Prologo
Non faceva freddo, ma il vento impetuoso che mi soffiava sul viso era quasi lacerante, ma in realtà il dolore lacerante si trovava più in basso, al centro del torace. Dovevo correre, dovevo andare da lei, dirle per una volta tutta la verità, quella verità che avevo negato a tutti… persino a me stesso. Chi sa se lei mi amava ancora, se anche lei provava quel senso di vuoto, che nessuno né quelle di una sera né quella che credevo di amare erano riuscite a colmare. Mi mancava tutto di lei, anche le cose più banali come portarsi delicatamente i capelli dietro l’orecchio, quel suo gesto così innocuo, mi aveva sempre affascinato. Chi sa se l’avrei trovata a casa o se stavo correndo inutilmente, ogni secondo mi sembrava importante e vitale. La domanda fondamentale che mi ponevo era se lei sarebbe riuscita a perdonarmi dopo tutto il male che le avevo fatto. Lei non era l’unica persona a cui dovevo chiedere perdono… Ce ne erano altre, non avevo capito quanto lei fosse importante, quanto fosse essenziale per la mia sopravvivenza, ero dovuto andare a letto con un'altra, cercandola in quei baci, in quei abbracci, in quelle semplici carezze. Senza capire che mi stavo ingannando da solo.
Capitolo 1
Un emozionante
invito
I
raggi caldi del sole filtravano nella mia stanza, era il primo giorno
delle
vacanze estive e non avevo alcuna intenzione di alzarmi dal letto prima
di
mezzogiorno… Ma la musica penetrante che usciva dalla camera
di mia sorella mi
costrinse ad alzarmi, facendomi rinunciare i miei progetti di poltrire
a letto
almeno per un altro paio d’ore! Mi alzai dal letto e ancora
tutto assonnato mi
avvicinai alla porta della sua camera.
“Buongiorno
fratellone” mi salutò mia sorella, sfoggiando uno
dei suoi sorrisi.
“Buongiorno
Poppy” le risposi, Poppy era il nomignolo datogli da me da
quando aveva cinque
anni, visto che portava sempre dei piccoli codini attorcigliati ed io
mi
divertivo a usarli come una specie di clacson.
“Senti
una cosa…” gli chiesi “Ma la mattina hai
intenzione di svegliarmi sempre a
ritmo di musica?”.
“Se
possibile sì mio caro fratellone” rispose con tono
sarcastico, scossi la testa
e senza commentare mi recai in cucina, dove iniziai a fare colazione,
mentre
sgranocchiavo i miei soliti cereali, ricordai che mia sorella la sera
prima era
andata alla festa della sua amica Gloria, mi sembrava però
che stavolta non
avesse rispettato il coprifuoco impostogli dai miei, finita la
colazione riposi
le stoviglie sporche nel lavandino e tornai in camera di mia sorella.
“Camy
posso chiederti una cosa?” le domandai appoggiandomi allo
stipite della porta.
“Certo
dimmi!” rispose senza neanche guardarmi.
“A
che ora sei tornata ieri sera?” gli chiesi fingendo
disinvoltura.
“Ehm…
ecco… non lo so… verso mezzanotte…
perché me lo chiedi?” rispose frastornata,
raccontare bugie non gli riusciva molto bene, iniziava a balbettare,
doveva
controllarsi un po’ di più… avrei
dovuto insegnargli qualche cosa… Anzi meglio
di no altrimenti non sarei più riuscito a capirla quando
mentiva.
“Camy
non mentire, tanto non ti riesce, e poi si da il caso che io sono
tornato alle
tre e non mi sembra di averti trovato in camera tua” affermai
con nonchalance,
a me le bugie riuscivano meglio, in realtà ero rientrato
alle due, ma appena
ebbi aperto la porta sentii i passi frettolosi di Poppy che correvano
per
infilarsi nel letto e fingere di dormire anche se aveva ancora i
vestiti della
festa addosso. Mia sorella si girò di scatto e
alzò il leggermente il suo tono
di voce per mettersi sulla difensiva.
“Non
è per niente vero, alle tre ero comodamente sdraiata nel mio
letto, quando sono
rientrata, erano appena le due… opss…”
ammise, non ci voleva molto a estorcerle
la verità, bastava solo fare delle piccole insinuazioni
fingendo di essere
convinti della propria ipotesi.
