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Autore: Knitting    31/01/2013    1 recensioni
Lidia, un'invasata di 24 anni, ha due ragioni di vita: i dolci e l'amore eterno.
Quando quest'ultimo la delude per l'ennesima volta decide di voltare pagina definitivamente, ormai le principesse sono in grado di salvarsi da sole e lei non sarà da meno.
Potranno un imprevisto, uno psicologo apocalittico e quello che sembrerebbe un principe farla ricadere nel capitolo della sua vita che aveva chiuso per sempre?
Una storia romantica immersa nell'umorismo,, meno superficiale di quello che sembra se si ha voglia di scavare.
Dal cpitolo 9:"Gli alberi divenivano viola, il cielo verde, gli occhi di un personaggio un arcobaleno empio di sfumature, di ricordi e immagini in cui poter sognare, in cui poter andare lontano."
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L'hobby del signor Batman
ovvero
come incontrare l'affascinanate principeazzurro

Lidia sbattè le ciglia, sfregò le ginocchia così vicine che quasi toccarono il petto e si aprì in un grande sorriso, in un inquietante sorriso.
<< Allora, com'è andata la sua cena di Natale? >>
L'uomo ricambiò con una smorfia. << Sono io quello che fa le domande... >>
Già da un pò di tempo, alcuni pomeriggi, senza un ordine preciso, li passava così. Stava seduta in poltrona mentre il suo "interlucotore" seguiva i suoi complessi discorsi.
Ogni tanto si muoveva, giusto per assicurarle di essere ancora vivo. Se era fortunata riuscivano ad avere un dialogo, ma, poi lei aveva problemi, solo se era vestita di rosso e lei odiava il rosso.
<< Lei è uno psicologo, non una guardia giurata. Avanti, esprima le sue emozioni... >>
Allora lui alzò il viso un pò schermato dagli occhiali.<< Mi sta prendendo in giro? >>
<< Licenza professionale. >> Lei si riaprì in un sorriso che lui non sembrò apprezzare, la guardò assente come del resto osservava il mondo intero.
Lei continuò imperterrita, non era un problema, di solito reagivano così i suoi ex ragazzi.
<< Mi dica la verità. In realtà lei è Batman e mantenere il segreto della sua identità la rende un uomo freddo e apocalittico... >>
<< Solo il medico ferito può curare. >>
Lidia assottigliò gli occhi.
Dalla bocca di quell'uomo potevano uscire solo due cose, insulti o frasi di quel genere. Chissà se era in grado di parlare come una persona comune?
<< È single? Se lo è si domandi il perchè... >> Lidia continuò ancora.
Riusciva a dragli massimo un trentina d'anni. Era più vecchio di lei, sicuro, ma doveva ammettere che di aspetto fosse ancora passabile, in verità più che passabile. Così sembrava pensarla poi l'intero genere femminile in quel palazzo.
Effettivamente gli sarebbe convenuto rimanere in silenzio.
<< Dubito che lei possa avere voce in questo capitolo. >>
<< Stia attento, la scrivania non è un valido ostacolo, la sua vita non è in salvo. >>
La ragazza tentò di afferrare la penna a biro che giaceva sul tavolo, era suo desiderio brandirla come arma.
Lo psicologo sembrò, incredibilmente, svegliarsi dal suo torpore e sbattè secco la mano sull'oggetto su cui aveva un discreto vantaggio.
<< No.... >> La voce di Lidia uscì flebile, il diaframma schiacciato sul mobile l'alterva, la mano ancora tesa.
<< Lei guarda troppi film, si trovi un hobby... >>
<< Un che? Mi parli in italiano, la prego. >>
<< Un passatempo. >> Rimarcò le parole in maniera irritante che riocrdò a Lidia il perché fosse in quella situazione.
<< Sarà fatto. >>
<< Bene...Dal momento che l'oggetto che voleva raggingere non è più accessibile potrebbe scandere dalla mia scrivania, cortesemente? >>

