neanche certo abbia sentito. Invece mi ha sentito, perché si volta verso di me e mi guarda da dietro la spalla, con la maschera in mano, pronta a coprire l’espressione sprezzante che ha sul volto.

- Non mi devi ringraziare. Adesso siamo pari, James Potter.
  
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