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Autore: Aletheia229    31/01/2013    2 recensioni
SEQUEL DI ALL TOO WELL
SPOILER DALLA SECONDA STAGIONE
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Chi non ha mai letto una favola? Nessuno. Quando il viaggio a Storybrooke è iniziato abbiamo scoperto nuove sfacettature di storie a noi già note. Ma il libro non ne racconta una.
La Regina Cattiva è colma di odio per Biancaneve. Ormai sappiamo che non ha nulla da fare con la loro bellezza. Ma un motivo ancora più profondo è rimasto nascosto. Fino ad ora.
Katherine è tornata a casa, strappata via da Killian. Ma la ragazza arriva a Storybrooke pochi giorni prima del pirata. Ed è in quel momento che l'ultima storia viene svelata.
Vecchi segreti verranno alla luce, mescolando tutte le carte in tavola, creando alleanze e contrasti che sembravano impensabili e i due innamorati dovranno affrontare un nuovo ostacolo: il loro passato.
Ma loro non sono gli unici protagonisti di questa storia. Più destini s'intreccerano tra loro e nulla sarà più come prima.
Perché finalmente anche loro potevano avere il loro lieto fine, essere felici e tutto grazie agli errori da loro commessi: la promessa non mantenuta di lui e il sortilegio di lei.
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Nulla che tu possa dire o fare cambierà ciò che provo per te
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Story Of Us'
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Coming Home

Disclaimer: Nulla mi appartiene. Once Upon A Time appartiene a ABC mentre Peter Pan e tutto ciò che è collegato a esso appartiene a J.M.Barrie.

 


But I know, no matter what it takes

I’m coming home, I’m coming home

Tell the world I’m coming home

Let the rain wash away

All the pain of yesterday

I know my kindom awaits

And they’ve forgiven my mistakes

I’m coming home, I’m coming home

Tell the world I’m coming

(Coming Home Part II – Skylar Grey)



 


Neverland, trenta sette anni fa


Katherine aprì piano gli occhi lasciandosi sfuggire un sospiro di dolore. Sentiva tutto il corpo indolenzito, come quando ci si sveglia dopo un giorno in cui non si è mai stati fermi.

Appoggiò i palmi al suolo e si sollevò in posizione seduta, guardandosi intorno. Si trovava in una radura illuminata dal sole e poteva sentire l’acqua scorrere vicino a lei.

Costringendosi ad alzarsi si fece strada tra gli alberi finché non giunse ad una cascata. Lì si avvicinò alla riva del lago ed incominciò a bere: era l’acqua più buona che avesse mai provato ma forse era dovuto al fatto che si sentiva come se non avesse bevuto da giorni.

Tutto il luogo irradiava una sensazione di pace. O almeno, le sembrò pacifica finché non vide riflessa nell’acqua l’immagine di un ragazzino con in mano un pugnale. Aveva capelli biondi spettinati, occhi verdi con una scintilla di furbizia ed era vestito una tunica fatta di foglie e liane.

Katherine si alzò lentamente e alzando le mani davanti a sé si voltò verso lo sconosciuto che la guardava con sospetto.

<< Cosa ci fa una ragazza a Neverland? >> domandò più a se stesso che a lei.

La ragazza in questione si irrigidì sul posto.

Neverland? pensò

Forse aveva capito male. Di sicuro non poteva trovarsi a Neverland, quel ragazzo la stava prendendo in giro. Insomma quella era un’isola inventata da James Matthew Barrie, il luogo in cui aveva ambientato le avventure dei suoi protagonisti: Peter Pan, Capitan Uncino, Campanellino, i Bimbi Sperduti e i tre fratelli Darling. Protagonisti di uno spettacolo teatrale, un libro e un film per bambini.

Non era reale, non poteva essere reale.

Lei era cresciuta leggendo le avventure del bambino che non voleva crescere, immaginando che un giorno sarebbe apparso alla sua finestra e l’avrebbe portata con lei sull’Isolachenonc’è, dove avrebbe nuotato con le sirene, passato sere con gli indiani, giocato con i Bimbi Sperduti e combattuto i pirati.

Quante volte aveva sognato di rubare l’uncino al Capitano e di darlo in pasto al coccodrillo, solo per poter vedere una di quelle scene esilaranti del film.

Ma poi era cresciuta, lasciandosi alle spalle la sua infanzia ed entrando nel mondo degli adulti.

Ed ora quel ragazzino voleva farle credere di trovarsi su un isola dove non esiste tempo, senza contare che suddetta isola era frutto dell’immaginazione di un uomo.

Doveva avere qualche problema: solo perché giocava ad essere Peter Pan non voleva dire che lo fosse.

E fu allora che lo vide: mentre con una mano brandiva il pugnale nell’altra stringeva un cappello verde con una piuma rossa.

<< Mi stai prendendo in giro >> mormorò

Il ragazzo la guardò confuso, prima di abbassare l’arma, apparentemente colpito dallo stato in cui si trovava lei.

<< Tu saresti Peter Pan? >> chiese incredula.

<< Il solo e unico. E tu sei? >>

In quel momento era sicura di sembrare un pesce. Continuava ad aprire e chiudere la bocca, troppo stupita per dire qualcosa.

Continuava a scorrerle nella mente le immagini dei vari film e rappresentazioni teatrali che aveva visto: dallo scontro con un Uncino al primo incontro di Peter e Wendy.

Wendy

<< Wendy, Wendy Darling >>


 

Storybrooke, presente

<< Chi sei? >>

Katherine interruppe la lettura dell’incontro tra Peter Pan e Wendy Darling e sollevò lo sguardo dal suo libro.

