Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Hermes    31/01/2013    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

You've got to move me up
So high it hurts
So hard it works
But if you let me down
Don't bother to call, just let me fall
I'd rather die than see you fly
Than see you try
The Verve ~ One way to go

“Dai…ci facciamo un giro anche su quella più alta?” domanda il topo con un sorriso e le mani in tasca.
“Basta!” si lamenta il San Bernardo con gli occhi a spirale, aggrappato alla mia spalla. Pesa più del topo…mammia mia cucciolone, mettiti a dieta!
“Ma perché proprio le montagne russe?” domando crucciata.
È da questo pomeriggio che giriamo per il Six Flags Magic Mountain di Santa Clarita, nella periferia nord di L.A., il più grosso parco divertimenti specializzato in montagne russe di tutto il distretto sud-californiano. Il suo fratello gemello ‘sta a casa, San Francisco ma questo è molto più completo.
Linds non ha voluto sentire ragioni e siamo saliti su tutte, ma proprio tutte, le attrazioni. L’ultima che ci manca è anche quella più alta, veloce e pericolosa.
Sono le nove di sera e mezz’ora prima ci siamo fermati a cenare in un fast food interno al parco dove l’unico piatto che sembrava mangiabile erano patatine, hamburger e hotdog. Dovrò fare la maratona intorno a San Francisco per bruciare tutte le porcate che ho mangiato nelle ultime ventiquattro ore.
Non ho idea di come Linds abbia fatto a divorare il burger più grande ed ipercalorico dell’intero menù senza farsi venire una gastrite ed un attacco cardiaco. Il fatto è che ce l’ha fatta nel giro di cinque minuti, sotto gli sguardi increduli di me, Raph e la cameriera che ci ha portato gli ordini. Scommetto che non ingrasserà nemmeno di un etto…
Ritorno in tempo al presente, il topo si è fermato. Nella luce della sera, i lampioni si accendono con un ronzio sopra le nostre teste nel lunapark affollato, riflettendosi sulle sue lenti squadrate.
“Mi piace stare a testa in giù, ma belle. Da quella prospettiva il mondo è migliore.” replica lui con un sorrisetto.
No sense…cosa potevo aspettarmi?
Sbuffo e scarico Raph su una panchina, riprendendo fiato.
“Vieni a fare un giro con me o no?” domanda Linds, accennando con l’indice alla monorotaia sulle nostre teste.
“Come riesci a non vomitare quell’enorme hamburger che ti sei mangiato per cena rimarrà un mistero per me, Linds…” faccio scuotendo il capo.
“Ma belle, io ho uno stomaco di ferro e poi a quest’ora c’ho di nuovo fame!” si lamenta lui, strofinandosi lo stomaco con una mano. Riesco a sentire distintamente il borbottio che proviene da lì “Senti che roba?!”
“Andiamo và…ci aspetti qui Raph? Torniamo tra un attimo!”
Il biondo cagnone annuisce e ci fa ciao, il suo fisico da giocatore di basket prende tutta la panchina.
“Lo sapevo che non vedevi l’ora di passare del tempo tête-à-tête con me! Vieni qui, fatti dare un bacino Michelle!” punta in fuori le labbra e devo spingerlo via perché non metta in atto i suoi sadici intenti. E non è nemmeno ubriaco…se lo fosse sarebbe più divertente.
“Smettila topo, facciamo un giro su quella benedetta giostra e poi tiriamo il fiato, okay?”
“Sbaglio o sento una leggera tensione nel tuo tono di voce?”
“È stata una giornata lunga, Linds…a proposito, quella montagna russa è veramente da infarto non eri tu quello a cui non piacevano le grandi altezze?” gli chiedo preoccupata “Non è che ti verrà una crisi di panico?”
“No, tranquilla. Sono uno strenuo difensore delle terapie d’impatto.” fa con un sorriso.
“Cosa…?” perché l’idea mi piace sempre meno?
“Le terapie d’impatto, Michelle. Quando un paziente viene sottoposto di forza alle sue paure e se ne libera una volta per tutte.” sorride debolmente.
“No! È fuori discussione, Linds!” mi paro davanti a lui che adesso ghigna quasi diabolico “Te lo puoi scordare!”
“Non capiterà niente, ma belle. Saremo imbragati come dei salami, dai.”
“Linds-”
Mi tiene il volto fra le mani con un’espressione che non gli ho mai visto prima. I suoi palmi sono asciutti e caldi.
“Non insistere, per favore. Sono adulto e vaccinato e ce la posso fare benissimo se mi tieni la mano, ok?”
Se gli tengo la mano? Ho sentito bene?
Sta aspettando una risposta che non arriva e sorride soddisfatto, afferrandomi per un polso e ricominciando a camminare diretto all’imbarco dei vagoncini.
“Chi ti dice che anch’io non abbia il terrore?” domando d’istinto, osservando la punta massima e la discesa vertiginosa.
