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Autore: katydragons    31/01/2013    1 recensioni
“Le prese la piccola mano callosa e sopirò positivamente. Ora era tutto finito. Avrebbero potuto vivere la loro vita per sempre. La sua bocca si curvò in una smorfia leggermente felice, sperando con tutto il suo cuore pieno di cicatrici che il suo primo sorriso dopo questo periodo infernale l’avesse vissuto con lei.”
Harry e Ginny.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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AN: Harry e Ginny, a parer mio, sono una delle coppie più belle nella saga di Harry Potter. E' da tantissimo che non vengo in questa sezione e oggi ho avuto una piccola idea riguardo ad esso. Quindi, mi sono incimentata su una delle coppie che preferisco. 
Grazie a tutti ragazzi!
Un bacione,
Marti




DISCLAIMER: Non possiedo la saga di Harry Potter, poichè fa tutto parte di quella mente geniale di J.K.Rowling
DISCLAIMER: Non possiedo manco il video, perchè è tutto di proprietà di
VampireGirl9705.


Questo è l’inizio
 

 
“Le prese la piccola mano callosa e sopirò positivamente. Ora era tutto finito. Avrebbero potuto vivere la loro vita per sempre. La sua bocca si curvò in una smorfia leggermente felice, sperando con tutto il suo cuore pieno di cicatrici che il suo primo sorriso dopo questo periodo infernale l’avesse vissuto con lei.” 
 
 
Tremava leggermente. Non ebbe nemmeno realizzato cosa stava succedendo che il suo corpo avvertì un leggero tremolio. Ancora con gli occhi verdi spalancati, Harry guardava come la figura di Voldemort spariva come migliaia di pezzettini nell’aria. Era reale? O stava sognando? Improvvisamente si sentì vuoto. C’era quasi abituato a tutte quelle imboscate, trappole, problemi che erano avvenuti nel corso di questi diciassette anni. Restò fisso a osservare la cenere che si dissolveva nell’atmosfera; gli occhi vuoti e quasi mancanti di felicità e amore, tuttavia pieni di tristezza e malinconia. Vedeva come la gente nei dintorni abbracciava sconsolata i propri figli, mariti o nipoti. Si era accorto di come le persone piangevano disperatamente, tentando di placare i loro forti singhiozzi strozzati e coprirsi il viso con le mani. Poi tra tutte gli uomini che si muovevano caoticamente da una parte all’altra del cortile del castello sconfortati c’era lui, Harry Potter, che non credeva minimamente in tutti questi anni a cosa fosse successo. Vedi, questo è a causa tua.Tutta, dal più piccolo graffio che si è fatta questa povera gente all’ultimo respiro. Era sgradevole sentire quella vocina simile a Lord Voldemort ancora in una sua parte della sua testolina, ma era impossibile lasciarla perdere.

Chiuse le mani in un pugno, tanto da far uscire il sangue dalla sua pelle pallida. Poi la vide. O meglio, loro. Ron e Hermione, cari amici sin dal suo primo anno a Hogwarts si tenevano per mano l’uno appoggiato con la testa sull’altro. Ora che si erano confessati non erano ancora felici. E questo? Per colpa sua. La famiglia Weasley era in uno stato indiscutibile. Uno dei peggiori tra tutti. Ognuno in quella famiglia osservava il corpo immobile del rosso, il quale, aveva una mano in quella del gemello. La signora Weasley singhiozzava sonoramente, avvolgendo un braccio protettivo attorno alle spalle del figlio maggiore, Bill. Egli a sua volta riposava sulla spalla profumata della moglie. Fleur era notevolmente cambiata in quei tempi: innanzitutto era riuscita a guadagnarsi la fiducia di ogni membro della famiglia, ma soprattutto aveva imparato che rossetti e vestiti non rendono un mondo migliore. Poi c’era Charlie; lo sguardo abbassato e ogni tanto qualche lacrima, e Percy, amarezza dipinta sul suo viso. Se solo non sarebbe stato così stupido… Quando la sua vista stanca giunse a George si accasciò al suolo. Era distrutto. Più di tutte quelle persone messe assieme. Più di diecimila parenti di tutte le vittime del mondo. A seguire, il suo sguardo divenne mollo. Davanti a sé, che fissava vuota il corpo del fratello, c’era Ginny Weasley. Sebbene fosse coperta di polvere, i capelli arruffati che andavano qua e là, gli occhi segnati da profonde occhiaie, le mani che tremavano mentre teneva calma la mano tozza della madre, era ancora bellissima. Solo ora notò che, a differenza di tutte queste persone nella sala, non piangeva. Ginny aveva imparato a essere forte, e non scoraggiarsi davanti a mille problemi inaffrontabili e intricati. Ma vedere la sua famiglia completamente infelice e cupa la depresse in modo incomprensibile. Harry lo sapeva. E questa era una delle cose che amava di lei. 

