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Autore: Chanelin90    31/01/2013    5 recensioni
***** COMPLETA ******
La guerra era finita.
Ogni Nazione era tornata a casa propria.
Germania e Italia si ricongiungono e, insieme, convivono per 3 lunghi anni.
Quando Feliciano viene a sapere di portare in grembo il figlio di Ludwig: appare entusiasta! Germania, tuttavia, non reagisce come il ragazzo avrebbe sperato..
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Germoglio Avverso
Capitolo 5 - Nutrire

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Scusatemi se non aggiorno in continuazione.
Gli esami premono spasmodicamente *-----*’’’!!

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I polpacci di Feliciano erano infiammati a causa dell’ estenuante corsa.
Non aveva una meta precisa dove puntare, ma certo non poteva restare lì.
Ora che sapeva di non poter contare nemmeno su Romano, Italia ebbe un moto di angoscia, risollevandosi ad accelerare il passo.
Possibile che tutti gli voltavano le spalle?
Possibile che non vi era UN SOLO POSTO dove potesse stare?
UNA SOLA PERSONA a cui potersi rivolgere?
Aveva paura.

Si accorse in tempo di una pattuglia inglese in modo da variare la direzione, anticipandoli.
Si sentiva in colpa per aver abbandonato suo fratello tra la bolgia da oltremare, ma, d’altronde, dubitava che le sue condizioni potessero fornirgli una degna utilità.
Spagna lo avrebbe aiutato, sicuramente.
 Sarebbero scampati a quel pericolo.

Continuando la sua opera di convincimento morale, varcò i suoi confini.
Gli alberi divennero sempre più fitti, alti e cupi.
La notte sempre più fredda e desolata.
L’ululato dei lupi lo fece sobbalzare.
Erano vicini.
Sentiva quelle leste zampe battere il terreno e il loro fiato caldo espandersi nella foresta.
Gli stavano dando la caccia.

“ I lupi non possono attaccarmi!”  si persuase.
Quando mai l’avevano fatto?
Se anche ci avessero provato.. lui era una Nazione: li avrebbe scacciati con la coda tra le gambe.
Ma quando Feliciano si trovò circondato dai lucenti gialli occhi dei canidi, sentì il panico impadronirsi delle sue membra e scappò con quanta più forza gli restasse.
Li distanziò enormemente in poco tempo, ma non si fermò.
Aveva il fiato mozzato e gli occhi bruciavano, ma perseverava alla cieca.
Seguiva il suo istinto che gli diceva semplicemente di fuggire.
 Il “dove” non era rilevante.

Una fitta alla caviglia lo fece inciampare a terra.
Alzò la testa dalla terra per trovarsi il metallo lucente della canna del fucile di Svizzera.
- Il prossimo colpo te lo pianto dritto in fronte!- minacciò tetro.
Feliciano raggelò.
Vash caricò l’arma.
- ASPETTA!- implorò l’italiano tremando.
- Quante volte ti ho avvisato di non mettere piede nel mio territorio? Adesso io..-
Italia gesticolò nervosamente:- Lo so! Lo so! Ma si tratta di un’emergenza!- gemette.
Svizzera assunse una smorfia di sdegno.
- Emergenza o meno…non sono affari miei!- dichiarò impassibile.
- Ti prego! Non so cosa fare!- supplicò l’altro disperato.


Svizzera non distolse lo sguardo da quel patetico essere infreddolito, ma così, per curiosità, s’interrogò sui motivi di tanta agitazione.
Probabilmente, aveva dei nemici alle calcagna e Germania non era lì per proteggerlo.
Certo non l’avrebbe fatto lui che era un Paese felicemente neutrale.
Non voleva seccature. Specie dal suo vicino petulante e fastidioso.
Tuttavia…non era il suo solito modo di atteggiarsi da italiano spaventato per la sua incolumità.
Era insolito.
 Come se veramente gli passasse qualcosa di serio per la testa e non sapesse che pesci prendere.

