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Autore: Darling Eleonora    30/01/2013    1 recensioni
Nella prestigiosa Accademia San Margot, dove vi è difficile entrare, si iscrive Leonard, un ragazzo all’apparenza duro e associale ma dentro di sé nasconde un ’innato talento per la poesia, che da sempre il ragazzo ha tenuto segreto a tutti fuorché alla sua dolce sorellina Winnie, nata da pochi anni e causa del trasferimento della sua famiglia. La vita nell’accademia si scopre sorprendentemente piacevole per il nostro semiprotagonista, ma per ben poco perché inaspettatamente qualcuno viene a sapere della sua passione segreta cambiandogli la vita…
Dal secondo capitolo "La primavera":
Lei raddrizzandosi si tolse la polvere dai vestiti e in un secondo momento, si accorse che un fiore di ciliegiolo le era caduto sul viso. Lo prese candidamente e lo adagiò sul palmo mano, assumendo un’espressione tenera. Leonard capì che l’albero con la sua sfera non attirava solo cose pure ma soprattutto cose belle.
-Io mi chiamo…
Cercò di parlare nervosamente ma la ragazza non se ne accorse neppure e senza staccare lo sguardo dal fiore disse con una voce melodiosa:
-Sai che giorno è oggi?
Lui era sbalordito.
-Marte…
Lei lo interruppe nuovamente e un sorriso ironico le si dipinse in volto:
-Non in quel senso, e comunque è venerdì…
Lui arrossì e non aggiunse altro per paura di fare un’altra figuraccia. Lei si avvicinò alla sua finestra e sorridendo allungò il palmo della mano verso il suo. Lui d’impulso glielo offrì.
-Oggi è il 21 marzo…
Prese tra le dita affusolate la sua mano e vi posò sopra il fiorellino rosa con delicatezza. Poi finalmente intrecciò lo sguardo al suo con delle iridi verdi e sorrise.
-….l’equinozio di primavera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Giudizi

 

 
-E’ bellissimo, non trovate? E il tea è ottimo e sentite questi pasticcini…!
Commentò deliziata una ragazzina seduta non lontano da Frencis.
Come ogni sabato, al suo tavolo non mancavano mai ospiti e zucchero di canna, le sue ammiratrici più accanite sapevano che preferiva acqua calda ed essenze speziate con una spruzzata di limone piuttosto al tea normale, ma dovette ammettere che il buquet di Mariù era  qualcosa di sublime: dal sapore delicato e orientale, come piaceva a lui.
-Quando si tratta di Mariù non sai mai cosa aspettarti, riesce a sorprenderti in tutto quello che fa.
Disse Erriet Sellinver, sua ospite frequente, nonché compagna di classe e amica di tutti i membri del Club. Non mancava a nessun tea party e portava sempre molteplici forcine infilate nei lunghi capelli dello stesso color cioccolato degli occhi,  aveva una pelle chiara e piena di lentiggini. Frencis ormai la conosceva da anni, era una di quelle persone che ti forniscono suggerimenti e danno il loro appoggio anche se non hai mai fatto niente per loro. Era forse l’unica persona che ammirava davvero, di nascosto ovviamente, forse per il fatto che fosse una bellissima e raffinata ragazza di prestigiosa famiglia, e non andava certo a dirlo, né frequentava compagnie che invece lo facevano anche troppo. Aveva sempre sperato di piacerle ma oltre a essere diventata una sua assidua frequentatrice, e infondo una delle sue migliori amiche (non certo paragonabile a Julie, lei era un caso completamente a parte), la ragazza pareva non provare che un’amichevole simpatia nei suoi confronti e nulla più.    
-Ma dicci Conte, com’è il nuovo arrivato?
Gli chiese un’altra ragazza del suo tavolo.
-Perché non andate voi stesse a vedere?
