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Autore: Out of this world    21/08/2007    13 recensioni
La sentivo avvicinarsi. A occhi chiusi sentivo perfino il suo respiro eccitato. E nella mente ripensai a quegli occhi rossi, folli...
- A BEAUTIFUL MORTAL SEQUEL -
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ufficiale

Chiedo scusa per il mega ritardo, ma parecchie cose mi hanno frenato. Per esempio la lettura di eclipse e vari incidenti di percorso. Comunque vi avverto che il prossimo capitolo è l’ultimo. Penso che la saga di queste due fanfic possano finire con l’ottavo capitolo di questa. Non prometto niente se sarà un finale triste o felice, deciderete voi quando avrete finito!
E ringrazio i lettori e le ben diciannove recensioni del capitolo precedente! Siete dei tesori!
Bè, bando alle ciance, vi ho fatto già aspettare troppo.
Ciao ciao

Minako-Lore

 

 

 

a wonderful star ~
- a beautiful mortal  sequel -
CAPITOLO 7: La verità.


××



Sentii dei brividi lungo la schiena al sentir pronunciare quelle parole e un famigliare senso di deja-vù si impadronì di me. Anni or sono avevamo intrapreso una stessa discussione sull’argomento.
Deglutii a fatica, e arretrai un poco.
« Non capisco. » balbettai. Mi guardò disperato.
« Cosa c’è, Edward? Cosa ti succede?! Sei sposato, per Dio! » esclamai, mentre lui si portava le mani sul volto.
« Sono un capriccio? O ti senti in colpa? » iniziai a singhiozzare. Lui gemeva con la mani sul volto.
« Cosa succede, Edward? Dimmelo! Sei sposato con Pamela! »

« PERCHE’ SONO COSTRETTO! »
Lo guardai con sguardo sbarrato, mentre, rendendosi conto delle parole dette, stava sbiancando con un’espressione angosciosa.
« Cosa? » sussurrai. Lui deglutii a fatica, e si alzò.
« Niente. » era sulle spine. Lo afferrai per le spalle.
« Sei costretto?! » mormorai incredula. Lui pareva quasi offeso.
« Tu pensi che io la ami? Tu pensi che in questi anni ti abbia dimenticato? » sussurrò in risposta, malinconico e triste.
« T-tu l’hai sposata. » replicai con le lacrime che scendevano.
« Bella, sono stato costretto, dannazione! » quasi urlò, gemendo. Lo guardai non capendo più niente.
« Da chi?! » chiesi disperata.
« Dai Volturi! » esplose.

 

 

Rimasi di sasso. Da quanto tempo non avevo più sentito quel nome pronunciato da delle labbra umane?
Deglutii a fatica.
« Perché? » chiesi semplicemente. Mi guardò con un sorriso amaro.
« Per te. » replicò semplicemente. Mi sentii male.
« Pochi mesi dopo che te ne sei andata ci hanno fatto visita. » fece una smorfia. « Mi hanno chiesto dov’eri. Gli ho detto che eri morta in un incidente. Non mi credevano. Gli feci vedere la tua tomba, ma sentivo che non erano ancora sicuri. » sospirò, avvicinandosi alla vetrata che dava sui Monti Olimpici. Stavo trattenendo il fiato.
« Alla fine arrivarono al sodo. » sospirò. Mi avvicinai, sfiorandogli la schiena. Rabbrividì e continuò.
« Pensavano che se veramente eri morta, non avevo nulla da perdere sposando e uccidendo Pamela. »
Ci irrigidimmo entrambi. Si girò piano, guardandomi negli occhi.
« Mi dissero di mordere una ragazza italiana, facendola divenire una vampira, per poi sposarla. La loro idea era che io rifiutassi, perché magari eri ancora viva. Ma io feci tutto. Portarono una ragazza italiana in una stanza dove c’ero anch’io… »
Stava tremando. E io ero ipnotizzata dalla sua rivelazione.
« E… la morsi. Dopo la sua trasformazione le raccontai che l’amavo e che intendevo sposarla. I Volturi alla fine si arresero. Pensarono che dicessi la verità. In fondo, se non era vera la mia parola, come avrei mai potuto convivere con Pamela e con te? Quando furono sicuri che eri morta se ne andarono. E mi lasciarono con lei. »
Tremava come un pulcino bagnato. I suoi occhi neri erano intrisi di angoscia e qualcosa di molto, molto profondo: amarezza.
Lo aveva fatto per me. Di nuovo. Mi aveva salvata. Quando lo avevo lasciato.
« Tu mi ami. » mormorai, avvicinandomi a lui. Mi guardò rigido.
« Mi dispiace. » replicò in un sussurro appena udibile. « Bella, io ti amo. Ma se i Volturi vengono a sapere tutto… siamo da capo. »
« Perché siamo arrivati a questo punto? » chiese piangendo piano. Lui alzò le spalle.
« So solo che è colpa mia. Ti ho lasciata andare, di nuovo. Eri mia, eri una vampira, e avremmo potuto vivere felici. » sussurrò. « Forse non è destino, Bella. Forse noi non dobbiamo stare insieme. »
Mi lasciai uscire un gemito.
« Ti prego, Bella, vattene via. »
Alzai lo sguardo stralunata. Aveva il volto sciupato e sconvolto.
« Stai rischiando. » mormorò. Lo guardai spaesata. « Se continuo ad averti vicina non so se ce la faccio. E Pamela lo verrà a sapere. »
Annuì piangendo più forte, staccandomi da lui.
Mi diressi zigzando verso la porta. Quando girai la maniglia, lo sentii in un batter d’occhio dietro di me. Mi appoggiò il viso sulla mia spalla, sussurrando poche parole nell’orecchio.
« Ti amo. Ti prego, ricordatelo. »
Sorrisi amaramente.
« E’ questa la nostra condanna. Amarci. » replicai guardandolo.  
Lo vidi deglutire.
« Bella? »
« Sì? »
« Mi odi se ti chiedo una cosa? »
Lo guardai confusa e curiosa. Sospirò.
« Possiamo passare un’ultima giornata insieme? Da soli, come se questi anni non fossero mai trascorsi? »
Tremai, per poi baciarlo su una guancia.
« C’è ancora la nostra radura? »
Sorrise.