 
Ginny, tirando su col naso, alzò gli occhi addolorati color cioccolato. Non fu manco a metà strada che si sentì fissata con estrema cautela, quasi dolcezza. Conosceva quello sguardo. Solo che non aveva il coraggio di affrontarlo. In mezzo a tutte quelle persone disperate, aggrovigliate, strette stava il Prescelto, completamente solo, immobile a fissare cosa aveva causato. Avrebbe voluto con tutto il suo cuore correre fra le sue forti braccia e consolarlo. Baciarlo, fargli sentire che lei era lì per lui. E allora perché c’era quel peso inconfondibile in fondo al petto che le impediva di muoversi? Improvvisamente notò che non sarebbe stato giusto lasciare la sua famiglia, immersa nel dolore più profondo. Molly incontrò il suo sguardo a metà tra il corpo del fratello adagiato al pavimento e la figura che fissava con le lacrime agli occhi il disastro che aveva creato. “Va da lui” le sussurrò in un orecchio. Ginny tremò, cogliendo lo sguardo quasi implorevole della madre, sperando con tutti il suo cuore spezzato che sarebbe corsa da lui. “E lasciare voi?” mormorò in modo da farsi sentire solo da lei. Molly cercò di sorridere, ma uscì fuori una smorfia acquosa, che invitava la figlia a lasciar perdere. “Ginny, preferisco che tu sia felice invece di vivere come un mortorio questa situazione”. La rossa fece finta di non sentire; non riusciva a sopportare la battuta sarcastica della madre in questa difficile situazione. Con un movimento fluido e veloce, senza farsi notare dai suoi fratelli e dal padre, che stava accanto al corpo del figlio defunto, con la faccia nascosta tra i palmi della mano, scivolò fuori dalla panca.

Harry alzò lo sguardo, sentendosi improvvisamente vivo. La figura slanciata di Ginny si stava dirigendo verso di lui; le mani giocando timidamente l’una con l’altra. Il polso cominciò a battere a velocità incostante, ma lui fece per ignorarlo. Quando Ginny gli fu davanti lasciò perdere la cassa toracica che minacciava di uscire fuori. 
Per un momento entrambi stettero in silenzio. Ancora tutti i flash gli ritornavano in mente, passavano da un episodio della sua vita a un altro. “Sono contento che tu stia bene..” aveva cominciato esitante Ginny. Non si sentì più forte come lo era stata una paio di mesi fa. Non percepiva più la battuta pronta che voleva uscire dalla sua gola. Invece, si sentiva ritornare piccola, proprio come vide Harry la prima volta. Quando sorrideva timida, le guance morbide colorite, gli occhi lucidi e emozionati, la pelle pallida che tremava alla sua vista. Quelle furono, per sfortuna della rossa, le emozioni che riprovò. “Già..” 
 
Era tutto quello che riusciva a dire? La sua mente ancora vagò degli istanti sui corpi immobili distesi al suolo. Vide con la coda dell’occhio, sopra la spalla esile di Ginny, la sua migliore amica aggrappata al braccio di Ronald. 
Non si era nemmeno accorto che stavano camminando via, lontano da tutti, distanti da quella tristezza infinita che evocava Hogwarts. In effetti, l’imponente edificio era divenuto avvilito, rovinato e malinconico. Mai avevano visto un Hogwarts così buia e tetra. Si voltò verso lei, la vide ancora più appassita e amara. Osservava il castello emettendo una smorfia di dolore, quasi come se stesse vomitando. Amarezza, amarezza pura c’era nelle sue interiora. Ancora il pensiero di aver perso il fratello le risalì sullo stomaco, prontissimo per uscire dalla bocca e spalmarsi per terra. Sebbene la tentazione di rimettere era forte Ginny la respinse coraggiosamente indietro. Harry lo notò infatti, come il suo viso pallido si contorceva dal dolore, ma prima che la ragazza potesse fare qualsiasi cosa, le venne dietro le spalle. Harry prese in mano i capelli setosi e lisci della rossa, piuttosto lunghi ma disordinati. Sentire come quei dolci capelli si adattavano perfettamente alle sue mani callose lo faceva risentire a casa. 
 