Le esortò inclinando impercettibilmente il capo e sorridendo nel pensare a Leonard e al suo successo, dall’altra parte della sala quel ragazzino non mancava certo di ospiti ed era risultato migliore delle sue aspettative, delle aspettative di tutti.
-Ci siamo già state ma volevamo un tuo giudizio personale!
-Giusto, quindi:cosa pensi di Leonard Mircle?
-Vi piace non è vero?
Chiese malizioso, riuscendo a farle imbarazzare e a sviare la domanda.
-Conte!
Lo rimproverarono. Così, mettendosi d’impegno, con un dito sul mento, alzò lo sguardo pensieroso:
-E’ un tipo che ha suscitato immediatamente la mia curiosità. Pensate, la prima volta che l’ho visto si stava lasciando con la sua ragazza…
Si levarono risolini increduli.
-… Nicole, il vicepresidente del LitteraturesClub, avete presente? Non l’avevo mai vista così in collera con qualcuno, e gli sbraitava contro senza accorgersi che Leonard, per tutta l’emozione che aveva si stava quasi strozzando! Che cuore di ghiaccio non pensate?
Provocando altre risate da parte delle sue ospiti Frencis si unì a loro.
-Lo salvai appena in tempo, togliendolo dalle grinfie di quella pazza! Comunque, a parte questo, può sembrare un ragazzo molto comune ma sono convinto che se lo si conosce a fondo può arrivare a stupire chiunque… Di lui mi piace il modo in cui involontariamente attira l’attenzione su di se senza fare niente di particolare, anche se è piuttosto riservato e non si apre facilmente con le persone.
-In un certo senso, proprio come te...
D’improvviso osservò Erriet che aveva sussurrato quella frase, forse per far sì che la sentisse lui soltanto o forse era un suo pensiero detto involontariamente. Lei non lo stava guardando neanche, poi dopo un sorso di tea, alzò lo sguardo e gli sorrise.
Non capitava spesso che qualcuno lo lasciasse interdetto o stupito, aveva sempre creduto di non avere effettivamente niente di simile a Leonard o alle persone come lui.  Frencis era consapevole del suo fascino e ci giocava parecchio, però era anche vero che in pochi avevano il privilegio di conoscerlo veramente. Poi venne distratto dalle chiacchiere delle altre:
-Conte, parli proprio come un innamorato!
-Hahahaha, voi dite?
 
Oscar, come ogni volta, aveva invitato tutti i suoi compagni di classe ed era soddisfatto di se stesso perché era riuscito persino a convincere Julie a unirsi al suo tavolo.
-Oscar…
Lo chiamò esitante una sua compagna di classe.
-Dimmi.
-Senti, non è che dopo potresti farci una foto insieme a Leonard?
Gli chiese rossa in viso, lui le sorrise:
-Ma certo!
-Com’è questo Leonard?
Gli chiese allora Charles, il suo compagno di banco in classe. Era spaparanzato sulla sedia di vimini e aveva un lecca lecca in bocca, non era un tipo da tea però veniva volentieri lo stesso, e questo gli faceva sempre piacere. Era un ragazzo poco più alto di lui, adorava lo skateboard e non capiva niente di filosofia. Era così che si erano conosciuti:Charles non ne capiva niente, Oscar era il più bravo delle classe, così gli aveva umilmente chiesto il suo aiuto fin dai primi giorni di scuola (ma entrambi sapevano che il loro era stato un modo per fare amicizia più in fretta).
-Domandone: cosa pensi di Leonard Mircle?
Si voltò verso l’amica che gli aveva posto la domanda.
-Cosa penso di Leonard? Io penso che sia proprio ciò che serviva al Club, il tassello mancante che Cerise stava cercando.
-E tu Julie? Cosa pensi di Leonard Mircle?
Chiesero alla bambina. Fino ad ora era stata seduta a sorseggiare l’infuso di tea, senza intromettersi nelle discussioni e accennando un sorriso forzato se qualcuno la fissava. Era abituata agli sguardi curiosi ormai, data la sua età, ma a volte avrebbe voluto rispondere con uno sguardo d’irritazione anche sapendo che Frencis l’avrebbe rimproverata se fosse venuto a saperlo.
