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Autore: Valeriagp    01/02/2013    7 recensioni
Attenzione! Spoiler sulla 5a Stagione.
Merlin ha cercato Arthur ogni momento delle sue innumerevoli vite. Ormai rassegnato a non vederlo mai più, un viaggio in Metro gli cambierà la vita.
Primo capitolo ispirato ad una fic breve letta su Tumblr mesi fa, di cui purtroppo non ho mai più trovato l'autore.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Years and Back'
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Gli girava la testa. Gli mancava l'aria. Era sopraffatto dall'emozione... non poteva crederci.


Lui era tornato, proprio come gli aveva detto Kilgharrah, proprio come non aveva mai osato davvero sperare.

Era esattamente come lo ricordava, gli stessi capelli biondi, lo stesso sguardo fiero e altezzoso ma allo stesso tempo dolce e compassionevole. Come era strano vederlo con i jeans e una giacca di pelle, lui che lo ricordava ancora l'ultima volta che l'aveva visto su quella maledetta barca che glie l'aveva portato via, avvolto nel suo mantello cremisi e con la cotta di maglia macchiata di sangue... ma ora non doveva pensarci più giusto? Lo aveva finalmente ritrovato...


Il sorriso che Arthur gli aveva rivolto giusto qualche secondo fa dimostrava che anche lui ricordava bene chi fosse, che era davvero il SUO Arthur, che anche lui portava con sé i ricordi di quell'altra vita in cui ne avevano passate così tante insieme e in cui le loro anime erano unite inscindibilmente, come due facce della stessa medaglia.


Dopo lo shock iniziale, Merlin sapeva che doveva dire o fare qualcosa, ma non riusciva ad elaborare nulla che avesse senso.... e fu Arthur a rompere il ghiaccio, a togliere dalle spalle di Merlin il macigno del suo lutto e del dolore che lo avevano accompagnato per migliaia di anni e centinaia di vite: Arthur fece due passi e si gettò nelle braccia di Merlin, che col volto rigato di lacrime lo strinse forte a sé.

Senza parole, senza dover dire nulla perché in quell'abbraccio c'era tutto quello che non si erano mai riusciti a dire in tanti anni che avevano passato insieme, tante vite fa.


Le persone accanto a loro nella Metro andavano e venivano, e guardavano curiose quei due ragazzi stretti stretti che a tratti piangevano insieme e poi scoppiavano a ridere, senza sapere che la loro gioia e il loro sollievo erano senza tempo, antichi come la loro terra, e che si trovavano davanti al reincontrarsi di due anime che si erano ritrovate a causa del destino che li legava indissolubili come mille anni fa, e che era solo in attesa di compiersi.


Dopo un tempo indefinibile, ancora stretti nel loro abbraccio, Arthur disse: "Merlin... sei davvero tu... ricordi tutto?" e Merlin rispose "Ricordo tutto, come se non fosse passato nemmeno un giorno".


Si staccarono a quel punto, e poggiarono le loro fronti una sull'altra guardandosi negli occhi, come per capacitarsi di quanto era accaduto: la medaglia era davvero di nuovo intera. Era come se quel pezzo di sé che mancava a entrambi fosse finalmente tornato al suo posto.


La Metro arrivò al capolinea, e Merlin e Arthur si resero conto che erano rimasti soli. Scesero quindi dal vagone senza dire una parola; si tennero per mano nella calca dell'ora di punta, entrambi terrorizzati di perdersi di nuovo anche solo per un secondo.


Il grigiore del cielo di Londra li accolse all’aria aperta, e Merlin finalmente ruppe il silenzio che durava da tempo dicendo “Ti va se ti offro un caffè, Arthur?” a cui Arthur rispose “Cosa c’è, vuoi già riprendere il tuo vecchio ruolo di servitore?” Scoppiarono a ridere entrambi pensando all’assurdità della cosa, e decisero di dirigersi verso il Caffè che si vedeva in lontananza sulla strada.


Una volta arrivati lì, fu Arthur che aprì la porta a Merlin, come a dimostrare che in questo tempo erano pari a tutti gli effetti. Si sedettero ed attesero l’arrivo della cameriera per ordinare i loro caffè, dopodiché si guardarono a lungo sorridendo prima che uno dei due si decidesse a parlare.