 

 

 

 

« Buon giorno. »
Incredibile come, con quel sorriso e quell’espressione dolce attraverso il finestrino della sua Volvo, mi sentii di nuovo una diciottenne intenta a passare una giornata con il suo ragazzo.
Avevamo deciso di andare alla radura la mattina dopo, giusto per non dare nell’occhio. A Pamela aveva detto che sarebbe andato a caccia, io a fare delle analisi a Port Angels.
E così eccoci lì.
Entrai cauta sulla Volvo, sedendomi al posto del passeggero.
« Mi sento una ladra. » ammisi, guardandolo in volto. Gli occhi che incotrarono i miei erano oro liquido. La sera prima si era cibato vicino al fiume.
« Bella. » mi rimproverò. Sbuffai. Ci eravamo messi in comune accordo di non pensare a tutte quelle situazioni. E anche se in quel momento non pensare a essere una specie di amante era difficile, mi lasciai andare contro lo schienale del sedile. Lui accese la radio, mettendo in moto.
« Mi sembra di esser tornato indietro nel tempo. » mormorò tranquillo. Era decisamente rilassato, glielo leggevo nello sguardo dolce.
Voleva davvero godersi quell’ultima giornata con me, come se quegli anni fossimo restati insieme felici e contenti. E io non volevo certo mettergli i bastoni fra le ruote.
Lo guardai meglio, e notai come i capelli non fossero increspati con il gel che di solito usava.
« Di nuovo con quella pettinatura anni ’80? » chiesi prendendolo in giro. Mi fece la smorfia.
« Non potevo certo mettermi in ghingheri quando Pamela pensava che stessi andando a squarciare qualche povero cervo. »
In effetti non era in massimo forma: aveva un semplice paio di jeans azzurri con una maglietta bianca.
Sospirai. E io che mi ero messa un paio di pantaloni bianchi con un maglioncino nero.
In fondo era ancora Gennaio.
« Meno male che non piove. » disse Edward, guardando le nuvole dissolversi piano piano. Sorrisi. Andava tutto bene. A parte il fatto che io ero sposata e lui pure. Io con un gay che era con il suo amante a New York, e lui con una pazza ingaggiata da mafiosi italiani. Va bè. Quello passava il convento.