Chiariamo, non ho mai avuto paura delle grandi altezze…ma certo mi verrà la strizza quando arriveremo lassù…
“Nahhh…tu sei una dura, Michelle. Audace e robusta. Se un treno ti venisse addosso non ti farebbe neanche un graffio.” strizza l’occhio e mi fa passare davanti a lui mentre la coda va avanti per il prossimo giro “Prima le signore…”
Quando viene il nostro turno saliamo sui primi due posti della fila di vagoncini, uno accanto all’altro e veniamo imbragati dagli addetti, Linds si è sfilato gli occhiali e li ha lasciati in custodia al bancone.
Siamo pronti ed in attesa che ci spediscano avanti a velocità. Linds intrufola la sua mano fra la mia, afferrandola con delicatezza.
“Non stavi scherzando…” non riesco a trattenermi dal dire, sorpresa.
“Rimarresti allibita su quante cose sono serio, ma belle.” commenta, portandosi la mia mano alla bocca con un sorriso mesto “Oh guarda…ci stiamo muovendo finalmente.”
Il vagone sta avanzando, e voglio credere di avere la faccia a fuoco per l’adrenalina non per le sue labbra ancora posate sulle mie nocche. Michelle ma ti pare il momento di fare la scolaretta?! Ripigliati!
La velocità aumenta, facciamo una curva radente, il rettilineo, lo slalom e poi iniziamo la salita, i meccanismi sotto il vagoncino che suonano come dei sonagli ogni volta che i ganci della cremagliera si incastrano e ci portano a poco a poco sempre più in alto.
No, questa non è stata una buona idea…topo se sei ancora vivo al fondo di questa corsa me la paghi, altro che ju-jitsu!
La scalata si fa sempre più lenta e quando siamo arrivati in cima siamo quasi fermi per trenta lunghissimi secondi, giusto il tempo che mi serve per dare un’occhiata a cosa ci aspetta: dopo la discesa a picco c’e un tunnel, tre giri della morte uno dietro l’altro, uno slalom parallelo al suolo, un’altra sezione di salite e discese, un altro giro della morte strettissimo, una spirale ed il ritorno. La mia vena analitica non se ne va mai…chissà come se la cava Linds…
Mi giro verso il topo.
È verde, con gli occhi puntati in basso. Un sottile velo di sudore sopra il labbro.
“Non guardare giù!” lo riprendo, stringendo saldamente la sua mano “Mi hai sentito?!”
Inghiotte la saliva, ma non riesce a staccare gli occhi dalla terra, quattrocento piedi più sotto.
“Linds!”
Il vagoncino – fermo fino a quel momento – avanza di venti, quaranta centimetri.
Si ferma di colpo come da copione, provocando una serie di urletti.
Dov’è il freno d’emergenza su questo catorcio?!
Riesco a liberare le dita dalla sua mano enorme e sbatto quasi con violenza il palmo sotto il suo mento, forzandolo in alto.
“Collabora topo! Guarda in su!” digrigno i denti “O perlomeno guarda me!”
La posizione innaturale fa protestare i miei muscoli, sotto la pelle della sua mascella sento il battito cardiaco impazzito. Non un’altra volta, santa maria!
Il vagoncino dà un’altro scarto, provocando tutta una serie di versi dietro di noi.
“Michelle…” mormora pianissimo, se non avessi letto la parola dalle sue labbra non l’avrei capito.
“Cosa?!”
“La mano, ti supplico.”
Il vagoncino si sta inclinando progressivamente mentre i freni servo controllati slittano e lasciano andare la presa.
“Topo.” cerco le sue dita e le trovo, stringendole forte e sperando di suonare rassicurante “Ascoltami…prendi un respiro di quelli grossi e rilassati, vedrai che arriviamo al fondo e non te ne accorgerai nemmeno!”
Mezzo secondo dopo siamo in caduta libera, l’aria che mi fischia nelle orecchie ed i capelli che si comportano come delle fruste sulle mie tempie. La cravatta di Linds ondeggia come una bandierina.
Le ruote fanno scintille e con il momento che abbiamo guadagnato nella folle corsa andiamo a propulsione sul primo ed il secondo giro della morte, riesco a sentire lo scatto dei motori quando le ruote fanno presa metallo contro metallo e ci spingono in avanti sul terzo aumentando la velocità e macinando il percorso.
Tempo quattro minuti dopo ci hanno già sbragato e camminiamo verso l’uscita, ho recuperato i suoi occhiali dagli addetti e lo guardo con molta attenzione mentre cammina.
Sfumatura verde pisello che tende leggermente al verde fagiolino, mi sa che è solo questione di tempo prima di vederlo affondare la faccia dentro una siepe e vomitare l’anima.
“Che figata pazzesca…hehehe…” ridacchia, sfregandosi gli occhi “Ma belle, ci risaliamo?”
“Non nel prossimo futuro.”
“Lo sapevo che ti saresti cagata sotto.” commenta cattivo.
“Linds, siediti un attimo.” dico, facendo orecchie di mercante ed adocchiando la panchina più vicina.
“No, voglio risalirci.” fa per tornare verso l’entrata della giostra ma il movimento è stato troppo veloce e sbanda.
Riesco ad agganciarlo prima che cada a terra come un sacco di patate, sbuffo “Certo che sei un rompipalle e di quelli pesanti, pure…”
Inizio a trascinarlo con una certa difficoltà fino alla panchina più vicina.