“Quanti anni hai?” chiese Merlin.

“29. Tu?” disse Arthur.

“27, in questa vita, ma se contiamo quanti ne ho nell’anima... direi circa 1.500.”

“In questa vita? vuoi dire che hai vissuto altre vite, oltre a... quella originale?”

“Ne ho vissute centinaia Arthur. Io ero sempre qui, la mia fortuna e la mia condanna, immortale fra i mortali in attesa che tu tornassi a camminare su questa Terra.

Ho atteso e sperato. Poi ho disperato. Ho iniziato a dire a me stesso che ero stato uno stupido a credere alle parole del Grande Drago, che forse mi aveva detto quella frase solo per consolarmi e far si che io non mi lasciassi andare...”


“Quale frase, Merlin?”


“'Arthur non è solo il Re, lui è il Re del Passato e del Futuro. Fatti coraggio, perché quando Albion avrà di nuovo urgente bisogno di lui, Arthur nascerà di nuovo.' Kilgharrah mi disse questa frase subito prima che mandassi il tuo corpo nel lago di Avalon, e sono state queste poche parole che mi hanno fatto andare avanti per tutti questi secoli. Io sono colpevole, Arthur, nei tuoi confronti... Ho sbagliato tutto...”


Al che Arthur lo interruppe: “Merlin, non voglio rovinare questo momento con scuse e autoaccuse. Quello che è successo è lontano e passato, e di qualsiasi cosa tu ti incolpi, ritieniti perdonato, anche se io non ti ho mai attribuito colpe...”


Il viso di Merlin si illuminò di un sorriso pieno di speranza e sollievo, nonostante rimanesse nei suoi occhi l’ombra del dubbio.

Disse quindi: “Quando hai iniziato a ricordare, Arthur?”


“Ero un bambino, anche se ero troppo piccolo per capire. Era come se dentro di me ci fosse un’altra persona che non capivo appieno.

E’ iniziato tutto con dei sogni talmente realistici che per un momento al mio risveglio non riuscivo a capire se la realtà fosse quella del sogno o quella da sveglio.

I miei ricordi dell’altra vita a volte erano più chiari di quelli della vita presente, a volte erano nebulosi e oscuri, ma la costante, ciò che rimaneva sempre chiaro e definito era il ricordo di te. I tuoi occhi, in particolare... il tuo sguardo mi ha accompagnato per tutti questi anni.

Dopo che ho capito che non ero uno psicopatico ma che ciò che ricordavo era davvero successo, mi sono sempre chiesto se anche tu fossi tornato in questo tempo, se ci fosse anche una marginale possibilità che ci potessimo reincontrare un giorno...

Ho cercato i tuoi occhi per gli ultimi 20 anni, senza riuscire a togliermi dalla testa che se ero tornato io, forse c’eri anche tu in mezzo a questa città.”


Merlin arrossì leggermente sotto lo sguardo del suo amico, e abbassò gli occhi.


Arthur chiese quindi: “Cosa ne è stato di Camelot dopo che me ne sono andato? Non si trova nessuna testimonianza storica “vera” di quei tempi, è come se tutte le nostre vicende siano state inventate e raccontate dai cantastorie ma che non ci sia nulla di vero...”


Merlin allora rispose: “Io non sono mai riuscito a tornare a Camelot, non dopo averti perso... rivedere il palazzo e la cittadella era troppo doloroso per me.

Dopo che ho mandato il tuo corpo nel lago, ho incontrato Percival che era venuto a cercarci, e gli ho dato un messaggio da portare a palazzo, in cui annunciavo la tua morte e la mia decisione di non tornare a corte.

Negli anni successivi ho visto Gaius, ogni due o tre mesi, e in questi incontri lui mi ha tenuto aggiornato sulle vicende del nostro Regno.

Gwen è diventata Regina di Camelot, secondo il tuo volere.

Ha regnato per anni in modo fermo ma compassionevole, è stata rispettata da tutti i suoi sudditi e molto amata. Dopo anni di solitudine, ha acconsentito a riprendere marito....” Merlin a questo punto si fermò per studiare la reazione del suo amico a questa notizia.

Il volto di Arthur era indecifrabile, era evidente che aveva nostalgia di Gwen, ma Merlin non riusciva a capire cosa pensasse...