-Non credo di aver avuto sufficiente tempo per inquadrarlo meglio. Anche se si hanno tante informazioni su una persona non si può dire di conoscerla se prima non vi si interagisce a fondo e non si mostra apertamente per quella che è.
E, come ogni volta, tutti le rivolsero sguardi stupiti, increduli di aver sentito pronunciare tali parole da un’undicenne. Tutti tranne Oscar, ovviamente.
 
-Salve Mariù, vedo che ve la state cavando bene, c’è tantissima gente.
Disse una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare e per poco rovesciare una brocca di vetro che stava lucidando. La ragazza, in sosta vicino al carrello, al limite della sala e vicina al separet, si voltò sorpresa.
-Che onore, Vicepreside Monperuje! Non l’aspettavamo, le prendo una tazza di tea, se avessi saputo avrei…
La donna formosa alzò una mano che impugnava un ventaglio chiuso, per metterla a tacere e rassicurarla:
-Mariù non dire sciocchezze, voi del Comitato Consulenza Scolastica fate già così tanto! Inoltre sono già stata servita da un pezzo, tuo fratello con gli anni diventa sempre più un gentiluomo.
La ragazza chinò la testa in segno di ringraziamento.
-Piuttosto, sono venuta per ammirare il nuovo membro. E’ proprio come immaginavo!
Sorrise soddisfatta, poi, aprendo il ventaglio e nascondendosi tra i suoi merletti, si avvicinò al pallido viso della ragazza e le chiese:
-Ma dimmi Mariù, tu cosa ne pensi di Leonard Mircle?
Mariù sbatté le folte ciglia scure per la sorpresa, curvando la piccola bocca a cuore.
-Io penso che sia un bravo ragazzo. Se non fosse stato per lei, non sarebbe qui con noi adesso, e per questo la ringrazio.
La vicepreside rise, facendo oscillare le lunghe onde dei capelli corvini. Indossava un abito tutt’altro che sobrio, con una scollatura appariscente e uno scialle di seta azzurra ad abbracciarla.
-Non sono stata io a scovarlo, essendo l’insegnante responsabile del Comitato ho solo dato il mio consenso per la sua ammissione. Sono dispiaciuta di non essere potuta venire alla cerimonia, sai quanto mi piacciono, ma non ce l’ho fatta. Oggi sono venuta per vedere se avevamo compiuto un errore ma sono contenta di vedere che non è così. Sono convinta che con il vostro aiuto ben presto potrà ricevere incarichi più importanti all’interno del Comitato, starà a voi istruirlo a dovere.
-Sì, è come dice lei.
-Bene, adesso è meglio che vada…
La ragazza rimase interdetta.
-Ma come, già ci abbandona? Non vuole conoscere Leonard?
 -No, sono solo venuta a dare un sbirciatina, non voglio disturbare nessuno. Credimi, le occasioni non mancheranno.
Le fece l’occhiolino e mentre si avviava verso l’uscita le sventolò il ventaglio a mo’ di saluto.
 
-Adam, non mangi?
Gli chiese Thomas, il suo migliore amico da una vita.
Aveva finito di eseguire la sua Primavera di Vivaldi al piano e si era seduto al suo tavolo da qualche minuto e, osservando il tavolo opposto al suo, non era riuscito a toccare cibo.
-Quanto mi urta quel ragazzino…
Sputò tra i denti mentre impugnava una forchetta d’argento con tanta forza che rischiava di piegarla, Thomas cercò di sorridere e calmarlo:
-Avanti dai, è solo perché è nuovo, tutti vogliono le foto con lui, le dediche…
-Diamine Thom, non lo starai difendendo?!
