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Autore: Road_sama    31/01/2013    5 recensioni
[Fanfic sospesa fino a che non mi tornerà l'ispirazione giusta. Chiedo scusa a tutti i lettori che aspettano un aggiornamento da un bel po' di mesi, ma ho troppe cose per la testa in questo periodo. Spero di riprendere in mano la fic presto.]
Questa è la prima long fic in questo fandom quindi fatemi sapere cosa mettere a posto!
I Perfect Maker sono una piccola band europea, arrivata in California da poco per fare una serie di concerti. Non sanno ancora cosa vuol dire essere delle star e non sanno nemmeno cosa possono diventare i Paparazzi per loro. Sarà proprio questa piccola avventura ad insegnarglielo e a cambiarli per sempre.
Buona Lettura!
/UsUk//GerIta//Spamano//Franada//PruHun//accenni AusHun/InghilterraxIrlanda/
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Ed eccomi con un nuovo capitolo! Devo dire che questo capitolo mi è sembrato abbastanza inutile ma, devo far conoscere i personaggi e questo genere di cose sono inevitabili u.u Spero vi piaccia lo stesso ;)
Buona Lettura ^^



VIDEOGAMES!
 
 


-Arthur! Chi era?- l’inglese ripose il cellulare in tasca e si diresse in salotto dove c’erano tutti gli altri.
-Era quello di ieri sera.- sghignazzò Arthur.
-Alla fine ha chiamato, eh?- sorrise Elizabeta maliziosa.
-Che ha detto?!- domandò Feliciano curioso.
-Bah, cosa volete che abbia detto? E’ troppo “hero” per ammettere la sconfitta. Però, sta sera andiamo al suo bar. Ha detto che è in centro si chiama Raven Bar...- disse l’inglese con noncuranza.
-E ci sarà anche il suo amico?- chiese ancora l’italiano.
-Quale?-
-Quel biondo che l’ha portato via!- Feliciano fece l’occhiolino.
-Ah, non lo so… non penso che uno come lui lavori con Alfred in un bar.- disse acido il biondo.
-Non mi ha ancora chiamato…- l’italiano si incupì.
-Beh, potrei ordinargli di invitare anche quello li…lui è il mio schiavetto in fondo!- disse fin troppo gentilmente Arthur. Feliciano lo osservò storto.
-No tranquillo non sto facendo un piacere a te, voglio solo umiliare lo yankee.- ghignò il gelido inglese.
-Sei peggio del mal di stomaco, Arthur!- gli gridò in contro Elizabeta. L’altro la fulminò con lo sguardo.
-Intanto io comando una persona! Tu invece?- La ragazza rimase per un po’ in silenzio e Arthur sorrise trionfante. Mattew sospirò: erano sempre alle solite!
-Io lavoro più sull’onestà.- sbuffò la ragazza.
-Vuoi dire che io non son- non riuscì a terminare la frase che qualcuno aprì la porta della casa. Tutti si zittirono poi, un Lovino con due occhiaie più grandi della faccia e bianco cadavere spuntò in salotto.
-Lovi! Che è successo?!- domandò Feliciano preoccupato.
-Ah, te lo dico io cos’è successo! Questo qui si è divertito per tutta la notte!- disse Arthur incrociando le braccia al petto. Si voltarono tutti verso l’ultimo arrivato in attesa di una risposta.
-E’ inutile che mi guardate così. Non è successo proprio niente.- un sorrisetto gli ricoprì la faccia.
-Quel sorriso direbbe il contrario.- lo apostrofò l’ungherese.
-Non posso più sorridere adesso?- sospirò l’italiano gettandosi sul divano vicino ad Arthur. L’inglese lo fissò da capo a piedi e si soffermò sul collo dove troneggiava una chiazza rossa.
-Ah! Guardate qui, chi ci ha dato dentro sta notte!- l’inglese indicò agli altri la macchia e Lovino diventò bordeaux. Il resto della band lo immobilizzò sul divano per scoprire eventuali segni della notte appena trascorsa. L’italiano si coprì con una mano il collo.
- Ok, ok lasciatemi in pace e io ve lo dirò!- gli altri lasciarono e Lovino si raddrizzò sbuffando.
-H-ho visto Antonio…- Gli altri rimasero senza parole.
-Antonio? Il tuo ex?- domandò Matthew improvvisamente interessato.
-Non è proprio il mio ex…-
-Ma se abbiamo lasciato l’Europa proprio per lui?!- disse Arthur sconvolto.
-Si ma…- Lovino cominciò a tormentarsi le mani.
-Da ieri sera…ho capito che non riuscirei a vivere senza di lui.- ammise l’italiano. All’interno della stanza tutti si addolcirono all’istante a parte uno: Arthur.
-Tsk, nessuno è indispensabile, Lovino.- concluse il biondo andando verso la finestra. In amore l’inglese aveva sofferto più di tutti loro, per questo si era chiuso così in se stesso.
-Non me ne frega niente se tu non hai trovato la persona di cui fidarti! Io l’ho trovata e me la terrò stretta.- il biondo non rispose poi, con passo veloce, uscì di casa.
 