Arthur chiese allora: “Con chi si è sposata?”


Merlin esitò un momento e poi disse “Con Leon...”


Arthur sgranò gli occhi e poi li abbassò... Merlin non insistette per lasciare tempo al suo amico di processare quella nuova informazione.

Dopo qualche momento, disse: “Arthur, stai bene?”


Arthur, senza alzare gli occhi, disse: “Sono stati felici?”


“Molto, Arthur. Da quello che mi è stato detto, il loro è stato un matrimonio sereno.”


A quel punto Arthur alzò gli occhi e un enorme sorriso lentamente apparve sul suo viso. “Sono molto felice per loro. Ho molto amato Guinevere, e ho molto amato Leon, sono entrambi stati miei compagni di vita per lunghi anni.

Mi riempie di gioia sapere che si siano stati vicini a vicenda dopo la mia morte.”


“Non ti dispiace quindi che Gwen abbia deciso di risposarsi? Non ne sei geloso?”


“Onestamente? No. Il mio legame con lei è sempre stato molto forte, lei era una persona molto importante nella mia vita. Ma da quando, in questa vita, ho ricordato la mia vita precedente, mi sono potuto rendere conto che il nostro non è mai stato un vero amore...

Non nel senso della passione, del desiderio di vicinanza costante, dell’inscindibilità delle nostre persone.

Non era lei la persona che amavo più di ogni altra...”


Arthur smise improvvisamente di parlare, distogliendo lo sguardo, e prontamente cambiò discorso.


“Cosa è successo dopo?”


“Il motivo principale per cui Gwen si è risposata, è che i Re alleati di Camelot non vedevano di buon occhio un regno guidato da una donna.

Sai come funzionavano le cose a quei tempi, la Regina Annis di Caerleon era sicuramente un’eccezione, ed era comunque salita al trono in tarda età.

Gwen era giovane, e la sua provenienza umile faceva storcere il naso a molti Re boriosi e arrivisti, che hanno visto la sua salita al potere come un’occasione per impadronirsi di Camelot.

Gwen ha ricevuto moltissime proposte di matrimonio negli anni, e si è sempre negata, visto che sapeva bene quali fossero in realtà le mire di chi le si proponeva.

Alla fine, per salvaguardare Camelot, il fatto che si dovesse necessariamente risposare è stato discusso in Consiglio, e inaspettatamente, mentre si parlava di possibili alleati di cui Camelot si poteva fidare, Leon ha chiesto la mano di Gwen.

E’ stata un po’ una sorpresa per tutti, mi disse Gaius, anche se poi ripensandoci era sicuramente stata la scelta migliore. Lui è sempre stato il tuo Cavaliere più leale, è stato con te sin dall’inizio, e lui e Gwen sono stati amici d’infanzia, per cui sicuramente c’è sempre stato molto affetto fra di loro.

Inoltre, Gwen si è appoggiata molto a lui fin dai primi tempi dopo che tu te ne sei andato, e lui è di fatto diventato il Consigliere della Regina nei mesi successivi. E’ stata certamente una buona idea.”


Arthur disse: “Sai, mi sembra assurdo poter parlare ad alta voce di tutto ciò... in questa vita ho sempre mantenuto il silenzio sulla mia vita precedente. Ho pensato molto a quello che ricordavo, ma non ne ho mai parlato con nessuno... è quasi surreale!” rise Arthur.


Poi tornò serio e chiese: “Cosa è successo dopo? Come mai Camelot è caduta?”

La sua espressione tradiva quanto lo affliggesse dover ascoltare il seguito del racconto di Merlin.


“Un altro motivo per cui Gwen si è risposata, era per cercare di dare un erede alla casa Reale. Sfortunatamente, Gwen e Leon non hanno mai avuto figli.

Questo ha significato che il regno si è presto ritrovato senza un erede. Anche se purtroppo non ce n’è stato bisogno...”


Arthur lo guardò, con i suoi occhi blu, già velati dalle prime lacrime al dover ascoltare di come la sua amata Camelot era caduta, e disse: “Cosa vuoi dire, Merlin?”


Merlin allora lo guardò per qualche momento, riordinando le idee.

