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Autore: Nori Namow    30/01/2013    12 recensioni
«Tu, come centinaia prima di te, hai scoperto le dolcezze dello Specchio delle Brame. Esso ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro»
E cosa desiderava Harry?
Louis.

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Larry Stylinson/Harry Potter
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mirror of Erised







vi consiglio di ascoltare in sottofondo 'nothing like us' di justin bieber,
o 'when you're gone' di avril lavigne.






 
Di fronte a lui, c'era un oggetto che appariva fuori luogo in quell'aula, come se qualcuno ce l'avesse messo per toglierlo dalla circolazione.
Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d'oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone.
In cima, portava incisa un'iscrizione: Emarb eutel amosi vout linon ortsom.
«Allora» disse Silente lasciandosi scivolare giù dal banco per venirsi a sedere a terra accanto a Harry.
«Tu, come centinaia prima di te, hai scoperto le dolcezze dello Specchio delle Brame. Esso ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro»

-Harry Potter e la pietra filosofale

 


E cosa desiderava Harry?
Louis.
 


 
Harry passò una mano fra i capelli, stancamente e con il cuore a pezzi.
Aveva bisogno di quell’ oggetto, era disposto a tutto per averlo anche solo per pochi minuti.
Per questo, appena varcata la soglia dell’ enorme biblioteca di Hogwarts, capì che stava facendo la cosa giusta.
Solitamente si soffermava a guardare la bibliotecaria indaffarata con le scartoffie, il professor Paciock che aiutava i suoi alunni in Erbologia.
Si soffermava ad annusare quell’ odore che caratterizza una biblioteca, le pagine ingiallite dei libri, l’ inchiostro che scorreva sulle pergamene.
Ma da quando Louis, il suo Mezzosangue preferito dagli occhi con l’ oceano dentro,  non c’era più, Harry non si godeva più quei piccoli momenti.
Perché prima lui entrava lì, in quella biblioteca silenziosa e perfetta, e incontrava fra i tanti visi concentrati, quello di Louis che lo salutava con un cenno.
Poi tornavano insieme nella sala comune dei Grifondoro, e lì erano protetti da occhi indiscreti e maligni. Lì erano loro stessi, si perdevano l’ uno nelle braccia dell’ altro.
Perdevano il fiato per i troppi baci, mentre le mani e le labbra si cercavano disperate sotto le lenzuola candide, illuminate dal bagliore lunare.
Louis glielo diceva sempre ad Harry, che essere omosessuali non era sbagliato. Era solo diverso e speciale.
E loro erano speciali, sin dal primo momento in cui si erano conosciuti, verde nel blu, gli occhi incatenati in uno sguardo indistruttibile.
 



«Hey, ragazzo dai capelli ricci.» Harry si costrinse a voltare lo sguardo verso la voce squillante che lo stava chiamando.
Trovò un volto bellissimo, appartenente ad un ragazzo che probabilmente, come lui, avrebbe frequentato il primo anno ad Hogwarts.
«Posso sedermi accanto a te? Non conosco nessuno.» chiese gentilmente, senza però soffocare quel sorriso magnetico e perfetto.
Harry lo trovò adorabile, e pregò che quel ragazzo non smettesse mai di sorridere.
«Ma non conosci nemmeno me.» ribatté il riccio pignolo qual era. Il ragazzo dai capelli castani e gli occhi follemente blu storse le labbra.
Poi tese la mano al riccio, facendo ricomparire quel sorriso all’ apparenza indistruttibile.
«Io sono Louis Tomlinson.»
«Io Harry Styles.» Harry ricambiò la stretta, facendo comparire un sorriso gentile e sincero che mise in mostra le sue fossette.
«Bene, ora ti conosco.» disse poi Louis, accomodandosi accanto ad Harry con un tonfo sordo.
Passarono alcuni minuti in silenzio, fra Louis che masticava energicamente cioccorane e spiava il volto di Harry, di tanto in tanto.
Era quasi consapevole della sua omosessualità, e quel ragazzo bellissimo e dai capelli ricci non faceva che confermarla.
«Tu sei un purosangue?» buttò lì Harry, cercando di instaurare una qualsiasi conversazione.
Qualunque cosa era meglio di quel silenzio imbarazzante.
«No, sono figlio di babbani.» rispose Louis mordendosi appena il labbro inferiore. «È un problema per te?» chiese poi,
sperando che a quel ragazzo così affascinante non desse fastidio la sua presenza.
Harry scosse energicamente la testa, sorridendo felice.
«No, affatto.»
Si sorrisero nuovamente, guardandosi qualche istante negli occhi.
Harry aveva avuto dubbi sulla sua eterosessualità quando incrociò quegli occhi e desiderò toccare quelle labbra.
Può essere così potente un amore?
«Io voglio essere un Grifondoro. E voglio conoscere i figli del mitico Harry Potter. Ne ho sentito tanto parlare e no…»
Cominciò a parlare senza sosta, Louis, e non si fermò nemmeno un minuto per riprendere fiato.
E Harry rimase ad ascoltarlo, rapito da quella voce così diversa dalla sua, roca e profonda.
 