- Qual è il problema?- domandò sprezzante.
- Aspetto un bambino!- spiegò l’italiano.
Questa era la scusa più stupida che avesse mai sentito.
Si trattenne dallo sparargli solo perché, per scrupolo, gettò un’occhiata torva al suo addome.
Era gonfio come un uovo!
Non eccessivamente..ma abbastanza per minare le sue convinzioni. Possibile che fosse vero?
Se lo fosse stato..
- Devo nascondermi! Ma non so dove andare!- continuò imperterrito Italia, guardandolo con occhi lucidi.
Vash alzò un sopracciglio, incredulo:- Aspetta un attimo! Perché devi nasconderti?-
Feliciano trattenne il respiro.
Volse lo sguardo alla terra, vedendola sterile e brulla.
Chiuse gli occhi addolorato.
- Perché nessuno lo vuole questo bambino…tranne io!- confessò abbattuto.

I due interlocutori rimasero immobili: Vash mascherava i suoi pensieri dietro un’espressione ombrosa mentre Italia si crucciava ripensando alla sua situazione, apparentemente senza uscita.
Gli occhi dell’italiano brillarono quando colse uno spiraglio in quel labirinto oscuro.
- Tu puoi aiutarmi, Svizzera? Puoi darmi riparo per un po’? A nessuno verrebbe in mente di cercarmi qui!- proclamò l’italiano speranzoso.
Vash si accigliò:- La sai già la mia risposta!-
Feliciano abbassò il capo sentendo il peso della rassegnazione che l’opprimeva come spire di anaconda.
- Adesso vai! Prima che cambi idea!- sentenziò Vash secco, abbassando il fucile e voltandogli le spalle.
Ebbe pietà perché non era una Nazione senza cuore.
Semplicemente non voleva rogne.
Italia era una rogna.
La SUA tranquillità doveva venire prima di tutto..anche a costo di ritorsioni.
Ma Italia non era capace di ritorsioni.
Italia non voleva fare del male a nessuno, anche quando lo umiliavano o lo maltrattavano.
Voleva solo sopravvivere.
Lo sconforto di essere lasciato solo in quelle tenebre gelate lo fece liberare di lacrime amare.

Vash lo sentì piangere.
- Perché piangi, adesso?-
- Ho fame! Sto morendo di fame!-
disse l’italiano, massaggiandosi lo stomaco rigonfio- Ha fame anche lui!- gemette,riferendosi al bambino che, in grembo, non si placava.
Svizzera si girò.
Feliciano singhiozzò ancora:- Come faccio a nutrirlo se qui non c’è niente da mangiare?-
Svizzera allungò il collo.
“ Che scena miserabile!” constatò.

Alla fine, l’italiano si rimise in piedi sospirando:- Va bene! Vedrai che qualcosa la troveremo!- gemette rivolto al suo grembo, facendosi forza.
Vash sbuffò a fronte di quella auto-commiserazione :- Non troverai niente nei dintorni!-
Italia sbottò disperato:- Ma devo trovare qualcosa!-
Vash aggrottò la fronte:-C’è ben poco in queste valli, in questo periodo!-
- Allora mangerò le radici e le bacche
!- proclamò l’italiano, risoluto.
 - Alcune sono velenose…- sottolineò Svizzera, seccamente.
- Allora mangerò solo radici!- replicò l’altro.
Lo svizzero alzò gli occhi al cielo:“ Sempre più miserrimo!”
Gli ricordava la sorellina Liechtenstein a cui teneva molto.

Barcollando, Italia, di nuovo in piedi, si appoggiava ai tronchi d’albero nella speranza d’intravedere qualcosa di commestibile.
 -Qualcosa posso dartela io!-ammise rassegnato lo svizzero, suo malgrado impietosito.
Italia si risollevò, donandogli un sorriso fiducioso:- Dici sul serio? Mi dai ospitalità?-
-Non montarti la testa! Solo per questa notte e giusto perché mi fai pena! –
soggiunse acido il vicino al di là delle Alpi.
- Oh grazie! Grazie! Grazie!Veeee! Non avrei proprio saputo come fare! Grazie infinite!- saltellò l’italiano, intorno al giovane biondino.
Sospirando contrariato, Svizzera portò l’italiano a casa sua.