“Lo
sapevo…” ridacchiai “Attenta a non farti
beccare da mamma e papà se no altro
che festa” le consigliai “Ah quasi dimenticavo la
prossima volta che rientri a
quell’ora, chiamami che ti accompagno io a casa, non voglio
che tu vada in moto
con quei tuoi stupidi amici” continuai. Non lo ammettevo
spesso ma ero
follemente geloso di mia sorella, soprattutto ora che stava crescendo,
aveva
ormai raggiunto la fatidica età dei diciassette anni e
diventava sempre più
bella anche agli occhi dei miei amici, Camy non era tanto alta ma
nonostante
questo possedeva il mio stesso fascino, i suoi capelli lisci erano
molto lunghi
e il loro color nero richiamava il cielo notturno, caratteristica che
avevano
anche i suoi occhi, comunque anche se i miei amici la guardavano con
interesse,
e la maggior parte delle volte fingevo di non accorgermene, tanto
sapevano che
mia sorella era off limits.
“Ok…
fratellone… ma i miei amici non sono stupidi”
esclamò.
“Per
me resteranno sempre un branco di marmocchi” conclusi, per
poi voltarmi e
percorrere buona parte del corridoio per andare ad infilami sotto la
doccia, ci
restai per una ventina di minuti,una volta finito mi avvolsi un
asciugamano in
vita e tornai in camera mia.
Mentre
ero intento a vestirmi sentii lo squillo il telefono, stavo per andare
a
rispondere a quell’aggeggio infernale che si trovava in
corridoio, ma mia
sorella si era già precipitata per rispondere al primo
squillo, era una cosa
che negli ultimi tempi faceva spesso e la cosa stava anche iniziando a
infastidirmi, quindi con rassegnazione tornai sui miei passi.
“Dany
è per te…” disse mia sorella sbucando
dalla porta della mia camera e
allungandomi il telefono con tono esitate, non era la prima volta che
usava
quel tono, quindi già capi chi poteva essere…
presi il telefono e con un
leggero sospiro lo portai all’orecchio.
“Pronto?”
risposi, cercando di rendere il più naturale possibile il
mio tono di voce.
“Ciao
Dany… sono Sammy…” come avevo
previsto… era lei Sammy la mia ex ragazza, era
bella, bionda, occhi azzurri, carnagione chiara e poi era solare,
simpatica, e
tanto stronza, la nostra storia era finita qualche mese fa, ed era
difficile
ammetterlo ma ero stato veramente male, ed a essere sinceri a sentire
la sua
voce mi veniva ancora una fitta allo stomaco.
“Ciao
Sammy” dissi con rassegnazione sedendomi sul letto.
“Come
stai? E da tanto che non ci sentiamo” la sua voce era
così dolce e calda come
sempre.
“Bene
grazie, e te?” dissi fingendo indifferenza.
“Bene
grazie… Beh ti chiederai perché ti ho chiamato
vero?” mi chiese.
“Perché
domandarmelo visto che ora me lo dirai?” risposi.
“Mi
chiedevo se ti andrebbe di venire alla mia festa di
compleanno!” disse, con
tono titubante, conoscendola ero convinto che in quel momento si stesse
mordendo il labbro inferiore, lo faceva sempre quando aveva qualche
dubbio
sulla risposta che doveva ricevere. Quel gesto mi era sempre sembrato
tanto
dolce e impacciato.
“No
grazie, non ci tengo a venire alla festa della mia ex ragazza e vedere
lei che
si struscia su tutti i ragazzi presenti”
questa era la risposta che avrei
dovuto darle, ma come al solito a ogni sua richiesta risposi…
“Certo…
Quando?”
“Sabato…
a casa mia alle 21:00… ok?” sabato quindi avevo
tre giorni per pensare a un
regalo da fargli… Ma che si regalava un'ex? Qui serviva
l’aiuto di Mark, il mio
migliore amico che di ragazze ne cambiava una la settimana, e di sicuro
sapeva
cosa si regalava a un'ex ragazza, anche se le sue non erano proprio
storie,
diciamo che erano “storie” da una sera e via. Il
suo successo con le ragazze
era dovuto al suo aspetto fisico, il quale attraeva tante ragazze,
aveva anche
fatto pubblicità come modello e da allora si era montato
leggermente la testa,
io e lui eravamo molto diversi i suoi capelli erano neri e quasi
rasati, mentre
i miei erano castano chiaro e la maggior parte delle volte li portavo
fonati,
lui aveva occhi chiari sul blu mentre i miei erano castani, ma anche
essendo i
miei più scuri il mio sguardo era molto più
profondo del suo, infatti
conquistavo molte più ragazze di Mark, ma negli ultimi tempi
queste storielle
senza senso, avevano cominciato a stancarmi.
