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Autore: Sagitta90    01/02/2013    0 recensioni
[Tiny Toons]
"Era ora che le cose tornassero normali, come erano sempre state. Perchè Godzilla con la frangetta era svampita, tra le nuvole e magari un tantino pericolosa, ma era sua. E non importava che adesso lei la pensasse diversamente: era una cosa che non sarebbe mai cambiata!"
[MontyXElmyra]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Jessica sancisce l’alleanza.
 

5 anni dopo.
 
Era sempre la stessa. I suoi occhi scuri scrutarono la sua vecchia scuola con intensità, e notarono piccoli particolari che non aveva mai colto quando aveva dodici anni: il colore dell’ingresso non era semplicemente rosso, ma bordeaux; le imposte delle finestre erano vecchie ma perfettamente funzionanti, le due grandi statue di pietra erano un pò erose dal tempo, ma niente affatto rovinate.
Cercò di non farsi prendere dall’agitazione mentre entrava nella Acme Looniversity.
Imboccò il corridoio di destra, lasciandosi andare ai ricordi. Gli armadietti erano più piccoli di come li ricordava; su uno era affisso un bigliettino che diceva “Mi sono dato allo yoga per te!” e accanto c’era una scritta molto frettolosa che recitava “Fai chicchirichì da un'altra parte e lascia stare la mia donna!!!”. Elmyra non poté soffocare una risatina: sembrava che le cose non fossero cambiate poi molto. Allungò il passo in vista del suo obbiettivo: la presidenza. Davanti alla porta restò piacevolmente sorpresa: lettere stampate in nero annunciavano “ELMER FUDD – PRESIDE”.
Gettò una rapida occhiata ai suoi vestiti: le ballerine nere erano a posto -niente polvere, fiocchi perfetti- i pantaloni bianchi erano in ordine e cosi la felpa smanicata bianca e turchese. Niente gonna, niente camicetta: era cresciuta. Tutto quello che rimaneva del fiocco era un fermaglio che teneva in ordine i suoi capelli, sempre corti, sempre arancioni, sempre frangiati.
Bussò delicatamente e una voce dalla forte erre moscia la fece entrare.
Il suo vecchio professore stava armeggiando con le tapparelle, tentando senza successo di schermare la stanza dal sole. Quando uno dei due fili che stava tirando gli rimase in mano lui se lo gettò ai piedi e con aria rabbiosa si diresse verso la fuciliera addossata alla parete.
A metà strada si accorse di lei.
<<-Cosa posso fare per te cara?>> - Lei avanzò di un paio di passi.
<<-Professor Fudd sono io, Elmyra Duff.>> - Elmer rimase basito per un istante, poi esplose come un fuoco d’ artificio.
<<-Emyra! Carissima, da quanto tempo! Come stai? Quando sei tornata?>>
<<-Siamo in città da questa mattina professore. Ci siamo di nuovo trasferiti qui.>> - Non era certo stata una loro scelta, ma questo non lo disse al preside.
<<-Oh ma è magnifico! Allora seguirai di nuovo i corsi alla Acme Loo? Che splendida notizia! Siediti, compilo subito la tua scheda di ammissione!>> - Pochi minuti dopo Elmyra Duff era di nuovo una studentessa della Acme Looniversity. Mentre si chiudeva la porta della presidenza alla spalle si rese conto di non sapere se esserne felice o disperata: la motivazione per la quale se n’era andata viveva sempre lì, possedeva tre quarti della città e camminava in quegli stessi corridoi.
<<-ELMYRA?>> - La voce che chiamò il suo nome aveva un tono talmente alto che credette che da un momento all’altro tutte le classi si sarebbero riversate nel corridoio prese dalla curiosità. Solo dopo si ricordò che la scuola non era ancora iniziata.
Si voltò verso la voce e vide una ragazza.
Portava stretti fuseaux color lillà e un top giallo, aderente in vita e largo sulle spalle. Un elastico viola teneva insieme due inconfondibili orecchie rosa. Lei sorrise alla sua espressione sbalordita.
<<-Barbara Ann Bunny?>> - La coniglietta la strinse in un abbraccio.
<<-Oh Elmyra! Come stai? Quando sei tornata?>> - “Curioso -si disse lei- che si preoccupi di questo” : aveva constatato in Fudd un sincero piacere nel rivederla ma era convinta che i Bunny sarebbero impazziti al pensiero di averla nuovamente li, pronta a torturarli. Sospirò pensando che ne avrebbero avuto tutto il diritto: da bambina era un disastro pestifero nei confronti di quei due poveri conigli.
