Day 4: Cooper professional cockblocker
Quando, dopo tre “sparisci!”, arrivò il
“grazie al cielo sei qui”.
La
prima volta che Cooper Anderson osò entrare in una stanza senza bussare, Kurt e
Blaine pensarono di morire sul posto a causa
dell’imbarazzo; quasi si sentirono in colpa. E il bello fu che tutto era
cominciato da una semplice domanda…
«Sei
sicuro che non ci sia nessuno in casa?» chiese Kurt un po’ preoccupato, ma al
tempo stesso inclinando indietro la testa per consentire al suo ragazzo un più
facile e maggiore accesso al suo collo.
Blaine, continuando a torturargli la pelle sensibile dietro l’orecchio con
la lingua e i denti, disse «Sì, non c’è nessuno.» Poi, risalendo fino
all’orecchio di Kurt, vi sussurrò dentro: «Non preoccuparti.»
Ed
ecco, quello fu il momento in cui Kurt perse completamente la ragione.
Il
problema era che Kurt era stressato, troppo stressato. Di lì a qualche giorno
avrebbe dovuto sostenere il provino che avrebbe deciso del suo futuro alla
NYADA, e se già era preoccupato di suo, ci si metteva anche Rachel a
innervosirlo.
A
casa non riusciva mai ad avere un attimo di pace – tra Burt che gli chiedeva
ogni due per tre come procedessero le cose e Finn che
si lamentava di quanto Rachel fosse suscettibile e intrattabile, più del solito
si intende.
A
scuola, poi, lo stavano riempiendo di compiti; sembrava che i professori si
fossero appena ricordati che di lì a pochi mesi i loro studenti avrebbero
dovuto diplomarsi e li martellavano con verifiche e interrogazioni, mentre
avevano trascorso i mesi precedenti a nuotare nell’ozio.
Il
Glee era un disastro: il professor Schue li stava facendo lavorare duramente, tra lezioni di
danza e canto – sembrava davvero intenzionato a vincere, come tutti del resto.
Ma era la condizione psicologica del suo insegnante preferito a mettergli
ansia; più volte si era ritrovato a sorprenderlo a fissare alcuni di loro con
sguardo triste. Ovviamente, erano tutte persone che avrebbero lasciato il
McKinley da lì a qualche mese.
E
infine, c’era Blaine. Per quanto avessero risolto la
lite terribile che c’era stata tra loro qualche settimana prima, gli sembrava
quasi di procedere sulle uova. Certo, Blaine si era
comportato benissimo da quel giorno in avanti: non gli aveva chiesto di
Chandler – che ovviamente Kurt aveva smesso di sentire, e il ragazzo, capita
l’antifona, aveva lasciato perdere –, si informava di come stesse andando la
preparazione per il provino alla NYADA e si comportava in quella stessa maniera
galante e dolce che avevano fatto sì che Kurt cadesse ai suoi piedi quasi un
anno e mezzo prima.
Ovviamente,
grazie al cielo, il suo fidanzato non era soltanto dolce e adorabile;
soprattutto non quando gli sussurrava qualcosa nell’orecchio – ben sapendo che
quello fosse uno dei punti sensibili di Kurt – facendo scendere una cascata di
brividi lungo tutta la pelle del fidanzato. Perciò, se Blaine
lo aizzava in queste maniere, Kurt non poteva di certo tirarsi indietro.
Il
controtenore spinse il fidanzato verso il letto in un disordinato incrocio di
braccia, gambe e lingue, e ben presto si trovò sopra di lui, intento a
slacciargli il farfallino dal collo – quasi strappandoglielo via, in realtà – e
a togliergli la maglietta.
Dopo
aver speso un minuto a guardare la meravigliosa pelle dorata del fidanzato, Kurt
iniziò subito a baciargli e laccargli il collo, mordendogli poi la clavicola e
spingendosi sempre più giù, fino a far guizzare la lingua nell’ombelico. Nel
frattempo Blaine si inarcava sotto di lui, artigliandogli
i capelli e respirando pesantemente.