“Ok
va bene” dissi.
“Avvisi
tu Mark vero?” mi chiese
“Certo
tranquilla l'avviso io…” dissi cercando di finire
lì quella telefonata “Ok
allora ci vediamo sabato” rispose con un filo di voce.
“A
sabato” ripetei. Riagganciai il telefono dopo averla
salutata. Dopo qualche
minuto presi il cellulare e composi il numero di Mark, so che mi
avrebbe ucciso
per averlo svegliato, ma era una cosa importante.
Dopo
una decina di squilli rispose…
“Pronto…”
rispose con voce rauca.
“Ciao
Mark… sono Dan volevo…” Non mi fece
neanche finire di parlare e inizio a
urlare.
“Ma sei deficiente, hai
la più pallida idea di che ore
sono?”.
“Si
saranno le dieci? Comunque non ti ho chiamato per farti da sveglia ma
per
chiederti un favore…” dissi con tono supplichevole.
“Ok…
va bene dic… un attimo ma dove cavolo mi trovo? E chi
è questa?” esclamò.
“Come dove cavoli ti
trovi, non sei a casa tua?”
chiesi perplesso
“Se
stavo a casa mia non mi chiedevo dove ero!” sbottò.
“Non
te la prendere con me se non ti ricordi chi ti porti a letto”
ribattei.
“Vabbè,
comunque mio caro Dan mi dovresti fare un favore…”
iniziò.
Cioè
io avevo chiamato lui per avere un favore e alla fine era lui che lo
chiedeva a
me? Ok la prossima volta che avrei avuto bisogno di qualcosa a
quell’ora di
mattina ci avrei pensato due volte prima di chiamare Mark.
“Dimmi
cosa ti serve?” gli chiesi esausto.
“Dovresti
venire a prendermi, ieri sono uscito senza moto…”
mi rispose supplichevole.
“Ok
dove ti trovi?” domandai.
“Boh!”.
“Come
boh ed io come faccio a trovarti?”
“Un
attimo cerco di capire dove mi trovo… vado ad affacciarmi
alla finestra…”. Aspettai
con impazienza fino al ritorno di Mark… Ma non poteva
portare con se il
cellulare?
“Allora
mi trovo di fronte all’Hotel Place” disse dopo
qualche minuto. “Si trova…”
“So
dove si trova non ti preoccupare ci vediamo li tra
mezz’ora” lo interruppi,
quell’hotel lo ricordavo bene, un tempo lo frequentavo spesso.
“Ok
cerca di sbrigarti non vorrei che la ragazza si svegliasse, non ricordo
nemmeno
come si chiama!”.
“Non
cambierai mai” lo rimproverai.
“Guarda
da che pulpito arriva la predica” ribatté. In
effetti ero la persona meno
adatta per questo genere di prediche. Una volta ero peggio di lui, non
m'importava nulla delle ragazze, ne come si chiamassero, ne il posto
dove
portarle, l’importante era cercare di non portarle dove
abitavo, non mi piaceva
l’idea di ritrovarmele qualche giorno dopo sotto il portone
di casa. Ero
cambiato grazie a Sammy, lei non aveva mai ceduto con me, mi aveva
sempre
tenuto a debita distanza, ma poi alla fine…
Una
volta attaccato il telefono aprii l’armadio per decidere cosa
indossare, non
avevo molto tempo per pensare quindi puntai su un jeans scuro e una
camicia
bianca, mi vestii di tutta fretta per arrivare all’albergo
prima del risveglio
di quella povera ragazza, dopo aver avvisato mia sorella presi le
chiavi della
macchina e uscii velocemente di casa.
Ciaoooo eccomi per i saluti
finali… Questa postata è la mia prima Fan
Fiction, per ciò siate clementi! Solo vedendo il
protagonista io lo sarei XD So
che magari l’inizio non è così
entusiasmante ma vi garantisco che non
mancheranno i colpi di scena. Conto di postare sempre puntuale per due
giorni a
settimana, che saranno il Martedì e il Venerdì.
Spero che la mia storia vi piaccia
... Bye bye