 
Era passato così tanto tempo da quella volta, e loro si erano irrimediabilmente cercati in ogni sguardo, in ogni minimo tocco.
Avrebbero dovuto iniziare il primo anno ad Hogwarts, entrambi timidi e impauriti dall’ imponente struttura, testimone di quella guerra che
loro avevano avuto la fortuna di non conoscere. Anche se avrebbero desiderato conoscere Piton, Silente, Harry Potter.
Quel ragazzo che aveva avuto il coraggio di non abbattersi, uccidendo il mago più forte di tutti i tempi.
E ora Harry era all’ ultimo anno, pronto o quasi ad affrontare i M.A.G.O. Ma Louis non c’era più, e Harry si ritrovò nuovamente
a maledire, per l’ ennesima volta,  la sua prudenza quasi assente e quel Taxi nero come la pece che l’ aveva investito, quel giorno nevoso di Londra.
Louis era morto sul colpo, e nessuna magia avrebbe potuto salvarlo. Harry aveva provato di tutto: ricerche, pozioni.
Aveva cercato delle Giratempo, ma erano introvabili e non gli avrebbero mai permesso di usarla “per così poco”, come avevano detto al Ministero.
Aveva cercato inutilmente la pietra della resurrezione, quel dono che Harry Potter lanciò chissà dove.
C’era un’ unica, ultimissima possibilità per riaverlo, anche se non del tutto, e il riccio sapeva a chi doveva chiedere.
Perciò si sedette ad un tavolo isolato della biblioteca, cercando di trattenere le lacrime.
Poi prese un foglio e una penna, pronto a scrivere.
 

Gentile signor Harry Potter…

 
 


 
«Harry Styles.» chiamò con fierezza la signora Mc Granitt, leggendo il nome del ragazzo sulla grande pergamena.
Era arrivato il suo turno e non poteva più tornare indietro. Gettò lo sguardo al tavolo dei Grifondoro, dove Louis parlottava
con alcuni ragazzi smistati assieme a lui. Poi il riccio deglutì rumorosamente, salendo i pochi scalini che lo separavano
dal Cappello Parlante. Si sedette sullo sgabello, impaurito, e attese il verdetto.
«Vedo che sei un ragazzo molto coraggioso, Harry Styles. Un ragazzo degno della mia stima, sai?
Tu ancora non lo sai, ma stai combattendo interiormente una guerra molto difficile e so cosa potrà facilitarti il compito.»
Sussurrò il cappello, muovendosi sulla sua testa. Il ragazzo deglutì nuovamente, pregando per il meglio.
«Grifondoro!» urlò poi l’ oggetto magico, e un coro di applausi si levò dal tavolo dei Grifoni che lo aspettavano con ansia.
Harry sorrise felice, avviandosi a passo svelto verso Louis. Si accomodò accanto a lui, il sorriso perfetto e indistruttibile.
«Voglio occupare il letto accanto al tuo, sappilo.» gli sussurrò Louis ad un orecchio, mentre il riccio arrossiva.
 