Scaricato senza tanti complimenti vado in cerca di una fontanella e inumidisco un fazzoletto. Nel viaggio di ritorno mi imbatto in una macchinetta di dolciumi ed adocchio un chupa-chupa.
Quando ritorno al capezzale gli appoggio il fazzoletto in fronte e mi siedo al suo fianco sul bordo della panca.
Linds apre un occhio petrolio nella mia direzione “Ciao, donna temeraria.”
“Che fine ha fatto la tua terapia d’impatto, Linds?” faccio tagliente, pronta a colpirlo se mi da la risposta sbagliata. Anch’io credo negli impatti…quelli che fanno rinsavire!
“Non sarei salito fin lassù senza di te, ma belle.” mormora, distogliendo lo sguardo.
“Non tirarmi in mezzo alle tue geniali decisioni.” replico dura.
“Mi correggo: non sarei voluto salire con nessun’altra fin lassù.” non mi guarda ma il suo sorrisetto è capace di mandarmi in bestia.
“Linds…la vita non è un videogame. Non è una giostra. Non è una soluzione alcaloica. Non è un cuoricino compreso in una fila di altri tre cuoricini alla super Mario Bros. È da ieri sera che sei completamente fuori controllo e credimi di norma sei divertente ma adesso sono molto lontana dal ridere.” dico con voce piatta, finalmente rilasciando tutto quello che penso sul serio “Non vuoi essere aiutato? Va bene. Allora impara a controbilanciare questa tua voglia di rischio con qualcosa per cui vale la pena.”
Li ha aperti tutti e due gli occhi e mi guarda, trapassandomi da parte a parte.
“Ramanzina perfetta.” commenta malinconico “Michelle…mi piacerebbe vederti nei miei panni, non dureresti tre minuti.”
si alza a sedere, riavviandosi i capelli e notando il lecca-lecca “Dimmi che quello è per il tuo povero topolino…”
“Ci sto pensando…” faccio con un gocciolone mentre la salivazione di Linds aumenta “…non so se te lo meriti.”
Ghigna.
Scavalca.
Mi abbraccia in modo che sia premuta di schiena contro di lui, le sue mani bianche che mi tengono ferma.
Adesso sono seduta in mezzo alle sue gambe.
“Michelle…guarda che se non riesco a convincerti con le buone…”
“Che succede?” domando distaccata. La vibrazione della sua risatina la sento fino dal petto, dove gli nasce.
“Finisce che uso le cattive…” sussurra, direttamente nel mio orecchio. La nota bassa della sua voce dovrebbe essere considerata illegale, credete a me. “Ho la netta sensazione che ti piacerebbero anche…”
La punta del suo naso sta seguendo la linea di attaccatura dei miei capelli con una lentezza calcolata.
La mano sul mio stomaco ha iniziato a massaggiarmi gli addominali con movimenti appena accennati, invisibili all’occhio nudo ma provocando abbastanza pressione da farmeli sentire dove gli interessa.
Sta facendo sul serio questa volta, niente giochini. Michelle fagli vedere di che pasta sei fatta…
Con calma assoluta - le ore passate a pulire pavimenti di legno ed a meditare servono anche a temprare la volontà di ferro checché ne dicano - scarto il chupa-chupa con attenzione da monaco certosino e me lo ficco in bocca, succhiandolo soddisfatta.
Quelli vaniglia e cioccolato sono sempre i più buoni…non c’è storia!
Non ho bisogno di vedere la faccia di Linds per sapere che sta sorridendo.
“Ma belle…sei impossibile.” detto questo, abbassa di un paio di centimetri la mano per massaggiare sotto l’ombelico e questa volta ci mette più energia di prima “Ma non cantar vittoria troppo presto, tesoro.”
Oh…
In condizioni normali ovvero, se non fossi a digiuno di sesso da più di tre mesi, potrei anche dire di non provare niente.
Ahem…inspira, espira, inspira, espira.
Mordo sul chupa-chupa e quasi subito sento un distinto crack.
Linds ridacchia poi fa “Tsk-tsk Michelle…sei un pessimo esempio di autocontrollo, davvero.”
Parla quello che stava per sputare l’anima su una montagna russa!
Intanto l’atmosfera sta iniziando a caricarsi almeno dalla mia parte…
Ci credete che sto pensando con cura maniacale a cosa mettere in lavatrice domani? No? Oh beh…la maglietta a righine verdi ed azzurre e gli slip di Snoopy sicuro, son le mie preferite!
“Hey!” Raph torna dal mondo dimenticato proprio in tempo per salvarmi, qualcuno lassù mi ama e spero che non sia la nonna, sarei estremamente imbarazzata se avesse visto questa scena.
“Ho interrotto qualcosa?” fa il san bernardo, notando la situazione equivoca.
Linds rilascia uno sbuffo “No Raph…ma belle ha avuto qualche problema a recuperare la calma dopo la giostra e ci siamo fermati qui. Calo di zuccheri sai…”
Topo bugiardo…
“Ah…” Raph mi lancia un’occhiata e sorride per incoraggiarmi “Ragazzi sono quasi le dieci di sera...è meglio che guadagniamo l’uscita e ci rimettiamo in strada.”
