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Autore: Harukichi    30/01/2013    4 recensioni
Nel 1566, a Londra, la peste, che dilagava in ogni dove, ha fatto chiudere tutti i teatri, ma un uomo, che senza di esso, si sente vuoto e perso, si ritrova, insieme a degli amici fidati, in una taverna nascosta dall’oscurità della notte, a raccontare la storia di come lui abbia scoperto cosa significa amore e il dolore che esso porta con sé come suo fedele scudiero.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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A casa Thompson i preparativi per il viaggio stanno creando un po’ di confusione, il maggiordomo sta coordinando le domestiche che, goffamente, si muovono senza poter vedere , per colpa della grande quantità di bagagli che hanno tra le braccia.
Il Generale Thompson saluta ancora una volta la sua giovane moglie con un casto bacio sulla guancia e dà le ultime direttive al capo della servitù per gestire la residenza in sua assenza; intanto Elisabeth guarda tutto lo scenario da una graziosa poltrona del salotto che le permette di vedere tutta la sala, il marito sta parlando con Reginald e lei si sente quasi  felice di sapere che per più di due settimane non rivedrà  il marito ma sobbalzando dalla poltrona rinsavisce e capisce che quel pensiero non avrebbe dovuto più farlo. Proprio in quel momento, le appare l’immagine di  Will, non sa perché ma è come se, da dopo la cena a casa Shakespeare, ogni cosa che fa e ogni oggetto le ricordi Will e il suo passato.
Non vuole ricordare.
Deve respingere quei ricordi e non deve farsi sopraffare dalle emozioni.
Ora è una donna sposata e non può permettersi di pensare ad un altro uomo. Guarda assorta nel vuoto nel tentativo di dimenticare Will, ma non riesce, prova a pensare al suo matrimonio avvenuto pochi mesi prima: la felicità dei suoi parenti, David sorridente all’altare sorpreso per lo splendore del suo vestito, il ricevimento pieno di balli e di gioia.
 In quel momento  si spegne il luminoso sorriso che aveva nel pensare al suo matrimonio, ripensa agli invitati e ricorda di non aver mandato l’invito a Will, proprio per non farlo soffrire, e poi riflette sulla  cena avvenuta il giorno prima e alla sua reazione quando l’aveva vista.
 Era svenuto, forse sarebbe stato meglio inviargli l’invito, così sarebbe stato pronto.
 Mentre lei rimuginava tutto ciò, David le si avvicina e le dice: “ Cara, ho appena finito,  devo andare. Spero che non ti sentirai sola durante la mia assenza.”.
La guarda con occhi teneri e lei non sapendo cosa dire: “ Vai pure caro, non mi sentirò sola ci sono delle mie amiche a cui non ho fatto visita, dopo il matrimonio, andrò da loro.”
 Lui, allora, sollevato dalla sua risposta chiama Reginald, che prende i bagagli, e se ne va, pronto ad affrontare il suo viaggio.
Elisabeth lo saluta per l’ultima volta dalla finestra con un malinconico sorriso, forse non dovuto dalla partenza del marito.
Adesso deve trovare il modo di distrarsi per non pensare a Will. Sale le scale, entra nella sua camera e dopo essersi specchiata prende una spilla dal portagioie, la osserva attentamente e dopo averla appuntata al petto, esce dalla camera e si dirige alla cappelliera.
 Informa le domestiche che uscirà e che tornerà prima di pranzo, la cameriera le porge guanti e ombrellino ricamati in pizzo e la saluta cordialmente prima che lei esca; si scambiano un sorriso tiepido e si avvia.
Cammina per un po’ per la cittadina e raggiunge Greenwich Park, si siede su una panchina nell’ombra di un grande corbezzolo. Il suo sguardo vaga alla ricerca di qualcosa e ad un certo punto, gli occhi scorgono qualcosa tra le venature del legno e senza neanche accorgersene sussurra due lettere “E”, “W”.
Non sa spiegarselo ma lo sguardo si vela e delle calde lacrime le rigano il delicato viso tinto di un naturale rosa pesca.
Da lontano una figura le si avvicina dicendo: “ Signora Thompson? Si sente bene? Ha bisogno di qualcosa?”.
A Elisabeth viene porto un fazzolettino di seta con la sigla “D.S”, lei lo prende e si asciuga le lacrime e vede il volto della donna che le sta rivolgendo quelle domande e capisce che è la signora Diane. Non può dirle che piange per aver visto le incisioni nel legno di Will fatte per lei, non può dirle che dalla serata passata a casa sua non fa altro che a pensare a lui, non può dirle tutto questo e decide di mentire: “Sa signora Shakespeare” dicendo quelle parole una morsa le chiude lo stomaco “ mio marito è partito e non tornerà prima di due settimane e mi sento sola e so che soffrirò molto per la sua mancanza.”
La signora Diane cerca di consolarla vedendola così afflitta e la invita a pranzo, Elisabeth tenta di declinare ma vistasi costretta accetta, sperando di non vedere Will, e si scorda di informare le cameriere.
 
 
 Note: Ciao a tutti!!! Si non sono morta, ho avuto un bel po' di problemi lavorativi e non solo, infatti non avevo idea di come continuare la storia, ma Deanian_99 mi ha dato la forza di continuare ( GRAZIE MILLE!!!) spero che vi piaccia e se vi va lasciatemi una recensione ( piano con gli insulti XD).
Noterete che Elisabeth si siede sotto un corbezzolo e ho fatto attenzione al fatto che il corbezzolo (nome assai divertente che ho sempre associato ad un esclamazione!) è un albero nativo di Londra ( o così diceva la mia fonte) e vi lascio anche l'immagine ( mi piace molto come albero!)
http://www.londontrees.co.uk/strawberrytree1.JPG
Ciao e al prossimo capitolo, si spera che non ci voglia così tanto tempo!
Harukichi <3









  
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