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Autore: Sweetgioy    30/01/2013    4 recensioni
Non faceva freddo, ma il vento impetuoso che mi soffiava sul viso era quasi lacerante, ma in realtà il dolore lacerante si trovava più in basso, al centro del torace. Dovevo correre, dovevo andare da lei, dirle per una volta tutta la verità, quella verità che avevo negato a tutti… persino a me stesso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non ho mai amato così 1
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Prologo

 

Non faceva freddo, ma il vento impetuoso che mi soffiava sul viso era quasi lacerante, ma in realtà il dolore lacerante si trovava più in basso, al centro del torace. Dovevo correre, dovevo andare da lei, dirle per una volta tutta la verità, quella verità che avevo negato a tutti… persino a me stesso. Chi sa se lei mi amava ancora, se anche lei provava quel senso di vuoto, che nessuno né quelle di una sera né quella che credevo di amare erano riuscite a colmare. Mi mancava tutto di lei, anche le cose più banali come portarsi delicatamente i capelli dietro l’orecchio, quel suo gesto così innocuo, mi aveva sempre affascinato. Chi sa se l’avrei trovata a casa o se stavo correndo inutilmente, ogni secondo mi sembrava importante e vitale. La domanda fondamentale che mi ponevo era se lei sarebbe riuscita a perdonarmi dopo tutto il male che le avevo fatto. Lei non era l’unica persona a cui dovevo chiedere perdono… Ce ne erano altre, non avevo capito quanto lei fosse importante, quanto fosse essenziale per la mia sopravvivenza, ero dovuto andare a letto con un'altra, cercandola in quei baci, in quei abbracci, in quelle semplici carezze. Senza capire che mi stavo ingannando da solo.

Capitolo 1 

Un emozionante invito

 

I raggi caldi del sole filtravano nella mia stanza, era il primo giorno delle vacanze estive e non avevo alcuna intenzione di alzarmi dal letto prima di mezzogiorno… Ma la musica penetrante che usciva dalla camera di mia sorella mi costrinse ad alzarmi, facendomi rinunciare i miei progetti di poltrire a letto almeno per un altro paio d’ore! Mi alzai dal letto e ancora tutto assonnato mi avvicinai alla porta della sua camera.

“Buongiorno fratellone” mi salutò mia sorella, sfoggiando uno dei suoi sorrisi.

“Buongiorno Poppy” le risposi, Poppy era il nomignolo datogli da me da quando aveva cinque anni, visto che portava sempre dei piccoli codini attorcigliati ed io mi divertivo a usarli come una specie di clacson.

“Senti una cosa…” gli chiesi “Ma la mattina hai intenzione di svegliarmi sempre a ritmo di musica?”.

“Se possibile sì mio caro fratellone” rispose con tono sarcastico, scossi la testa e senza commentare mi recai in cucina, dove iniziai a fare colazione, mentre sgranocchiavo i miei soliti cereali, ricordai che mia sorella la sera prima era andata alla festa della sua amica Gloria, mi sembrava però che stavolta non avesse rispettato il coprifuoco impostogli dai miei, finita la colazione riposi le stoviglie sporche nel lavandino e tornai in camera di mia sorella.

“Camy posso chiederti una cosa?” le domandai appoggiandomi allo stipite della porta.

“Certo dimmi!” rispose senza neanche guardarmi.

“A che ora sei tornata ieri sera?” gli chiesi fingendo disinvoltura.

“Ehm… ecco… non lo so… verso mezzanotte… perché me lo chiedi?” rispose frastornata, raccontare bugie non gli riusciva molto bene, iniziava a balbettare, doveva controllarsi un po’ di più… avrei dovuto insegnargli qualche cosa… Anzi meglio di no altrimenti non sarei più riuscito a capirla quando mentiva.

“Camy non mentire, tanto non ti riesce, e poi si da il caso che io sono tornato alle tre e non mi sembra di averti trovato in camera tua” affermai con nonchalance, a me le bugie riuscivano meglio, in realtà ero rientrato alle due, ma appena ebbi aperto la porta sentii i passi frettolosi di Poppy che correvano per infilarsi nel letto e fingere di dormire anche se aveva ancora i vestiti della festa addosso. Mia sorella si girò di scatto e alzò il leggermente il suo tono di voce per mettersi sulla difensiva.