Seduto davanti a lei c’erano un bambino che nei giorni precedenti aveva visto spesso insieme al sostituto sceriffo.

Il figlio del sindaco, se non sbaglio. Henry Mills

<< Ciao anche a te >> disse sarcastica

La sua attenzione fu catturata dalle due persone che entravano nel locale in quel momento: Belle e il signor Gold, i suoi due nuovi coinquilini.

Salutò la ragazza, che ricambio il gesto mentre l’uomo fece vagare lo sguardo tra le due prima di condurre Belle ad un tavolo.

Faticava ancora a credere quanto fosse stato facile legare con i due. Gold le ricordava suo padre: entrambi avevano la passione per manufatti che non interessavano nessuno ed entrambi erano scostanti ma infondo dolci.

Invece Belle le ricordava la protagonista della “Bella e la Bestia”, personaggio in cui si era identificata molte volte.

Era forte e determinata, non si faceva mettere i piedi in testa facilmente e non gettava mai la spugna. Per non menzionare la sua passione per i libri.

Il giorno in cui Katherine si era straferita a casa del signor Gold, una settimana prima, la ragazza aveva cercato di iniziare una conversazione dopo essersi offerta (con scarsi risultati) di aiutarla a disfare i bagagli, incontrando però un muro. Eppure lei non aveva ceduto e quando aveva notato i libri che la Reed aveva portato con sé, facendo pressione sull’argomento, era riuscita nel suo intento.

<< Qui non c’è nessuna storia che possa ricollegare a te >>

La ragazza riportò lo sguardo sul ragazzino di fronte a lei e lo vide tirare fuori dal suo zaino un libro gigantesco per poi posarlo davanti a lui.

<< “C’era una volta”…sembra interessante >>

Lo sguardo di Henry si illuminò ed incominciò a sfogliare frettolosamente il libro finché non giunse ad una pagina che ritraeva quella che doveva essere una Biancaneve addormentata e il Principe Azzurro.

<< Racconta la nostra storia. Di come tutti i personaggi delle fiabe siano stati portati qui dalla regina cattiva con un sortilegio e le storie di ognuno >>

<< Frena un attimo, ragazzino. Mi stai dicendo che i personaggi delle fiabe, i protagonisti dei film Disney sono gli abitanti di Storybrooke? >>

<< No, non i personaggi Disney. Le loro storie non hanno nulla a che fare con i film. Sono completamente diverse >>

Quindi lui è qui

<< Loro chi sono? >> chiese indicando con un cenno del capo la coppietta poco distante

<< Belle e Rumpelstiltskin. La loro storia è quella della “Bella e la Bestia” >> le spiegò

Lei lo guardò incredula. Abitava con i suoi personaggi preferiti delle fiabe, non era possibile.

Beh, io sono innamorata di Capitan Uncino pensò lasciandosi sfuggire una risata

<< Ma Rumpelstiltskin non è … >> incominciò per poi interrompersi << Ti dispiace se do un’occhiata al tuo libro? >>

<< Per me va bene. A condizione che tu mi dica chi sei >>

In quel momento il sindaco fece il suo ingresso nel locale, seguita da un ragazzino biondo* che Katherine conosceva troppo bene e mentre quest’ultimo si diresse al bancone Regina andò verso i due.

<< Henry, ho bisogno che tu vada al negozio di Gold e ti prenda cura del nostro progetto >> disse appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo, ignorando la presenza della ragazza.

Henry annuì e, prendendo il suo zaino, si diresse verso l’uscita, non prima però di aver abbracciato la donna.

Regina fece per andare da Gold quando venne fermata sui suoi passi da Katherine.

<< Sindaco Mills >>

La donna portò lo sguardo sulla ragazza e dovette combattere con ogni fibra del suo corpo contro il desiderio di abbracciarla.

Ma aveva paura, paura di rivelarle chi era in realtà la madre che non aveva mai conosciuto.

Aveva un passato orribile alle spalle: aveva causato dolore, inflitto tanta infelicità, aveva anche ucciso. Negli ultimi tempi aveva cercato di essere una persona migliore, una madre degna di suo figlio, di lasciarsi quel terribile passato colorato di rosso alle spalle.

Ma come poteva dire alla sua bambina chi era in realtà? Certo, lei a differenza di Henry non vedeva più il mondo in bianco e nero e forse l’avrebbe capita. Ma l’avrebbe perdonata? Sarebbe riuscita a guardarla negli occhi sapendo ciò che aveva causato? L’avrebbe accettata come madre?

Sapeva che anche Rumpelstiltskin si stava ponendo le stesse domande e proprio per questo aveva deciso di non dirle nulla, nonostante vivessero sotto lo stesso tetto.

<< Henry mi ha mostrato il suo libro. Ed ho ragione di credere che la mia presenza qui vi abbia messo in allerta >>

<< Certamente è stata inaspettata >>

<< Potete stare tranquilla, maestà. Io appartengo al vostro mondo >> disse prendendo il libro dal tavolo prima di uscire dal locale, lasciandosi alle spalle una Regina più che mai decisa a conoscere sua figlia.

<< Henry! >> disse quando raggiunse il ragazzino a poche decine di metri dal locale << Il tuo libro >>

<< Chi sei? >> le chiese

<< Sai chi è il ragazzo che è entrato dopo tua madre >>

<< Certo! Peter Pan! >>

Katherine gli lanciò un’occhiata eloquente e poteva quasi vedere gli ingranaggi del cervello mettersi al lavoro.

