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Autore: shewolf_    30/01/2013    4 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26.

 
My hands are searching for you
My arms are outstretched towards you
I feel you on my fingertips
My tongue dances behind my lips for you 

This fire rising through my being
Burning I’m not used to seeing you.
 

Kimberly era semi distesa su un banco, mentre fissava assente le labbra del suo interlocutore.

Non capiva neanche una parola di quello che le stava dicendo, impegnata a pensare a tutt'altro.
-Kim? Mi stai seguendo?- la mano di Jared le passò davanti agli occhi, in modo di svegliarla, dato che non chiudeva neanche le palpebre.
-Mh, sìsì. Certo.- rispose lei annuendo animatamente.
Sinceramente non capiva perchè mai fosse determinato a farle imparare la lezione, ora che erano finalmente da soli e potevano anche concentrarsi su loro stessi.
-No, non è vero!- la riprese lui. -Sei stanca?- le chiese, spostandole una ciocca dietro l'orecchio.
Non la guardava come un insegnante guarda il suo alunno. Era uno sguardo più intenso, affettuoso.
-No, no.. è solo che con questi lavori in corso non riesco a sentirti bene!- si giustificò Kim indicando fuori dalla finestra, dove erano state costruite dalla mattina stessa delle impalacature su cui dei muratori in canottiera passeggiavano tranquillamente.
Come in quel momento, ad esempio. Kim irrigidì il volto in una smorfia disgustata nel vedere un flaccido 50enne camminare proprio davanti ai suoi occhi.
Jared si voltò di scatto per capire cosa le prendesse e quando riportò l'attenzione su di lei, era piuttosto divertito.
-Ok, qua pretendere la tua concentrazione è troppo. Andiamo a casa mia.- le disse, cominciando a farle la cartella.
-Oh..ok.- concordò la ragazza, aiutandolo a sistemare.
Fecero per uscire dalla classe, quando Kim andò a sbattere contro la signorina Rodriguez.
-Kimberly, che ci fai qua?- le domandò confusa Lola, per poi alzare lo sguardo e incontrare il viso di Jared. Non capì ufficialmente più nulla, quasi si dimenticò dell’alunna, Kim glielo leggeva negli occhi.
-Salve ms Rodriguez.- la salutò in un ringhio trattenuto. -Ero qui col prof. Leto per i corsi che..- ma non finì neanche la frase che lei la scansò per una spalla e si avvicinò a Jared.
Kimberly la fissava con occhi di fuoco. “Brutta stronza” pensò tra sé e sé.
-Jared...- sospirò sorridente Lola.
-Lola..- la imitò lui, sapendo di essere sotto lo sguardo vigile di Kim. -Kimberly, puoi aspettarmi all'uscita?- chiese lui facendole segno di lasciarli soli.
Con uno sbuffo la ragazza obbedì senza fare storie.
-Aspettavo una tua chiamata ieri.- disse l'insegnante di spagnolo, scostando lo sguardo.
-Ah certo..- Jared non sapeva da che parte girarsi, ma alla fine decise che essere sincero era il minore dei mali.. o almeno una mezza verità non l'avrebbe ferita troppo.
-Senti Lola, tu sei una bellissima donna..- cominciò, lei sorrise storcendosi le mani per il nervosismo. -Ma.. in questo momento non c'è spazio per una relazione nella mia vita. Mi sembrerebbe stupido uscire ed illuderti.- le confessò, guardandola accigliato.
-Oh..- non aggiunse altro, sinceramente al momento non aveva parole.
-Scusami tanto..- sussurrò, per poi schivarla e raggiungere Kimberly, la quale nel frattempo era diventata sempre più curiosa.
Lui le portò una mano intorno alle spalle e uscirono in silenzio dall'edificio.
Kim lo guarda di sfuggita, mentre lui era perso con lo sguardo sul marciapiede, nel raggiungere il garage sotterraneo della scuola. Era silenzioso, troppo.
Magari c'era qualcosa che non sapeva come dirle. Avevano preso appuntamento? Aveva ripensato a tutto? Dentro di sé giurò che se le avesse fatto l'ennesimo torto l'avrebbe buttato giù dal finestrone del suo appartamento. Eppure continuava a stringerle quel braccio intorno alle spalle.
-Perchè mi guardi così?- le chiese quando la beccò a fissarlo.
-Oh no niente..- rispose evasiva, infilandosi in macchina.
Quando uscirono dal parcheggio Jared le mise una mano dietro il collo e la spinse giù.
-Che stai facendo?!- gli domandò sconvolta.
-Evito che ci vedano. Secondo gli stupidi regolamenti della scuola non posso neanche accompagnarti a casa. Se ci beccassero passerei il resto della mia vita per strada.- disse lui sorridendo. Dato che si sentiva scomoda si accovacciò nel buco dove di solito dovrebbero starci i piedi e si mise con la schiena contro la portiera
a fissarlo.
-No non succederebbe. Hai un gran talento Jared.- gli disse appoggiando una guancia al sedile.
Intento a far manovra, gli uscì una smorfia. -Non sei la prima a dirlo. Eppure non sto facendo il lavoro che ho sempre sognato.- disse amareggiato.