“Giusto Raph…” sospira Linds “Inizia ad andare noi ti raggiungiamo tra un attimo.”
Se hai dei dubbi non li mostra, annuisce e ci lancia un’ultima occhiata prima di allontanarsi.
“Sei proprio fortunata, ma belle.” mormora Linds, appena il san bernardo è troppo lontano per ascoltare “Stavolta avevo tutte le intenzioni di finire quello che avevo iniziato.”
“Che peccato!” replico, in effetti…
“Mi hai tolto le parole di bocca…ladra di lecca-lecca.”
Con questo mi lascia un bacio sul collo e toglie le mani, allo stesso tempo il mood si dissolve in una bolla di sapone.
Mi alzo subito, cercando di mettere distanza mentre Linds mi osserva divertito.
Infilo la mano nella tracolla, recuperando i suoi occhiali e lanciandoglieli. Li afferra.
“Sbrigati topo, domani pomeriggio ho il turno al lavoro e devo recuperare anche le ore di sonno perse ieri o finisce che farò solo dei danni.” esclamo, tirando su la zip della felpa e ficcando le mani in tasca. Non fa esattamente caldo ormai.
“Agli ordini…” si puntella sulle ginocchia, tirandosi in piedi “Mi devi sempre quel favore grosso però…”
Gli lancio un’occhiata alla sì-nei-tuoi-sogni.
Mi raggiunge e mi posa un braccio dietro le spalle.
“…ed aggiungici pure un lecca-lecca!” completa con un sorrisetto.

Abbiamo fatto il pieno alla prima stazione di servizio, condividendo la pompa della benzina con una banda di afroamericani dalle evidenti radici gangsta.
Lo sapete com’è…macchinone inutile dai colori sgargianti con serigrafia di fiamme e donnina nuda. Cerchi in lega cromata. Quattro chili di catene d’oro finto al collo, rayban scuri come la notte sul naso ed orecchini di diamanti zirconi.
Beh…siamo a LA non per niente, la Saturday Night Fever versione costa ovest rimasterizzata in una parola. Chissà se vedono dove vanno con quegli occhiali.
Assieme ai rapper che fanno tanto i figheiri ci sono anche tre ragazze tirate a lucido come delle scocche che mostrano di essere molto accaldate, almeno dall’abbigliamento.
Linds fa finta di niente, la camicia spiegazzata ancora infilata per miracolo nei pantaloni e la cravatta in uno stato pietoso. Una mano molle sulla pistola del carburante e l’altra affondata nella tasca mentre aspetta che la pompa finisca di tirare il carburante con un sottile sorrisetto.
Che bastardo…quei poveretti si stanno mangiando la Ferrari con gli occhi.
Raph è entrato nel diner annesso per acquistare due bicchieri di caffè per se e Linds mentre io sono incastrata nel sedile posteriore. I finestrini sono abbassati e sento distintamente lo scadente rap a volume altissimo che filtra dall’impianto stereo, non lo sopporto!
Mi viene voglia di far partire l’i-pod del topo, ancora agganciato al sistema ma mi trattengo.
La porta a vetri del diner si apre e ne esce Raph con il suo bottino di caffeina.
“Fatto il pieno, Pal?” domanda il biondo.
“Quasi.” risponde Linds, facendo un cenno con la testa “Mettiti comodo. Un attimo e partiamo.”
Il topo è fedele alle sue parole. Sgancia con un scatto secco la pistola e la rimette al suo posto, chiude il serbatoio recuperando le chiavi e sfila duecento dollari dal portafoglio, infilandoli nel taschino del vecchio benzinaio seduto su una sedia pieghevole che guarda con occhio di falco le operazioni e si fuma quello che all’inizio doveva essere un grosso havana.
“Tienti pure il resto.” fa Linds con noncuranza, aprendo la portiera ed infilandosi in macchina.
Infilando la chiave nell’accensione e girando, accendendo il motore con un ringhio superfluo, di molto superiore in decibel alla musica.
I nostri sguardi si incontrano, abbiamo un ghigno identico in faccia, la sua mano appoggiata al freno a mano tirato con noncuranza. Se non lo conoscessi direi che lo sta facendo apposta…vai così, topo, e butta su Another one bites the dust! Fagli vedere che cos’è la classe!
“Linds…potresti smettere di fare l’idiota un attimo?” domanda Raph, con sulle ginocchia il portatile aperto.
“Chiedilo a Michelle e lei che decide…” risponde, alzando i finestrini.
“Smettila di fare l’idiota o ci lasciamo le gomme.” replico con una risatina.
“Okay…but you’re no fun, ma belle…”
Sgancia il freno e schiaccia con gentilezza l’acceleratore e la Ferrari scivola via lentamente, percorrendo il piazzale al rallentatore. Mentre aspetta di poter mettersi in carreggiata afferra il caffè e ne beve un sorso, occupato a cercare qualcosa sul suo i-pod. Tre minuti dopo sembra soddisfatto ed una melodia appena accennata vibra dallo stereo, sembra classica ma non posso puntarci il dito talmente è bassa.
Segnala ed entra sull’Interstate con il muso rivolto verso casa.
