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Autore: Imstill_good    30/01/2013    1 recensioni
"Ad ogni modo, decisi di chiudere con i ragazzi, tanto ero dell'idea che fossero tutti ugualmente stronzi, e quella domenica mattina di metà novembre ne ero convinta più che mai."
Questo è ciò che fino ad ora aveva pensato Jade a causa di una delusione che l'aveva cambiata radicalmente, ma si sa che solo gli sciocchi non cambiano idea.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era quasi un anno che la nostra storia era finita così, senza una motivazione precisa, era quasi un anno che io e Liam non formavamo più un noi.

I primi tempi era dura da accettare, nonostante la nostra storia durò poco più 4 mesi, ma l'amore che avevo provato stando con lui era qualcosa di indescrivibile, non sapevo nemmeno io perchè lo amavo, non c'era un motivo valido, era così e basta.
Mi sentivo come si mi avessero strappato un pezzo di cuore, e tolto un pezzo di cielo.
Lui mi faceva rimanere con i piedi per terra, e la notte non riuscivo a chiudere occhio, perchè ero consapevole che la realtà con lui era migliore di qualsiasi sogno.

Sapevo bene cosa volesse dire essere delusi dalla persona che si ama, perchè fu proprio quello che successe a noi.
Lui dopo nemmeno tre mesi dall'inizio della nostra favola, mi tradì, e per di più con la mia migliore amica, la quale aveva sempre affermato di non provare niente per lui.
Balle, tutte balle. Le persone sanno solo mentire. Io mi fidavo, mi fidavo ciecamente di entrambi, ma evidentemente avevo sbagliato persone su cui riporre la mia fiducia.

Da quel fatidico giorno divenni sempre più diffidente e scontrosa, lui stava con un'altra ragazza, erano felici. Mentre io, per colpa sua, non riuscivo più ad aprire il mio cuore.

Dopo che ci lasciammo Liam provò a spiegarmi che quel bacio non era voluto da lui, e che era stata tutta colpa della mia amica, ma io ho sempre creduto che per fare certe cose bisogna essere in due, dato che nessuno lo aveva obbligato con una pistola puntata alla tempia.
Non so cosa avrei dato per avere il tasto “CANC”, per cancellare tutti i ricordi che lo riguardavano, anche quelli belli, perchè erano quelli che facevano più male.
Avrei voluto fare come nel film “Se mi lasci ti cancello”, dove lei, distrutta per la fine della loro storia, si fa cancellare la memoria. Pagherei per una cosa del genere.

Ad ogni modo, decisi di chiudere con i ragazzi, tanto ero dell'idea che fossero tutti ugualmente stronzi, e quella domenica mattina di metà novembre ne ero convinta più che mai.

Era un anno preciso che avevo chiuso con il mio ex, Liam, e l'aria gelida di Londra quel giorno non aiutava a migliorare il mio umore, le mie mani congelate e le mie labbra screpolate ne erano la prova.

Amavo inoltrarmi nel parco in cui ero solita andare, riusciva a rilassarmi in modo impercettibile, e l'atmosfera allegra che regnava quel posto riusciva a farmi spuntare un sorriso fra un'occhiata qua e là.

Quel giorno decisi di portare con me il mio libro preferito “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, per leggerlo seduta su una panchina posta sotto una grande quercia.

Ogni tanto le risate dei bambini mi facevano perdere il segno, costringendomi a rileggere da capo qualche frase, ma la cosa non mi infastidiva affatto.

Prima di andare al parco mi ero fermata allo Starbucks a prendere un cappuccino caldo, la combinazione perfetta, libro-cappuccino.

Ogni volta, prima di sfogliare la pagina successiva, davo un sorso al cappuccino, un po' per scaldarmi la gola, e un po' per scaldarmi le mani dato che il bicchiere era bollente, ma distrattamente, nel posarlo sulla panchina vicino a me, lo feci cadere sul libro, macchiando le pagine.
La prima cosa che cercai furono i fazzoletti nella mia borsa per evitare che quel liquido trapassasse anche sul resto del libro rimasto intatto.

Dio com'ero maldestra, mai che ne facessi una giusta.

Ad un certo punto sentii qualcuno che si era avvicinato a me.
X: “Hai bisogno di aiuto?”
Non mi voltai, ma quando riconobbi la voce, mi venne una fitta al cuore, uno stormo di ricordi mi assalì e mi sentii mancare la terra sotto i piedi.
Lentamente mi voltai, e lo vidi lì in piedi, che mi tendeva la mano, quella mano che tempo fa mi accarezzava i capelli quando qualcosa non andava, quella mano che mi faceva venire i brividi ad ogni tocco.

Cosa ci faceva lui lì? E perchè mi stava rivolgendo parola? Una marea di domande mi pulsavano nella testa, ma nessuna di esse aveva una risposta.

Io tirai fuori dalla borsa un fazzoletto e iniziai a strofinare una pagina che ormai era rovinata: “Che vuoi?” Chiesi acida.
Liam: “Niente, sono una decina di minuti che ti fisso da lontano, volevo sapere come stavi.” Rispose a fior di pelle.

Come stavo?? Proprio lui aveva il coraggio di chiedermi come stavo? Male, come volevi che stessi?

Io: “Bene grazie, adesso puoi anche andartene.” Ripetei continuando ad asciugare quei pezzi di carta.
Liam: “I-io volevo parlarti.. non ci siamo più parlati dopo quella volta.” Balbettò come se sapesse già che la mia risposta sarebbe stata negativa.
Io: “Non ho niente da dirti..” Continuai stavolta guardando lui e scuotendo la testa.
Liam: “Ma io sì.. mi manchi.. e non sai quanto!” Sputò fuori con un faccia dispiaciuta.
Io stavolta lasciai il libro sulla panchina e mi alzai in piedi: “Perchè vieni a dirmelo proprio adesso? Cosa credi? Che voglia stare sola? Sono fatta così, non riesco ad avvicinarmi veramente a nessuno. È un dato di fatto. È come se mi mancasse quella parte dell’anima che si incastra negli altri, come nelle Lego. Che si unisce veramente a qualcun altro. Alla fine tutto cade a pezzi, proprio come è successo a noi. Non mi fido più delle tue parole. Mi dispiace.” Detto questo ripresi il libro mettendolo in borsa, intenzionata ad andare via.
Lui capì le mie intenzioni e riprese a parlare: “Ascolta Jade, mi dispiace davvero, tu non mi hai mai lasciato spiegare, io non ho baciato Sam, lei ha baciato me, se tu non mi credi significa che non mi amavi abbastanza, ma sappi che da quando mi hai lasciato non sono più riuscito a fare un sorriso sincero, nelle altre cercavo qualcosa, un piccolo particolare che mi ricordasse di te, ma niente era minimamente comparabile. Senza di te, una parte di me si è spenta, ti sei portata via tutto, e non mi hai lasciato niente. Le notti passate a chiedermi perchè mi ero innamorato, le nocche sbucciate nel tirare pugni contro il muro come se fosse lui il vero colpevole. Ma dimmi una cosa, io cosa me ne faccio di tutto questo..” - Si fermò a riprendere fiato aprendo le braccia indicando il paesaggio - “Se non posso condividerlo con te?” Terminò così il suo discorso.
Io rimasi paralizzata di fronte a quelle parole, la sua sincerità mi spiazzò, mi commosse, e come una bambina iniziai a piangere.
Lui se ne accorse e quasi si pentì di essere stato così smielato, e delicatamente mi avvolse tra le sue braccia pronunciando 5 parole che per me significarono tutto: “Adesso ci sono qua io.”
Io: “Non andare più via.”

  
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