Finchè Henry non realizzò ciò che cercava di dirgli.

<< Tu sei Wendy! >>

Lei gli sorrise prima di andare verso la sua macchina, portando con sè il libro


 

 Neverland, trenta quattro anni prima

<< Peter, smettila! >> urlò Wendy.

Peter si fermò al centro della stanza, seguito a ruota dai Bimbi Sperduti che ora guardavano la loro mamma con gli occhi pieni di rimorso per averla fatta arrabbiare.

<< Tu dovresti essere una figura paterna per questi ragazzi! >> disse incrociando le braccia davanti al petto.

Peter assunse una sfumatura leggermente rossastra mentre si avvicinava lentamente alla ragazza.

I Bimbi, capendo che stavano per assistere all’ennesima lite tra i loro genitori, uno per volta sgattaiolarono fuori dalla stanza, lasciandoli soli.

<< Io li faccio divertire! Sono a Neverland perché nessuno si occupava di loro! >>

<< Non è che tu stia facendo un lavoro egregio >> ribatté lei

<< Mi sono sempre preso cura di loro, da molto tempo prima che arrivassi tu! Non ho bisogno di te! >>

<< Bene! >> disse, pestando un piede per terra e dirigendosi verso l’uscita di quella casa improvvisata.

Ultimamente lei e Peter non facevano null’altro che litigare. Lui era davvero l’eterno bambino. Doveva essere una guida per gli altri ma in realtà era il più infantile di tutti e il suo comportamento si scontrava sempre di più con quello adulto di Wendy. Lei non riusciva a sopportare di vedere quei piccoli alla balia di se stessi senza poter fare nulla. I primi tempi era stata troppo presa dal cambiamento e gli c’erano voluti due anni per accettare di trovarsi davvero a Neverland. Poi aveva aperto gli occhi e gli scontri erano incominciati.

Se prima lei e Peter erano indivisibili e dove andava l’uno andava l’altro ora più rimanevano lontani meglio era.

Raggiunta l’aria aperta tirò un sospiro di sollievo. Di sicuro rimanere un po’ da sola con i suoi pensieri le avrebbe evitato si strangolare Peter; poi sarebbe rientrata e si sarebbe riappacificati.

Purtroppo non aveva notato il gruppo di pirati intorno all’albero e specialmente quello alle sue spalle con una pietra in mano.

L’ultima cosa che sentì fu il grido di Michael. Poi tutto divenne nero.


<< Silenziose, non è vero? >>

Wendy chiuse gli occhi e strinse i pugni, contando fino a dieci prima di voltarsi.

Il Capitano la stava guardando col quel suo sorriso che le metteva voglia di prenderlo a schiaffi e le braccia incrociate.

<< Fidatevi, non volete sentirmi parlare >>

<< Invece sì, perché non ci raccontate una delle vostre storie? Infondo è per questo che siete qui >>

Wendy sorrise ed incominciò << C’era una volta un pirata che aveva rapito una giovane fanciulla. L’uomo la sottovalutava, troppo accecato dal suo ego. Ma avrebbe dovuto guardarsi alle spalle perché alla prima occasione la ragazza lo pugnalò alle spalle >>

Hook strinse la mano in pugno e serrò la mascella. Nessuno poteva prendersi gioco di lui, tanto meno una ragazzina. Le avrebbe fatto vedere chi comandava e il perché fosse ritenuto il più pericoloso pirata dei sette mari.

Le si avvicinò, intrappolandola tra lui e il parapetto.

<< Io sceglierei bene le mie parole se fossi in te >>

<< Non ho paura >>

Il pirata avvicinò il suo viso a quello della ragazza finché i loro nasi quasi non si sfiorarono

<< O sei coraggiosa o molto stupida. Io sarei propenso verso la seconda. Ti trovi su una nave piena di pirati che non godono della compagnia di una donna da molto tempo. Se potessi dare un consiglio a quella fanciulla le direi di non far arrabbiare il suo capitano >>

<< Non sei il mio capitano >>

<< Staremo a vedere >>


 

Storybrooke, presente

Katherine era in piedi in un angolo con solamente un bicchiere di scotch a farle compagnia.

L’attenzione dei presenti era tutta per Emma e Mary Margaret, ossia la Salvatrice e Biancaneve. Le due erano appena tornate dalla Foresta Incantata e amici e parenti non avevano perso tempo per organizzare una festa.

Ruby l’aveva invitata con la speranza che allargasse le sue conoscenze al di fuori di lei, Belle e Gold.

Stranamente però la ragazza non era dell’umore per una festa perciò aveva deciso di fare un salto, presentarsi alle due e poi darsela a gambe.

Peccato che Henry non fosse della stessa idea. Infatti l’aveva costretta a raccontargli tutto promettendole in cambio di mantenere segreta la sua identità fiabesca finché avesse voluto. Ovviamente lei aveva tralasciato alcuni dettagli, come l’innamorarsi di un certo pirata.

<< Ti hanno già detto che sei stupenda? >> disse Red avvicinandosi a lei.

Le rubò il bicchiere e Katherine sorrise all’amica. Non indossava nulla di stravagante, un semplice vestito a righe bianche e nere con lo scollo a barchetta e un paio di decolletè nere. Aveva lasciato i capelli ricadere morbidi sulle spalle e l’unica traccia di trucco sul suo viso era il rossetto rosso.