- Quindi …sta per nascere…una Nazione?- interrogò Vash, mentre Italia mandava giù una calda e profumata polenta di ceci.
- Bè…è ancora presto..ma…credo di si!- confermò l’italiano, gaudio di tanto buon cibo con cui rimpinzare lo stomaco affamato.
- E tu sei disposto a ..sacrificarti per lui?- domandò impassibile, accennando con il mento alla pancia.
- Lo sono!-
Vash rimase imperturbabile a fissarlo.
Era una sua scelta e, fintanto che non influenzava i suoi affari e la sua pace perpetua, non lo riguardava, né, tantomeno, forniva pretesto valido da impensierirlo.
Lo lasciava totalmente indifferente.

- Ma Germania no…- accennò ancora lo svizzero.
- No…lui…no!- sospirò desolato Feliciano.
Svizzera sciacquò il bicchiere ove, poco prima, si era versato un sorso di grappa pregiata:- Lungi da me mettermi in mezzo in questa situazione ingarbugliata, ma… mi domando.. se tu sia in grado di assumerti tale onere da solo..!- rilevò diffidente.
Feliciano terminò il suo pasto.
Leccò il cucchiaio per scrupolo.
- Non ho scelta!- ammise infine, sconfortato.
Svizzera asciugò il bicchiere con un panno:- A meno che…-
- E non vi rinuncio!-
l’altro lo interruppe subito, interpretando i suoi pensieri nefasti.
- Bah! Fa come ti pare! E’ il tuo destino! Spero solo che il pargolo sia meno seccante e intrusivo di te !-
Italia si accarezzò, titubante, la pancia.
Presumibilmente, lo sperava anche lui.

Un giorno divenne una settimana, una settimana divenne un mese, un mese divenne quasi mezz’anno.
Erano gli inizi di marzo.
L’aria, ancora gelida, già si arricchiva di suoni e profumi.
Gli animali più temerari e i fiori più prematuri già davano sfoggio della loro vitalità.
Italia si scrutò allo specchio.
 Oramai era questione di poco tempo. Decisamente poco tempo. Decisamente troppo poco tempo.
Faceva fatica a camminare per più di un’ora.
Se possibile, era ancora più terrorizzato di prima.
Più si avvicinava il momento, più lui era incerto sul da farsi.
Oltretutto si sentiva estremamente vulnerabile e se Svizzera non gli avesse offerto ospitalità per tutto il periodo di gestazione, probabilmente, non ce l’avrebbe fatta a sopportare o a proseguire la gravidanza.
L’avevano cercato.
Sia Germania che suo fratello.
Entrambi arrabbiati, entrambi preoccupati.
Non erano riusciti a trovarlo per ora.

Svizzera si sedette accanto a Italia, porgendogli della cioccolata calda.
- Come andiamo?-
Feliciano sospirò: - Non lo so! Come al solito…forse..-
- Sei preoccupato?-
Italia fece di cenno di “ sì ” con la testa.
- Hai fatto la tua scelta!-
- Ma non sono sicuro di essere in grado di portarla avanti…- sussurrò l’italiano, scrutando il suo riflesso denso, tra le bollicine scure della bevanda.
Svizzera non disse nulla, bevendo anch’egli della cioccolata bollente.
Feliciano poggiò una mano sulla fronte:- Se solo Germania fosse qui con me…-
- Uff..conoscendolo..-
mormorò lo svizzero- Se fosse qui, tuo figlio non vedrebbe mai la luce!-
- Probabilmente hai ragione tu!-
ammise l’altro, mordendosi le labbra, amareggiato.

Il trotto di un cavallo li distolse dalla conversazione.
Sopra un magnifico cavallo bronzato e pezzato, una guardia si rivolse, riverente, a Vash.
- Mio Signore, abbiamo intrusi al confine!-
Vash distolse immediatamente lo sguardo a dall’italiano, allertandosi.
 - Di chi si tratta?- domandò impaziente e teso.
- Si tratta di tedeschi, mio signore!-
Svizzera si accigliò.
Italia sentì un groppo alla gola.



CONTINUA


 

  
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