<<-Poco fa.>>
<<-Ti sei re-iscritta? Dobbiamo dirlo a tutti! Dobbiamo dirlo a Buster, a Plucky…dobbiamo dirlo a Monty!>> - Al solo sentire quel nome Elmyra si irrigidì tra le braccia dell’ amica e le tappò la bocca, prima che le venisse in mente di urlare il suo ritorno ai quattro venti.
<<-Ti prego non lo fare! Buster e Plucky mi vedranno domani e…anche lui mi vedrà domani…e forse è perfettamente inutile ma…>> - Babs era sempre stata un’intuitiva: essere intelligente faceva parte della sua personalità, perciò non fu sorpresa quando le chiese.
<<-Non vuoi vedere Monty?>> - Elmyra scosse la testa.
<<-Perché te ne sei andata?>> - C’era arrivata. Le erano bastati una manciata di secondi e c’era arrivata.
<<-C’è un posto in cui possiamo parlare da sole?>>
 
L’espressione di Babs era passata in fretta dal curioso all’incredulo e infine al disgustato.
<<-Monty ha licenziato i tuoi genitori?!>> - Lei annuì. Le faceva ancora male ricordarlo. Si accomodò meglio sulla poltroncina e si diede una rapida occhiata intorno: non era mai stata negli archivi dei video, era un posto interessante! Andava ripulito dalle ragnatele, ma era comunque confortevole.
Poi tornò a guardare la ragazza, e cominciò a spiegare:
<<-Lavoravano in una delle imprese dei Montana. E’ stato in questo modo che io e lui ci siamo conosciuti, e che i miei ed i signori Montana sono diventati amici. Ricordi quel giorno che ci vedesti insieme da Weenie Burgher? – Ad un cenno affermativo dell’altra, lei continuò – I suoi genitori lo avevano costretto a portarmi fuori. Quando quella sera mi riportò a casa io…>> - Babs si sporse verso di lei, un sorriso ammiccante in viso.
<<-Siiii?>>
<<-Io…>>
<<-Tuuuuu?>>
<<-Gli detti…un bacio.>> - Il sorriso di Babs andava da orecchio ad orecchio.
<<-Elmyra! Non ho mai sospettato che tu avessi un tale coraggio da pirata!>> - Pochi secondi di vortice rosa e giallo e Babs si trasformò in un perfetto corsaro. Stivali da uomo, fusciacca, bandana e cappello.
<<-Ciurma! Ammirate la donna che ha sbaciucchiato il miliardario!>> - Con un altro giro di vortice apparve invece uno dei personaggi più utilizzati dalla coniglietta: Jessica Rabbit. Adesso che Babs era più alta e più formosa anche il personaggio era notevolmente più credibile! Il suo tono quando parlò era roco ed ammiccante.
<<-Te lo dico io che me ne intendo: sei una vera fèmme fatale.>> - Lei sorrise alle prestazioni della ragazza, ma rispose:  
<<-Non direi. La mattina dopo mi svegliai presto, a causa dei rumori strani che c’erano in casa: era mio zio con la sua ditta di trasporti. I miei genitori mi dissero che nella notte era arrivato un fattorino dei Montana a recapitare una lettera di licenziamento per entrambi.>> - Sorrise amaramente. Babs era tornata se stessa, e la ascoltava senza interrompere, seria.
<<-Max doveva averlo spedito lì subito dopo essere tornato a casa.>> - Quante lacrime aveva pianto rendendosi conto che mentre lei sognava quel bacio lui si adoperava per vendicarsi sulla sua famiglia!
<<-Dissi ai miei quello che avevo fatto, gli dissi che era stata colpa mia, ma loro non me ne dettero mai la colpa. Mi dissero che ci dovevamo trasferire: mezza Acme Acres apparteneva ai Montana e non li avrebbero mai assunti di nuovo. Trovammo casa a Tarvish Zone e lì i miei vennero assunti in una compagnia. Sei mesi fa la compagnia si è allargata e ha aperto uno studio qui. Hanno chiesto ai miei di gestirlo, e ovviamente ci siamo dovuti trasferire nuovamente.>> - Dopo qualche istante di silenzio Babs proruppe:
<<-Monty è un verme!!! Ora si che capisco perché non vuoi vederlo! Non preoccuparti Elmyra… - Le strinse la mano in segno di solidarietà e conforto -…appena i ragazzi sapranno quello che è successo ci organizzeremo in modo degno dei Servizi Segreti! I tuoi corsi sono diversi dai suoi, quindi le uniche occasioni in cui potresti imbatterti in lui sarebbero al cambio delle ore e a pranzo! Puoi dormire tra due guanciali: non dovrai nemmeno scambiarti il buongiorno con Montana Max!>> - Lei sorrise alla determinazione dell’amica.
<<-Grazie Bunny-Wunny.>>
 

***

 
Qualcosa non quadrava; non ci volevo un genio per capirlo!