Giselle, la sua compagna di banco in classe che veniva ai tea party solo per irritarlo, come se non lo stuzzicasse abbastanza a scuola, si intromise:
-Parlate di Leonard, vero? Anche se più piccolo di me, lui si che è un tipo attraente!  
Adam non poté che voltarsi ad occhi sbarrati cercando di trattenersi dal rischiare di piegare anche lei.
-Giselle, bru…
Thomas gli poggiò una mano sulla spalla cercando di impedire all’amico di offenderla, come era suo solito fare:
-Eddai Adam, sta scherzando!
-Scherzando? Non direi proprio, non lo vedete anche voi? E’ davvero notevole, a quanto vedo non ti va a genio…
Non fece per finire la frase che, un’ennesima ragazzina si intromise.
-Qalcuno a cui non va a genio Adam? Io pensavo fossi indifferente verso tutti! Comunque, è da prima che te lo volevo chiedere: cosa ne pensi di Leonard Mircle?
Thomas temette per l’incolumità della ragazzina petulante nel vedere Adam che andava ad arrossarsi con il fumo che gli usciva dalle orecchie. Il discorso si concluse sotto le risate di Giselle e le domande della ragazzina che stava accompagnando in bagno, mentre quella le chiedeva se avesse detto qualcosa che potesse aver offeso il suo membro preferito del club.
 
Cerise, come ogni tea party, era stanca ma felice. Era stata tutta la mattina a coordinare i preparativi, saltando importanti ore di lezione, ma non se ne era pentita. Voleva che quel party fosse perfetto e definito, come ogni altro certo, ma questo in particolare e temeva di saperne il perché.
Leonard si era dimostrato all’altezza, impeccabile, ma non si era stupita come gli altri. Ormai era convinta che fosse un estremo pessimista: si creava inutili dubbi e problemi per niente, dato che poi riusciva in tutto quello che faceva. Al contrario di lei, che voleva apparire sempre al meglio, con la situazione in mano ma che, nel conoscerla, si capiva che in mano aveva solo la sua vita che le scivolava in continuazione dalle dita. Quel giorno si era imposta di non guardarlo, di non preoccuparsi per lui, ma non ce la faceva ed era più forte di lei. La sua figura, ogni volta che distoglieva lo sguardo mancava fisicamente ai suoi occhi, come una candela al buio: non si può far a meno di fissarla ininterrottamente perché è l’unica cosa che ti permette di stare tranquillo e di non avere paura dall’oscurità, e questa cosa la spaventava più dell’oscurità stessa.
-Cerise mi passeresti il miele?
Le chiese la ragazza seduta al suo tavolo, sulla destra. Era una ragazza carina di nome Georgie e si presentava sempre in coppia con le sue due amiche di classe, in totale aveva sette ospiti più Samantha, figlia del fratello adottivo di suo padre; non avendo legami sanguigni non si assomigliavano per niente, lei era alta con dei lunghi capelli castani e i lineamenti più spigolosi dei suoi.
-Certo.
Disse allungando la mano e afferrando il vasetto in vetro lavorato e porgendoglielo.
-Cerise, mi ha detto Mariù che hai saltato le lezioni stamattina, perché?
Le chiese Samantha con una faccia troppo sorridente per aver fatto una domanda innocua.
-Mi stavo occupando per i preparativi per oggi…
Rispose vagamente.
-Ah si? Solitamente non lo fai. Dimmi, per caso ritieni che oggi sia un giorno particolarmente importante? Non so, magari c’entra qualcuno…
Rivolse uno sguardo torvo a sua cugina mentre nel sentire l’ultima parola Georgie e le sue compagne avevano girato di scatto la testa all’unisono e drizzato le orecchie. A volte Samantha poteva sembrare la personificazione della malizia ma in fondo, era una delle pochissime persone, al di fuori del club con cui aveva un legame, inoltre ogni volta che dentro di lei c’era una qualche preoccupazione lei lo capiva subito.