“Non è per niente vero, alle tre ero comodamente sdraiata nel mio letto, quando sono rientrata, erano appena le due… opss…” ammise, non ci voleva molto a estorcerle la verità, bastava solo fare delle piccole insinuazioni fingendo di essere convinti della propria ipotesi.

“Lo sapevo…” ridacchiai “Attenta a non farti beccare da mamma e papà se no altro che festa” le consigliai “Ah quasi dimenticavo la prossima volta che rientri a quell’ora, chiamami che ti accompagno io a casa, non voglio che tu vada in moto con quei tuoi stupidi amici” continuai. Non lo ammettevo spesso ma ero follemente geloso di mia sorella, soprattutto ora che stava crescendo, aveva ormai raggiunto la fatidica età dei diciassette anni e diventava sempre più bella anche agli occhi dei miei amici, Camy non era tanto alta ma nonostante questo possedeva il mio stesso fascino, i suoi capelli lisci erano molto lunghi e il loro color nero richiamava il cielo notturno, caratteristica che avevano anche i suoi occhi, comunque anche se i miei amici la guardavano con interesse, e la maggior parte delle volte fingevo di non accorgermene, tanto sapevano che mia sorella era off limits.

“Ok… fratellone… ma i miei amici non sono stupidi” esclamò.

“Per me resteranno sempre un branco di marmocchi” conclusi, per poi voltarmi e percorrere buona parte del corridoio per andare ad infilami sotto la doccia, ci restai per una ventina di minuti,una volta finito mi avvolsi un asciugamano in vita e tornai in camera mia.

Mentre ero intento a vestirmi sentii lo squillo il telefono, stavo per andare a rispondere a quell’aggeggio infernale che si trovava in corridoio, ma mia sorella si era già precipitata per rispondere al primo squillo, era una cosa che negli ultimi tempi faceva spesso e la cosa stava anche iniziando a infastidirmi, quindi con rassegnazione tornai sui miei passi.

“Dany è per te…” disse mia sorella sbucando dalla porta della mia camera e allungandomi il telefono con tono esitate, non era la prima volta che usava quel tono, quindi già capi chi poteva essere… presi il telefono e con un leggero sospiro lo portai all’orecchio.

“Pronto?” risposi, cercando di rendere il più naturale possibile il mio tono di voce.

“Ciao Dany… sono Sammy…” come avevo previsto… era lei Sammy la mia ex ragazza, era bella, bionda, occhi azzurri, carnagione chiara e poi era solare, simpatica, e tanto stronza, la nostra storia era finita qualche mese fa, ed era difficile ammetterlo ma ero stato veramente male, ed a essere sinceri a sentire la sua voce mi veniva ancora una fitta allo stomaco.

“Ciao Sammy” dissi con rassegnazione sedendomi sul letto.

“Come stai? E da tanto che non ci sentiamo” la sua voce era così dolce e calda come sempre.

“Bene grazie, e te?” dissi fingendo indifferenza.

“Bene grazie… Beh ti chiederai perché ti ho chiamato vero?” mi chiese.

“Perché domandarmelo visto che ora me lo dirai?” risposi.

“Mi chiedevo se ti andrebbe di venire alla mia festa di compleanno!” disse, con tono titubante, conoscendola ero convinto che in quel momento si stesse mordendo il labbro inferiore, lo faceva sempre quando aveva qualche dubbio sulla risposta che doveva ricevere. Quel gesto mi era sempre sembrato tanto dolce e impacciato.

No grazie, non ci tengo a venire alla festa della mia ex ragazza e vedere lei che si struscia su tutti i ragazzi presenti questa era la risposta che avrei dovuto darle, ma come al solito a ogni sua richiesta risposi…

“Certo… Quando?”

“Sabato… a casa mia alle 21:00… ok?” sabato quindi avevo tre giorni per pensare a un regalo da fargli… Ma che si regalava un'ex? Qui serviva l’aiuto di Mark, il mio migliore amico che di ragazze ne cambiava una la settimana, e di sicuro sapeva cosa si regalava a un'ex ragazza, anche se le sue non erano proprio storie, diciamo che erano “storie” da una sera e via. Il suo successo con le ragazze era dovuto al suo aspetto fisico, il quale attraeva tante ragazze, aveva anche fatto pubblicità come modello e da allora si era montato leggermente la testa, io e lui eravamo molto diversi i suoi capelli erano neri e quasi rasati, mentre i miei erano castano chiaro e la maggior parte delle volte li portavo fonati, lui aveva occhi chiari sul blu mentre i miei erano castani, ma anche essendo i miei più scuri il mio sguardo era molto più profondo del suo, infatti conquistavo molte più ragazze di Mark, ma negli ultimi tempi queste storielle senza senso, avevano cominciato a stancarmi.