“Qual è il problema Raph?” domanda il topo, guardando lo schermo del portatile.
“Il meteo…sembra che stia venendo giù il diluvio universale a SF. Dice che il traffico da Modesto in su è praticamente fermo.”
“Vedrai che per quando arriviamo migliorerà…” fa Linds, accelerando senza fare il pazzo “Non abbiamo fretta, possiamo anche metterci due ore in più.”
Incredibilmente il topo non guida veloce quanto all’andata – voglio dire – sta sempre sopra i limiti ma non di molto.
I fari lunghi della Ferrari tagliano il buio della notte che si fa sempre più fitto con il passare delle ore.
Raph lavora un po’ con il computer poi spegne e lo passa dietro, lo infilo nella borsa di Linds.
Appoggio la mia borsa sopra quella di Linds e mi sdraio, appisolandomi appena.
Avrò dormito sì e no tre ore ieri notte…
L’abitacolo buio ed il movimento appena percettibile della vettura mi porta ad addormentarmi.
Il tempo passa, non sono certa di quanto…ma un paio d’ore sicuramente.
Ho dei momenti di sonno e veglia a causa della posizione scomoda che sono costretta a mantenere.

“Sì è addormentata?”
Sento un fruscio poi Raph risponde “Sembra di sì. Poverina, ci hai fatto un bello scherzo ieri, Linds.”
“Nah…lo sai come sono…”

La pioggia batte contro il tettuccio ed i vetri dell’auto ritmicamente.
“Linds…”
“Mmm?”
“Non sono affari miei, ma non farle del male. La piccola non se lo merita.”
“No, non sono affari tuoi Raph. Comunque non la obbligherò a fare niente che non vuole.”

La pioggia è aumentata di parecchio.
“Domani prenditi il giorno libero, Raph. Ho bisogno di lavorare da solo ed allineare le mie priorità. Ti faccio sapere con una telefonata.”
“Okay…buonanotte.”

Qualcosa mi punzecchia sulla spalla e mi rannicchio come un riccio per evitarlo.
“Hey bella addormentata, guarda che siamo arrivati a fine corsa!” fa Linds.
“Ho sonno…”
“Anch’io, ma belle…siamo sotto casa tua.” sorride, ha delle borse sotto gli occhi “Sono le tre del mattino, ti dispiace se crashio da te? Sono troppo stanco per tornare a casa.”
Topo, non farmi spiegoni che intanto non ti seguo.
“Prendo questo silenzio come un sì, allora.” fa dopo un po’.
Ho un vago ricordo di come ci sono arrivata sul letto, Linds si sta sganciando la cintura e la lascia cadere a terra.
Deve avermi portato su per le scale in braccio per l’ennesima volta…sta diventando un rituale.
Sfila del tutto la camicia dai pantaloni e si infila così nel mio letto, nota che sono sveglia prima di spegnere la lampada.
“Dormi, ma belle. Fai tanti bei sogni.” mormora.
Sì…li farò, appena mi libero dei jeans e del reggiseno, topo. Mi stupisce che tu non ci abbia pensato prima!
Sbuffo e mi alzo, tirando da sotto il cuscino la maglietta enorme di Minnie e gli shorts che uso per dormire e mi allontano.
“Sogni o sei desta?” fa il topo sarcastico.
“Vado in bagno…” faccio una linguaccia al buio.
Cinque minuti dopo torno, si è allargato sul materasso come una medusa arenata sulla spiaggia, sembra addormentato ma appena mi siedo sul letto torna in vita e mi afferra, schiacciandomi contro di se.
“Devo regalarti un orsacchiotto, Linds? Soffri a dormire solo di notte?” faccio ironica “Ahia!
Mi ha pizzicato la gamba.
“Mi piace questo pigiamino, sai?” mugugna assonnato con il tono di un bambino.
Mi viene da sorridere e non so nemmeno bene il perché.
“Dormi topo…è stata una giornata lunga…”
Non risponde, strofina solo il capo sui miei capelli.
Mi accomodo meglio sul suo costato e chiudo gli occhi, sotto le mie dita il suo cuore batte il ritmo calmo e sicuro di una ninnananna.
Il cotone morbido della sua camicia profuma di Linds e – contro tutte le mie certezze – il suo odore ed il calore del suo corpo mi tranquillizzano.

Dorme saporitamente con la testa poggiata sulla mia spalla, rilassato ed incredibilmente tagliato per la parte della coperta umana. Che caldo ragazzi…mi sembra di essere alle Maldive…uff!
È la terza volta che condividiamo un giaciglio io ed il topo nel giro di queste due settimane e nonostante il suo fare sconsiderato, le sue perversioni ed la sua mania della privacy…
Linds sbuffa attraverso il naso e si nasconde nel cuscino, sul viso un’espressione rilassata.
Non sembra nemmeno lo stesso a vederlo così.
Il topo raramente dimostra di essere umano, almeno così lascia intendere all’osservatore esterno.
L’unico esempio che mi viene in mente è quello di una scatola ermetica.
Piuttosto che farti capire i suoi sentimenti o le sue idee a proposito di qualcosa ridacchia, fa la battutina di rito o si atteggia. È un comportamento pericoloso…il tenersi tutto dentro.