Era da almeno due settimane che la banda capitanata dai conigli si comportava in modo strano nei suoi confronti.
Non che in quegli anni avessero instaurato non so che legame, ma quel tacito accordo basato sul reciproco ignorarsi, che durava da tempo, sembrava sul punto di disgregarsi. Semplicemente perché i “Tiny Goodies”, Max aveva preso a chiamarli così, adesso prestavano fin troppa attenzione alla sua persona.
La prima avvisaglia del loro strano comportamento si era palesata quando Buster Bunny gli era caracollato addosso spedendolo lungo disteso sul pavimento proprio mentre lui si dirigeva a mensa. Il coniglio era sfrecciato nella sala, e quando Max gli era corso dietro -deciso a farsi ripagare la camicia o a scaricare una colata di cemento nella sua tana- lo aveva trovato seduto al suo solito tavolo, che fischiettava la loro celeberrima sigla davanti ad un purè di carote.
Con lui c’era il resto della combriccola. Fischiettavano tutti. Alcuni lo facevano guardando le crepe nel soffitto, ma tutti, nessuno escluso, evitavano il suo sguardo.
Aveva lasciato correre perché non voleva che la loro demenza lo contagiasse.
Tempo dopo però si era verificato un ulteriore episodio: stava attraversando il corridoio, diretto verso il suo armadietto, e proprio mentre stava per svoltare l’angolo un grido era risuonato tra le pareti, rimbombando nella sua testa con la violenza di uno schiaffo.
Babs Bunny si contorceva, aggrappata ai poster che annunciavano il Ballo di Natale, ed emetteva versi sconclusionati, come se qualcuno l’avesse pugnalata.
<<-Oh che dolore!!! Che dolore terribile e doloroso!!! Ohhhhhh, che doloooooreeeee!!!>> - Duck era emerso dal nulla (un ‘nulla’ che lui poi aveva identificato -oh che casualità- proprio con l’angolo che stava per svoltare) e con un tono che non sembrava particolarmente adatto alla drammaticità della situazione, le aveva detto:
<<-Sai Babs, credo che sia il caso di andare in infermeria.>> - Lì Max aveva quasi strabuzzato gli occhi: il coniglio rosa si era tirata su, spolverata i pantaloni, e con un “ok” aveva seguito il papero.
Nei giorni seguenti aveva notato che ogni membro dei Tiny Goodies in cui incappava -e che trovava in pose plastiche ai limiti dell’improbabile- era sempre più sospetto.
La cosa lo stava mandando fuori dai gangheri perché sembrava coinvolgerlo e quindi non gli permetteva di fregarsene!
Era venerdì mattina, erano le 9.45 ed era da venti minuti che cercava di scrivere quella maledetta relazione richiesta da Coyote.
Per l’ennesima volta alzò la penna sul foglio e per l’ennesima volta la rimise giù; i gemelli d’oro appuntati al polsino produssero un sonoro “clack” quando incontrarono il legno del banco di lavoro.
The Loon e La Fume lo stavano fissando. E aveva la sensazione che non fossero interessate né alla sua camicia di seta grigia, né al blazer bianco, né alla cravatta rossa.
“Sono stato fin troppo tollerante. Ora si fa alla vecchia maniera.” – Si alzò dal suo posto e annunciò che usciva. Non lo chiese, lo affermò.
Poi, una volta fuori dalla stanza, si mise ad aspettare, schiena contro il muro, braccia incrociate.
Non dovette attendere molto perché un paio di minuti dopo Shirley e Fifi si catapultarono fuori dall’aula.
<<-Mon Dieu! Come facciamo adesso?>>
<<-Tra dieci minuti c’è l’intervallo! Dobbiamo trovarlo prima che escano tutti!>> - Quando lo videro si congelarono. Con tanto di stalattiti.
Pian piano la consapevolezza di essere abboccate ad un tranello prese posto nelle loro teste, e le fece arrossire di vergogna.
<<-Allora?! A che gioco state giocando?!>> - Le due non sapevano cosa rispondere. Lui le incalzò, incurante di urlare loro addosso: nessuno poteva ridicolizzare Montana Max!
<<-Mi sembravano strani tutti questi teatrini drammatici! Vi avverto: o mi dite cosa sta succedendo o troverò il modo di farvene pentire!!!>> - Proprio in quel momento un suono a metà tra un trillo ed un lamento sancì l’inizio dell’ intervallo. Le porte delle aule si aprirono e gli studenti sciamarono nei corridoi, pronti a cambiare aula.