“Ok va bene” dissi.

“Avvisi tu Mark vero?” mi chiese

“Certo tranquilla l'avviso io…” dissi cercando di finire lì quella telefonata “Ok allora ci vediamo sabato” rispose con un filo di voce.

“A sabato” ripetei. Riagganciai il telefono dopo averla salutata. Dopo qualche minuto presi il cellulare e composi il numero di Mark, so che mi avrebbe ucciso per averlo svegliato, ma era una cosa importante.

Dopo una decina di squilli rispose…

“Pronto…” rispose con voce rauca.

“Ciao Mark… sono Dan volevo…” Non mi fece neanche finire di parlare e inizio a urlare.

“Ma sei deficiente, hai la più pallida idea di che ore sono?”.

“Si saranno le dieci? Comunque non ti ho chiamato per farti da sveglia ma per chiederti un favore…” dissi con tono supplichevole.

“Ok… va bene dic… un attimo ma dove cavolo mi trovo? E chi è questa?” esclamò.

“Come dove cavoli ti trovi, non sei a casa tua?” chiesi perplesso

“Se stavo a casa mia non mi chiedevo dove ero!” sbottò.

“Non te la prendere con me se non ti ricordi chi ti porti a letto” ribattei.

“Vabbè, comunque mio caro Dan mi dovresti fare un favore…” iniziò.

Cioè io avevo chiamato lui per avere un favore e alla fine era lui che lo chiedeva a me? Ok la prossima volta che avrei avuto bisogno di qualcosa a quell’ora di mattina ci avrei pensato due volte prima di chiamare Mark.

“Dimmi cosa ti serve?” gli chiesi esausto.

“Dovresti venire a prendermi, ieri sono uscito senza moto…” mi rispose supplichevole.

“Ok dove ti trovi?” domandai.

“Boh!”.

“Come boh ed io come faccio a trovarti?”

“Un attimo cerco di capire dove mi trovo… vado ad affacciarmi alla finestra…”. Aspettai con impazienza fino al ritorno di Mark… Ma non poteva portare con se il cellulare?

“Allora mi trovo di fronte all’Hotel Place” disse dopo qualche minuto. “Si trova…”

“So dove si trova non ti preoccupare ci vediamo li tra mezz’ora” lo interruppi, quell’hotel lo ricordavo bene, un tempo lo frequentavo spesso.

“Ok cerca di sbrigarti non vorrei che la ragazza si svegliasse, non ricordo nemmeno come si chiama!”.

“Non cambierai mai” lo rimproverai.

“Guarda da che pulpito arriva la predica” ribatté. In effetti ero la persona meno adatta per questo genere di prediche. Una volta ero peggio di lui, non m'importava nulla delle ragazze, ne come si chiamassero, ne il posto dove portarle, l’importante era cercare di non portarle dove abitavo, non mi piaceva l’idea di ritrovarmele qualche giorno dopo sotto il portone di casa. Ero cambiato grazie a Sammy, lei non aveva mai ceduto con me, mi aveva sempre tenuto a debita distanza, ma poi alla fine…

Una volta attaccato il telefono aprii l’armadio per decidere cosa indossare, non avevo molto tempo per pensare quindi puntai su un jeans scuro e una camicia bianca, mi vestii di tutta fretta per arrivare all’albergo prima del risveglio di quella povera ragazza, dopo aver avvisato mia sorella presi le chiavi della macchina e uscii velocemente di casa.

 

 

 

 

Ciaoooo eccomi per i saluti finali… Questa postata è la mia prima Fan Fiction, per ciò siate clementi! Solo vedendo il protagonista io lo sarei XD So che magari l’inizio non è così entusiasmante ma vi garantisco che non mancheranno i colpi di scena. Conto di postare sempre puntuale per due giorni a settimana, che saranno il Martedì e il Venerdì. Spero che la mia storia vi piaccia ... Bye bye

 

 


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