Snodare il suo comportamento da psicotico significa cadere e non ci sono materassi al fondo di quello scivolo.
In una frase: sono assolutamente fottuta e lo so, e mi farò del male e capiterà un casino ed alla fine dei conti me ne sbatterò altamente perché sono masochista e lo voglio aiutare!
Tutta colpa del pazzo che mi dorme accanto, maledizione!

Una delle sue mani ossute e bianche è posata pacificamente accanto alla mia tempia sul cuscino, riesce ancora a stupirmi la sua grandezza anche se non è per niente sproporzionata con il resto del suo corpo. Per il resto mi ricorda comunque un ragno…
Eppure non è il tipo di persona capace di starsene buono e quieto in un angolo della stanza, gli piace attirare l’attenzione su di se quando vuole fare la parte dello scienziato pazzo ma cool.
E qui lo dichiaro, sono abituata a vederlo deciso e perfettamente a suo agio con se stesso.
La sera che gli ho fatto da babysitter per colpa del suo stupido hobby malsano ero completamente in preda al panico.
Può far finta di niente quanto vuole ma il drogarsi e dire ‘Non stare in ansia per me che intanto non serve.’ non funziona quel granché.
Soprattutto quando poi lui stesso si presta a fare da spalla per superare una situazione poco piacevole quanto quella del vagabondo.
Un ciuffo arruffato di capelli biondi gli cade sulla fronte e con due dita glielo rimetto dietro all’orecchio.
Ne sono certa, ormai. Ci devono essere cose, situazioni e persone del suo passato che - per quanto sia deciso a dimenticare ed a vivere nel presente – non può debellare. O magari la soluzione è che è schizofrenico, paranoico, tossicomane, affetto da doppia o tripla personalità ed il suo cervello non è mai stato tanto normale fin dalla nascita!
Okay, comunque vada la definizione di pazzo non gli dona.
La sua non è follia nel vero senso del termine, credo che sia più insofferenza verso se stesso che sull’ambiente o le persone che lo circondano. Credo che anche Raph lo pensi, da come mi ha fatto capire che la mia relazione con il topo è qualcosa di assolutamente unico ed irripetibile nel mondo di Linds-sto-bene-così-Lagden.
Sì perché c’è un rapporto – ormai sarebbe inutile negarlo, lo noterebbe anche un bambino – e và al di là della semplice amicizia.
Mi preoccupo per lui quasi senza rendermene conto, mi dà l’impressione di essere una persona meno sociale di me ed abituata a farsi largo da solo ma non si può sempre contare su se stessi…non quando si ha il brutto vizio di intossicarsi a random.
Si muove appena dalla sua posizione ed arriccia il naso, poi apre gli occhi a fessura dalla mia parte.
“Lo sapevo che era troppo morbido per essere un cuscino, mhhh…ma ciao Michelle ma belle!!!” punteggia le ultime quattro parole, solleticandomi senza pietà nel fianchi da vero bastardo di primo mattino.
Salto su mentre cerco di proteggermi dal suo onslaught, ma non riesco a fermarlo e mi ritrovo ad ululare dal ridere e torcermi fra le coperte.
“Basta! Smettila!!!”
“Solo se ti dichiari sconfitta, tesoro…” fa diabolico, continuando la sua tortura.
“No!”
“Allora soccombi.” triplica i suoi sforzi ed in dieci minuti ho perso qualsiasi nozione intelligente talmente rido, lacrime mi scendono dagli angoli degli occhi.
Linds ha smesso e mi guarda sdraiato comodamente in mezzo alle mie gambe con un sorrisetto mentre riprendo fiato.
“Tu sei un bambino poco cresciuto, ne sei al corrente?”
“Mi piace giocare con te, mi diverte…” replica, mostrandomi i denti “Comunque è vero quello che ho detto prima, come materasso sei un portento!”
Sfilo uno dei guanciali da sotto la mia testa e glielo tiro in piena faccia.
“Chi sarebbe il bambino?!” fa con il muso lungo ed un sorrisino.
“Tu…!”
“Ah…dai ma belle morbidosa vieni qui che ho voglia di coccole.”
“Che hai sognato ieri notte da farti parlare così?”
“Ho sognato te e ti dirò, senza veli sei uno spettacolo!”
Roteo gli occhi. Povera me…qui ci vuole una pazienza da bonzo per sopportarlo!
“Tesoro…ti dispiace se uso la tua doccia prima di andare a lavorare?”
“Tu-tut…notizia del giorno: è domenica.” faccio con le sopracciglia alzate.
“Ciuciuf-ciuciuf…me ne sbatto di che giorno è, baby!” ha allineato il suo volto al mio con un sorriso appena accennato.
“Allora fai pure.” rispondo alla sua domanda di prima, gli appoggio una mano sulla guancia strofinando curiosa.
La luce del mattino batte di striscio sulla sua mascella, illuminando la sua barba di un giorno.
Ma quindi…
“Pensavo fossi un biondo platino tinto…” faccio stupita, controllando anche la rada peluria che si intravede dalla camicia sbottonata che è ormai solo più buona per la lavanderia.