-Non so davvero a chi tu ti stia riferendo, non vorrei ti facessi un’idea sbagliata…
Le disse sorridendo e lasciando l’argomento in sospeso mentre sotto il tavolo le cercò di pestare un piede per zittirla. Quella capì il suo intento e con la sedia si allontano dal ripiano di qualche centimetro, con tutta l’intensione di portare avanti il discorso.
-Capisco, forse è solo frutto della mia fantasia. Ma dimmi adesso invece, cosa ne pensi di Leonard Mircle?
-Non credo che sia un argomento sufficientemente interessante di cui parlare.
-Ma che dici Cerise? Leonard è anche più di interessante!
Disse scherzosa Georgie, ricevendo l’approvazione delle sue compagnie tramite risolini.
-Non intendevo quello, volevo solo sottolineare che la mia è un’opinione qualsiasi, non certo più importante o rilevante delle vostre.
-Non sviare il discorso…
Le sussurrò a denti stretti Samantha con un’espressione di finta cortesia dipinta sul volto.
-Si ma tu lo conosci meglio, anche se non da molto, sicuramente saprai più cose di noi!
-Giusto, avanti, cosa ne pensi?
Dopo tutto quell’insistere, Cerise si disse che fosse meglio buttare un frase generale e obbiettiva senza tralasciare la minima opinione personale.
Poi però si chiese cosa veramente pensasse e non riuscì a trattenersi, le uscì tutto come un sospiro involontario, come quando dici “stò bene” automaticamente per non far preoccupare gli altri, come quando qualcuno ti chiede a cosa stai pensando e rispondi “a niente”. Come se parlasse a se stessa più che agli altri:
-Io…non so, davvero. Non c ho mai pensato veramente.
Quando se ne rese conto si diede della stupida.
-Ma dai, ci sarà pur qualcosa che ti ha colpito di lui!
-Qualcosa che sai per certo ma che noi no.
-Bè lui…
“Chi è Leonard? E’ davvero come appare? Cosa so di lui?” si chiese.
-…io so che lui, anche se non sembra è piuttosto sensibile, ma non per questo insicuro.
Ci fu una breve pausa dove tutti al tavolo ammutolirono e Cerise puntò i gomiti sul tavolo e si sorresse la testa tra le mani.
-…Infatti sappiamo che gli piace scrivere poesie ed anche che è molto bravo, ma so che non se ne vanta affatto. Riesce ad attirare l’attenzione su di se, ma non sembra fare niente per mettersi in mostra, anzi, neanche sembra accorgersene. Eppure…so che c’è qualcosa in lui che spinge le persone a volerlo conoscere, a volergli stare accanto. E non certo perché è figlio di una ricca famiglia e questo è un lato che in fondo te lo fa apprezzare ancora di più, perché non hai bisogno di dubitare che sia una persona costruita o che indossi una maschera.
“Sì, so che posso fidarmi di lui. So che non ci ingannerebbe mai.” Si disse sorpresa.
-…Se lo si osserva, è ancora più difficile da raggiungere perché tutti lo considerano un tipo distaccato, so che lui stesso interpreta questa parte, forse per proteggersi oppure è una cosa di cui non se ne rende proprio conto, non lo so. Per quanto ho potuto vedere, è più attaccato alle persone a cui vuole bene di quanto dimostri.
Tutti erano rimasti in silenzio osservando gli occhi verdi assorti della giovane, mentre guardavano in un punto imprecisato, mentre esprimevano inevitabilmente tutto ciò che pensavano senza avere veramente la volontà nel farlo così esplicitamente. Samantha era la più sorpresa tra tutti. Non aveva mai visto sua cugina parlare così apertamente in pubblico, o almeno reagire in questo modo quando la stuzzicava di proposito. L’aveva sempre ammirata in un certo senso, per il suo portamento distaccato e formale con le persone, ma adesso sembrava tutta un’altra persona.