<< Veramente tu sei la prima >>

<< Sai, non ti ho incitato affinché tu rimanessi in un angola a guardare gli altri che si divertono >>

La bionda sbuffò e con la coda dell’occhio vide l’ex-sindaco guardare di sottecchi Henry. Si scusò con Red e andò a sedersi davanti alla donna.

<< Signora Mills >> la salutò, incerta se usare la sua controparte reale o il titolo fiabesco

<< Regina >>

<< Come scusi? >>

<< Chiamami Regina. E dammi pure del tu >> le disse sorridendole.

Ciò che la sorprese fu il fatto che quel sorriso non le sembrava per nulla forzato, come invece avrebbe dovuto essere vista la situazione in cui si trovavano. Lei era sola a “parlare” con una semi sconosciuta mentre Emma, verso la quale non doveva provare molta simpatia da ciò che Rumpel le aveva riferito, parlava tranquillamente e Snow e Charming, i suoi acerrimi nemici,  riprendevano il tempo perduto.

Eppure la regina non le sembrava più così triste, come se con il suo arrivo le avesse migliorato l’umore. Cosa davvero strana perché le due, a parte il breve incontro (se così si poteva definire) nel negozio di Gold e lo scambio di battute del giorno precedente, non si erano parlate mai molto.

E ciò che la colpiva più di tutto era il fatto che si sentisse attratta da quella donna, coem se una parte di lei la spingesse a cercarla, ad avere un qualche contatto con lei. Come se ci fosse un qualche filo invisibile che le legava insieme. E d era stato proprio questo filo a spingelrla a andare da lei.

<< Ritornerà >>

<< Come? >> chiese Regina, riscuotendosi da pensieri molto simili a quelli della figlia.

<< Henry. È solo una fase di passaggio. Prima o poi avrebbe espresso il desiderio di conoscere la sua madre biologica ma questo non vuol dire che lei, tu, non significhi più nulla per lui. È semplicemente confuso. Aggiungi il fatto che lui vede lei come l’eroina e te come il cattivo della storia e direi che può essere scusato >>

<< Non consoci il mio passato… >> rispose la donna, guardando le mani intrecciate sul grembo

<< Vero, ma ho visto la Regina di Storybrooke ed è evidente che tu ami tuo figlio. Col tempo tornerà sui suoi passi: non puoi cancellare dieci anni. È sempliecemnete preso dalla situazione e lo capsico >>

<< Cosa intendi dire? >>

<< Io non ho mai conosciuto mia madre. Mio padre è restio a parlarne e quando lo fa cerca sempre di mettere in risalto i suoi lati positivi ma una parte di me sa che mi ha abbandonato per non doversi prendere cura di me mentre l’altra non può fare a meno a essere in dissacorod con l’altra. Ma so che se mai la dovessi incontrare sarebbe come mettere la mia vita in pausa, non importerebbe più nulla a parte la sua presenza. Ma come tutto ciò che seduce prima poi verrebbe la fine, riaprirei gli occhi e, senza per questo lasciarla alle spalle, tornerei da mio padre, l’uomo che mi ha cresciuto e che ha fatto di me la persona che sono. Lo stesso varrà per Henry, ma non puoi chiedergli di scegliere tra voi due perché sarebbe come scegliere tra due parti di se stesso >>

Regina era senza parole. Nonostante Katherine pensasse che l’aveva abbandonata le voleva comunque bene, anche se non la conosceva. Cosa più importante, era disposta a conoscerla ed era del parere che il suo passato non contasse poi così tanto come aveva temuto.

Forse c’era una speranza per lei di riprendersi sua figlia, di recuperare i ventinove anni perduti.

Fu allora che si rese pienamente conto di chi le stesse davanti.

La ragazza di fronte a lei non poteva avere più vent’anni mentre Anastasia avrebbe dovuto averne quasi venti nove. Come era possibile? Lei aveva sentito la magia, di questo ne era sicura, così come era sicura che ci fosse qualcosa che le legava.

Quindi perché i conti non le tornavano? Forse, chiunque l’avesse salvata, l’aveva portata più avanti nel tempo?

No, era impossibile. Il tempo della Foresta Incantata viaggiava di pari passo con quello della terra.

All’improvviso l’immagine di un fermaglio con dei lapislazzuli le comparve nella mente e ricordo come Snow glielo avesse dato, forse con la speranza di potersi sbarazzare della sua matrigna una volta per tutte. E ricordò come lo avesse lasciato in questo mondo, nelle mani di Tom.

No, non anche lei. Non la mia bambina

<< è meglio che vada >> disse prendendo il cappotto e precipitandosi fuori dal locale, con la speranza di lasciarsi alle spalle la consapevolezza di aver condannato sua figlia al destino che aveva riservato a Snow White.

*****

<< Buongiorno! >>

Katherine distolse lo sguardo dal suo libro giusto in tempo per vedere belle scendere le scale già pronta per affrontare l’ennesima giornata. Lei invece era ancora in pigiama, seduta sul divano a gambe incrociate intenta a leggere per scacciare l’incubo della notte precedente.

<< ‘Giorno >>

<< Come è andata ieri sera? >> le chiese sedendole di fianco

<< è stato…interessante >>

In realtà era rimasta stupita dal comportamento dell’ex-sovrana. Temeva di aver detto qualcosa per farla arrabbiare. Aveva visto nei suoi occhi tanto disgusto e dolore prima che lasciasse il locale. E ciò che più la preoccupava era il fatto che ne era rimasta toccata, come se l’idea di far soffrire Regina la ferisse. Non riusciva a spiegarsi lo strano vortice di emozioni che provava in sua presenza. C’era sicurezza, indiscusso amore, protezione e comprensione. Gli stessi sentimenti che provava nei confronti di suo padre.