“Vuoi dare un’occhiata anche più in basso all’attrezzatura o sei abbastanza convinta?”
“No grazie.”
Ridacchia “Che peccato…ma prima o poi ci riuscirò a farti capitolare, è solo questione di tempo.”
“Continua pure a sognare!”
“Fai la doccia con me?”
“Nope.”
“Paura dell’arnese sconosciuto, eh?”
Gli pizzico la guancia per rappresaglia. Linds si mette a sedere, stiracchiandosi poi si volta con un’espressione speranzosa.
“Non è che mi prepareresti la colazione, ma belle?”
“’Kay, cosa preferisci?”
“Frittelle e sciroppo, tripla porzione.”
Bleah…quando si dice una cosina leggera giusto per arrivare a pranzo!
“Vediamo se ho gli ingredienti.”
“Grazie!!!” si china di nuovo in tempo per lasciarmi un buffetto sulla fronte che non riesco ad evitare e si rialza saltellante come una cavalletta drogata. Che metafora…chissà perché è azzeccata!!!
Mentre fruga in un borsone accanto al letto, mi alzo scrocchiando le spalle ed avviandomi al cucinino.
Linds si è accodato dietro di me nello stretto corridoio e…Paf!
Una delle sue mani giganti impatta con il mio didietro lasciandomi irrigidita e sorpresa.
“Sbrigati donna, che ho fame!!!” esclama mentre volto la testa e gli mando uno sguardo che avrebbe potuto ucciderlo mentre si ritira velocemente in bagno, chiudendosi dentro, ovviamente per non subire le ripercussioni.
“Porco!” faccio attraverso la porta, trattenendomi dal buttare giù l’uscio con un calcio ben piazzato. Non ho voglia di pagare i danni io!
“L’hai già detto!!! Cerca qualche altro nomaccio che mi diventi noiosa, ma belle!”
“Sei un topastro inutile e dannoso, per non parlare delle tue ossessioni insane ecco!” Oh mamma…adesso ci manca solo più che pesto i piedi come una mocciosa dell’asilo. Certo che Linds tira fuori il meglio di me!
“Sbrigati con quelle frittelle, donna frustrata!” mi arriva come risposta “O se no preparati ad una sculacciata sul serio!”
Gonfio le guance. Lo odio…eccome se lo odio. Bah…andiamo a preparare il caffè, va!
Un quarto d’ora dopo ho appena finito di impastare le frittelle con vigore furioso e sto versando la prima nella padella che sento il telefono suonare.
Non posso smettere quindi lascio che suoni mentre inizio a girare la frittella con la spatola cercando di non distruggerla.
Mia prima frittella!!!
Il telefono smette di suonare di colpo ma non ci faccio caso mentre continuo il procedimento finché ho due piatti fumanti e pronti.
Ma dove si è cacciato quell’elemento maschile primitivo?
Spengo il gas, appoggio due piatti al contrario sulle stoviglie e poso la padella sul davanzale perché si raffreddi poi metto fuori la testa in mezzo la tenda di perline.
Sento una voce soffocata dal corridoio e la seguo incuriosita…o mio dio, sta parlando da solo, dimmi che non si è fatto con il mio deodorante!!!
Arrivo fino alla porta del bagno, ora aperta e lo vedo appoggiato al davanzale bello fresco e profumato di doccia, vestito casual e con il mio telefono in mano e una faccia divertita se non entusiasta.
“Ma davvero?! Sul serio la chiama buñuelo?! Guarda guarda che coincidenza!” dice interessato.
Aspetta un attimo…
“Posso chiamarla Ines, signora? Davvero non le dispiace?”
AHHHHHHHHH!!! No! Pietà!
Spicco uno scatto olimpionico nel disperato tentativo di recuperare il cellulare ma Linds mi precede, tenendomi a distanza di sicurezza con un sorrisetto. Grrr, topo bastardo!!!
“Ma no signora…sua figlia è un tesoro, davvero. Mi vizia con i suoi manicaretti ed ha la testa a postissimo!” fa con tono gentile “Pensi che mi ha offerto la colazione!”
Smetto di divincolarmi e lo fisso incredula…sta-sta dicendo sul serio?!
“Andiamo d’amore e d’accordo, davvero! Ma lei mamma Ines è una vera per-fe-zio-ne, sì.” adula il topo con un ghignetto.
Flirta con mia madre? Ha perso il cervello?! Vuole farmi diventare scema a forza di sopportare lunghe-telefonate-da-sole-donne?
“Mi scusi ma la devo lasciare sa…buñuelo mi ucciderà se faccio diventare fredde le frittelle. Ma certo che gliela saluto, stia tranquilla! Per i nietos gliene parlo subito, ci tentiamo e poi le facciamo sapere come è andata!!! Hasta la vista, señora!” e riattacca con un sorriso da stronzo patentato con lode.
Lo fisso crucciata, la mia irritazione sta salendo a livelli extra-galattici - ma che dico! – ultradimensionali!
“Michelle respira che tra un po’ ti scoppierà un capillare e ti uscirà il sangue a fiotti dal naso!” fa, inclinando la testa da un lato.
“Quanto sei alto e largo, topastro? No…per la bara, sai…” faccio con una crocetta sulla fronte, una di quelle grosse.