Kurt
tornò a baciare le labbra del fidanzato, spingendo i fianchi contro quelli di Blaine. Il gemito alto che sfuggì dalle labbra di entrambi
non li fece rendere conto della porta che si apriva e di qualcuno che entrava
nella stanza.
Blaine, inconsapevole della persona che li stava fissando ad occhi
sgranati da vicino alla porta, strinse il sedere di Kurt tra le dita,
velocizzando i movimenti del fidanzato e venendogli incontro allo stesso tempo.
«Dio,
ho davvero una fissa per il tuo sedere…» sospirò, facendo
scappare un altro gemito a Kurt. «Davvero, non immagini neanche tutte le cose
che ci farei e-»
«Ahhhh, Blaine, per carità, sta’
zitto!»
Kurt
e Blaine si immobilizzarono. Il sangue si gelò nelle
vene, il cuore smise di battere per quello che parve ben più di un secondo,
mentre i due ragazzi si voltavano verso la porta della stanza e si rendevano
conto della presenza di un Cooper Anderson sconvolto, con le mani davanti al
viso.
Blaine ci mise un po’ a riprendersi, ma alla fine urlò: «Sparisci!»
Sobbalzando,
il fratello maggiore uscì dalla stanza quasi di corsa, chiudendosi la porta
alle sue spalle.
Quando,
poco dopo, fu raggiunto dal fratello – che aveva accompagnato un Kurt rosso
come un peperone alla porta – Cooper era ancora sconvolto. Non immaginava che
quei due fossero già arrivati a quel punto della loro relazione, né che il
fratello potesse essere così… così! Insomma, era il suo fratellino, quello!
«Nessuno
ti ha insegnato a bussare?» chiese Blaine fissando
male Cooper.
«Io… scusa, pensavo fossi solo,» rispose l’interpellato.
Blaine fece un pesante sospiro, passandosi una mano tra i capelli – tanto, più incasinati di come me li ha
conciati Kurt, pensò – e contò fino a dieci prima di parlare di nuovo.
«Che
ci fai già qui, comunque? Pensavo arrivassi stasera…»
chiese al fratello.
«Oh,
volevo solo farti una sorpresa,» spiegò Cooper. Poi un ghigno malizioso gli
spuntò sulle labbra. «E invece la sorpresa me l’hai fatta tu. Non pensavo
potessi essere uno da dirty talk…»
«Cooper!»
urlò Blaine sconvolto, arrossendo. «Beh, la prossima
volta ricordati di bussare!»
***
Kurt
guardò il salone dell’appartamento con un sorrisetto soddisfatto, le mani sui
fianchi e la fronte leggermente imperlata di sudore. Era stato bravissimo ed
aveva fatto tutto in un tempo da record: sarebbe stato perfetto.
Blaine non sarebbe tornato prima di una mezz’ora, constatò con un rapido
sguardo all’0rologio, e questo gli avrebbe anche dato il tempo per farsi una
breve doccia e sistemarsi. Il sorriso sulle sue labbra si allargò mentre
immaginava la serata perfetta che aveva organizzato per loro due. Da quando
avevano un appartamento tutto loro a New York, non doveva preoccuparsi della
presenza – di certo piacevole, ma alle volte controproducente per i piani che prevedevano
casa libera e serata romantica – di Rachel, per questo aveva potuto concedersi
di preparare la cena e decorare la casa per il compleanno di Blaine. Lo aveva mandato fuori per tutto il pomeriggio,
alla ricerca di cose assurde, giusto perché non lo cogliesse mentre organizzava
tutto ed ora poteva finalmente rilassarsi sotto il getto di acqua calda.
Adorava
farlo, preparare feste e sorprese, soprattutto se avevano per soggetto il suo
ragazzo. Era un inguaribile romantico, dopotutto e non poteva resistere alla
visione di quei meravigliosi occhi ambra che luccicavano dalla sorpresa e dalla
felicità. Insomma, avrebbe trovato buona qualsiasi scusa pur di vedere quegli
occhi.