<< Cosa stai leggendo oggi? >>

Katherine alzò il libro, mostrandole la copertina.

<< Romeo e Giulietta. È una bellissima storia. Una volta l’ho letta a Rumpel* >>

<< La conosci? >> chiese stupita

<< Sì. In un certo senso mi sento un po’ Giulietta >>

<< A chi lo dici. Sia io che tu siamo innamorate di chi non dovremmo e di sicuro le nostre famiglie non approverebbero e cercherebbero di tenerci lontane da loro. Esattamente come la Capuleti >>

<< è per lui che sei a Storybrooke? Chi è? >> chiese, specchiando lo stupore che l’amica aveva espresso pochi minuti prima

<< Diciamo che il mio Romeo non è di certo l’uomo più raccomandabile. Ma io vedo un lato diverso, un lato che non mostra a nessuno… >>

<< Esattamente come Rumpelstiltskin >>

<< Lieto di essere l’oggetto delle vostre discussioni. Comunque, la colazione è pronta >> disse l’uomo in questione apparendo dalla cucina.

Le ragazze si guardarono, scambiandosi uno sguardo d’intesa e lasciandosi sfuggire una risata. Si alzarono insieme e, procedendo a braccetto, entrarono in cucina.

Katherine prese una tazza di caffè e si appoggiò al bancone, guardando gli altri due interagire tra di loro.

Erano così dolci, anche quando facevano qualcosa di così semplice come condividere una colazione.

Gli sguardi che si scambiavano, le loro mani che si sfioravano riempivano l’aria di amore. E nonostante fosse felice di vederli così innamorati e al settimo cielo non poteva fare a meno di invidiarli e a pensare di quando lei era al posto di Belle e Killian al posto di Rumpelstiltskin.

Ormai era a Storybrooke da più di una settimana e ancora non aveva sue notizie. Era sicura che se fosse stato nella cittadina trovarlo non sarebbe stato poi così difficile. Di certo non era il tipo da mantenere un profilo basso, anzi, adorava essere sempre al centro dell’attenzione e la notizia di un nuovo arrivo avrebbe dovuto giungerle.

Aveva paura, paura di essersi sbagliata, paura di averlo perso, di non rivederlo più.

Eppure Smee era lì, lo aveva intravisto una volta e proprio non riusciva a spiegarsi l’assenza di Hook. Se il suo braccio destro era a Storybrooke, dove diamine era il Capitano?

<< Che piani avete per oggi, mie care? >>

<< Riprenderò a sistemare la biblioteca >> rispose Belle

<< Chiusa nell’ufficio dello sceriffo. Di sicuro avrà un miriade di domande >>

<< Non è l’unica. Avuto degli incubi recentemente? >> le chiese Rumpel.

<< Nulla d’insopportabile >>

L’uomo si avvicinò ad una mensola e prese una boccetta contenente un liquido viola che porse alla bionda

<< Purtroppo non posso annullarli ma posso fare in modo che tu non cada in un sonno così profondo** da non doverti ritrovare in quella stanza >> disse lasciandole intendere che lui sapeva

Katherine prese la boccetta titubante e sotto lo sguardo fermo dell’uomo ne bevve il contenuto. Subito si sentì come se una secchiata d’acqua gelida le fosse stata lanciata addosso.

<< Forse è meglio che vada a prepararmi >>

*****

Belle era giunta al porto ma di un vascello pirata neanche l’ombra. Notò però tre gabbiani dal comportamento strano: uno addirittura era accovacciato in aria.

Dalla cassetta di fianco prese una manciata di sabbia e la gettò sul lato sinistro del ponte, individuando così degli scalini.

<< Trovato >>

fece attentamente un passo, poi un altro finché non attraversò una barriera e si ritrovò sulla famosa Jolly Roger.

Si guardò un attimo intorno, accertandosi che non ci fosse nessuno. Decise poi di scendere nella stiva, sperando di trovare lì lo scialle Bae.

Appoggiò la pistola e prese da uno scaffale un piccolo forziere. Lo aprì e al suo interno trovò un ritratto: si trattava di una ragazza cha a Belle sembrava fin troppo familiare. Aveva lunghi capelli raccolti in una treccia laterale, gli occhi esprimevano decisione mentre il sorriso dolcezza.

Diciamo che il mio Romeo non è di certo l’uomo più raccomandabile

Poteva essere? Era possibile che in qualche modo Katherine avesse conosciuto Hook e se ne fosse innamorata? Era possibile che l’uomo che aveva tentato di ucciderla e il cui unico scopo era vendicarsi di Rumpelstiltskin fosse a sua volta innamorato della nipote di quest’ultimo?

Certo, le sembrava assurdo, quasi impossibile ma tutto tornava.

Quello era il ritratto di una ragazza dannatamente simile alla bionda e lei le aveva detto che era arrivata a Storybrooke per cercare qualcuno dal suo passato. Però nella sua settimana di permanenza non l’aveva trovato ed ora era comparso Hook.

<< Stai cercando questo? >>

Belle si voltò di scatto e il suddetto pirata era lì, appoggiato allo stipite della porta con un ghigno trionfante dipinto sul viso mentre in mano stringeva lo scialle di Bae.

<< Quello non appartiene  a te >> disse indicandolo

<< Oh, da adesso sì >>

Belle lanciò un’occhiata alla pistola che era rimasta sulla mensola soppesando le opzioni che aveva davanti.