Ricordava ancora l’ultima volta che tenne i capelli della sua rossa tra le sue dita, il giorno del suo compleanno, quando tutto era ancora abbastanza perfetto; quando tutto doveva ancora avvenire. Spinse di lato le ciocche rosse e per non farla rimbalzare a terra la tenne strettamente la vita sottile da dietro. Improvvisamente Ginny scattò verso il terreno, portò il viso abbattuto tra i cespugli secchi e iniziò a rigurgitare. Nonostante la bruttissima situazione che stava vivendo non poteva fare a meno di ringraziare mentalmente il ragazzo corvino il quale, per niente disgustato dall’odore che emanava il rigetto, rimaneva immobile; la mano impugnata sul suo ventre piatto tenendola, mentre si abbassava. Per cercare ancora più sostengo Ginny posò le sue mani su quelle del ragazzo che, a loro volta, erano poggiati sulla su vita, pronti a sostenerla. Da quanto non sentiva le sue dita sulle proprie? 
 
I ricordi balzarono in mente, i suoi occhi si allargarono, come l’immagine di Fred passò davanti ai suoi occhi. Il momento, il triste lampo che passò tra le sue iridi nocciola fu come una pugnalata al cuore per lei. Con occhi umidi si rialzò, scuotendo le mani di Harry che la liberò. 
“Grazie..” mormorò la rossa asciugandosi la bocca con la manica squarciata. Il Prescelto non trovò il coraggio di risponderle, avrebbe voluto stringerla a sé, lasciare che i suoi desideri prendessero la consegna, ma qualcosa lo impediva di farlo. Come i suoi occhi trovarono il suo sguardo vagante, chiese a voce bassissima una piccola domanda 
“Che cosa succede?” Nel momento in cui la voce di velluto appartenente a Ginny giunse alle sue orecchie, i suoi occhi verdi scattarono verso lei. 
Cosa c’è? Odio tutta la tensione che c’è tra noi. Odio il fatto che niente ritornerà come prima. Odio cosa ho combinato. Adesso guarda tuo fratello. Guardali tutti. Sono distrutti, a causa mia. Guardati. Sei sfinita, sempre a causa mia. Odio il fatto di averti perso. Odio tutto. 
Avrebbe voluto urlare dentro il suo orecchio, ma non trovava le giuste parole. Non si sentiva abbastanza coraggioso da farlo, o magari era ancora scosso da tutti quegli avvenimenti. 
 
Così, emise solo tre semplici parole, in grado di far battere la cassa toracica della rossa in modo uniforme. “Mi sei mancata” 
Gli occhi nocciola si illuminarono immensamente, ma non trovò lo stesso il coraggio di sorridere. Era uno sforzo troppo enorme, seppur faceva sentir meglio. Con un piccolo gesto si avvicinò a lei, prese le sue mani nelle sue e pose piano le sue labbra su quelle morbide di lei. Tutto accadde velocemente, Ginny rivisse i momenti più dolci che ebbero passato insieme, dal loro primo bacio fino al compleanno di Harry. Le sue labbra erano proprio come ricordava, dolci, attente ma nello stesso tempo passionali. Non era uno di quelli che si dava con Dean, affamati, urgenti e disperati. Concentrato, vigile e passionale il loro bacio diventò più esigente. Era privo di lingue che scorazzavano tra loro in cerca di mangiarsi, le loro labbra non si muovevano come due animali imbizzarriti, ma era calmo, speranzoso che questo momento magico non finisse mai. 
 
Sembrava aver vinto una guerra, una guerra contro il più oscuro dei mali presente in tutto l’universo, peggio di Voldemort. Pareva un secondo che però non terminava, e più cercavano di staccarsi più si avvicinavano maggiormente. Si separarono; le labbra gonfie, che respiravano affannosamente. Finalmente, pensando che ora tutto sarebbe stato più semplice con la sua presenza vicino al suo fianco, Ginny Weasley trovò il coraggio di sorridere. Dopo settimane, o meglio mesi che non lo faceva, Harry fu costretto ad ammettere che la sua dolce curva sul suo viso diventava sempre più bello. 
Le prese la piccola mano callosa e sospirò positivamente. Ora era tutto finito. Avrebbero potuto vivere la loro vita per sempre. La sua bocca si arcuò in una smorfia leggermente felice, sperando con tutto il suo cuore pieno di cicatrici che il suo primo sorriso dopo questo periodo infernale l’avesse vissuto con lei. 
 
“Ricominciamo dall’inizio?” domandò Ginny ritrovando la sua voce squillante che era stata persa.
“Ricominciamo dall’inizio” affermò di risposta Harry, finalmente ritrovando la parola. Insieme, mano nella mano, si rincamminarono verso le rovine di Hogwarts il quale, a sua volta, stava riprendendo un colore più vivo e naturale. 
 
 
Nessuno mi ha detto che stavo per incontrarti;
Inaspettato, cosa hai fatto al mio cuore;
Quando ho perso la speranza tu eri lì per ricordarmi,
Questo è l’inizio.
  
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