Uscì
rapido dalla doccia e si infilò l’accappatoio, stringendosi nel morbido abbraccio
della stoffa calda. Si stava guardando allo specchio quando un rumore
proveniente da fuori lo fece sussultare. Che Blaine
fosse già tornato? Si era impegnato così tanto per scrivere le cose più assurde
su quella lista e tenerlo via quanto più tempo possibile, come diavolo aveva
fatto ad essere già a casa con tutto?
Sospirò:
probabilmente aveva appena rovinato la sua sorpresa, ma la cena a lume di
candela era ancora salvabile. Uscì dal bagno in accappatoio, giusto per non
perdersi la sua reazione, ma ciò che vide lo congelò.
Semplicemente,
era davanti all’Anderson sbagliato e un esaltato Cooper stava guardando tutto
ciò che lo circondava con uno scintillio puerile negli occhi.
«Kurt!
Non posso credere che tu abbia fatto tutto questo per il mio fratellino!»,
esclamò, non appena lo vide, avvicinandosi per abbracciarlo.
Kurt
non sapeva se essere più shoccato dalla sua improvvisa apparizione in casa loro
o dal fatto che lo stesse abbracciando e l’unica cosa che li separava fosse il
suo accappatoio. A quel pensiero avvampò come fuoco e lo staccò da sé
velocemente.
«Che
diavolo ci fai qui tu?!» gridò in modo vagamente isterico, cercando di non
farsi prendere sul serio dal panico.
«È
o no il compleanno di Schizzo? Bisogna festeggiare!», rispose il più grande con
ovvietà.
«E
come hai fatto ad entrare?», continuò Kurt con un po’ di istintiva
rassegnazione nella voce.
«Chiave
nel sottovaso della pianta davanti casa: tradizione di casa Anderson,
impossibile che non fosse lì».
Il
modo in cui Cooper sorrise, alzando le spalle per la semplicità della cosa,
fece rabbrividire il più piccolo. Avrebbe dovuto parlare a Blaine
di questa cosa e sistemarla, perché per quanto bene volesse a Cooper, l’idea
che potesse piombare loro in casa praticamente in qualsiasi momento non lo
allettava affatto.
«Perfetto… Hai intenzione di fermarti per la cena?».
Si
pentì della domanda nel momento stesso in cui l’aveva lasciata scappare dalle
sue labbra, ma ormai il danno era fatto e quando il sorrisetto di Cooper si
allargò felice, Kurt seppe che si era condannato da solo.
«Tu
sei la persona più gentile della Terra, Kurt! Grazie mille! Non stento a
credere che Blaine sia caduto ai tuoi piedi!»,
esclamò quello entusiasta e il ragazzo semplicemente si arrese, dicendo che
andava a vestirsi e sparendo in camera sua. Si chiuse la porta alle spalle e sospirò
pesantemente, cercando di non vedere tutto nero in quel momento. La verità era
che sarebbe voluto tornare nel salone ed urlare uno “Sparisci!” liberatorio, ma
a quel punto il guaio era fatto e doveva cercare quanto meno di salvare il
salvabile.
Fortunatamente
aveva preparato l’outfit perfetto ore prima e fu
relativamente veloce a sistemarsi e tornare in stanza con Cooper. Il pensiero
che potesse portare altro scompiglio lo assillava e fu sollevato di vedere,
rientrando nel salone, che tutto era rimasto come lo aveva preparato e che il
maggiore degli Anderson si fosse semplicemente accomodato sul divanetto. Quando
lo vide uscire dalla propria camera, lo squadrò dall’alto al basso con sguardo
attento prima di sorridere in modo malizioso.
«Mio
fratello è una persona terribilmente
fortunata!», disse poi e Kurt non poté non arrossire di nuovo, proprio
mentre il rumore di una chiave che girava nella toppa interruppe il silenzio.
Uno
stanco Blaine, accompagnato da un paio di buste per
mano fece il suo ingresso e in un attimo fu abbagliato da tutto quello che lo
circondava. C’erano dei palloncini ad un lato della stanza, candele profumate
un po’ ovunque, alcune delle quali avevano già profumato la stanza di rosa, un
paio di mazzi di rose rosse e uno striscione che recitava “Happy Birthday my love”. Il modo in cui
i suoi occhi fecero il giro della stanza, illuminandosi in modo incredibile,
quasi fece dimenticare a Kurt di tutto il resto e gli corse in contro,
baciandolo.