Qundo era piccola, cioè nell'arco di tempo in cui poteva essere considerata carina in un tutù rosa, ma soprattutto quando ancora non aveva ancora le piene facoltà di scelta, aveva preso lezioni di danza.
Era stato un disastro.
Sua madre avrebbe dovuto accettare il fallimento della propria prole ma chissà per quale motivo non ci riuscì.
E fu così che Lidia venne costretta a vestirsi da meringa glassata fino all'età della ragione.
Gli piacevano i balletti, sul serio, ma da osservare comodamente seduta sulle poltroncine rosse, la sua idea non comprendeva il parteciparvi come corpo di ballo.
Hobby.
Odiava già quella nuova parola.
Tutti gli sport che aveva seguito negli anni a venire non erano hobby, erano trappole mortali a cui si era sottoposta per il suo indiscusso masochismo.
In qualsiasi caso, con qualsiasi esercizio fisico, sarebbe sempre stata simile a una Pokeball.
Non era grassa, nemmeno tonda ma aveva una caratteristica che aveva odiato dal primo giorno in cui era improvvisamente comparsa: i fianchi alti.
Tutti i ragazzi che aveva avuto, nella loro immensa schiera, nella loro lista della lamentele, chi al primo o ultimo posto, avevano inserito la clausola " Hai dei brutti fianchi. "
No, non era una battuta, era seria.
Avrebbero potuto dire tutto su tutto il resto ma non su quella sua porzione di corpo anche se era qualcosa di palesemente imperfetto.
E così alla fine si era affezionata a quella parte di se nella sventura.
Ma lei amava sempre di più le cose monche e sfigate. L'unico problema era convincere il resto del mondo a fare altrettanto, ma ci stava lavorando.
L'opzione danza era già stata eliminata dalla lista insiame a premio nobel e tutto quello che avrebbe richiesto un grande sforzo mentale da parte sua.
Proprio mentre tendando di immaginarsi con un oblò d'astronauta in testa gli era passata davanti.
" Caffè Colette "
I pasticcini ingombravano la visuale, così numerosi e pronti a strabordare che l'avrebbero investita se non vi fosse stato il vetro a frapporsi fra loro.
Fu allora che gli venne l'idea, piuttosto logica in realtà, come un lampo la luce della verità discese su di lei.
Avrebbe fatto la pasticcera!
Aveva corso per tutta la strada fino a casa, falciando qualche passante che aveva ostacolato la sua ascesa, qualche piccione era stato tramortito ma ne era valsa la pena.
Varcata la soglia di casa aveva afferrato le pagine gialle, che chissà perché erano di tutt'altro colore, e con le mani ancora guantate per la fretta aveva cercato con fatica il suo mittente.
E finalmente lo aveva trovato.
E garzie a quello che alcuni potevano definire destino e che lei invece chiamava ormai signor Batman ora si torvava con un uovo in mano che la fissava implorante.
Due lacrimucce, create per lei dalla sua mente contorta, scesero dalla forma ovale prima di cadere con un rumore cristallino, prontamente immaginario, sul bancone.
Il vociare riprese, tanto alto da inghiottire lei e i suoi sensi di colpa.
<< Suvvia signorina, sono sicuro che andrà benissimo. >>
Una voce maschile richiamò Lidia che aveva eliminato i presenti, concentrandosi sul possibile pulcino che avrebbe potuto stringere.
<< Come? >>
La ragazza gli arrivava con fatica alla spalla, doveva guardarlo dal basso per specchiarsi in quegli occhi scuri, affondati nei riccioli castani.
<< Intendo...non deve essere nervosa. >> L'uomo sorrise accomodante e il volto gli brillò di luce propria o forse era un'allucinazione di lei.
Lidia non potè fare a meno di ricambiare.
<< Oh, non sono in ansia! Pensavo a quest'uovo. >> E alzò l'alimento come se avesse aiutato l'altro a capire.
<< All'uovo? >>Probabilmente era perplesso ma non lo diede a vedere, mantenne un cipiglio concentrato come se quello che aveva sentito avesse senso.
<< Si, immaginavo che pulcino sarebbe stato... >>
Per quanto tentò, cortesemente, di trattenersi l'uomo si fece sfuggire una risata, una di quella belle che sono musicali alle orecchie. << Sono sicura che non gli verrà reputata nessuna colpa signorina, sarà un altrettanto magnifico dolce. >>
<< Apprezzo il tentativo ma qualunque cosa creerò sarà tutt'altro che magnifica, non voglio illuderla. >> Lidia sorrise, era raro che qualcuno capisse il suo senso dell'umorismo.
L'uomo inclinò appena un angolo della bocca che era in linea retta con gli occhi vispi.
<< S'il vous plaît silence, vous commencez! >>
Una donna allampanata entrò in cucina, col viso austero e il mattarello in una mano, alla ragazza ricordò sua zia Amelia, zitella, sola e insopportabile.
<< Ma tu la capisci? >> La voce maschile tornò a solleticarle un orecchio.
<< No. >> La ragazza rise sommessa, senza motivo, accompaganta dall'altro.
<< S'il vous plaît! >> La donna si voltò palesemente verso di loro, lo sguardo omicida stava affinando il radar per colpire. << Nessuno parla durante le mie lezioni! >>
Un mestolo arrivò a colpire sul bancone esattamente di fornte a Lidia che non potè fare altro se non incassare la testa nelle spalle.
Si, la gemella separata alla nascita da sua zia Amelia.
Dopo averla osservata La Chef si allontanò brandendo l'oggetto da cucina come fosse stato un' arma letale.
<< Che donna incantevole... >> La ragazza parlò a denti stretti, il viso più impassibile possibile.
L'uomo rise senza farsi problemi. << Da sposare! >>
Alcuni attimi di silenzio poi lui riprese.
<< A proprosito, il mio nome è Mark. >>
<< Io sono Lidia. >> Detto ciò la ragazza allungò la mano per afferrare quella che gli era stato tesa.

  
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