« Parti domani mattina? » chiese poi in un sussurro debole. La malinconia si impossessò di me.
« Sì. Ho già chiamato Kevin. » feci una smorfia. Lui alzò un sopracciglio.
« Vuoi vivere ancora con lui? » chiese stupito. Sospirai.
« Certo che no. Ma qualcuno mi deve pur riportare a casa. E chi se non il mio dolce maritino gay che mi ama tanto? » replicai acida. Si voltò, con uno sguardo pensieroso.
« Non mi hai ancora detto dove abiti. » disse con un sorriso.
« Kevin è originario di Los Angeles, quindi abitiamo lì. » replicai. Lui tornò con lo sguardo alla trada.
« Vuoi che ti accompagni io? » sussurrò poi, come se non fosse neanche più sicuro lui di ciò che diceva. Risi amaramente.
« No, Edward. Non farebbe bene a nessuno dei due. » confermai, guardando fuori dal finestrino.
Lo sentii sospirare, e nessuno parlò più per il resto del tragitto.
Procedemmo velocemente, e io, troppo presa dal rimorso e dalla continua consapevolezza di star facendo qualcosa di sbagliato, non mi accorsi che aveva spento il motore e ora stava scendendo dalla Volvo. Quando me ne accorsi fui talmente goffa da aprire la portiera e inciampare nella distanza minima che mi separava da terra. Edward mi tenne per le spalle appena in tempo.
« Grazie. » mormorai.
Sorrise dolcemente.
« Ti va una corsa? »


Era da anni che non sentivo quella sensazione di libertà. Il vento fra i capelli, il silenzio ad avvolgermi.
Si stava così bene, lì, stretta sulla schiena fresca e dura, con la testa all’indietro a occhi chiusi, godendo di quel briciolo di felicità racchiusa. Ma come tutte le cose belle quel momento finì subito.

Sentii Edward rallentare, e infine fermarsi, posandomi a terra con delicatezza. Sorrisi e aprii gli occhi: la radura era ancora lì.

Bella e colorata come la ricordavo. Solo una cosa in quel quadretto era cambiata: io.
« Si sta così bene. » mormorai con un sospiro liberatorio, mentre Edward mi si distendeva accanto rilassato.
« Già. »
Come tanti anni prima restammo in silenzio, lui con gli occhi chiusi a godersi il pallido sole che imperlava la sua figura, e io deliziata a fissarlo.
Il rumore del ruscello faceva da sfondo.
« Ci hai mai portato Pamela? »
Lo vidi irrigidirsi e aprire gli occhi.
« No. »
Quella risposta negativa mi rese felice più del lecito. Allora era ancora la nostra radura. Non la sua e di Pamela. La NOSTRA.
Sorris
i soddisfatta, e respirai a pieni polmoni quel profumo di fiori.
« Bella? »
Mi girai a contemplare quel viso così famigliare. Era serio.
« Sì? »
« Siamo proprio degli idioti. »

Alzai un sopracciglio.
« Lo hai capito adesso? » risi amaramente.
« Avevamo il futuro spianato. »
« Cosa ti costava ritrasformarmi? »
« Il tuo potere era tr- »

« Troppo pericoloso? Mi avevi promesso che avremmo superato tutto insieme. » dissi gelida.
Lui mi guardò apprensivo.
« Cosa posso fare perché tu smetta di odiarmi? » chiese disperato. La risposta mi usc’ dalle labbra contro la mia volontà.
« Mordimi. »
I suoi occhi si allargarono visibilmente, mentre apriva la bocca senza dire niente. La richiuse stupefatto, per poi emettere un gemito.

« Cosa?! » disse stizzito. Mi morsi un labbro. Cosa avevo detto?! Io non volev… o sì? Volevo davvero tornare a fare la vita di quattro anni prima?
« Io… » iniziai titubante. Mi fissava scioccato.
« Bella, io non… tu vuoi davver- »

Era senza parole. Mi fissava confuso e spaesato.
« Mi piacerebbe. » boffonchiai.
« Tu vuoi tornare c-con me? »
Distolsi lo sguardo da lui. Lo volevo? Sul serio?

Subito mi tornarono alla mente ricordi…
E’ possibile amare una persona ma da una parte non volerla?

E’ possibile tornare indietro e riprendere da dove si aveva lasciato senza pensare ad altro?
Non lo sapevo.

E di certo Edward in quel momento non era nelle condizioni di rispondermi da quanto era pensieroso e immerso nel suo mondo.
« Dammi una buona ragione. Una sola. »

Tremai.
Il mio cuore vacillò.
« Ti amo. »
Alzò lo sguardo incontrando il mio sorpreso quanto il suo.
Lo amavo davvero?
Si avvicinò a me piano, per poi posarmi una mano sulla mia guancia bollente.
« Davvero? »
Sospirai e posai le mie labbra sulle sue. Lui si ritrasse.
« Sì, mi ami. »

 

  
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