-Non ti piace il tuo lavoro?-
-Non esattamente. Mi ci vedi?- chiese poi, lanciandole un'occhiata.
Effettivamente no. Bastò l'espressione per farglielo intendere.
-Ecco, infatti.- mormorò guardando dritto.
-Cosa è successo? Insomma, perchè invece ti sei ritrovato qui?-
-Puoi uscire da lì sotto ora.- deviò la domanda con non-chalance.
Lei eseguì e si mise a fissarlo, come a mettergli pressione.
-Okok. Sinceramente? Ero stanco di viaggiare a vuoto. Così ho accettato il primo posto di lavoro che mi hanno proposto e mi sono stabilito.- spiegò stringendosi
nelle spalle.
-Se ti avessero offerto di fare il camionista avresti fatto quello?- gli domandò Kim appoggiando il braccio al finestrino.
-Avrei avuto scelta?- era ovvio che la risposta fosse sott'intesa.
Passarono alcuni minuti di silenzio, mentre Kimberly pensava a quanto Jared le aveva rivelato.
-Se ti offrissero il posto di lavoro che hai sempre sognato, te ne andresti?-
Lui inchiodò parcheggiando l'auto fuori casa e riportò gli occhi nei suoi. -Senza dubbio.- e poi scese. Kim rimase dentro due secondi di più, non sapendo bene come interpretare la risposta secca di Jared. L'avrebbe mollata qui come un sacco della pastorina?
Per il suo sogno, probabilmente.
Quando scese, lui era davanti a lei ad aspettarla con un sorriso. -Devo dire però, che questa è stata una grande possibilità. Non avrei mai sospettato di avere doti da insegnante, se non ci avessi provato.-
-Se te ne andassi immagina quanta gente ne soffrirebbe.- lei in primis, ma evitò questo punto.
Arricciò le labbra. -Forse sì. Ma tanto non vado da nessuna parte, ormai.- nel tono aveva un che di deluso. A Kim dispiaceva vederlo così. -Non devi essere giù.. mia nonna diceva sempre “il sole splenderà anche nel tuo cortile”- gli sorrise stringendogli un braccio.
Lui rise flebilmente, estraendo le chiavi dalla tasca ed aprendo il portone principale, in cui, per qualche istante, Kim intravide il loro riflesso. Lui era impeccabile. E lei stentò a credere di riconoscersi nella figura accanto a quell'uomo dalla bellezza statuaria.
-Chissà, magari..- entrarono in ascensore, Kim sorrise nel ricordare quando ci erano stati la prima volta. -Per ora sono riconoscente per questo lavoro.-
-Ma non è quello che ti rende felice!- esclamò lei contrariata.
Jared fece per uscire, ma si soffermò un secondo più a lungo a guardarla negli occhi. Gli faceva piacere che a lei venisse spontaneo pensare alla felicità di lui, prima di tutto.
-Probabilmente ma.. mi ha portato a te.-
Kimberly arrossì e sgusciò fuori dall'ascensore, posizionandosi davanti all'entrata dell'appartamento di lui, sentiva già il cane graffiare sulla porta e cainare dalla
gioia.
Infatti, non appena il padrone di casa aprì, il lupo balzò addosso ad entrambi, a turno, scodinzolante.
-Judas, a cuccia.- ordinò Jared accarezzandolo sulla testa. La bestia obbedì, abbassando le orecchie.
L'appartamento era esattamente come se lo ricordava, sempre ordinato e pulito, con quel tocco eccentrico nell'arredamento che lo distingueva.
Un paio di mani le si posizionarono sui fianchi, sciogliendola in un sorriso.
-Togliamoci questa cartella pesante..- sussurrò lui, risalendo con le mani e togliendole quel peso dalle spalle, per poi andare a sedersi sul divano, che ormai era un po' anche di Kim.
Sorridendo, gli si avvicinò e si sedette accanto a lui, accavallando le gambe.
-Jared, devo chiederti una cosa.- annunciò chiudendo gli occhi. Voleva levarsi quel fardello della signorina Rodriguez, voleva essere sicura di non essere
impigliata in un triangolo amoroso, non l'avrebbe sopportato.
-Dimmi.- fece lui curioso. Le portò una mano attorno alle spalle.
Kim cercò di placare il batticuore e pensò bene alle parole da dire. -Cosa vi siete detti tu e quella di spagnolo, prima?-
Lui sorrise. -Oh, si tratta di questo..- ridacchiò. -Semplicemente mi ha detto che si aspettava una chiamata per l'appuntamento, ma ho detto che non ero intenzionato ad uscire con lei.- spiegò velocemente.
La ragazza corrugò la fronte. -E che scusa hai usato?-
-Ho detto la verità. Che nella mia vita non c'è spazio per una relazione..-
Kim si sentì colpita nel profondo e si scansò leggermente da lui. Allora da lei cosa voleva?
-Ehy, ehy, fammi finire!- esclamò lui sorridente, riportandosela stretta. -Per relazione, intendevo relazione normale.-
-Dovrebbe farmi sentire meglio questo?- domandò confusa cercando i suoi occhi. Non riusciva assolutamente a vederci un complimento nella frase.
-Certamente. La normalità mi annoia, è molto meglio quello che siamo io e te.. quando troverò la definizione appropriata, ti farò sapere.- concluse, afferrandole una mano e intrecciandola nella sua.
