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Autore: LittleMilkshake    31/01/2013    6 recensioni
Ashley è ricoverata in un ospedale psichiatrico. Non può mai uscire, è considerata pericolosa.
Louis è il suo infermiere. La considera bellissima, e per la prima volta nella vita di Ashley, una ragazza qualunque
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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18 marzo 2008 – ore 9.35
Se potessi scegliere, dove vorresti vivere?

Quando era piccola, le facevano spesso questa domanda.
Ashley rispondeva sempre che voleva vivere in un castello, insieme al suo principe azzurro.
Con gli anni, aveva sognato di vivere in qualche isola caraibica, in grandi città orientali, in sconfinate campagne.
E invece, viveva al “Devon Institute of Mental Disorders”, un ospedale psichiatrico.
I genitori la tenevano lì rinchiusa da anni, una visita ogni tanto e chi si è visto, si è visto.
Sdoppiamento di personalità – Disturbo ossessivo compulsivo stadio avanzato
Tendenze autolesioniste – Incapacità di gestione della rabbia
:questo ciò che diceva la sua cartella clinica.
Il disturbo ossessivo compulsivo allo stadio avanzato e l’incapacità di controllare la sua rabbia la qualificavano, agli occhi dei medici, come “Pericolosa per chi le sta intorno”.
Per questo, si trovava lì adesso, nella stanza 105 in completo isolamento.
Non poteva mai uscire con gli altri pazienti, si temeva che la folla avrebbe potuto istigarla a fare qualcosa di pericoloso.
Solo i medici e la sua infermiera personale, Amanda, le si avvicinavano.
Già, Amanda.
Ormai era la sua unica amica e confidente. E ora, anche lei l’aveva abbandonata.
Aveva chiesto il trasferimento per motivi familiari e dopo averla salutata dolcemente, l’aveva lasciata da sola, come un cane a lato della strada.
«Buongiorno signorina Adler. Come sta oggi?» entrò sorridente in dottor Stevenson.
«Se potessi uscire da questo buco, starei anche meglio»
«Suvvia, oggi ho una bella notizia per lei» sorrise l’uomo.
Ashley inarcò un sopracciglio «Mi ucciderete?»
«Ma che dice, certo che no. È arrivato il suo nuovo infermiere»
L’uomo si scostò leggermente dalla porta e un ragazzo sui 25 anni, con capelli castano chiaro ed occhi azzurri come il mare entrò dalla porta.
«Signorina Adler, lui è Louis Tomlinson. Sarà il suo nuovo infermiere»
Louis sorrise e avvicinandosi, strinse la mano di Ashley, seduta sul letto che lo fissava.
«Piacere di conoscerti, sono Louis e mi prenderò cura di te.
Spero che diventeremo amici» sorrise lui.
«Piacere, non ci sperare» rispose lei svogliatamente.
Il ragazzo si lasciò scappare un risolino, per poi voltarsi verso il medico «Dottor Stevenson, potrei passare del tempo con lei già oggi?
Vorrei conoscerla meglio prima di cominciare»

«Come vuoi Tomlinson, non farla uscire. A più tardi signorina Adler»
Detto questo, il medico uscì ed Ashley rimase sola con il suo nuovo infermiere.
Louis prese la sedia dalla scrivania e si sedette di fronte alla bionda «Parlami un po’ di te Ashley»
Lei lo guardò di sbieco «Cazzi tuoi no eh?»
Il ragazzo si mise a ridere «Secondo me, diventeremo grandi amici»
 
 
22 marzo 2008 – ore 10.28
«Buongiorno Ashley!!» un Louis sorridente e fastidiosamente allegro fece capolino dalla porta.
«Louis» si limitò a salutarlo la bionda, non alzando gli occhi dalla rivista che stava leggendo.
«Andiamo fuori, dai»
Adesso gli occhi Ashley li aveva alzati, per guardarlo come a dire “Sei stupido o cosa?”
«Non posso uscire fuori, lo sai che il dottor Stevenson non vuole»
«Il dottor Stevenson non c’è, andiamo»
«Ma me lo hanno proibito, dicono che sono pericolosa»
«Tu ritieni di poter fare del male agli altri?»
Era la prima volta che le ponevano questa domanda. Lei era in grado davvero di fare del male a qualcuno?
Tutti avevano sempre detto che sì, avrebbe potuto. Nessuno, però, aveva mai chiesto la sua opinione.
«Io.. No, non lo farei»
«Allora andiamo» Louis sorrise, prendendola per mano e uscendo da quella stanza.
Percorsero tutto il corridoio dell’ospedale, fino ad arrivare al portone posteriore, che dava su un ampio giardino di proprietà del Devon Institute.
Altri ragazzi e ragazze si trovavano lì fuori, intenti a godersi l’aria primaverile di quella giornata di sole.
Ashley, timidamente, appoggiò i piedi sul prato e il contatto con una folata di vento le mosse i lunghi capelli biondi.
Sorrise, le sembrava quasi di tornare, piano piano, a vivere.
«Ti va di fare una passeggiata?» sorrise Louis tendendole la mano.
Ashley, inizialmente, lo guardò scettica.
Lasciò vagare lo sguardo, dedicandosi ad osservare tutti i pazienti che ridevano e scherzavano su quella distesa verde.
Sorrise felice e afferrò la mano di Louis «Mi piacerebbe molto»
E mentre passeggiavano, mano nella mano, su quel prato, Louis poté giurare di aver sentito un flebile «Grazie» provenire dalle labbra di Ashley.
 
