Chiedo
scusa per il mega ritardo, ma parecchie cose mi hanno frenato. Per esempio la
lettura di eclipse e vari incidenti di percorso. Comunque vi avverto che il
prossimo capitolo è l’ultimo. Penso che la saga di queste due fanfic possano
finire con l’ottavo capitolo di questa. Non prometto niente se sarà un finale
triste o felice, deciderete voi quando avrete finito!
E ringrazio i lettori
e le ben diciannove recensioni del capitolo precedente! Siete dei tesori!
Bè,
bando alle ciance, vi ho fatto già aspettare troppo.
Ciao ciao
Minako-Lore
a
wonderful star ~
-
a beautiful mortal sequel
-
CAPITOLO
7: La
verità.
××
Sentii
dei brividi lungo la schiena al sentir pronunciare quelle parole e un famigliare
senso di deja-vù si impadronì di me. Anni or sono avevamo intrapreso una stessa
discussione sull’argomento.
Deglutii a fatica, e arretrai un poco.
« Non
capisco. » balbettai. Mi guardò disperato.
« Cosa c’è, Edward? Cosa ti
succede?! Sei sposato, per Dio! » esclamai, mentre lui si portava le mani sul
volto.
« Sono un capriccio? O ti senti in colpa? » iniziai a singhiozzare.
Lui gemeva con la mani sul volto.
« Cosa succede, Edward? Dimmelo! Sei
sposato con Pamela! »
«
PERCHE’ SONO COSTRETTO! »
Lo guardai con sguardo sbarrato, mentre, rendendosi
conto delle parole dette, stava sbiancando con un’espressione angosciosa.
«
Cosa? » sussurrai. Lui deglutii a fatica, e si alzò.
« Niente. » era sulle
spine. Lo afferrai per le spalle.
« Sei costretto?! » mormorai incredula. Lui
pareva quasi offeso.
« Tu pensi che io la ami? Tu pensi che in questi anni ti
abbia dimenticato? » sussurrò in risposta, malinconico e triste.
« T-tu
l’hai sposata. » replicai con le lacrime che scendevano.
« Bella, sono stato
costretto, dannazione! » quasi urlò, gemendo. Lo guardai non capendo più
niente.
« Da chi?! » chiesi disperata.
« Dai Volturi! » esplose.
Rimasi
di sasso. Da quanto tempo non avevo più sentito quel nome pronunciato da delle
labbra umane?
Deglutii a fatica.
« Perché? » chiesi semplicemente. Mi
guardò con un sorriso amaro.
« Per te. » replicò semplicemente. Mi sentii
male.
« Pochi mesi dopo che te ne sei andata ci hanno fatto visita. » fece
una smorfia. « Mi hanno chiesto dov’eri. Gli ho detto che eri morta in un
incidente. Non mi credevano. Gli feci vedere la tua tomba, ma sentivo che non
erano ancora sicuri. » sospirò, avvicinandosi alla vetrata che dava sui Monti
Olimpici. Stavo trattenendo il fiato.
« Alla fine arrivarono al sodo. »
sospirò. Mi avvicinai, sfiorandogli la schiena. Rabbrividì e continuò.
«
Pensavano che se veramente eri morta, non avevo nulla da perdere sposando e
uccidendo Pamela. »
Ci irrigidimmo entrambi. Si girò piano, guardandomi negli
occhi.
« Mi dissero di mordere una ragazza italiana, facendola divenire una
vampira, per poi sposarla. La loro idea era che io rifiutassi, perché magari eri
ancora viva. Ma io feci tutto. Portarono una ragazza italiana in una stanza dove
c’ero anch’io… »
Stava tremando. E io ero ipnotizzata dalla sua
rivelazione.
« E… la morsi. Dopo la sua trasformazione le raccontai che
l’amavo e che intendevo sposarla. I Volturi alla fine si arresero. Pensarono che
dicessi la verità. In fondo, se non era vera la mia parola, come avrei mai
potuto convivere con Pamela e con te? Quando furono sicuri che eri morta se ne
andarono. E mi lasciarono con lei. »
Tremava come un pulcino bagnato. I suoi
occhi neri erano intrisi di angoscia e qualcosa di molto, molto profondo:
amarezza.
Lo aveva fatto per me. Di nuovo. Mi aveva salvata. Quando lo avevo
lasciato.
« Tu mi ami. » mormorai, avvicinandomi a lui. Mi guardò
rigido.