Kimberly lo guardava senza parole. Era un mago nel trasformare le frasi, con quel tono poi, faceva apparire il tutto ancora più bello.
-Io ce l'avrei.- azzardò lei. -Oserei con un “bizzarri”.- lui sorrise, mentre le sollevava il volto, portando gli occhi nei suoi.
-Giustissimo..- sussurrò a fior di labbra, quando poi.. Accadde.
Quanto tempo era che Kim sognava quel momento ad occhi aperti? Troppo.
E, finalmente, il bacio tanto aspettato, arrivò.
Un bacio vero. .
Decise di non pensarci e assecondò i movimenti delle sue labbra, godendosi ogni minimo istante. Inconsciamente non si rese conto di quanto stava stringendo la camicia dell'insegnante, e spontaneamente portò le gambe sulle sue, facendo leva e portandolo giù con lei, distendendoselo addosso.
Lui si muoveva rapidamente, sapeva esattamente cosa fare e come farlo. L'esperienza era evidente.
Senza staccare il viso dal suo, si sollevò abbastanza da far passare la gamba destra della ragazza dall'altra parte, in modo da torvarsi nel mezzo.
Si separarono e nei loro occhi si leggeva solo un evidentisimo desiderio fisico l'uno dell'altra.
Tornando su di lei, Jared portò una mano sull'allacciatura dei jeans di lei, per poi ristaccarsi e senza aspettare il permesso glieli strappò di dosso, velocemente ma non con violenza.
Kimberly non si sentiva per niente forzata a fare nulla, era tutto fortemente voluto, da entrambe le parti.
Ma il cuore le batteva come non mai. Poteva sentirlo pulsare perfino nelle vene dei polsi che Jared le stava stringendo, mentre la fissava intensamente negli occhi.
Sotto quello sguardo, non poteva fare altro che cedere. Lasciò che le sue mani vagassero, lasciò che le sfilasse anche l'intimo, e tenne lo sguardo fisso nei suoi occhi, mentre intravedeva le mani che stavano slacciandosi cintura e cerniera. Jared sostenne quegli occhi onice per tutto il tempo, senza pensare minimamente a quello che stava facendo.
Se il buon senso si fosse intrufolato nella sua mente proprio il quel momento poteva star certo che sarebbe rinsavito all'istante e la cosa sarebbe finita lì.
Invece, senza neanche spogliarsi dei pantaloni, si abbassò su di lei, ricongiungendo le labbra con quelle morbide di Kimberly. Era quasi sicuro che fossero tra le più buone che avesse mai assaggiato, erano dolci e sapevano di proibito e di peccato. Niente di meglio.
Quando Kim sentì una lieve fitta di dolore in basso, capì cosa stava realmente accadendo, ma non per quello si sfilò urlando, anzi.
Entrambi si lasciarono sfuggire un lieve gemito, mentre, lentamente, Jared stava prendendo il ritmo.
Lei si strinse a lui, cercando di seguirlo nonostante lo spazio molto ridotto del divano. Ma le piaceva, il suo profumo, il suo respiro affannato, come la teneva stretta, dandole qualche bacio di tanto in tanto e reggendosi sui gomiti per non pesarle troppo addosso.. si sentiva bene.
Erano fronte contro fronte, entrambi con gli occhi serrati.
Dal canto suo, lui tentava di non pensare assolutamente, tenendo gli occhi chiusi e assaporando il piacere minuto dopo minuto, spinta dopo spinta.
Velocizzò il movimento, fino ad arrivare al culmine. Quando sentì lei affondare le unghie nel giubbotto di pelle che ancora indossava, non gli ci volle molto a capire che non era un riflesso al dolore.
-Jared!- si lasciò sfuggire ansimante, mentre lui, con un rantolo, si rilassò affondando il volto tra i suoi capelli, col fiato corto.
Restarono entrambi immobili in quella posizione, incastrati, nel tentativo di regolarizzare i battiti dei cuori sovraccaricati.
Kim sollevò una gamba nuda e la portò stretta attorno al bacino di lui, passandogli anche entrambe le mani dietro la testa, per tenerselo più vicino.
Jared finalmente aprì gli occhi. Niente, non c'era traccia dei sensi di colpa che temeva lo avrebbero assalito. Le diede un bacio a fior di labbra e nel sollevarsi fece leva con le braccia, sfilandosi da lei, che si alzò in contemporanea a lui. Quando si riallacciò i jeans, raccolse anche gli indumenti di Kimberly da terra, la quale lì afferrò e se li portò in grembo senza distogliere lo sguardo dal volto del professore.
-Io..- cominciò lui, con un tono davvero a disagio. Non sapeva neanche come concludere. Indicò il corridoio e vi sparì per qualche minuto, mentre Kim, una volta ripresa la sensibilità delle gambe, si infilò quello che le era stato tolto. Non si erano nemmeno levati le scarpe, pensò come se fosse quello il punto focale della faccenda. L'atmosfera tesa era palpabile, poteva essere tagliata con un coltello.
Decise che era il caso di andarsene, sicuramente l'imbarazzo avrebbe rovinato quel momento che per lei era stato uno dei più belli della sua intera vita.
Raccolse le sue cose e uscì dal'appartamento, il più silenziosamente possibile. 