 
15 aprile 2008 – ore 16.47
«Questo è per te»
Ashley scrutò il pacchetto di fronte a lei, cercando di capirne il contenuto.
«Che cos’è Lou?»
«Aprilo»
Velocemente, le mani della ragazza trafficarono con quella carta verde smeraldo, cercando di tastare e capire il contenuto di quel pacchetto.
Aprendolo, si trovò davanti gli occhi un DVD e un libro, rispettivamente “Orgoglio e  pregiudizio” e “Cime tempestose”.
«Non è il mio compleanno oggi» lo guardò Ashley.
«Lo so, ma mi avevi detto di non averlo mai visto, quindi ho deciso di prendertelo» sorrise Louis.
«E il libro?»
«Hai finito quello che stavi leggendo, no? Ti piacciono i classici, ho pensato che quello ti sarebbe piaciuto»
La bionda sorrise e alzandosi dal letto, andò ad abbracciarlo «Sei stato molto dolce, grazie mille»
Adagiò il libro sul mobile accanto al letto ed iniziò a rigirarsi il DVD tra le mani.
«Ti va di guardarcelo insieme, Lou?»
Il ragazzo annuì «Certo. Vado a prendere l’attrezzatura in sala video»
 
 
15 aprile 2008 – ore 18.10
«Che idiota quel Darcy»
«Shh. Non parlare male di Mr. Darcy, Louis»
«Ma dai, è un completo imbecille»
«È innamorato di Liz»
«E la tratta come una pezza da piedi»
Ashley sbuffò, girandosi a fianco per guardare Louis in viso.
«Cerca di reprimere il suo sentimento, la loro unione non sarebbe mai stata accettata all’epoca»
«Non è un motivo per trattarla così. Se sei innamorato di una ragazza, devi trattarla come una principessa. Dilettante»
«Disse l’uomo vissuto. Tutte le donne vorrebbero qualcuno come Darcy»
«Anche tu?»
«Io non sono “tutte le donne”»
«Allora come dovrebbe essere il tuo ragazzo perfetto?»
La bionda ci pensò un po’ su, sotto lo sguardo attento di Louis.
«Dolce, simpatico e spiritoso. Dovrebbe farmi ridere e dovrebbe sorprendermi, baciarmi quando meno me lo aspetto,
sollevarmi il morale se sono triste. Dovrebbe…»

Il tempo di girarsi e le labbra di Louis erano premute contro le sue.
Pochi secondi per realizzare e le mani di Ashley erano tra i capelli di Louis, che stringevano per prolungare quel fugace contatto.
«Aspetta.. Louis..» la bionda lo spinse via.
«Ho.. Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiese il ragazzo dubbioso.
«Tutto questo è sbagliato, non dovremmo»
Lou la guardò «Perché è sbagliato?»
«Tu sei il mio infermiere, ed io una paziente di questo istituto. Sono un soggetto cosiddetto “disturbato e pericoloso”, gli altri fanno di tutto per tenermi lontana»
Ashley abbassò la testa e Louis si avvicinò a lei «Io sono Louis Tomlinson e tu sei Ashley Adler. Io sono un ragazzo e tu sei una ragazza.
Tu mi piaci ed io ti piaccio.
È tutto ciò che conta per me»
«E.. E cosa diranno i dottori?»
«Ashley, è la tua vita. Per una volta, ignora gli altri e decidi tu cosa fare e chi essere»
Le strinse le mani e gli occhi di Ashley cominciarono a sgorgare lacrime.
«Cos’è che vuoi Ashley?» chiese lui amorevolmente.
«Voglio te» sussurrò lei.
«Ed io voglio te»
Di nuovo, le loro labbra si trovarono e i loro respiri si fusero l’uno con l’altro.
Le braccia di Louis la strinsero a se ed Ashley si sentì protetta.
Il mondo lì fuori l’aveva giudicata e l’aveva etichettata come “malata”.
Louis le aveva tolto quelle etichette, per concentrarsi su Ashley e non sulla paziente della stanza 105 del “Devon Institute of Mental Disorders”.
E per la prima volta nella sua vita, qualcuno l’aveva vista come lei voleva essere vista. Una ragazza. Solo quello.
 