-…Sembra un ragazzo introverso ma certe volte ti sorprende perché riesce a dire ciò che pensa con una naturalezza disarmante, che tu non riusciresti mai a esternare. E’ così diverso dalle persone che incontriamo, diverso dalle persone di questa accademia, forse meglio o forse peggio, o forse, come piace definirlo a me, è semplicemente diverso. So che è diverso.
Insomma Leonard è…
 
-Qui!
Leonard, che era rimasto fermo immobile accanto al tavolo, incapace di muovere un muscolo o lasciarsi sfuggire un sospiro, si vide catapultato per terra dopo aver sentito vicino a se una voce femminile e squillante.
-Ma quanto sei carino!
Disse Gregory cercando di arruffargli i capelli, soffocò un’imprecazione quando li distorse il dito.
-Che ci fate voi qui?!
Li chiese cercando di raddrizzarsi mentre il gomito di una Rina in abito viola gli perforava la milza.
-Abbiamo saputo da Selen che oggi era il tuo primo tea party e non ce lo siamo voluto perdere!
Lui cercò Selen nel gruppetto con lo sguardo per incenerirla ma non la trovò.
-…è inutile che la cerchi, non è venuta perché ha le riunioni dei Rappresentanti degli studenti (che barba) ma noi siamo qui per te, tesoruccio! Ci siamo messi in ghingheri!
Gli disse Gregory circondandolo con un braccio quando si tirarono su in piedi. Philippe, ormai abituato, alzò gli occhi al cielo cercando di nascondere l’imbarazzo e sorrise sconfitto, Marc fece un cenno del capo salutandolo con un sorriso.
-Apprezza lo sforzo Leo, sono venuta anche se appartengo al mio adorato TeatreClub!
Disse con una punta di insufficienza Rina.
-Potevi restartene anche al dormitorio con i tuoi amichetti allora…
Al sussurro di Leonard, la ragazza iniziò quella che si presumeva sarebbe stata una lunga discussione:
-Ma senti che cafone!
-Leonard! Non dovresti parlare così ad una dolce fanciulla.
Disse il Conte sbucando alle spalle di Rina, lei, si voltò verso di lui con due cuori al posto delle pupille.
-Caro Conte! Sono venuta per ringraziarti ancora, per la partecipazione allo spettacolo di qualche settimane fa!
Lui le sorrise:
-Che premurosa.
Marc, non lontano sbuffò e si diresse verso Leonard per distrarsi:
-Hei Leo, vedo che te la passi bene! Non avrei mai detto che un giorno ti avrei visto vestito da pinguino albino!
I ragazzi risero e Gregory si accostò al suo orecchio per sussurrargli scherzosamente:
-Ma quante ammiratrici hai? Me ne cedi qualcuna? Tutte tranne Tiffany, grazie, ma te la cedo volentieri. C’è qualcuna che ti piace già?
-Io…
Per sviare la domanda Leonard distolse lo sguardo e, il caso volle, che si posò sul tavolo più vicino.
Quando vide Cerise, lei era rimasta pietrificata, immobile a fissare lui o la quantità di spazio o aria che li divideva.
-Ma allora eri qui Leonard! Stavamo parlando proprio di te sai?
Gli disse una ragazza seduta al tavolo, con fare civettuolo.
-Cavoli avrà sentito?
Disse scherzosamente un’altra, ma lui non badò a nessuna, continuava a fissare Cerise che a sua volta continuava ad avere quell’espressione vacua la quale non faceva che preoccuparlo e procurargli sensi di colpa per aver assistito alla conversazione. Quando stette per avvicinarsi e chiederle scusa, vide la vicina di posto di Cerise, una ragazza castana e più grande di loro, accostarsi leggermente e sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Leonard riuscì solo per pochi attimi a intravedere il volto scuro di Cerise, voltarsi di scatto a capo chino, gli occhi nascosti dalla folta frangia e le guancie arrossate, come se che quelle parole l’avessero turbata ancora di più.
  
  
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