Poteva rimanere ferma dove si trovava e cercare di ottenere ciò per cui era venuta con la diplomazia ma sapeva che con quel pirata sarebbe stato inutile. Oppure poteva prendere l’arma e puntargliela addosso.

Si lanciò verso l’oggetto ma fu battuta sul tempo dal pirata che glielo tolse dal sotto al naso.

<< Mi cara Belle, saresti dovuta rimanere tra i tuoi libri >>

<< Non ho paura di te e non me vado senza quello >> disse indietreggiare << Non ha ferito Rumpel abbastanza? Hai rapito sua moglie! >>

Lui le si avvicinò pericolosamente finché i loro visi non furono separati da pochissimi centimetri. Eppure il fascino del bel capitano non aveva alcun effetto su di lei. Ma avendo il capitano così vicino per la prima volta riusciva a scorrere qualcosa nei suoi occhi che non fosse il desiderio di vendetta: riusciva a leggerci dentro solitudine, dolore e rimpianto e non poteva fare a meno di far vagare i suoi pensieri alla bionda che in quel momento probabilmente era interrogata dallo sceriffo.

<< Dimmi una cosa, tesoro. Se una donna viene da te, pregandoti di portarla via con te, è un furto? >>

<< Perché avrebbe dovuto andarsene? >> chiese a sua volta.

Proprio non riusciva a capire quella donna. Ci aveva provato, eccome se ci aveva provato, la sua natura la spingeva sempre a vedere tutto da ogni angolazione ma proprio non riusciva a comprendere le sue motivazioni. Come aveva potuto abbandonare suo figlio per inseguire una vita d’avventura al fianco di un pirata?

<< Perché lui era un codardo. E mi amava >>

<< Mi dispiace che sia morta. Ma vendetta? La vendetta non la riporterà indietro >>

Hook fece una smorfia e le sventolò la pistola davanti al volto << Morta, come se fosse stato un incidente. È ciò che ti ha detto. Ovviamente ha tralasciato il dettaglio più importante: le ha strappato il cuore e la polverizza proprio di fronte a me. Perché vuoi lottare per un uomo così? >>

Perché vedo ancora del buono in lui. Così come lei vede del buono in te. Ma il suo cuore è vero. Il tuo…il tuo è marcio >> rispose Belle alzando una mano verso il soffitto, spostando una trave che fece cadere il pirata nella stiva.

E mentre la giovane scappava su per le scale Killian rimase per qualche secondo immobile.

Così come lei vede del buono in te

Aveva visto il ritratto, il suo ritratto. L’unico ricordo, insieme alla sua sciarpa, che gli rimaneva di Wendy. La sua Wendy, la luce della sua vita, il fuoco che gli bruciava dentro. La sua anima, il suo cuore.

L’unica ragione per cui aveva smesso anche solo per un attimo di essere un pirata per essere semplicemente Killian, il suo Killian.

Ma andandosene gli aveva lasciato un vuoto nel petto che era stato riempito dall’odio e lo aveva reso un uomo peggiore del pirata che non si era fatto scrupoli a strappare una madre da suo figlio.

<< Non ne hai idea >>


Belle era  quasi sul punto di abbandonare la nave quando Hook le si parò davanti, comparendo dal nulla. Letteralmente.

<< Come, come hai… >>

<< Conosco questa nave come il palmo…beh, lo sai >> disse mostrandole l’uncino << Ti suggerisco di ridarmelo >>

<< O cosa? >> giunse una voce dalle spalle del pirata.

Voltandosi si ritrovò faccia a faccia con l’uomo verso il quale aveva giurato vendetta.

<>

<< Eppure, non puoi ancora uccidermi >>

Hook sogghignò prima di domandargli << Dietro a quale magia ti nasconderai oggi? >>

<< No, non magia >> e lo colpì in viso col bastone.

Il pirata cadde all’indietro e l’Oscuro non perse tempo ed incominciò subito a picchiarlo, facendogli perdere sangue.

Finché, dopo una manciata d’attimi in cui la furia aveva preso il controllo sul suo corpo, Belle gli si avvicinò e prendendolo per il cappotto disse << Rumpel, andiamo. Andiamo >>

<< Non ancora Belle >> rispose, preparandosi a sferrare un altro colpo

<< Questo è il motivo per cui sei venuto. Questo è ciò che ti riporterà da Bae >> cercò di persuaderlo mostrandogli lo scialle

<< Stai sprecando il fiato, tesoro. Non può resistere. Questa è la prova che non è un codardo >> s’intromise il capitano, che nonostante la situazione aveva un ghigno dipinto sul volto

<< Forse è meglio se ti volti, Belle. Non sarà un bello spettacolo >> e colpì di nuovo

<> disse Belle prendendolo per un braccio << Pensa a Katherine. Vuoi gettare davvero tutto all’aria per lui? Vuoi davvero perderla? >>

<< Fallo! Uccidimi! >> urlò Hook

<< No, questo è ciò che vuole! Distruggere ogni briciola di buono che c’è in te. Distruggere tutto ciò a cui tieni >> disse tentando di farlo ragionare.

Era così vicino a riunito la sua famiglia, non poteva gettare tutto al vento per colpa di un rancore passato o di un pirata.

<< Strappami il cuore. Uccidimi come hai fatto con Milah. E finalmente sarò riunito con lei >>

Belle lo guardò confusa. Quell’uomo teneva con sé il ritratto di Katherine eppure desiderava ritrovarsi con un'altra donna. Non riusciva a capire perché era sicura di aver percepito un livello tale di amore nelle parole della bionda che ogni opzione in cui il suo Romeo non ricambiava e anzi amava un’altra non era contemplata ed era sicura che Hook fosse l’uomo che aveva rapito il suo cuore.