 
4 giugno 2008 – ore 14.32
«Ash?»
«Mh?»
«Voglio portarti fuori di qui»
La bionda guardò negli occhi il ragazzo, inarcando un sopracciglio.
«Siamo fuori Lou, siamo in giardino»
«Intendo, fuori da questo istituto»
«Lou.. Sai che non puoi» abbassò lo sguardo lei.
«Potrei parlare con i tuoi, convincerli a farti uscire»
«Non ci riusciresti»
Louis sbuffò «Fammi almeno fare un tentativo»
«Va bene, come vuoi»
Le prese le mani, fissandola «No, come vuoi tu. Io lo voglio fare per te, ma prima voglio che tu mi dica la verità.
Uscire da qui è la cosa che più desideri?»

Ashley sorrise, lasciandogli un bacio a lato della bocca «Sì, è ciò che voglio di più al mondo»
 
 
6 giugno 2008 – ore 12.58
Ashley se ne stava sul suo letto, leggendo “Cime tempestose”.
Ma dai, come può Catherine non accorgersi così di Heathcliff?
È scema o solo idiota?
Persa nelle sue considerazioni, fu riportata alla realtà da Louis che, entusiasta, era entrato nella sua stanza.
«Ashley, prepara le valigie»
«… Facciamo un viaggio?» chiese dubbiosa.
«Ti porto via di qui»
La ragazza lasciò cadere il libro per terra, avvicinandosi a Lou «Stai.. Stai scherzando?»
Gli si avvicinò, prendendole le mani tra le sue «I tuoi hanno acconsentito affinchè tu uscissi da qui. Con me»
«Ma.. Ma.. Come li hai convinti?»
«Ho detto loro che sono il tuo infermiere, gli ho detto di noi e ho chiesto loro di lasciare che tu venissi a vivere con me.
Ho assicurato che mi prenderò cura di te e che non ti mancherà niente e loro hanno accettato»sorrise entusiasta.
Ashley, che aveva cercato di trattenere le lacrime fino ad allora, le lasciò libere di sgorgare sul suo volto.
Quell’incubo era finito, non doveva più svegliarsi tra quelle quattro mura e sentirsi in una prigione.
Si sarebbe svegliata, da quella sera, sentendosi a casa.
Strinse a sé Louis, adagiando la testa sul suo petto e piangendo dalla gioia.
Dal canto suo, Lou la strinse forte e sorridendo, le lasciò dei leggeri baci sulla nuca.
Era vero, sarebbe uscita di lì.
Finalmente non era solo un sogno.
Un vita normale, finalmente era reale.
 
 
2 febbraio 2013 – ore 16.32
«Ehi tesoro, sono tornato»Louis entrò in casa, togliendosi il camice da vice primario e  sistemandolo accuratamente sull’appendi abiti.
Si guardò intorno. Silenzio.
Non si sentiva volare una mosca.
«Ashley? Ci sei?»
Fece qualche passo e si diresse in cucina.
Non c’era Ashley, in compenso il pavimento era pieno di cocci.
Piatti e bicchieri erano frantumati al suolo, un frammento era sporco di sangue.
Corse subito nella loro camera da letto, Ashley era seduta sul pavimento e singhiozzava.
«Amore, cosa è successo?»si avvicinò a lei con voce rassicurante.
«Scusa Lou, io.. Io.. Mi sono arrabbiata, ho rotto i piatti e poi..»
«Shh ho capito, tranquilla»la abbracciò lui, cercando di calmarla.
«Non dovevi farlo..»sussurrò la bionda.
«Cosa?»
«Farmi uscire da quell’ospedale. Avevano ragione, non posso vivere con gli altri»
Delle lacrime bagnarono le braccia di Louis, che le alzò il viso per guardarla negli occhi.
«Quando ti ho portato fuori di lì, ho fatto la cosa migliore della mia vita»
«Ma.. Io ho appena..»
«Lo so, ma ricordi cosa ti dissi la prima volta che ci siamo conosciuti?»
«.. Che eri il mio infermiere»
«Ho detto che mi sarei preso cura di te. E lo farò, per sempre»
«La tua vita sarebbe migliore senza di me…»
«La mia vita non meriterebbe nemmeno di essere chiamata così, se non ci fossi tu a darle un senso Ashley.
Ti amo e prendermi cura di te non è un peso, è una cosa che mi riempie di felicità»

Ashley lo guardò abbozzando un sorriso. Si avvicinò a lui e lo baciò delicatamente.
Lou le accarezzò la nuca, avvicinando la vita della ragazza alla sua.
Pochi attimi dopo, si staccarono e il ragazzo sorrise «Dovremmo invitare a cena il dottor Stevenson»
«Perché?»chiese la ragazza curiosa.
«Pensa se mi avesse assegnato Karen Stuart come paziente»
Entrambi scoppiarono a ridere, abbracciandosi.
Beh, una vita tranquilla non esiste.
Ashley poteva però dirsi fortunata. Aveva chi rendeva la sua vita favolosamente stupenda.

  
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