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Autore: AnimaDannata    01/02/2013    3 recensioni
La storia di Martine e Dominic rivista per voi.
Martine è una ragazza particolare, fuori dagli schemi, con problemi che la perseguitano e la stanno riducendo ad un nulla.
Dominic è un ragazzo solo: il padre è fuggito di casa quando era piccolo, la madre per pagare le bollette sta fuori casa fino a tardi. Suo unico amico e confidente è Sam, suo socio in affari e cugino.
Il brivido della notte è la cosa che li unisce, è proprio grazie ad un brivido che si incontrano.
La loro vita scorre tra birre, denaro sporco, inseguimenti di polizia, artisti pazzi, locali notturni, follie sconsiderate. Due facce di una stessa medaglia, due metà che forse non potranno mai unirsi.
O forse il destino riserverà per loro qualcosa di buono, finalmente? Potranno superare i propri limiti e concedersi la vita, o l'adrenalina li porterà lentamente alla distruzione?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Martine/Dominic'
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Quando esce dalla stanza mi tolgo il vestito bagnato e lo lascio scivolare sul pavimento, Mi infilo la sua felpa e mi guardo allo specchio. Mi sta larghissima, mi sento buffa con i capelli tutti arruffati e il trucco colato sugli occhi. Distolgo lo sguardo e in silenzio prendo i pantaloni che mi ha lasciato sul letto Dominic. Mi guardo di nuovo un attimo allo specchio e colgo due occhi che mi fissano senza espressione. Mi volto diventando rossa in viso e tiro giù la felpa. Lui entra nella camera come se niente fosse, fermandosi di fronte a me.

-Che hai fatto?- mi chiede diretto. Continua a fissarmi con uno sguardo impenetrabile, come se fosse assorto nei suoi pensieri.

-In che senso?- chiedo.

-Nelle gambe.- mi dice esplorando il mio corpo con lo sguardo.

Di colpo avvampo di nuovo, provando un immensa vergogna e per un attimo non so cosa dire. Di colpo riprendo la mia lucidità e ripeto la frase che dico sempre quando me lo chiedono.

-Sono caduta.- mi sorprendo di tanta naturalezza. Ormai riesco a mentire talmente bene che forse nella mia mente credo anche io a quello che dico.

-Dentro un tritacarne?- mi chiede alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.

-Sono affari miei se non ti dispiace.- dico infilandomi di fretta i pantaloni, scansandolo e andando verso la cucina. Metto la tazza del the dentro il lavello. Mi raggiunge silenzioso e si siede nel divano, poggiando i piedi sul tavolino di fronte a se. I suoi capelli sono selvaggi, neri come la pece e lucidissimi. Ha lo sguardo fisso su un punto, così ne approfitto per scendere con lo sguardo. Sotto la maglia leggera che porta si intravede un filo di muscoli, Ingrid aveva ragione. E' così fottutamente perfetto, nonostante sia acido e invadente. I suoi tratti sono così particolari da tenere il mio sguardo incatenato alla sua figura.

-Che hai da fissare?- mi chiede atono mantenendo lo sguardo fisso sulla tv. Arrossisco, dandomi della stupida. Mi siedo nel divano facendo finta di niente.

-Quindi dovrei dormire qui stanotte?- gli dico vagamente scocciata.

-mhhh mmh.- annuisce continuando a guardare una partita di rugby. - a meno che non voglia tornare a piedi.- mi dice alzandosi per prendere una birra e tornando a sedersi.

-Più precisamente dove?- gli dico ancora più irritata. Ci sono solo due camere, e una è della madre. Sarà pure stupendo, ma non ho nessuna intenzione di dormire con uno sconosciuto.

-qui.- dice senza degnarmi di uno sguardo, dando due colpetti al divano. Prendo il telecomando e spengo la tv di colpo, tenendolo saldamente tra le mani. Si volta sgranando gli occhi a fissarmi incredulo.

-Sei matta? Dammelo!- mi dice cercando di strapparlo dalle mani ma lo nascondo dietro la schiena.

-Mi devi guardare quando parlo! Dovrei dormire nel divano? Perché non ci dormi tu e io dormo nel tuo letto?- gli dico protestando e lui mi fissa per un attimo in silenzio, poi esplode in una fragorosa risata.