Il suo sguardo tradiva il dolore che gli causava il dover ricordare: “I Sassoni tornarono all’attacco, dopo pochi anni. Non ci fu il tempo di uscire ad affrontarli, come facesti tu a Camlann...” Merlin si fermò e rabbrividì pronunciando quel nome, “...quindi misero sotto assedio la cittadella e il palazzo.

La tua assenza si fece sentire... per quanto valorosi e coraggiosi, i Cavalieri senza il loro condottiero non avevano lo stesso vigore, la stessa decisione...

L'assedio è durato settimane, i nostri soldati combattevano ma i Sassoni erano tanti, troppi, e stavano facendo danni, razzie e perpetrando violenze in tutto i villaggi del Regno.

Le riserve di cibo iniziarono a scarseggiare, così i Cavalieri di Camelot al gran completo decisero di uscire ad affrontare gli invasori, in campo aperto.

Io ero lontano, nelle terre che furono dei Romani, e quando il messaggio di Gaius mi raggiunse partii all'istante per andare a difendere la nostra Camelot."


Merlin chiuse gli occhi, coprendosi il viso con le mani e dopo qualche secondo una lacrima solitaria gli rigò il viso. Arthur allungò una mano e strinse in un gesto di conforto il braccio di Merlin, che fece un profondo sospiro, si scoprì il viso e continuò il suo racconto.


"Quando arrivai a Camelot, trovai la distruzione. Il campo di battaglia era deserto, pieno solo dei cadaveri dei soldati caduti da entrambe le parti. Non c'erano sopravvissuti.

Corsi nella cittadella sperando di trovare qualche segno che c'era ancora speranza... Invasa dai nemici che gozzovigliavano nelle nostre strade, era irriconoscibile.

Mascherai il mio aspetto con la magia per sembrare uno di loro, così da poter girare indisturbato e arrivare a Palazzo. Lì non c'era più nulla. Tutto distrutto, violato, razziato.

La Tavola Rotonda era stata spaccata in due e veniva usata come bivacco per i soldati. Le stanze Reali erano vuote e spoglie, anche esse occupate dai nemici.

Non trovavo traccia di nessuno che conoscessi, vivo né morto. Finché..." Un singhiozzo scosse il petto di Merlin, che si fermò un momento per riprendere fiato.

"Arrivai nelle cucine. Lì trovai la cuoca che ingannata dal mio incantesimo pensava fossi un Sassone in cerca di divertimento.

Mi rivelai a lei, e lei mi raccontò che la battaglia decisiva era stata persa dalle nostre truppe, e di fatto tutti i cavalieri erano stati uccisi fuori dalle mura.

Camelot si era ritrovata senza alcuna difesa e i barbari erano entrati in città.

La Regina e il Consorte si erano rifiutati di scappare, ed erano stati catturati ed imprigionati.

La guerra era persa, Arthur...

Gwen e Leon vennero giustiziati come monito del nuovo regime, per dimostrare che non c'era alcuna pietà per chi non si arrendeva. Dopo Camlann i Sassoni odiavano Camelot più di ogni cosa al mondo, e ne vollero fare un esempio per tutti i Regni vicini, che uno ad uno si arresero senza nemmeno combattere.

Gaius morì in un ultimo tentativo di proteggere la Regina... Provò ad usare un incantesimo per trasportarla lontano, nonostante lei si opponesse, ma il suo vecchio cuore non resse allo sforzo."


A questo punto Merlin era in lacrime, completamente sfinito dal dover ricordare la perdita del suo amato mentore.

Arthur, anch'egli profondamente scosso dal racconto di Merlin, gli disse: "Merlin, adesso basta... Non voglio che tu debba rivivere l'orrore di quello che hai visto..."


Merlin sollevò la testa, si asciugò le lacrime con rabbia e prese le mani di Arthur: "Quel giorno ho ucciso molti Sassoni. La mia ira era implacabile," i suoi occhi erano fieri e lo sguardo indurito, aspro, quasi irriconoscibile.

"Ho cercato vendetta, e l'ho avuta... Ed ho capito che non potevo continuare a cercarla. Era inutile. Non c'era più nulla per cui combattere.

Il nostro sogno era distrutto, Arthur, Albion non ce l'aveva fatta. Mi sono sentito così in colpa nei tuoi confronti! Era tutto andato in pezzi come una casa di paglia.