 



Due settimane dopo, nessuna risposta a quella lettera breve, ma piena di significato. Harry stava cominciando a perdere le speranze,
e a volte si chiudeva nel bagno di Mirtilla a piangere rumorosamente, desiderando di spaccare il mondo e quella stupida lapide bianca
dove spiccava la foto di un Louis diciottenne e con il sorriso che aveva fatto innamorare Harry.
Lui aveva bisogno del suo ragazzo. Aveva bisogno degli incantesimi stupidi che Louis sperimentava sul riccio, delle lotte con i cuscini che
finivano con loro due che facevano dolcemente l’ amore, con disappunto degli altri ragazzi. Però gli volevano un gran bene, infondo.
Harry aveva bisogno delle brioches a colazione che sparivano –non per magia, quelle volte- e le ritrovava in bocca a Louis che masticava con fatica
perché le infilava tutte in bocca, preso dall’ euforia e dal fatto che non dovesse farsi scoprire da Harry.
Aveva bisogno di quando si svegliava nel bel mezzo della notte perché Louis, afferrato dalla noia, gli lanciava in faccia delle caramelle gommose,
per poi sentirlo infilarsi sotto le coperte e abbracciarlo forte, cominciando a sparare chissà quale cretinata.
Harry aveva bisogno di quando litigava con Louis, e pochi secondi dopo si baciavano disperatamente dimenticando tutto.
Aveva bisogno di quando Louis, arrabbiato perché perdeva a scacchi, imprecava contro i pezzi, come se dipendesse esclusivamente da loro la sua vittoria.
Harry asciugò una lacrima sfuggita al controllo, quando notò il professor Paciock chiamarlo con un sorriso.
Il ragazzo si avvicinò frettolosamente, chiedendosi cosa mai volesse da lui.
«Ciao Harry.»
«Signor Paciock.»
«Vieni, c’è una persona per te.» disse il professore, poggiando una mano sulla spalla di Harry che strabuzzò appena gli occhi.
Neville lo portò nell’ ufficio del preside, invitando il ragazzo a coprirsi le orecchie per non ascoltare la parola d’ordine.
Harry obbedì, cercando di concentrarsi e scacciare dalla mente quei ricordi fastidiosi. Quando varcò la soglia dell’ ufficio, Neville lo lasciò solo,
richiudendosi la porta alle spalle. Il riccio notò una figura alta e slanciata. L’ uomo era di spalle e conversava tranquillamente con
il quadro di Albus Silente. Al ragazzo mancò il fiato quando l’ uomo si voltò, mostrando degli occhiali a mezza luna e un sorriso rassicurante.
Ma più di tutte, spiccava la cicatrice sulla fronte.
«Ciao, Harry Styles.»
«Ha… Ha… Ha…» Styles tentò inutilmente di pronunciare il suo nome, preso dall’ emozione e dal panico. L’ uomo finì la frase al suo posto, sorridendo.
«Harry Potter?»
 




Camminavano a passo svelto i due Harry. Uno che si perdeva fra i ricordi, belli e brutti, vissuti in quella scuola.
L’ altro invece,  pensava a un paio di occhi azzurri e ad una voce squillante che avrebbe rivisto da lì a pochi minuti.
Il riccio non capiva quale strada stessero facendo, non aveva mai visitato quella parte della scuola.
Non si guardava neanche intorno, aveva un solo pensiero fisso e indelebile nel cervello.Louis. Louis. Louis.
«Sei sicuro? Sappi che potrai stare ancora più male di così.» lo avvisò il signor Potter, toccato dalla storia che il ragazzo gli aveva raccontato.
Harry Styles annuì convinto, per poi seguire Harry Potter lì, nella stanza dove c’era l’ oggetto, l’ unico, che gli avrebbe restituito il suo Louis.
Lo specchio delle brame.
 





