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Autore: _StayStrong    01/02/2013    1 recensioni
Gaia è una ragazza indipendente, che si è costruita una facciata forte e cammina sempre a testa alta; tuttavia non è sempre stata quel tipo di ragazza e forse non lo è ancora pienamente. I fantasmi del passato sono sempre dietro l'angolo e le voci interiori sono sempre quelle più difficili da combattere. Ci sono dei momenti in cui semplicemente non si può scappare.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Se non ora, quando sarò grande.

Prologo



Pensavo di essere migliore di tutto questo; ho sempre sperato da bambina, che una volta che sarei cresciuta, avrei potuto definirmi come una di quelle persone che nonostante tutto sono sempre rimaste forti, hanno sempre tenuto duro e hanno sempre proseguito dritto per la propria strada senza guardare in faccia nessuno, fregandsene anche di tutto ciò che veniva detto di loro.

È il desiderio di tutti quei bambini che da piccoli sono state vittime di bullismo da parte dei propri coetanei e che hanno sofferto più di altri per quelle piccole grandi ingiustizie che sembravano notare sempre solo loro perché i maestri non vedevano mai le ferite interiori, come non lo facevano gli psicologi delle scuole o a volte anche i loro genitori - che se ne accorgevano sempre troppo tardi.

Chiudi gli occhi a quindici anni e ti immagini cambiata, li riapri a venticinque e sei veramente cambiata ed oltre tutte le lue aspettative; quando poi davanti a te hai una carriera precoce e ancora migliore di quella che ti eri immaginata qualcuno arriva a rompenti le uova nel paniere, o forse no, forse non è neppure colpa di quel qualcuno, ma solo tua, che non sei riuscita combattere contro le tue voci interiori. Perché sono proprio quelle le tue nemiche, non c'è niente da fare.

Pensavo di essere migliore di tutto questo, invece arrivata ai ventisei anni e mezzo, invece di trovarmi nel mio ufficio, mi ritrovo in un letto d'ospedale e piena di tubi e gesso qua e lá, con l'odore di disinfettante che mi impregna le narici - che non posso fare altro che odiare perché, parliamoci chiaro, mi ricorda solo del mio fallimento.

Mi sento un fallimento, non provo quella sensazione da non sò quanti anni e ora che c'è l'ho addosso mi sento soffocare; eppure non ho mai verametne fallito in niente, ovviamente fino ad oggi. O forse ho iniziato a correre verso il mio fallimento un anno e mezzo fa insieme alle miei paure incarnate per l'occasione in una sola persona.

Mi volto verso la porta della mia camera e la trovo chiusa, cerco di ricordarmi qualcosa, qualsiasi cosa, precedente a cinque minuti fa, quando ho aperto finalmente gli occhi, che mi possa far accendere la lampadina nella testa per farmi capire cosa mi porta in questa stanza, tra queste mura bianche sporche e così asettiche.

Eppure non ce la faccio.

Mi volto dall'altra parte opposta con una certa difficoltà e lo vedo seduto accanto al mio letto, i capelli spettinati e la camicia stropicciata, deve essere qui da tempo e ha quel gonfiore agli occhi tipico di chi deve avere pianto fino a farsi cadere gli occhi; mi sento in colpa, lo guardo ancora è non so se sorridere o piangere.

Per ora mi limito a ricordare.

  
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