«Auguri,
Schizzetto!», si fece notare Cooper, abbracciandolo forte.
«E
tu che cosa ci fai qui?», chiese quello ancora più felice.
«Sorpresa,
fratellino! È così che succedono queste cose».
Blaine scoppiò a ridere mentre il fratello prendeva posto al tavolo da
pranzo e Kurt gli si avvicinò di nuovo.
«Sorpresa
che sarebbe dovuta andare in un altro modo, a dire il vero…»,
lo corresse, ma il riccio sorrise scuotendo la testa.
«È
perfetta così», lo rassicurò guardando suo fratello con occhi che continuavano
ad illuminarsi. «Non mi aspettavo di vederlo così presto…
e dopo tutto, sono davvero felice che sia qui con noi».
Kurt
annuì, sorridendo anche lui. Era chiaramente visibile la sua gioia.
«E
dopotutto… non deve mica dormire in camera nostra,
stanotte,» sussurrò Blaine con malizia, prima di
sedersi accanto a Cooper.
***
La
terza volta che Cooper Anderson entrò in una stanza senza bussare, fu anche
quella che poi tutti ricordarono con un luccichio agli occhi e il sorriso sulle
labbra. Perché, nonostante la rabbia e
l’imbarazzo del momento, quella giornata fu troppo bella per essere rovinata da
una semplice interruzione.
Quella
giornata fu perfetta nelle sue imperfezioni; proprio come Blaine
aveva detto a Kurt il primo Natale che avevano passato insieme come coppia.
Prometto di ricordarti quanto perfettamente
imperfetto tu sia.
Kurt
aveva trascorso tutta la cerimonia e il pranzo dopo a pensare alle parole che Blaine gli aveva rivolto qualche anno prima. Tanto per cominciare,
la persona che doveva presenziare la cerimonia era in ritardo, poi le damigelle
avevano i vestiti un po’ storti, suo padre aveva indossato una cravatta il cui
colore stonava in maniera assurda con le scarpe; e non era solo questo. Anche
nella sala che avevano prenotato per l’intera giornata c’erano diverse cose su
cui fare ben più di una obiezione, a partire dai fiori posizionati non dove
Kurt aveva detto di metterli.
Ma
a Kurt era bastato guardare negli occhi del suo fidanzato – marito a questo punto – per dimenticarsi
di ogni cosa che fosse andata storta. Per lui era stato sufficiente affondare
negli occhi dorati di Blaine e pensare che tutto
fosse perfetto così. Blaine era perfetto così. Loro erano perfetti così, con le loro
imperfezioni.
E
poi, non è che tutto fosse stato un disastro.
La
decisione di non ingaggiare nessuna band che suonasse al matrimonio era stata
davvero un’ottima idea; non quando avevano potuto usufruire di tutti i vecchi
membri del Glee – e anche di alcuni di quelli nuovi.
Non
appena Rachel aveva saputo che Kurt e Blaine si
sarebbero sposati, dapprima aveva chiesto loro se non fossero un po’ troppo
giovani – «E insomma ragazzi, avete solo 21 anni!» – ma dopo che entrambi le
avevano ricordato che lei si stava per sposare con Finn
alla fine del loro ultimo anno di liceo, la ragazza si era ammutolita ma aveva
però preteso di dedicarsi lei alla parte dell’intrattenimento. Kurt le aveva
concesso carta bianca, cercando di non pensare a quando aveva messo in piedi
quella schifezza di video di Run Joey Run.
Grazie
al cielo, Rachel si era attenuta a cose molto semplici ed eleganti; aveva
chiamato Finn – che ormai aveva preso il posto di Schue alla direzione del Glee
Club del Liceo McKinley – e gli aveva chiesto di scegliere le coppie che
avrebbero duettato o i singoli che avrebbero cantato. E poi, insieme, avevano
chiamato tutti i loro vecchi compagni di coro.