Il signor Potter gli aveva detto che l’ incisione sopra il grande specchio significava ‘non riflette il volto, ma il cuore’.
Harry desiderava disperatamente Louis con ogni fibra del corpo. Ogni brivido, ogni lacrima versata chiamava il moro a gran voce.
Il riccio si posizionò di fronte allo specchio, e per qualche secondo non vide altro che il suo riflesso, la divisa nera e gli occhi arrossati dal pianto.
«Louis?» lo chiamò Harry, andando nel panico quando notò che l’ amato non arrivava.
Forse lo specchio ha perso i suoi poteri,pensò Harry sull’ orlo della disperazione.
E prima che preso da un impeto di rabbia, riuscisse a rompere in frantumi lo specchio, ecco che il sangue gli si gelò nelle vene.
Accanto a lui, o almeno questo era ciò che lo specchio rifletteva, c’era Louis Tomlinson.
Harry si voltò, cercandolo con lo sguardo quasi come se sperasse di trovarlo davvero lì, in carne ed ossa.
Però Louis non c’era.
Guardò nuovamente lo specchio, e lì trovò l’ amore della sua vita mentre gli sorrideva dolcemente, senza però spiccicare parola.
«Ciao Lou, mi sei mancato tanto.» esclamò con voce più roca del solito il riccio, avvicinandosi appena allo specchio.
Quegli occhi azzurri come il mare, i capelli sempre sparati in aria, le labbra sottili distese in un sorriso sincero, quel sorriso indistruttibile
che era stato capace di far innamorare il riccio. Era Louis, il suo bellissimo Louis.
«Te ne sei andato Lou, mi hai lasciato solo in questo mondo di merda.» una prima lacrima cadde dai suoi occhi, precipitando a terra come un macigno.
La mano di Louis si posò sulla spalla di Harry, ma quest ultimo non ne sentì il tocco e gli si strinse il cuore.
«Mi manca tutto di te, lo sai Boo? Ricordi il nostro primo bacio? Eravamo da soli e stavamo studiando Pozioni, e tu ti lamentavi perché volevi fare una pozione d’ amore.
Te lo ricordi, Lou? Mi guardavi con quello sguardo strano ed io ero arrabbiato perché pensavo fossi innamorato di qualche ragazza.
Mi dicevo: cosa posso dargli io? Una ragazza può amarlo molto più di me. E poi mi sono arrabbiato e ti ho baciato. Cristo, ricordi quanto sono arrossito?
Ero un peperone.» Harry rise ricordando la scena, e Louis scosse la testa, imbarazzato un po’ anche lui da quel ricordo.
Però il suono della sua risata cristallina non giunse alle orecchie del riccio.
«Sento un vuoto, qui all’ altezza del cuore, da quando non ci sei più. Dovevi stare attento Boo, dovevi aspettare prima di attraversare la strada.» lo rimproverò
Harry, toccando il petto con la mano destra. Lì, proprio all’ altezza del cuore, dove c’era un vuoto ormai incolmabile.
«Ti amo Louis. Farei qualunque cosa per averti indietro. Ucciderei chiunque pur di riportarti da me. Accetterei persino l’ aiuto di Voldemort, pensa quanto sono disperato.»
Louis scosse la testa quasi indignato, guardando il riccio negli occhi. Harry cominciò a piangere più di prima, capendo che il suo Lou non sarebbe più tornato indietro.
«Non sento più l’ amore, Louis. Non sento più l’ odore buono della biblioteca, non guardo più la luna. Ho smesso persino di andare al lago.
Te li ricordi i nostri pic-nic? La domenica chiedevamo agli elfi di farci entrare nelle cucine e rubavamo un po’ di cibo, per poi andarcene sulla riva del lago e rimanerci tutto il giorno. Ricordo le tue labbra sulle mie, e te lo giuro Louis, ho desiderato morire così tante volte. Anche adesso, adesso desidero morire.
Ma so che non servirebbe a nulla, perché non posso lasciare mia madre, Gemma. E poi ho promesso a Jo di essere forte, anche se non lo sono affatto.
Ma è l’ apparenza quello che conta, no? Apparire felici, spensierati, quando in realtà avvertiamo il buco nero che si espande, giorno dopo giorno finché non ce la fai più e vieni inghiottito.»
Si passò una mano fra i capelli e vide che Louis aveva lo sguardo basso e stava piangendo. Però sorrideva ancora, nonostante tutto.
«Smettila di sorridere come un coglione Lou, mi mancano le stupidaggini che facevamo insieme.