<< Ha chiesto di morire, Belle >>

<< Rumpel, ascoltami. Potresti pentirtene >>

<< E come? >> chiese retoricamente. Non c’erano ragioni valide per cui avrebbe dovuto trattenersi dal togliere la vita a quell’essere. Se prima avesse potuto considerare l’idea per la sua amata e sua nipote ora non era nemmeno pensabile. Il pirata era diventato un pericolo per la sua famiglia ed andava eliminato.

<< Katherine. Sai perché è venuta a Storybrooke… >> incominciò per poi lasciare il discorso in sospeso affinché realizzasse da dolo cosa voleva dirgli.

E lo fece.

Gli tornò in mente la conversazione della mattina, su come entrambe amassero uomini visti di traverso ed una precedente, in cui aveva rivelato a Belle d’essere giunta a Storybrooke per ritrovare una persona, senza avere successo.

Ma ecco arrivare Hook, l’uomo che nessun padre vorrebbe per sua figlia. Poteva il destino prendersi così gioco di lui?

<< No, impossibile >> sussurrò, rifiutandosi di crederci

<< Temo proprio di no >>

Fissò un punto indefinito davanti a sé, pensando a cosa fare. Se le cose stavano davvero così non poteva ucciderlo rischiando così di perdere sua nipote ma non poteva nemmeno lasciarlo vagare a piede libero per la cittadina, lasciandogli magari l’opportunità di rivoltare Katherine contro di lui.

O peggio, di spezzarle il cuore.

Era rimasta solo una cosa da fare

<< Tu prendi la tua piccola nave e levi l’ancora, salpando verso i confini del mondo. Non voglio più vederti >>

***

Belle e Gold erano ormai al confine, uno da una parte l’altro dall’altra, entrambi in silenzio cercando le parole giuste da dirsi.

La ragazza aveva tentato di convincerlo a restare, ritenendo che Bae o chi per lui poteva essere chiamato da Katherine, a cui poteva domandare ogni cosa gli interessasse.

Ma lui non aveva sentito ragioni. Non voleva coinvolgere la nipote più del dovuto in quel mondo a cui però apparteneva fin dalla nascita. Temeva che se avesse scoperto la verità non solo avrebbe odiato lui e Regina ma anche se stessa e questo pensiero lo terrorizzava.

<< Vorrei davvero che tu potessi venire con me >> disse prendendole la mano

<< Non importa >> rispose con un sorriso malinconico

<< Perché? >>

<< Perché lo troverai. E quando lo farai io sarò qui ad aspettarti quando tornerai. Insieme a Katherine >>

Improvvisamente i due furono illuminati da un fascio di luce e la vettura della ragazza si parcheggiò di fianco all’auto di Gold.

La Reed scese dalla macchina e si avvicinò ai due

<< Volevi davvero partire senza salutarmi? >>

Una parte di lui si chiedeva se fosse davvero necessario. Infondo Belle aveva ragione. Katherine era lì e poteva chiedere a lei tutto ciò che gli interessava sapere su Bae. Magari lei avrebbe potuto farlo arrivare a Storybrooke, dove avrebbero potuto ricominciare da capo. Potevano essere una famiglia.

No, sapeva che era un viaggio che doveva compiere. Non era la meta in sé, che con l’arrivo della ragazza si era fatta sempre più vicina, ma era il viaggio, una metafora che indicava il percorso che lo avrebbe reso di nuovo degno di suo figlio.  

<< Purtroppo non è un viaggio rimandabile >>

<< Sembra incredibile ma mi mancherai >> disse la ragazza lasciandosi sfuggire una lacrima

<< Anche tu, piccola >> rispose Gold, asciugando la guancia della nipote

Si rivolse poi a Belle per scambiarsi un bacio d’addio e proprio in quel momento Hook emerse dagli alberi, con la pistola in mano e il dito sul grilletto.

Ma si sa, il destino ha un piano tutto suo e nell’esatto momento in cui il pirata premette il grilletto una forza sconosciuta spinse Katherine a spostare Belle ed abbracciare Gold, che la tenne stretta a sé quando la ragazza cadde in avanti mentre la pallottola la sfiorava di striscio.

<< Katherine? >> domandò preoccupato

<< Tutto a posto, mi ha solo sfiorato >> rispose portandosi una mano al fianco per coprire la ferita

<< Tu! >> ringhiò Gold indicando qualcuno alle spalle della bionda.

Katherine si girò e non poté credere ai suoi occhi. Davanti a lei si trovava il suo capitano, Killian, che nel rivedere il volto dell’amata fece cadere la pistola in terra.

Rumpel spostò la nipote di lato e creò una sfera di fuoco da lanciare contro il suo nemico.

<< No! >> urlò lei frapponendosi tra i due

<< Stava per ucciderti >>

<< Ma non lo ha fatto. E Belle è ferita. Devi portarla da Whale, non è vero? >> disse lanciando alla ragazza un’occhiata eloquente

<< Oh, sì. Devo proprio vedere un medico >>

<< Bene. Andiamo >> disse prendendo la nipote per mano

<< Io tornerò con la mia macchina. Voi andate. Affrettatevi >> disse spingendolo verso la sua macchina.