E
così, non era mancato né il duetto di Finn e Rachel,
né il trio formato da Santana, Mercedes e Unique;
Mike e Brittany avevano organizzato un numero di
danza molto bello con la voce di Marley come sottofondo, e Jake
si era unito a loro. Tutti si erano prodigati per poter cantare al matrimonio
di Kurt e Blaine.
Persino
Blaine aveva cantato, riducendo in lacrime la maggior
parte delle signore e anche alcuni maschietti – e checché ne dicesse Puck, i suoi occhi erano davvero rossi alla fine
dell’esibizione di Blaine. Kurt aveva creduto di
poter morire, perché non c’era niente che amasse di più che vedere Blaine cantare per lui; aveva pianto e riso mentre Burt al
suo fianco gli stringeva la mano.
Poi
c’era stato il ballo con il padre. Kurt aveva ballato con Burt, ben felice di
mantenere le tradizioni, mentre Blaine si era
affossato un po’ nella sedia; quello era stato l’unico momento in cui gli occhi
dorati di suo marito erano stati offuscati da un velo di tristezza. Ma poi, a
sorpresa, si era alzato Cooper e aveva trascinato il fratello sulla pista da
ballo. In quel momento, Kurt aveva creduto di poter fare una statua a Cooper
Anderson.
Ovviamente,
dopo neanche due ore, si era ricreduto.
Lui
e Blaine si erano appartati – sì, al loro stesso
matrimonio – ma era stato più che normale. Kurt era andato in bagno e, non
appena ne era uscito, aveva trovato Blaine fuori ad
aspettarlo con un enorme sorriso sul volto e gli occhi più luminosi che mai –
Kurt non glieli aveva mai visti così. Le loro labbra si erano ritrovate in
maniera del tutto naturale. E quello che ne era venuto dopo…
beh, Kurt e Blaine non ne potevano nulla se erano
così felici.
Blaine stava trafficando con la cravatta di Kurt, cercando di
slacciargliela quanto più velocemente possibile e, dopo un po’ di tentativi
andati a vuoto, riuscì a disfare il nodo; le sue labbra andarono subito a
succhiare un punto sensibile sul collo di Kurt, che nel frattempo faceva vagare
la mani sulla schiena del neo-marito.
Kurt
ridacchiò, senza fiato. «Certo che noi due ci imbuchiamo sempre ai matrimoni…»
«Ormai
è tradizione,» sussurrò Blaine senza spostarsi dalla
gola di Kurt.
«Ma
addirittura al nostro?» Le mani di Kurt si infilarono sotto la giacca e la
camicia di Blaine, toccando la pelle calda della sua
schiena.
Un
brivido corse lungo la schiena di Blaine.
«Soprattutto al nostro,» disse guardando Kurt fisso negli occhi per poi
assalire la sua bocca.
Kurt
aprì subito le labbra, consentendo a suo marito libero accesso e andandogli
subito incontro con la lingua. Blaine gemette nel
bacio, spingendosi contro Kurt e facendo combaciare i loro bacini; Kurt si
strinse ancora più forte alle spalle di Blaine,
inclinando la testa per approfondire il bacio.
Le
mani di Blaine lasciarono i suoi fianchi e si
artigliarono al suo sedere; poi, facendo forza, Blaine
sollevò Kurt, che incrociò le gambe intorno alla vita del marito. L’aria intorno
a loro era ormai calda e Kurt sentiva il sangue invadergli le orecchie.
«Blaine, Kurt, gli invitati si stanno chiedendo dove siate
fini-»
La
voce di Cooper si interruppe mentre Blaine faceva
appena in tempo a posare Kurt a terra e a voltarsi in cagnesco verso il
fratello.
«Dovevo
immaginarlo. Certo che non avete più diciassette anni, dovreste smetterla di
saltarvi addosso come adolescenti arrapati alla prima occasione buona. E
insomma, addirittura al vostro matrimonio, cioè –»
Kurt
e Blaine si scambiarono un’occhiata veloce e complice
prima di urlare al maggiore degli Anderson: «Sparisci!»
Cooper,
scattando come una molla, si voltò e se ne andò, ma a nessuno dei due sfuggì il
sorrisetto che gli sporcava le labbra.
«Cooper
ha ragione, però,» disse Kurt. «Dovremmo andare di là.»