 
-Antonio! Che fine avevi fatto?- chiese Alfred.
-Notte di fuoco.- sorrise il moro.
-Con quel Lovino?-
-Già, il mio Lovino!-
-Sai, non ti capisco proprio, come fai ad essere così attaccato ad una persona?- chiese l’americano quasi disgustato.
-Beh, es el amor! Vedrai, troverai anche te una persona che appena vedi ti riempie il cuore ti felicità.- Antonio sorrise sognante. Alfred lo guardò storto.
-Nah! Non fa per me! Hahahaha!-
-Ehi yankee, la tua risata si sente fino in Europa.- Alfred si voltò di scatto e quello che vide lo lasciò parecchio senza parole. Di fianco a lui c’era Arthur! Che ci faceva li? Era venuto a torturarlo?!
-Ma che bello rivederti Arthur!- disse Antonio sorridendo.
-Tsk, taci mangia pomodori.- ribatté acido l’inglese.
-Tu, schiavetto, portami in un pub!- sibilò il biondo all’americano.
-Beh, Antonio ci dobbiamo salutare il mio padroncino ha parlato.- il moro li fissò interrogativo ma, non osò fiatare.
 
-Come mai ti sei fatto vivo così presto? Non dovevi venire sta sera al bar?- chiese l’americano sorseggiando una coca cola.
-Taci. Le cose cambiano.- rispose Arthur tra un sorso di rum e l’altro.
-E’ successo qualcosa?- chiese Alfred vedendo l’espressione triste dell’altro.
-Mmh, niente che potrebbe interessare a te.- erano li da dieci minuti e si era già scolato una bottiglia di rum!
-Barista! Un’altra bottiglia di rum!- Alfred lo osservò finire anche la seconda bottiglia di rum cercando di capire cosa gli passasse per la testa a quel tipo così distaccato. Arthur stava per chiedere la terza bottiglia ma l’americano lo zittì.
-Ora basta.-
-Ehi, decido io quando è l’ora di smetterla! Barista…!-
-Smettila. Qualsiasi cosa ti sia successo bere non risolverà le cose.- Alfred lo fissò serio. Non sapeva perché si comportava così con lui ma, di sicuro non gli piaceva vedere le persone distruggersi da sole.
L’inglese si stupì della momentanea intelligenza dell’altro e si vergognò a morte per la figura che ci stava facendo. Si prese la testa tra le mani e cominciò a singhiozzare. Alfred rimase senza parole. Stava…piangendo? L’inglese freddo e insensibile stava…piangendo? Che specie di alieno era Arthur? Dopo qualche minuto che andava avanti così, l’americano, non sapeva che fare. Consolare la sua fonte di problemi oppure approfittare e scappare?
-Non credo che bere sia la soluzione giusta…di solito, io, quando devo scaricare, mi metto a giocare con i videogiochi.- scelse la terza opzione: i videogames risolvono tutto!
L’inglese rise impercettibilmente.
-Detesto quella roba, non faccio altro che imprecare contro il televisore…- tirò su col naso.
-Fidati! E’ meglio di una medicina!- Alfred si illuminò, poi, prese per il polso l’inglese.
-Visto che, in teoria, la scommessa inizia sta sera, per tutto il pomeriggio si fa a modo mio!- L’americano non sapeva di preciso perché si stesse comportando così. Forse era solo per guadagnarsi la benevolenza del suo “problema” o forse quel giorno si sentiva in versione assistente sociale. In qualsiasi caso si sarebbe divertito a vedere Arthur insultare la televisione!
  
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