Ridacchia, si china arrivando al mio livello e preme le mie labbra con le sue senza alcun preavviso.
Uh-oh…questo non me lo aspettavo.
“Sono sei piedi e due pollici, e peso centosettantadue libbre. Ho fame, ma belle; è pronto?” mormora tenero, infilandomi in mano l’apparecchio.
Ha inalato sicuramente qualcosa…o sto ancora sognando e ce l’ho spalmato addosso come l’altra volta!
Rimango imbambolata a fissarlo mentre fiuta il profumino che arriva dalla cucina e si dà ai suoi istinti da segugio, sparendo dalla mia vista. Osservo il mio riflesso nello specchio per un istante che mi sembra un secolo.
Ma sono proprio io quella lì con gli occhi spalancati?!
“Ma belle!!! Muoviti che qui si fredda tutto e mi obblighi a far onore pure alla tua parte!” arriva il richiamo giocoso del topo.
Per tutte le benzaiten…sono fregata.
Immaginate un po’ il perché…

It's like pushing locked doors to get in your mind
I don't care what I find
It's like pushing locked doors to get in your mind
I don't know what I'll find
The Verve ~ One way to go

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ One way to go.

Le note di questo capitolo sono:
- Il Six Flags Magic Mountain come già detto prima è un'enorme parco divertimenti del tutto meccanico ed esclusivamente dedicato alle montagne russe nei pressi di Valencia-Santa Clarita, periferia Nord di Los Angeles. Questo parco è stato usato come set di parecchi film tra i quali Space cowboys diretto da Clint Eastwood ed anche di una puntata degli anni '90 di Beverly Hills 90210;
- tête-à-tête locuzione francese per indicare un incontro a due intimo ed a quattr'occhi...il genere di cosa che piacerebbe davvero tanto al topo LoL;
- La cremagliera è un sistema di trazione usato nei tratti a forte pendenza. Semplicemente costituito da un'ingranaggio a dentatura rettilinea che ingrana con una ruota dentata o - nel caso del rollercoaster - una fila di ganci che permettono in caso di guasto l'ancoraggio sicuro della giostra senza andare più avanti né indietro;
- Per la discesa del rollercoaster mi sono ispirata a quella del Full Throttle che sta per essere aperto proprio in questo parco divertimenti in primavera...sul serio non so cosa darei per farci un giro! O.O Potete guardare il ride in questo trailer! Il resto della corsa l'ho ripresa invece dalla Scream! un'altra montagna russa che si trova sempre al Six Flags di L.A., potete vedere un giro qui;
- Another One Bites The Dust è una canzone scritta da John Deacon, bassista dei Queen e rilasciata nell'album The Game nell'anno 1980, colonna sonora dei miei anni migliori d'infanzia LoL. Un frammento della traccia è stato usato recentemente in una scena di Iron Man II. Potete ascoltarla qui, e lasciatemelo dire Tony Stark, il mio fratellone ed Linds Lagden hanno buon gusto in fatto di musica. Anche se a pensarci bene il topo avrebbe scelto I'm in love with my car con Roger Taylor, me lo vedo ad infilarsi i guanti prima di mettersi al volante...okay qui sto divagando alla grande, Love&Peace nel mondo fratelli! xD;
- Sì...il topo ha proprio conversato con mamma Ines! Per una spiegazione dei termini spagnoli vi rimando al capitolo dove la simpatica mamma di Michelle ha fatto la sua prima comparsa ovvero il 5;
- Nelle mie bozze Linds è alto sei piedi e due pollici e pesa 172 libbre questo significa essere alti 1,88 metri e pesare 78 Kg per il sistema metrico internazionale. Michelle invece è alta 5 piedi e nove pollici (1,75 m) e pesa 132 libbre (60 Kg);
- Benzaiten è il nome giapponese dato alla dea indiana del fiume Sarasvati. Il culto di questa dea si diffuse fra il sesto e l'ottavo secolo in Giappone e nel pantheon buddista viene creduta in grado di fornire benefici a coloro che cercavano saggezza, eloquenza, longevità ed eliminazione della sofferenza. Tutela anche il matrimonio, la letteratura e la musica.

*Il pendolo dietro le mie spalle fa tic toc, la lancetta raggiunge la fine corsa ed inizia a suonare*
*Hermes ghigna alla satana*
Il countdown è iniziato!!!
Tra sei o sette capitoli (anche meno se i miei calcoli sono corretti) dovrete dire addio a Linds e Michelle...
Credetemi la cosa mi rattrista immensamente!
*Hermes tiene le dita incrociate dietro la schiena*
Non ho molto da dire su questo capitolo a parte il fatto che adesso Michelle è nella mia versione personale di checkmate, il suo futuro è praticamente deciso ora e non posso più cambiarlo.
Non dirò altro e se ci siete arrivati da soli a cosa intendo, buon per voi. LoL
Si ringrazia chi ha recensito lo scorso capitolo ovvero Perlin e Petitecherie. Vi auguro un buon weekend e mi raccomando fate tutto quello che vi sentite, né più né meno...la vita è anche questo! xD
Alla prossima!
Hermes

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Hermes