«Ma
Kurt!» protestò Blaine facendo i soliti occhioni da cucciolo che avevano ancora il potere di far
capitolare Kurt. Resistere quella volta fu una vera e propria impresa.
Kurt,
mettendosi a posto la cravatta e rassettando anche il vestito e i capelli del marito,
sorrise e gli sussurrò, «Non essere troppo impaziente, i prossimi giorni
saranno tutti per noi.»
Blaine sorrise. «Non vedo l’ora.»
Più
tardi, mentre Kurt ballava con le sue amiche in mezzo alla pista, ridendo come
non mai, Cooper si avvicinò a Blaine che stava
osservando il marito con un dolce sorriso sul volto.
«Ehi,
Schizzo!»
Blaine sbuffò. «Insomma, sono sposato ora. Quanto ancora andrai avanti con
questo nomignolo infantile?»
«Finché
morte non ci separi, Schizzo!»
Blaine guardò il fratello e scoppiò a ridere, incapace di trattenersi.
***
Blaine camminò a passo felpato, chiudendo la porta della stanza alle sue
spalle e percorrendo il corridoio fino alle scale. Se fosse stato abbastanza
bravo e non avesse fatto il minimo rumore scendendo, forse sarebbe riuscito a
salvare quanto meno quella sera, la prima sera dopo mesi da dedicare solo a
Kurt.
Entrò
sempre con fare sospetto e con tutti i sensi tesi al massimo nel soggiorno,
dove suo marito lo aspettava, un sorrisetto sul viso e la postazione del divano
già per metà occupata, per vedere insieme “Moulin Rouge”: era da tempo
che non passavano semplicemente una serata insieme, senza pensieri, più o meno
da quando Graham era entrato nelle loro vite. L’occupazione di papà li aveva
rapiti portando loro certamente tante gioie, ma anche tanta fatica.
«Sono
riuscito a farlo addormentare a tempo di record, stavolta», gli sussurrò
baciandogli una guancia mentre si accoccolava accanto a lui.
«Il
mio eroe», lo ringraziò Kurt lasciandogli un bacio a fior di labbra e tirando
anche su di lui la coperta che aveva preparato per l’occasione.
Quando
furono pronti, il riccio fece partire il DVD per poi fare in modo che Kurt
appoggiasse la propria testa sulla sua spalla, tirandolo a sé con un braccio.
Per quanto fosse felice, anzi molto più che felice che Graham facesse parte
delle loro vite, gli era davvero mancato stare una sera solo con suo marito,
senza avere momentaneamente pensieri che non fossero godersi la presenza dell’altro
e il modo spaventoso e bellissimo in cui, dopo anni ed anni, riusciva ancora ad
avere il battito accelerato se lo sfiorava o a sorridere incondizionatamente se
incontrava i suoi occhi.
Forse
fu per questo che il rumore improvviso del campanello suonò come una condanna
per le sue orecchie. Si fece scappare un mugugno di disapprovazione, ma non si
mosse, stringendo anzi di più Kurt a sé, come se ignorare la cosa avrebbe fatto
in modo che sparisse, come per magia.
Il
campanello tuttavia suonò una seconda volta e allora Blaine
si arrese all’evidenza che nel novantanove percento dei casi la loro seratina romantica stava per andare a farsi benedire e con
uno slancio sostenuto solo dalla disperazione lasciò il divano per arrivare
all’ingresso. Quando aprì la porta, la disperazione si trasformò in un istante
in rabbia.
«SCHIZZO!»,
gridò infatti un Cooper Anderson al settimo cielo, stringendolo tra le braccia
«Sono così felice di vederti!».
«Cosa
ci fai qui a quest’ora, Cooper?!».
«Come,
che cosa ci faccio qui? Non vedo il mio fratellino e suo marito da più di un
mese! E il mio nipotino? Come sta il mio bellissimo nipotino?».
Blaine avrebbe voluto trovare un modo rapido e silenzioso per
ammazzarlo, perché era sicuro che tutto quel chiasso avrebbe portato ad una
sola conclusione. La porta del salone si aprì velocemente, rivelando un agitato
Kurt che guardò la scena con disappunto.