-E' escluso! O divano o niente. Affari tuoi che sei rimasta li imbambolata davanti all'officina. Non si va impreparati alla Black Out!- mi dice facendo un sorrisetto indecifrabile.

-Tornerò a piedi!- gli dico mettendo il muso.

 

Sono le 5 e 20 del mattino, sono coricata su questo stramaledettissimo divano e non riesco a dormire. Penso a quanto vorrei essere in quella camera, su un letto comodo. Ma non da sola. Ha uno strano alone di mistero che mi fa ribollire il sangue nelle vene, e mi ritrovo a pensarlo con forse un po' troppo ardore. Mi avvolgo stretta intorno al corpo la coperta che mi ha lasciato e finalmente le mie palpebre si chiudono pesantemente.

Mi sveglio di colpo con la luce del sole che mi colpisce gli occhi causandomi fastidio. Mi rendo conto solo dopo che sento provenire rumori di forchette, pentole e padelle. Ho ancora sonno ma mi costringo ad alzarmi, non capendo inizialmente dove mi trovo. Mi stropiccio gli occhi e quando li riapro mi torna alla mente tutta la sera prima. Mi gratto la cute dei capelli, alzo lo sguardo e lo vedo tutto intento a mescolare chissà che cosa dentro una pentola. Ha una maglietta sgualcita e solo ora mi accorgo che nell'eria scorrono le parole dei queens of the stone age, Go with the flow. Spegne il fornello e si volta, vedendo che sono alzata.

-Mangi qui?- mi chiede voltandosi verso di me, io lo guardo un po' incerta, ma poi annuisco. Mette intavola della pasta al pomodoro con basilico, della frittata di patate e dell'insalata. Poi apparecchia per due, silenzioso.

-tua madre non mangia con noi?- gli chiedo guardandomi attorno.

-No, avrà dormito da qualche suo amico.- ripete amareggiato. Vedendolo così in casa sembra una persona normale, non uno tra i ragazzi più popolari della città notturna. Anzi, sembra anche timido e molto introverso.

Ci sediamo a tavola e mangiamo per un po' in silenzio, sembra davvero che non abbia voglia di instaurare un discorso. Poi d'un tratto spezza quel silenzio così pesante.

-Pensavo fossi diversa.- mi dice, secco come al solito. Smetto di mangiare e alzo lo sguardo. I nostri occhi si incrociano per un istante, poi lo riabbassa e riprende a mangiare.

-In che senso?- chiedo continuando a fissarlo.

-Di solito le ragazze che vengono alle corse cercano un po' di popolarità, e sapendo che io e mio cugino possiamo dargliela...- dice lasciando la frase in sospeso, ma il resto è abbastanza chiaro. - come ti ho visto ho pensato fossi la solita troietta tutte gambe e niente sostanza.- mi dice agitando la forchetta per aria. Apro la bocca per ribattere ma poi sto zitta.

-Forse per via del vestito...o delle scarpe..non lo so, sta di fatto che mi hai fatto quest'impressione.- mi dice continuando a mangiare con gusto.

-Ti sei ricreduto?- gli chiedo secca come fa lui. Annuisce, deglutendo.

-Ammetto però che ho atteso di sentire i tuoi passi sul pavimento e di vederti sgusciare dentro il mio letto.- mi dice sincero. Alzo il sopracciglio.

-quindi proprio una ragazza facile..- gli dico sostenendo il suo sguardo, che si è fatto malizioso.

-Siamo grandi e vaccinati.- mi risponde facendo spallucce, tenendo lo sguardo fisso sul mio.

- ti è capitato spesso?- gli chiedo continuando a sostenere il suo sguardo. Solo ora distoglie lo sguardo, abbassandolo.

- Sempre.- mi dice versandosi dell'altra frittata. Un moto di gelosia nasce nel mio petto e si insinua nello stomaco. Diamine, avrei voglia di stringerlo e baciarlo. Mi sento per un momento gelosa di tutte quelle ragazze che sono state con lui, in quel letto. Strizzo gli occhi e li riapro, depurandomi da tutti quei pensieri.

-Comunque ti avevo valutato male. Sei simpatica.- mi dice continuando la frase, sorridendomi per la prima volta genuinamente.

Ma di solito sei simpatica non si dice al posto di dire sei brutta?!



Ma non c'è nessuno che mi vuole dare un parere su questi nuovi capitoli? :(
  
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