I can feel you all around me
Thickening the air I’m breathing
Holding onto what I’m feeling

Savoring this heart that’s healing

Note finali:  OMMIODDIO innanzitutto scusate il tremendo ritardo ma è il primo momento libero della giornata.

Seconda cosa, chiedo umilmente scusa per il capitolo quivi postato. Davvero, io faccio schifo in queste cose e mi vergogno estremamente per tutto questo, ma ormai non potevo risparmiarvelo. Ho cercato di modificarlo, purtroppo non sono stata in grado e questo è quasi del tutto originale. Chiedo veeeeniiiiaaaaa!! Brrr, mi vengono i brividi, l'ho riletto con un solo occhio, tanto mi sento disgustata ahahah.
Un pò antitetica questa coppia, nevvero? Passiamo dal "quasi ci salutiamo" al "togliti i vestiti, stallone" nel giro di pochissimo! Tendenzialmente non sono così sbrigativa, ma c'è sempre una prima volta no?
Mi rendo conto di sembrare una santarellina, non è così, ma non apprezzo neanche le romanzate stile "50 sfumature". Se descritte bene certe scene sencondo me possono mostrare dolcezza e il sentimento che c'è dietro, quelle troppo forzate non mi fanno impazzire e non sarò mai in grado di scriverle. Ho un Super-io molto intransigente, non so cosa dirvi!
Non siete obbligate a recensire, anche perchè non c'è nulla da recensire, spero che apprezzerete lo sforzo immenso per lo meno ahah.
Parlando di cose belle, la bellissima canzone (che ci sta totalmente, c'ho pensato sul treno oggi) si chiama All around me dei Flyleaf, che se non conoscete, vi consiglio vivemente. Il fatto che siano una band rock-cristiana da' da riflettere in questo capitolo XD ok, la smetto.

Le mie mani ti stanno cercando
le mi braccia sono tese verso di te
Ti sento sulle mie dita
La mia lingua danza dietro le labbra per te.

Questo fuoco cresce attraverso il mio essere,
bruciando
Non ero abituata a vederti.

Posso sentirti tutto intorno a me
Inspessendo l'aria che respiro
Trattenendo quello che sento
godendo di questo cuore che sta guarendo.

Grazie per l'attention,
lovelovelove
  
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