Ti ricordi quando mi dicesti che avresti sempre desiderato conoscere Harry Potter? Io l’ho conosciuto proprio pochi minuti fa e avevi ragione, è davvero una persona fantastica. Ti amo Louis, ti amo troppo per accettare la tua perdita. E odio non poterti baciare come vorrei, abbracciarti come eravamo soliti fare.
Cosa ne è stato del nostro amore, eh Louis? È stato distrutto dalla tua cazzo di imprudenza.» urlò l’ ultima frase, frustrato e arrabbiato con lui.
«E quei babbani che non sanno cosa voglia dire uccidere un ragazzo pieno di vita e di speranze.»
Si accasciò a terra, privo di forze. Pregò che Louis venisse ad abbracciarlo e a sorreggerlo, ma semplicemente non poteva.
«Eravamo speciali, insieme avevamo la forza di mille uragani. Non ci importava dei pregiudizi della gente, io ero tuo e tu eri mio, solo mio.
E mi dispiace se a volte ti ho ferito o fatto stare male. Ma non è nulla in confronto a come mi sento io, Boo.»
La testa fra le mani, inginocchiato a terra e fregandosene della divisa che si sarebbe sporcata di polvere. Fregandosene di farsi vedere debole davanti al suo Boo,
Harry piangeva tutte le sue lacrime, parlava al ragazzo perché non avrebbe potuto farlo per sempre.
«Dicono che la vita è bella, merita di essere vissuta. Io non sono più nulla senza di te, Louis. La vita non è più bella da quando tu non ci sei più.»
Il riccio si alzò in piedi a fatica, voleva mantenere quel po’ di dignità rimasta, davanti al suo ragazzo.
«Non mi servono quelle stronzate del ‘lui vivrà sempre nel tuo cuore’ perché sono bugie. Tu non ci sei più e non ci sarai mai più.
Non ti cercherò più fra i mille volti nella Sala Comune, non ti abbraccerò più nelle notti fredde d’ inverno, non ti copierò più i compiti di nascosto.»
Louis cambiò espressione, corrugando appena la fronte come per fingersi offeso. Però non riusciva a nascondere un sorrisetto divertito.
«Sì, non ti sei mai accorto che copiavo i compiti da te.» Harry asciugò una lacrima con la manica del maglione di lana, sorridendo appena al ragazzo.
Louis gli lanciò uno sguardo eloquente, e il ragazzo dagli occhi smeraldini capì, capì immediatamente cosa volesse dirgli.
Voleva che se ne andasse. Che smettesse di farsi del male guardando quello specchio e ciò che rifletteva, perché non avrebbe concluso nulla.
Gli diceva con lo sguardo che Harry a differenza sua, era vivo e aveva una vita davanti. Doveva porre fine a quell’ agonie e andare avanti,
anche se ciò non avrebbe minimamente scalfito i suoi sentimenti per lui.
«Non voglio andarmene. Voglio rimanere qui con te anche se tu non lo vorrai.» tentò di ribattere il riccio, mentre il sorriso di Louis si spegneva lentamente.
Harry si avvicinò allo specchio, per poi poggiare il palmo della mano sulla superficie riflettente.
Pochi secondi dopo Louis fece lo stesso gesto, poggiando la sua mano nello stesso punto.
Mimò con le labbra un ‘ti amo’ silenzioso, che solo leggendo le labbra potevi capire. Harry pianse nuovamente, senza però staccare lo sguardo da quegli occhi azzurri, così reali, finché non chiuse gli occhi, rifiutandosi di osservare ciò che stava per accadere.
E per un attimo, solo per un attimo, Harry poté giurare di aver sentito quel calore familiare proveniente dalle mani di Louis.
Lì, proprio dove il ragazzo aveva poggiato la mano.
Poi aprì gli occhi con rassegnazione, e nello specchio delle brame non vide nient altro che il suo riflesso.
«Ciao, Louis.»









Macciao belle.
Occhei, questa oneshot è qualcosa di deprimente che stringe il cuore ç.ç
mi è venuta in mente guardando una fan art di fred e george *tears*
e ho pensato: visto che i larry mi fanno venir voglia di scrivere cose depresse,
perché non scrivere di questo specchio delle brame?
Oh, ho fatto entrare pure neville e potty, cioè amatemi c':
spero di essere riuscita a farvi commuovere, anche perché la canzone in sottofondo mi aiuta hahaha
Justeeen, sei qualcosa di edrtgyujh.
Ah, la prima parte l'ho presa dal libro 'Harry Potter e la Pietra Filosofale', quando Potter trova lo specchio c':
Boh, detto questo spero di leggere un vostro parere. 
Let me love you.
with love,
@harryspatronus

 
   
 
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