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Autore: Kyurem    30/01/2013    2 recensioni
La storia è stata inventata tutta da me, così per pura noia. Per cui so che non è completa e non segue nemmeno una logica (?) ed inoltre credo che non continuerò o sistemerò nemmeno...
Parla, in termini brevi, di un castello di vetro posto sull'orizzonte. Una ragazza fin da piccola lo vede e si pone delle domande, facendo poi, quando sarà più grande, una decisione che si rivelerà cambiarle il mondo ed il suo modo di vivere.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ogni giorno, all'orizzonte, dall'alba al tramonto, il castello di vetro era lì, immobile. Ogni giorno lo guardavo da una media distanza e mi chiedevo cosa ci facesse una costruzione così strana tra la terra e il nulla. Mi chiedevo se ci abitasse qualcuno. Era bello guardarlo, sembrava un castello fatto di ghiaccio che non si scioglieva mai. I raggi lunari e solari, scivolavano lungo il suo profilo come un vestito quasi attillato, come una coperta o semplicemente sembrava rivestito da una cascata di luce. 
 
In un giorno di primavera decisi di addentrarmi in quel castello, se mai ci fossi riuscita. Volevo sapere cosa c'era dentro, chi abitava lì, com'era la landa sotto il suo cospetto.
L'alba. Un breve viaggio tra i boschi e la fresca brezza che mi accarezzava i lunghi capelli biondi sopra il mio mantello rosso. Con me portavo un cestino visto che mi sarei fermata lì fino a sera. Sembravo cappuccetto rosso in una versione più divertente però.
Arrivata di fronte al portone d'entrata, presi un po' di coraggio  e bussai due volte sulla grande lastra di vetro. Qualche secondo e lentamente le porte si aprirono. Con cautela entrai, guardandomi intorno e, a quanto pareva, la casa era desolata. Era in un ottimo stato, sembrava che qualcuno l'avesse pulita il giorno prima, eppure non sebrava esserci qualcuno.
A qualche metro davanti me si apriva una larga scalinata di vetro che poi si divideva in altre due scalinate che portavano al piano superiore. Tralasciando questo, notai una cosa assolutamente strana. Dall'esterno era impossibile vedere l'interno, sembrava vetro ofuscato simile a quello dei vetri lavorati, mentre dall'interno si poteva ammirare tutta la bellezza che l'esterno offriva. Subito dopo aver notato queste piccolezze, come da classico, la porta dietro di me si chiuse. Il suo tonfo mi fece sussultare e mi mise addosso il tremolio di paura. 
L'edificio era ben illuminato, ma infondo era l'alba ed il sole stava per sorgere...Che c'era da illuminare? 
Bé, dopo questa piccola e futile osservazione, preso il coraggio scansato dal tremore, cominciai a camminare stando sempre attenta. Salii la grandissima scalinata, tenendomi con entrambe le mani, su il vestito, mantello compreso. Continuai a salire per la scalinata destra ed appena passato l'ultimo scalino, notai subito una porta che attirò la mia attenzione. Era semichiusa con un cartello scritto in un'altra lingua anche se pareva familiare. Camminai verso quella specie di obiettivo in modo furtivo e pian piano aprii la porta cercando di fare il minor rumore possibile. 
La stanza aveva semplicemente un letto, un armadio ed una libreria tutto in vetro. La cosa che più attirava era, però, la finestra, da cui si poteva benissimo vedere il cielo. Sì, il cielo, peccato che non sembrava affatto il cielo di un alba primaverile. Era scuro e di un colore giallognolo come base macchiato poi da alcune nuvole a spirale di color grigio topo-nero. 
Ero troppo curiosa, fin da bambina lo ero, quindi non potevo far a meno che uscire sul balcone della camera. Mi apoggiai ad una specie di muretto e spalancai gli occhi vedendo quello che si espandeva sotto di essi. Sotto al castello c'era un profondissimo spacco nella roccia, talmente largo e nero. Un po' più avanti c'era quel che si poteva definere landa desolata. Era terra, solo terra senza nemmeno l'ombra di una margheritina. Lì stavano combattendo delle persone..diverse da me. Ragazzi con archi, con biondi e lisci capelli lunghi e orecchie lunghe almeno il doppio delle mie, per giunta a punta. Alcuni combattevano con spade, altri a cavallo ed altri ancora facevano volteggiare nell'aria nuvole di soffio colorato.
I loro nemici erano dei giganti, brutti e deformati, alcuni erano persone con una semplice armatura e qualche arma, dalla più primitiva alla più agile e splendente. Dietro il loro arrivo si propagavano delle alte fiamme. Erano le persone più rozze che avevo mai visto, vestiti anche del mio colore preferito, il rosso. I ragazzi biondi invece erano più agili, sembravano farfalle, così leggeri ed indossavano abiti di un insolito colore verde ricamato d'oro.
Era così bello, ma allo stesso tempo disprezzante e confusionario osservare quella scena. 
Pareva il mondo che il mio amato nonno mi raccontava da piccola. In un certo senso sembrava un mondo parallelo e mi piaceva. Mi voltai ritornando nella stanza e sul letto apparve una figura. Era possente, con un fisico che parlava da sé ed il viso era di una bellezza ammiccante, quasi finta. Però il particolare che più prendeva erano le ali. Delle ali grandi e piene di piume bianche, come lo zucchero, come la candida neve. Quel ragazzo sembrava avere la mia età..Quel ragazzo, così incredibilmente bello, sicuramente era un angelo.
  
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