<<-Che scherzo è questo Gogo?! - Max per poco non si mise ad urlare dalla frustrazione: The Loon lo aveva ignorato completamente e si era arrampicata sull’orologio a cucù fissato alla parete, proprio sopra la campanella. Adesso bussava incessantemente sull’oggetto, gridando, negli occhi lampi di rabbia. – Sei in anticipo!!! Fai rientrare tutti in classe!!!>> - Fifi invece spostava il peso da un piede all’altro, mormorando una spiegazione che suonava più o meno come “ecco…noi stavamo…noi…volevamo…cercavamo…”, infilandoci ogni tanto una parola in francese.
Stava veramente per perdere il controllo quando vide La Fume sbiancare. Per quanto improbabile fosse, il suo viso diventò più bianco del bianco della sua pelliccia; lo sguardo fisso su un punto alle sue spalle.
Prima che qualcuno mettesse su un’altra scenetta per depistarlo, Max si voltò, cercando di individuare ciò che aveva sconvolto la puzzola al punto da farle perdere la flemma aristocratica che la caratterizzava.
Per qualche secondo non riuscì ad individuare niente di insolito, solo la stessa massa brulicante di persone che vedeva da anni.
Poi qualcosa entrò nella sua visuale; qualcosa di arancione. Era un colore vivo, brillante, che non passava certo inosservato, e nella testa di Monty si affacciò il pensiero di avere già visto un colore del genere.
Pochi istanti dopo la folla che gli copriva la visuale si diradò; e lui riuscì a dare un corpo alla sensazione di nostalgia che lo aveva invaso.
Erano capelli: corti capelli arancioni fermati lateralmente da un fermaglio verde acqua, a forma di teschio. E verde acqua era il maglioncino che indossava. Ma non c’ erano calzini bianchi, né gonne al ginocchio, né lucide scarpe da bambola.
Il completo che lui ricordava tanto bene era stato sostituito da lunghi pantaloni bianchi, e morbide ballerine nere.
Però il viso era lo stesso.
Naso a patata.
Mento troppo pronunciato.
Occhi troppo grandi.
E quando si rese pienamente conto del fatto che quella persona -che leggeva degli appunti come se non se ne fosse mai andata- si stava dirigendo proprio verso di lui, si accorse che il suo cuore stava battendo maledettamente troppo forte.
Monty cercò di ragionare: non sapeva perché se ne era andata (e non gli importava) e non sapeva perché era tornata (e questo gli importava ancora meno) ma doveva reagire, non poteva restare lì, fermo come una statua, con gli occhi spalancati, incredulo per quello che stava succedendo!
“Perché no? Ti ritroverebbe esattamente come ti ha lasciato!”
Dette una martellata alla sua voce interiore e si ricompose: sguardo indolente, pugni in tasca, schiena dritta. L’immagine di chi ha tutto sotto controllo; peccato che le sue mani stessero sudando.
Elmyra continuò a camminare, assorta nella lettura, finché per poco non gli sbatté addosso.
A quel punto alzò gli occhi (eh già, ora era lui il più alto!) su chi aveva davanti.
Monty sentì qualcosa nel petto fare un tuffo carpiato e decise che se lei lo avesse abbracciato non si sarebbe staccato…non subito almeno! Magari…poteva andar bene anche essere chiamato “Monty-Wonty”…per una manciata di secondi, non di più!
La reazione della ragazza però non fu quella che si era aspettato: Elmyra indietreggiò, aggrappandosi ai fogli che aveva in mano come fossero scogli nel mare. Abbassò gli occhi sul pavimento e sussurrò uno “scusa” così flebile che quasi non lo sentì. Poi corse via.
Max rimase nel corridoio, basito, deluso, e anche un po’ ferito. E decisamente irritato: non che gli importasse di essere abbracciato, assolutamente! Lo aveva pensato perché ricordava le sue abitudini, non perché lo volesse; ma non si vedevano da cinque anni, poteva almeno dirgli “ciao”! Era semplice educazione!
Si diresse al suo armadietto, sbuffando come una locomotiva per un motivo che non capiva nemmeno lui, e la vide di nuovo.
Cercava di aprire un armadietto, senza risultato: le tremavano le mani e la combinazione non ne voleva sapere di inserirsi. Alla fine ci riuscì, prese il libro di Sylvester, sbatté l’armadietto e filò in classe.
Solo in quel momento Monty si rese conto di un particolare: l’armadietto di Elmyra era praticamente accanto al suo. Il corso di Sylvester era iniziato assieme a quello di Wile; questo voleva dire che lei si trovava nella Acme Loo praticamente dall’inizio delle lezioni.
Come aveva fatto a non notarla prima?
Poi capì. Sentì la rabbia ribollire dentro di lui come la lava di un vulcano: Bonnie e Clyde dovevano dargli molte spiegazioni.
  
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