« Mi dispiace. » replicò in un sussurro appena udibile. « Bella, io
ti amo. Ma se i Volturi vengono a sapere tutto… siamo da capo. »
« Perché
siamo arrivati a questo punto? » chiese piangendo piano. Lui alzò le
spalle.
« So solo che è colpa mia. Ti ho lasciata andare, di nuovo. Eri mia, eri una vampira, e
avremmo potuto vivere felici. » sussurrò. « Forse non è destino, Bella. Forse
noi non dobbiamo stare insieme. »
Mi lasciai uscire un gemito.
« Ti
prego, Bella, vattene via. »
Alzai lo sguardo stralunata. Aveva il volto
sciupato e sconvolto.
« Stai rischiando. » mormorò. Lo guardai spaesata. « Se
continuo ad averti vicina non so se ce la faccio. E Pamela lo verrà a sapere.
»
Annuì piangendo più forte, staccandomi da lui.
Mi diressi zigzando
verso la porta. Quando girai la maniglia, lo sentii in un batter d’occhio dietro
di me. Mi appoggiò il viso sulla mia spalla, sussurrando poche parole
nell’orecchio.
« Ti amo. Ti prego, ricordatelo. »
Sorrisi
amaramente.
« E’ questa la nostra condanna. Amarci. » replicai guardandolo.
Lo vidi deglutire.
« Bella?
»
« Sì? »
« Mi odi se ti chiedo una cosa? »
Lo guardai confusa e
curiosa. Sospirò.
« Possiamo passare un’ultima giornata insieme? Da soli,
come se questi anni non fossero mai trascorsi? »
Tremai, per poi baciarlo su
una guancia.
« C’è ancora la nostra radura?
»
Sorrise.
«
Buon giorno. »
Incredibile come, con quel sorriso e quell’espressione dolce
attraverso il finestrino della sua Volvo, mi sentii di nuovo una diciottenne
intenta a passare una giornata con il suo ragazzo.
Avevamo deciso di andare
alla radura la mattina dopo, giusto per non dare nell’occhio. A Pamela aveva
detto che sarebbe andato a caccia, io a fare delle analisi a Port Angels.
E
così eccoci lì.
Entrai cauta sulla Volvo, sedendomi al posto del
passeggero.
« Mi sento una ladra. » ammisi, guardandolo in volto. Gli occhi
che incotrarono i miei erano oro liquido. La sera prima si era cibato vicino al
fiume.
« Bella. » mi rimproverò. Sbuffai. Ci eravamo messi in comune accordo
di non pensare a tutte quelle situazioni. E anche se in quel momento non pensare
a essere una specie di amante era difficile, mi lasciai andare contro lo
schienale del sedile. Lui accese la radio, mettendo in moto.
« Mi sembra di
esser tornato indietro nel tempo. » mormorò tranquillo. Era decisamente
rilassato, glielo leggevo nello sguardo dolce.
Voleva davvero godersi
quell’ultima giornata con me, come se quegli anni fossimo restati insieme felici
e contenti. E io non volevo certo mettergli i bastoni fra le ruote.
Lo
guardai meglio, e notai come i capelli non fossero increspati con il gel che di
solito usava.
« Di nuovo con quella pettinatura anni ’80? » chiesi
prendendolo in giro. Mi fece la smorfia.
« Non potevo certo mettermi in
ghingheri quando Pamela pensava che stessi andando a squarciare qualche povero
cervo. »
In effetti non era in massimo forma: aveva un semplice paio di
jeans azzurri con una maglietta bianca.
Sospirai. E io che mi ero messa un
paio di pantaloni bianchi con un maglioncino nero.
In fondo era ancora
Gennaio.
« Meno male che non piove. » disse Edward, guardando le nuvole
dissolversi piano piano. Sorrisi. Andava tutto bene. A parte il fatto che io ero
sposata e lui pure. Io con un gay che era con il suo amante a New York, e lui
con una pazza ingaggiata da mafiosi italiani. Va bè. Quello passava il
convento.
«
Parti domani mattina? » chiese poi in un sussurro debole. La malinconia si
impossessò di me.
« Sì. Ho già chiamato Kevin. » feci una smorfia. Lui alzò
un sopracciglio.
« Vuoi vivere ancora con lui? » chiese stupito.
Sospirai.
« Certo che no. Ma qualcuno mi deve pur riportare a casa. E chi se
non il mio dolce maritino gay che mi ama tanto? » replicai acida. Si voltò, con
uno sguardo pensieroso.