Quando i due si furono allontanati abbastanza lei si avvicinò a Killian che era rimasto immobile per tutto il tempo. Quando gli fu vicino il pirata alzo titubante una mano a sfiorarle il viso e lei le appoggiò sopra la sua

<< Non so se dovrei baciarti o prenderti a schiaffi >>

Il pirata decise per lei e in un attimo si ritrovarono entrambi nelle braccia dell’altro. Finalmente erano di nuovo insieme e quel bacio conteneva tutto ciò che provavano ma l’amore la faceva da padrone.

Killian non riusciva a crederci. Finalmente poteva baciarla di nuovo, stringerla di nuovo, ammirarla di nuovo. Era bastato un attimo e il suo cuore era tornato ad occupare il posto che gli spettava e il centro del suo mondo era tornato ad essere la ragazza tra le sue braccia.

Non sapeva come descrivere quel momento, era ineffabile.

Si sentiva scoppiare, pronto ad esplodere in ogni momento. Non era mai stato così felice, così…completo.

Quando si separarono Killian la tenne stretta a sé, con nessuna intenzione di lasciarla andare. Dopo trent’anni passati lontani non le avrebbe permesso neanche per un attimo di allontanarsi da lui

<< Perché stavi abbracciando il coccodrillo? >>

<< Rumpel…oh >> chiese per poi realizzare il vero significato della frase.

Sciolse l’abbraccio ed indietreggio, permettendo a Killian di vedere il suo sguardo ormai indurito

<< Wendy? >> le chiese confuso

<< Penso che sia meglio che tu trova un buon luogo per nasconderti perché la prossima volta che tenterà di ucciderti potrei non essere nei paraggi >> disse voltandogli le spalle e dirigendosi verso la macchina.

Lui la seguì e quando lei aprì la portiera lui la richiuse

<< Wendy, cosa succede? >>

Lei abbassò la testa e senza guardarlo rispose << Sono ferita. Ho bisogno di vedere un medico >>

E dandogli una gomitata lo fece allontanare, entrò in macchina e lo lasciò da solo.

Nel mezzo della strada, con una miriade di domande in testa e una fitta all’altezza del cuore.


 


Rieccomi!

Finalmente i nostri due protagonisti si sono rincontrati.

Ho scelto di concludere la scena così, con un finale un po’ amaro in quanto non volevo sfociare nel banale col solito “si ritrovano-si baciano-e vissero per sempre felici e contenti” ma forse ci sono cascata impiego.

Oppure più semplicemente la voce della mia prof d’italiano che spiega i romanzi di formazione in cui << l’eroe moderno affronta una serie di prove per la sua formazione culturale, religiosa, sociale e sentimentale che lo porteranno a passare da ragazzo a uomo adulto >> ha influenzato il corso del capitolo/storia. Infatti in un certo senso può essere letto come romanzo di formazione.

La canone iniziale pensò si addica al ritorno in scena di Hook ma anche al ricongiungimento di due, che in fondo sono tornati a casa.

In questo capitolo ha fatto la sua comparsa Belle (il mio personaggio delle favole preferito) con il quelle ritengo Katherine condivida molti aspetti. Inoltre si ha un altro momento tra la nostra protagonista e Regina.

Il prossimo capitolo sarà incentrato su Katherine e Killian con scene ambientate a Storybrooke e flashbacks dal passato.

Ho notato che il numero di visite degli ultimi due capitoli rispetto al primo sono diminuite. Ora, non so se è perché per leggere il nuovo capitolo aprite la prima pagina o perché lascia talmente desiderare che vi passa la voglia di leggere.

Vi chiedo di lasciare un commento anche breve per farmi sapere il vostro parere.

Anche se la storia non dovesse piacervi io la continuerò, perché penso che valga la pena scriverla (e leggerla) a prescindere dal fatto che sia mia; trovo che la trama sia buona.

Però magari andrei con più calma.

Inoltre ho creato una pagina facebook dove posterò news, anticipazioni, avvisi e tutto ciò che riguarda la storia http://www.facebook.com/pages/Aletheia-EFP/143277042497828?fref=ts

Se invece volete aggiungermi questo è il mio profilo http://www.facebook.com/aletheia.efp

Purtroppo da settimana prossima avrò il computer fuori caso quindi non so quando potrò aggiornare.

Mi scuso per eventuali errori.

Un bacio, Aletheia


*Ora, per quanto riguarda il sortilegio oscuro sono ancora abbastanza confusa. Da quel che ho capito Regina poteva portare a Storybrooke chi voleva lei. E qui la domanda sorge spontanea: che cavolo ci fa Spugna lì?

Allora ho pensato che magari Regina, visto che aveva un accordo con Killian e lui è sparito, abbia deciso di portare con sé ciurma, Bimbi Sperduti e Peter. Ovviamente questo si applica solo per la mia storia ed una semplice ipotesi applicabile a Spugna visto che non i è capito se quando Hook va da belle si è portato dietro tutta la ciurma.

**Gold è un esperto del sortilegio del sonno di conseguenza ritengo che per lui sia facile vederne i sintomi. Inoltre Snow nella 2x08 dice che se fosse riuscita ad addormentarsi profondamente sarebbe tornata nella stanza. Ho applicato lo stesso procedimento a Katherine, però in senso inverso





Sneak Peek: Haunted

<< Cosa vuoi che ti dica? Aspetta… Killian! Non hai la più pallida idea di quanto io sia felice di trovarti qui, mentre cerchi vendetta sul Rumpel per l’uccisione di Milah mentre io non ho fatto altro che disperarmi per la tua mancanza e lasciarmi la mia vita alle spalle per venire qui a cercarti. Meglio? >>

   
 
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