«Che
diavolo avete da gridare voi due?! Sveglierete sicuramente Gra-».
Il
monito arrivò troppo tardi, perché le strilla alte del piccolo cominciarono a
diffondersi in tutta la casa. Kurt e Blaine
guardarono con disappunto Cooper, consapevoli del fatto che avrebbero potuto
dire addio alla loro serata e che ci sarebbero voluti secoli per far
riaddormentare il piccolo. Kurt scattò su per le scale, il riccio rimase a
guardare in malo modo il fratello.
«Non
sapevo dormisse già, Schizzetto», si giustificò quello.
«Cosa
vuoi che faccia alle 10:30 di sera? Un giro per le discoteche?».
«Ah,
si vede che non le frequenti tanto, fratellino! A quest’ora è ancora presto per
andarci, bisogna quanto meno avvicinarsi alla mezzanotte!».
«Che
cos- Ma ti pare questo il momento di discutere dell’orario delle discoteche?!».
Blaine scosse la testa sconfitto, mentre Kurt portava
giù il piccolo e strillante Graham.
«Si
è innervosito, ci vorrà un po’ per farlo addormentare», disse, mentre lo
dondolava per rassicurarlo.
«Lasciate
provare a me, sono bravissimo con i bambini».
Kurt
lo guardò scettico e dopo qualche istante di esitazione gli diede il bambino,
senza staccargli gli occhi di dosso, pronto ad intervenire non appena le cose
avessero preso una piega poco rassicurante. Cooper, invece, lo prese senza
esitazione, mettendolo dritto e cominciando ad intonare soavemente i primi
versi di “Somewhere
Over The Raibow” fino a
che, in pochi istanti, il piccoletto non si fu calmato, guardando lo zio con i
suoi occhioni chiari. I genitori rimasero fuorviati
da un cambiamento tanto repentino e Kurt gridò al miracolo. Blaine
invece sorrise: aveva trovato la soluzione.
«Solitamente
mi riterrei pazzo nel dire una cosa del genere, Cooper, ma questa volta ci
vuole: grazie al cielo sei qui! E dimmi una cosa… ti
è mancato il tuo nipotino?».
«Da
impazzire, Schizzo. Insomma, a chi non mancherebbe questo cuccioletto?»,
rispose quello, intento a farlo giocare.
«Dal
modo in cui ride si direbbe che anche a lui sei mancato, quindi ecco che cosa
faremo: tu passerai la serata in compagnia di Graham, per recuperare il tempo perso… ed io e Kurt ce ne andremo in discoteca, per passare
una serata da soli!».
Sia
Kurt che Cooper lo guardarono shoccati, fino a che il primo non lo baciò
felice, sussurrandogli di nuovo “il mio eroe” e correndo di sopra a prepararsi
ed il secondo invece non alzò le spalle con un sorrisetto.
«Immagino
che mi tocchi anche questo», sospirò.
«Soprattutto
se, come vedo, non perdi l’abitudine di arrivare nei momenti meno opportuni».
«Ti
voglio bene, Schizzo», sorrise ancora il maggiore.
«Te
ne voglio anche io, Cooper».
NdA:
Qui
Alch e Bel! Come ogni volta che partecipiamo a delle
Week, un prompt ce lo dividiamo, e questa volta è
venuto fuori questo :) Abbiamo deciso di dividere la scena in quattro parti (Alch: "In realtà l'idea è stata mia u.u" Bel: "Hai ragione... L'idea è della Alch... diamo a Cesare quel che è di Cesare…")
e ne abbiamo prese due a testa!
Alch: usare "Somewhere over the rainbow" come
ninnananna non è stata una scelta casuale, ma è tratto da una puntata di E.R.; è stato un momento toccante quello di Mark che canta
la ninnananna alla piccola e non ho potuto fare a meno di inserirlo qui ^^
Bel:
Graham è, canonicamente per noi si intende, il primo figlio di Kurt e Blaine insieme a Iris, che in questa os
però non è ancora nata.
Detto
questo, speriamo che questa os vi sia piaciuta! A
domani con il prompt: Coming
out!
Alchbel