« Non mi hai ancora detto dove abiti. » disse con un
sorriso.
« Kevin è originario di Los Angeles, quindi abitiamo lì. »
replicai. Lui tornò con lo sguardo alla trada.
« Vuoi che ti accompagni io? »
sussurrò poi, come se non fosse neanche più sicuro lui di ciò che diceva. Risi
amaramente.
« No, Edward. Non farebbe bene a nessuno dei due. » confermai,
guardando fuori dal finestrino.
Lo sentii sospirare, e nessuno parlò più per
il resto del tragitto.
Procedemmo velocemente, e io, troppo presa dal rimorso
e dalla continua consapevolezza di star facendo qualcosa di sbagliato, non mi
accorsi che aveva spento il motore e ora stava scendendo dalla Volvo. Quando me
ne accorsi fui talmente goffa da aprire la portiera e inciampare nella distanza
minima che mi separava da terra. Edward mi tenne per le spalle appena in
tempo.
« Grazie. » mormorai.
Sorrise dolcemente.
« Ti va una corsa?
»
Era da anni che non sentivo quella sensazione di libertà. Il vento
fra i capelli, il silenzio ad avvolgermi.
Si stava così bene, lì, stretta
sulla schiena fresca e dura, con la testa all’indietro a occhi chiusi, godendo
di quel briciolo di felicità racchiusa. Ma come tutte le cose belle quel momento
finì subito.
Sentii
Edward rallentare, e infine fermarsi, posandomi a terra con delicatezza. Sorrisi
e aprii gli occhi: la radura era ancora lì.
Bella
e colorata come la ricordavo. Solo una cosa in quel quadretto era cambiata:
io.
« Si sta così bene. » mormorai con un sospiro liberatorio, mentre Edward
mi si distendeva accanto rilassato.
« Già. »
Come tanti anni prima
restammo in silenzio, lui con gli occhi chiusi a godersi il pallido sole che
imperlava la sua figura, e io deliziata a fissarlo.
Il rumore del ruscello
faceva da sfondo.
« Ci hai mai portato Pamela? »
Lo vidi irrigidirsi e
aprire gli occhi.
« No. »
Quella risposta negativa mi rese felice più del
lecito. Allora era ancora la nostra
radura. Non la sua e di Pamela.
Sorris
« Bella?
»
Mi girai a contemplare quel viso così famigliare. Era serio.
« Sì?
»
« Siamo proprio degli idioti. »
Alzai
un sopracciglio.
« Lo hai capito adesso? » risi amaramente.
« Avevamo il
futuro spianato. »
« Cosa ti costava ritrasformarmi? »
« Il tuo potere
era tr- »
«
Troppo pericoloso? Mi avevi promesso che avremmo superato tutto insieme. » dissi
gelida.
Lui mi guardò apprensivo.
« Cosa posso fare perché tu smetta di
odiarmi? » chiese disperato. La risposta mi usc’ dalle labbra contro la mia
volontà.
« Mordimi. »
I suoi occhi si allargarono visibilmente, mentre
apriva la bocca senza dire niente. La richiuse stupefatto, per poi emettere un
gemito.
«
Cosa?! » disse stizzito. Mi morsi un labbro. Cosa avevo detto?! Io non volev… o
sì? Volevo davvero tornare a fare la vita di quattro anni prima?
« Io… »
iniziai titubante. Mi fissava scioccato.
« Bella, io non… tu vuoi davver-
»
Era
senza parole. Mi fissava confuso e spaesato.
« Mi piacerebbe. » boffonchiai.
« Tu vuoi tornare c-con me? »
Distolsi lo sguardo da lui. Lo volevo? Sul
serio?
Subito
mi tornarono alla mente ricordi…
E’ possibile amare una persona ma da una
parte non volerla?
E’
possibile tornare indietro e riprendere da dove si aveva lasciato senza pensare
ad altro?
Non lo sapevo.
E
di certo Edward in quel momento non era nelle condizioni di rispondermi da
quanto era pensieroso e immerso nel suo mondo.
« Dammi una buona ragione. Una
sola. »
Tremai.
Il mio cuore vacillò.
« Ti amo. »
Alzò lo sguardo incontrando il mio
sorpreso quanto il suo.
Lo amavo davvero?
Si avvicinò a me piano, per poi
posarmi una mano sulla mia guancia bollente.
« Davvero? »
Sospirai e posai
le mie labbra sulle sue. Lui si ritrasse.
« Sì, mi ami. »