L'unica cosa che potessi fare, era cercare di narrare le gesta che avevano reso Camelot il Regno più felice che si fosse mai visto, e aspettare il tuo ritorno.

Raccolsi le memorie che Geoffrey di Monmouth aveva tenuto negli anni del tuo Regno, e andai lontano, un eremita col cuore spezzato, perchè ero solo.

Non ho mai rivelato la mia identità, e viaggiavo sotto le spoglie del bardo, così da narrare le tue gesta e quelle di tutti noi a chiunque volesse ascoltare.

È così che è nata la leggenda di Re Arthur e i Cavalieri della tavola rotonda: onorare la tua memoria e quella dei nostri amici era rimasta l'unica ragione di vita, per me."


Quando Merlin finì di raccontare, abbassò gli occhi, le mani incrociate, cercando di controllare le sue emozioni. Arthur fece lo stesso, il suo sguardo fisso nel vuoto in contemplazione di quanto aveva appena ascoltato.

Rimasero così in silenzio per alcuni minuti, ognuno immerso nei propri pensieri, finché la cameriera tornò a chiedere loro se volessero altro.


Arthur sorseggiava il suo secondo caffè, quando sospirò e chiese a Merlin: "Dove stavi andando stamattina in Metro?"

Merlin rispose: "All'università, sono ricercatore di filologia germanica. E tu invece?"

Arthur disse: "Stavo andando ad incontrare un amico in realtà... Sarebbe meglio che lo avvisassi che oggi non ci vedremo."


Arthur prese il suo iPhone e fece una telefonata.

Merlin approfittò di questo suo momento di distrazione per osservare più a fondo il suo amico.


Era esattamente come lo ricordava, in quegli ultimi momenti insieme prima della sua morte. I capelli biondi che gli incorniciavano il viso, mettevano perfettamente in risalto i suoi occhi blu, del colore del cielo.

Le sue labbra morbide, armoniose, si muovevano con grazia mentre parlava.

La sua mano destra che teneva il telefonino, era curata come lo era sempre stata allora, eppure erano visibili dei calli nel palmo che indicavano che Arthur non passava i suoi giorni ad un computer.

Merlin si chiese che lavoro facesse Arthur, visto che poco prima aveva aggirato la domanda con una risposta evasiva.

La sua postura indicava una grande sicurezza di sé, ma anche un’elevata attenzione a quanto lo circondava.

Il suo corpo era solido, muscoloso e agile, come se avesse passato anche questa vita ad allenarsi al combattimento con la spada... Merlin rise fra sé e sé, a quel pensiero: probabilmente Arthur era solamente appassionato di qualche sport.


Arthur si girò improvvisamente e guardò Merlin che lo stava fissando; questi, colto in flagrante, abbassò gli occhi lievemente imbarazzato.

Arthur fece una risatina e gli disse “Non devi vergognarti Merlin, anche a me sembra incredibile rivederti, e non riesco a staccarti gli occhi di dosso... ho paura che da un momento all’altro tu sparisca di nuovo e io mi renda conto che la tua presenza era solo un prodotto della mia immaginazione...”

Allora Merlin allungò la mano destra, gli prese l’avanbraccio destro nel gesto di saluto dei Cavalieri, e disse “Sono qui Arthur, sono reale e non andrò mai più da nessuna parte.”
Questo strappò un sorriso a Arthur che ricambiò il gesto di amicizia e rispetto.


“Dove vivi, Arthur?” chiese Merlin.

“In un flat in centro” rispose Arthur. “Vuoi venire a vedere il mio ‘castello’?” chiese ridendo.

Merlin rise con il suo amico e rispose “Si, Sua Maestà... immagino anche che le Sue stanze abbiano bisogno della mano di un ottimo servitore!”


Ridendo entrambi si alzarono, e stavano dirigendosi verso la porta del Caffè, quando questa si aprì davanti a loro, e videro entrare a testa bassa un giovane moro, dai capelli mossi e luminosi, e una barbetta corta che gli incorniciava il viso.

Allora il giovane alzò il viso, e all’unisono i due amici urlarono “Gwaine?!?”


Il ragazzo sgranò gli occhi, impallidì e svenne.
  
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